Tour de l'Avenir, inizia la rimonta di Sosa: a Méribel fotofinish vincente su McNulty
Arrivano le Alpi al Tour de l'Avenir e i favoriti iniziano a scoprire le carte. La settima frazione della corsa francese riservata agli under si è disputata in una pressoché inedita modalità nella quarantennale storia della gara: gli atleti hanno infatti pedalato per soli 35.9 km in una frazione in linea, la Moutiers-Méribel. Salita, discesa e ancora salita, questo il programma del percorso.
Sin dai primissimi metri una nazionale si è messa tutta in testa al plotone: è la Colombia, tutta a disposizione del capitano Iván Ramiro Sosa. Il ritmo imposto da Montoya, Cristián Muñoz e Tejada sull'inaugurale Côte de Montagny (8 km al 7%), oltre a impedire la buona riuscita di qualsivoglia tentativo di fuga, provoca una cospicua selezione. E oltre ai velocisti e ai passisti, c'è un pesce grosso che va in crisi sfilandosi inesorabilmente: è il belga Harm Vanhoucke, tra i principali rivali di Sosa e settimo in classifica generale.
Allo scollinamento nel gruppo principale sono circa in 40, che aumentano di qualche unità nel corso della discesa. Si giunge così ai piedi della salita conclusiva, lunga 11.4 km con pendenza media del 6.9%. Tra i primi a cedere dopo circa 1 km di ascesa è, come prevedibile, il francese Alan Riou, capoclassifica grazie al successo nella seconda tappa.
Il ritmo colombiano con Cristián Muñoz e Osorio fa altre vittime: verso i meno 9 km salutano, fra gli altri, lo spagnolo Jaime Castrillo e l'azzurro Alessandro Covi, splendido vincitore di ieri, imitati poco più tardi dal neerlandese Kevin Inkelaar e dallo spagnolo Juan Pedro López. L'andatura sudamericana è fatale anche per uno dei favoriti: a 7 km dalla fine perde contatto il britannico Stephen Williams, assieme ad altri nomi di rango quali i danesi Mikkel Frølich Honoré e Jonas Vingegaard e il francese Rémy Rochas.
La giornataccia dei danesi non termina qui: gli ultimi due superstiti, ossia Mikkel Bjerg e soprattutto Jonas Greegard, si sfilano a 5 km dalla conclusione, quando nel gruppo di testa rimangono meno di quindici elementi. Che diventano quattro poco dopo il cartello dei meno 4: si avvantaggiano lo svizzero Marc Hirschi, lo statunitense Brandon McNulty, lo sloveno Tadej Pogacar e, ovviamente, il colombiano Iván Ramiro Sosa.
Proprio quest'ultimo tenta un nuovo attacco ai meno 3 km: con fatica McNulty e Pogacar riescono a rientrare su di lui. Non così Hirschi, che va in crisi venendo distanziato anche dai primi inseguitori. Non ci sono ulteriori tentativi, così i tre vanno a giocarsi il successo in volata: ad imporsi pare essere Brandon McNulty. Ma lo statunitense, tesserato per la Rally Cycling, compie l'errore che non bisogna mai fare: prima di tagliare il traguardo, infatti, alza le mani dal manubrio. Permettendo il rientro di Iván Ramiro Sosa.
Serve così il fotofinish che, dopo attenta analisi, assegna la vittoria al colombiano. Che inizia così al meglio le decisive tappe di salita. Secondo, dunque, un distratto Brandon McNulty mentre terzo è il sempre costante Tadej Pogacar. Il primo degli altri è lo spagnolo Fernando Barceló, giunto a 14"; ritardo di 16" per il colombiano Alejandro Osorio, il russo Alexander Vlasov e il francese Clément Champoussin. 18" invece per il neerlandese Thymen Arensman, l'irlandese Edward Dunbar e il lussemburghese Michel Ries. Il migliore degli italiani è il vicentino Samuele Battistella, giunto tredicesimo a 37", mentre il valtellinese Andrea Bagioli è diciassettesimo a 1'10" e il tarantino Alessandro Monaco è venticinquesimo a 1'25".
La classifica generale viene, ovviamente, rivoluzionata. La maglia gialla è ora passata sulle spalle di Tadej Pogacar, che guida con 7" su McNulty, 12" su Arensman e 27" su Battistella. Sosa è tredicesimo a 1'07". Domani ancora salite in una tappa dalla distanza ridotta: solo 81.1 i km da La Bâthie a Crest Voland, con il Col des Saisies come spartiacque. Dalla cima restano 15 km al traguardo, raggiunto dopo aver affrontato uno strappo finale di 2.1 km al 7.2%.