Valli, sempre Valli, fortissimamente Valli
Alexandre Geniez vince la Tre Valli Varesine battendo in uno sprint ristretto Pinot, Nibali e Ulissi. Gioia Androni (Ciclismo Cup), accuse FDJ contro Moscon
Startlist internazionale, vincitore internazionale (francese). Startlist di livello, spettacolo di livello. Startlist della Tre Valli Varesine 2017, e fotografia abbastanza fedele del "qui&ora", ovvero di un calendario italiano che ha ritrovato centralità con questo eccellente filotto di corse di fine stagione. E tutto il resto vien da sé. E quel che viene è buono, molto buono, quasi impensabile anche solo 3-4 anni fa. "Gli astri sono con noi", direbbe qualche studioso dello spirito del tempo.
Il resto che vien da sé è il vedere Alexandre Geniez, ottimo corridore d'oltralpe, imporsi al termine della classica varesina (chi ha detto semiclassica? Perché dovremmo definire "semi" una corsa che ha un secolo di storia?); è l'assistere a una battaglia da Giro d'Italia, visti i nomi in essa coinvolti. È il confortarsi - da parte dei tifosi italiani - per la condizione esibita ancora una volta da Vincenzo Nibali e dalla sua squadra: le carte per un suo secondo successo al Giro di Lombardia di sabato sono già sul tavolo, toccherà a lui fare la presa giusta per aggiungere una tale perla al proprio palmarès.
Anche una seconda Tre Valli, oggi, sarebbe stata una perla per lo Squalo, che a Varese s'è imposto nel 2015. Ma su un percorso più morbido di quello della Classica delle Foglie Morte, non era scontato che Vincenzo facesse la differenza, tantopiù se consideriamo il livello dei suoi avversari: quando il messinese si è mosso nel finale, a chiudere su di lui è stato per primo Thibaut Pinot, uno col quale ha avuto da battagliare qua e là tra Tour e Giro in questi anni. Tanto per dire.
Tanto per dire anche della gioia che può nutrire oggi Geniez per essersi lasciato alle spalle due calibri del genere. Lui, Alexandre, è nella piena maturità agonistica. Non ha vinto tanto in carriera, un paio di tappe alla Vuelta come picco, prima di oggi; ma l'Italia gli piace, al Giro l'abbiamo visto coi migliori nel 2015, quando chiuse al nono posto la corsa rosa; e a Varese conquista il suo successo più bello e prestigioso. Potrà fare un poster di quel fotofinish, e rimirarlo a lungo, nei prossimi anni.
Quanta fatica per andare in fuga!
Inizio velocissimo per la 97esima Tre Valli Varesine, fuga che non partiva neanche a pregare in armeno, una moltitudine di tentativi di evasione, e finalmente solo dopo 33 chilometri hanno avuto spazio tre uomini: Alessandro Tonelli (Bardiani-CSF), autore di un bel finale di stagione, Diego Rubio (Caja Rural-Seguros RGA) e Artem Nych (Gazprom-Rusvelo). Su di loro sono poi rientrati al km 41 altri tre uomini, Ettore Carlini (D'Amico-Utensilnord), Daniel Turek (Israel Cycling Academy) e Marco Bernardinetti (Amore&Vita-Selle SMP), mentre un settimo uomo, Mattia Viel (Unieuro Trevigiani-Hemus 1896) non è riuscito a stare con questi contrattaccanti ed è rimasto una vita a bagnomaria tra fuggitivi e gruppo, prima di essere ripreso a 100 km dal traguardo.
Il percorso constava di un tratto in linea (partenza da Saronno) di quasi 78 km e di 9 giri del circuito varesino, ognuno da 12.8 km, per un totale di 192.9 km. Il vantaggio massimo raggiunto dai sei di testa è stato di 9' al km 60, poi Bahrain-Merida e Sunweb hanno lavorato per ridurre il gap. Notizia rilevante della fase centrale, una caduta di Sébastien Reichenbach al rifornimento, proprio all'inizio del tratto in circuito. La FDJ in serata ha accusato via Twitter Gianni Moscon di essere stato responsabile - con un comportamento pericoloso - del capitombolo dello svizzero, il quale ha riportato una frattura al gomito che necessiterà di intervento chirurgico. Dopo il caso con Kévin Réza al Romandia, un'altra contrapposizione tra il trentino e la formazione transalpina.
A proposito di Moscon, la Sky ha iniziato a dare un contributo al lavoro del gruppo nel corso del terzo giro del circuito varesino. Alla quarta tornata invece sono iniziati gli attacchi dal plotone: da lì in poi sarebbero stati tantissimi, e li dovremo riassumere in maniera piuttosto sintetica.
I primi a muoversi sono stati, appunto al quarto giro (75 km alla fine) Jérémy Maison (FDJ) e Laurent Didier (Trek-Segafredo, poi si sono mossi Nicolaj Cherkasov (Gazprom), poi Jan Polanc (UAE Emirates), poi addirittura un supergruppetto di 8: Michal Kwiatkowski (Sky), Sam Oomen (Sunweb), Roger Latour (AG2R La Mondiale), Winner Anacona (Movistar), Rui Costa e ancora Polanc (UAE), Edward Theuns (Trek) e Mattia Cattaneo (Androni-Sidermec). Si nota - già dalla composizione di questo drappello di metà corsa o poco più - la grande qualità della startlist della Tre Valli.
Sul circuito di Varese un attacco dietro l'altro
Inutile dire che tutti i vari tentativi del quarto giro sono stati annullati. Alla quinta tornata ci hanno provato allora Fausto Masnada (Androni) e Sebastián Henao (Sky), ma non hanno avuto spazio; idem Simone Petilli (UAE).
Se dietro la situazione non cambiava, davanti lo faceva eccome: alla quinta scalata della salita del Montello, a poco più di 60 km dalla conclusione, Diego Rubio ha forzato il ritmo, e sono Tonelli e Turek hanno resistito con lui; Carlini e Bernardinetti sono saltati del tutto, Nych ha invece resistito fino a rientrare sui tre di testa a fine giro; salvo però staccarsi subito, di nuovo, sulla rampa di Bobbiate. Il vantaggio degli attaccanti era comunque sceso a un minuto, e pareva chiaro che la fuga del mattino sarebbe stata presto annullata.
Non dal gruppo intero, però: perché i primi a riportarsi sui battistrada sono stati altri tre contrattaccanti, usciti al sesto giro, a 50 km dalla fine: ancora Roger Latour è stato l'ispiratore dell'azione, sul Montello, e con lui si sono mossi Carlos Verona (Orica-Scott) e Redi Halilaj (Amore&Vita). Il terzetto ha raggiunto i primi a 38 km dalla fine, subito dopo il settimo transito sulla linea d'arrivo.
Poels ci prova nel settimo giro
Parlavamo di tantissimi attacchi, e relativamente al settimo dei nove giri dobbiamo riportare un altro bel fracco di nomi: all'inizio della tornata si è mosso Michele Gazzara (Sangemini-Mg.Kvis), ma la sua azione è stata risucchiata da un notevole affondo di Wout Poels (Sky) sul solito Montello. Con l'olandese è uscito Rudy Molard (FDJ), e poi Giovanni Visconti (Bahrain) ha riportato sotto tutto il gruppo, in cima. Poels ci ha riprovato, e Visconti ha di nuovo annullato l'azione, tirando poi lui la discesa.
Ai -33 si sono mossi di nuovo Maison e Masnada, con loro stavolta Pawel Poljanski (Bora-Hansgrohe), mentre Simon Clarke (Cannondale-Drapac) non ha avuto la prontezza per accodarsi a questo contrattacco che avrebbe avuto vita lunga. Altri movimenti nel finale di giro, e tutti di un certo rilievo: Damiano Cunego (Nippo-Vini Fantini) e di nuovo Petilli e Cattaneo hanno abbozzato un allungo ai -29, con Pierpaolo Ficara (Amore&Vita) che si è unito a loro; quindi anche Simon Geschke (Sunweb), Mikael Chérel (AG2R) e l'uomo-ovunque Visconti si sono portati su Cunego e soci, ma anche in questo caso il gruppo non era lontano e ha ricucito (si era ormai a fine giro).
Al nuovo passaggio dal traguardo, ai -25.6, al comando c'erano Rubio, Turek, Verona, Halilaj e Latour, i quali avevano staccato Tonelli sulla rampa di Bobbiate; a circa 20" sono transitati Maison, Masnada e Poljanski; a circa 50" il gruppo.
Visconti sempre più protagonista prepara la strada a Nibali
All'ottava scalata del Montello, Masnada ha provato a far da sé, staccando Maison (ormai alla frutta) e Poljanski, che invece si è gestito bene in salita ed è rientrato sull'uomo dell'Androni in discesa, ai -22. Tre chilometri più avanti Masnada e Poljanski sono riusciti a chiudere il gap rispetto ai 5 battistrada, andando quindi a formare un gruppetto di 7 al comando della corsa.
Dal gruppo grosso si susseguivano tentativi su tentativi, stavolta era il turno di Jesper Hansen (Astana), Gregor Mühlberger (Bora) e i "soliti" Ficara, Cattaneo e Petilli. Quest'ultimo è stato il più battagliero, nel senso che ha voluto insistere nell'attacco più degli altri, ma anche lui è stato ripreso (ai -15) a fine tornata, dalla Bahrain che con Enrico Gasparotto e l'inesauribile Visconti stava operando un forcing asfissiante. Il ricongiungimento con gli uomini di testa era questione di minuti.
E si è concretizzato sull'ultimo Montello, a opera sempre di Visconti. Sei dei sette attaccanti sono stati ripresi ai -10, un chilometro e spiccioli più avanti è stato raggiunto anche Carlos Verona, che rispetto agli altri fuggitivi si era mosso, con un attacco un po' velleitario, a 16 km dalla fine. Una volta raggiunto lo spagnolo, non restava che vedere chi si sarebbe mosso sulla rampa conclusiva, quella che portava al traguardo.
La bella vittoria di Geniez, il podio regale, l'Androni al Giro 2018
Dopo alcuni turni a tirare di Cannondale e FDJ, la Bahrain-Merida è tornata a dettare leggei ai -3 con - indovinachì! - Visconti. Tutto era preparato per l'assalto all'arma bianca, e Vincenzo Nibali si è fatto trovare ben pronto quando è toccato a lui muoversi, ai 2.5 km. La stoccata del siciliano è stata ficcante, e dei tanto che hanno provato a tenerla solo Thibaut Pinot (FDJ) è stato in grado di rispondere davvero.
Un duo italo-francese al comando, un duo italo-francese poco dietro, visto che i primi inseguitori a questo punto erano Fabio Aru (Astana) e Alexandre Geniez (AG2R); ancora più indietro, altri quattro uomini, ovvero Gianni Moscon, Sam Oomen, Davide Villella (Cannondale) e Diego Ulissi (UAE). L'impulso di Moscon ha permesso al quartetto di raggiungere ai -2 Aru e Geniez; ai 1300 metri, su una rotonda, Villella ha provato a sorprendere gli altri per riportarsi tutto solo su Nibali e Pinot.
I quali, va detto, procedevano con un accordo traballante, nel senso che le trenate del capitano Bahrain erano molto più decise e incisive di quelle del collega transalpino. Proprio sul tentativo di Villella abbiamo avuto un ulteriore saggio della gamba straripante che sta caratterizzando questo finale di stagione di Vincenzo: il verde della Cannondale si era infatti portato a tiro dei primi due ai 1200 metri, ma quando lo Squalo se n'è accorto ha fatto una trenata impressionante fino alla flamme rouge, ricacciando indietro l'avversario.
Nell'ultimo chilometro la strada spianava, e qui, proprio al triangolo rosso, è partito Geniez, in contropiede, imitato poco dopo da Ulissi. Lo slancio del francese è stato notevole, ed è un peccato per il toscano non essere riuscito subito a mettersi in scia, perché il corridore AG2R aveva tutta l'intenzione di chiudere il buco dai primi, e così ha effettivamente fatto ai 400 metri. Diego, ai 300.
Troppo tardi, evidentemente, per imbastire uno sprint sensato: infatti Ulissi non è mai stato nella contesa per la volata decisiva. Nibali invece sì: il messinese ha risposto bene a Pinot, che si è lanciato ai 200 metri. Vincenzo ha affiancato Thibaut e per un attimo l'ha anche superato, ma dalla sua destra rinveniva forte Geniez, che in spinta ha messo la sua ruota davanti a quella dell'italiano.
A questo punto Nibali si è quasi scorato, o comunque ha finito quello che aveva, e ha rallentato, permettendo anche a Pinot di superarlo. A sua volta, il capitano della FDJ ha avuto un interessante spunto, ma non tale da andare a superare anche Geniez. E quindi, Geniez ha vinto, viva Geniez! Volata da coltello tra i denti (correttissima, però), e vicinissimi Pinot, secondo, e Nibali terzo.
Ulissi è stato cronometrato con lo stesso tempo dei primi tre; quinto s'è piazzato, a 7", Villella, davanti a Oomen, Moscon e Aru; Daniel Martínez (Wilier-Selle Italia) ha anticipato - a 17" - il gruppo, nel quale Michael Albasini (Orica) ha conquistato il decimo posto davanti a Visconti e Francesco Gavazzi (Androni). Festeggia, lo svizzero, perché per la somma dei piazzamenti tra Coppa Agostoni, Coppa Bernocchi e Tre Valli Varesine, si aggiudica il Trittico Lombardo 2017, e con esso il brillante in palio.
La Androni-Sidermec, invece, festeggia la conquista matematica della Coppa Italia (o Ciclismo Cup, se preferite), e quindi avrà l'invito assicurato per il Giro d'Italia 2018: per Savio centrato l'obiettivo di una stagione necessariamente di transizione.