Tadej e l'infinito, Tadej è l'infinito!
Pogacar ha vinto l'Amstel Gold Race strapazzando una volta di più tutta la concorrenza. Secondo un generoso Ben Healy, Tom Pidcock salva il podio per un soffio. Sesto posto per Andrea Bagioli
Sedendo e mirando gli interminati spazi su cui si dispiega la grandezza di Tadej Pogacar ti viene un languore. Resti lì imbalordito a guardare, ogni volta; con la bocca mezza aperta e un'espressione un po' beata un po' beota, animato da profondissima quiete ove per poco il cor non si spaura. Ed è allora che ti sovvien l'eterno, e le morte stagioni, e la presente e viva e il suon di lei. E il suono di Tadej. E tra questa immensità non può che annegarsi il pensier tuo, e il naufragar t'è dolce in questo ciclismo.
Ma no, ma che esagerati, la categoria dell'esagerazione non è compendiata al cospetto di Costui, lasciateci sbrodolare nelle giuggiole che ci sopraffanno, anche se queste benedette giuggiole non abbiamo manco mai capito che cacchio siano. Ci sbrodoliamo e basta, ci sbrodoliamo, punto. E intanto Tadej vince, e come vince!, e quanto vince!, e che bellezza ripeterci per l'ennesima volta ma dobbiamo aggiungere un elemento, stavolta: perché vince? Vince perché è sceso tra noi per liberarci dal male di anni di brutto ciclismo, per emendare questo sport dai suoi orrori estetici. “Sceso tra noi”. Oddio, un po' stiamo effettivamente esagerando!... Basta così, dài. In fondo ha vinto solo un'Amstel Gold Race, che non è manco una Monumento. Ricomponiamoci. “Si contenga!”.
Basta coi lisergici peana, entriamo nella cronaca e diamo conto di quello che è successo. Giusto un sommarietto per chi non ha il tempo di leggere tutto: andate al chilometro -89, perché lì una certa personcina si è infilata nell'azione giusta. Poi saltate ai -36.5 per la prima mazzata. Poi ai -29 per quella definitiva. (-89… -36.5… -29… in questa corsa in cui le più volte la gente aspettava i due chilometri dalla fine. Ricordate? Capite quindi il senso di “emendare questo sport dai suoi orrori estetici”?).
Amstel Gold Race 2023, la cronaca della corsa
253.6 km da Maastricht a Berg en Terblijt per l'Amstel Gold Race 2023, l'edizione numero 57 della serie. La fuga del giorno non ha tardato a partire, muovendosi dopo 5 km con 7 uomini: Mathias Vacek (Trek-Segafredo), Leon Heinschke (DSM), Mattéo Vercher (TotalEnergies), Ward Vanhoof (Flanders-Baloise), Tobias Ludvigsson e Alessandro Fedeli (Q36.5) e Martin Urianstad (Uno-X). Il drappello ha guadagnato fino a 4'50" dopo 25 km su un gruppo tirato dalla UAE Emirates e nel quale si segnalavano poche cose: una foratura di Tom Pidcock (INEOS Grenadiers) ai -225, il ritiro di Romain Grégoire (Groupama-FDJ) ai -167.
Ai -113 la fuga è stata annullata, quindi una caduta ha coinvolto Daryl Impey (Israel-Premier Tech) e Martin Svrcek (Soudal-Quick Step) e c'è stata una fase interlocutoria finita ai -89 quando un allungo di Gianni Vermeersch (Alpecin-Deceuninck) ha dato il la alla risposta di un intero gruppetto composto da altri 15 uomini; e tra questi chi ti andava a esserci? Tadej Pogacar! Col capitano UAE (e con Vermeersch) c'erano Tom Pidcock e Magnus Sheffield (INEOS Grenadiers), Tosh van der Sande (Jumbo-Visma), Ben Healy (EF Education-EasyPost), Stan van Tricht (Soudal), Lars van den Berg, Kevin Geniets e Quentin Pacher (Groupama-FDJ), Axel Zingle (Cofidis), Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan), Chris Juul-Jensen e Matteo Sobrero (Jayco AlUla), Arjen Livyns e Andreas Kron (Lotto Dstny).
Sobrero ha subito forato e ciò l'ha messo fuori causa, poi sul primo Cauberg ai -81.5 Pogacar non si è fatto pregare e si è messo a tirare con Pidcock a ruota: risultato, si sono staccati Van der Sande e Juul-Jensen, poi Pacher e Livyns; dietro tirava la Bahrain-Victorious, poi ha provato a uscire Benoît Cosnefroy (AG2R Citroën) con Pascal Eenkhoorn (Lotto Dstny) e in seconda battuta Tiesj Benoot (Jumbo). Il drappello di testa aveva comunque 20" e l'impressione era che non li avrebbe mollati facilmente. Ad ogni buon conto, la Jumbo ci si è messa d'impegno per inseguire. Più avanti è tornata a trenare la Bahrain in forze ma di chiudere sui primi non c'è stato verso.
Ai -52 una maxicaduta a fondo gruppo ha coinvolto una quindicina di corridori (e una moto), tra i più malmessi il vincitore del Brabante Dorian Godon (AG2R), Neilson Powless (EF), Xandro Meurisse (Alpecin) e Fredrik Dversnes (Uno-X), ma andati giù anche Rémi Cavagna e Dries Devenyns (Soudal) tra gli altri; la caduta tra l'altro ha fatto a fette il gruppo, lasciando pochissimi corridori impegnati nella sempre più improba impresa di raggiungere gli attaccanti. I quali, sul Loorberg ai -50, sono volati a 50" di vantaggio prima che Matej Mohoric (Bahrain) con Benoot e Andrea Bagioli (Soudal) in seconda battuta dessero vita a un ritorno di fiamma che ha riportato il ridotto drappello inseguitore al solito mezzo minuto di distacco. Intanto davanti perdeva contatto Van den Berg sicché l'unica squadra a rimanere in superiorità numerica era la INEOS con Pidcock e Sheffield.
Ai -47 la Trek è passata a tirare la trentina di corridori del gruppo, del resto la Bahrain si era dissipata. Sul Gulperbergweg ai -44 Bauke Mollema ha provato a finalizzare il lavoro dei suoi forzando in prima persona, più avanti Mohoric ha tentato di rilanciare, ma si procedeva a scatti ovvero in quella maniera che storicamente non favorisce mai gli inseguimenti, soprattutto se tra gli inseguiti c'è una certa qualità; e oggi quella certa c'era. E c'erano pure i compagni dei battistrada a rompere i cambi appena possibile. Per esempio ai -40 è uscito in caccia Ide Schelling (Bora-Hansgrohe), ma alla sua ruota s'è posto Matteo Trentin (UAE).
Ai -39 colpo di scena: foratura di Tadej, proprio ai piedi del Kruisberg. Il cambio ruota è stato rapido, comunque Trentin a questo punto ha forzato e si è disfatto della compagnia di Schelling, ma Pogacar non ha avuto bisogno di aspettare l'arrivo dell'ausilio del suo compagno e con tre-quattro pedalate si è rimesso in scia ai primi. Sullo stesso muro Bagioli è uscito prepotentemente dal secondo gruppo con Benoot, Jai Hindley (Bora) e Alexander Kamp (Tudor) a ruota, poi si sono accodati pure Mattias Skjelmose (Trek) e Maxim van Gils (Lotto).
Il sestetto ha messo nel mirino i battistrada, e allora Pogacar ha deciso di cambiare marcia sull'Eyserbosweg ai -36.5. Sparata dello sloveno, gli ultimi a mollare sono stati Kron, Lutsenko e Healy; Pidcock si è svenato per tenere la ruota del Divino; gli altri, tutti out. Dopo il muro Healy è rientrato ai -36, Lutsenko e Kron son rimasti a metà strada, e il gruppetto Bagioli ha raggiunto gli altri ex battistrada.
Sul Fromberg ai -32.5 Tadej ha dato un'altra botta che ha definitivamente allontanato Lutsenko e Kron (con grave disappunto del kazako, che era arrivato a un passo dal chiudere ma non aveva trovato gran collaborazione nel danese). Il terzo gruppo (Benoot, Vermeersch, Hindley, Bagioli, Skjelmose, Geniets, Zingle, Van Gils e Kamp) rollava già a un minuto di distanza.
Eravamo ormai pronti a vedere fendenti di Pogacar su ogni muro da lì alla fine, ma non c'è stato bisogno di tanto: è bastato il successivo, il Keutenberg ai -29, perché Tadej, con un paio di rasoiate consecutive, si disfacesse della compagnia prima di Healy, poi pure di Pidcock. Impressionante. I due tapini si sono messi insieme ai -28, quando l'irlandese è ripiombato sul vicino di casa (nel senso di inglese…), ma qualcosa ci diceva che quei 10" subito accantonati dallo sloveno non sarebbero stati cancellati tanto comodamente.
E infatti è andata proprio così: la coppia inseguitrice è rotolata fino a 35" di distacco quando, sull'ultimo Geulhemmerberg, Healy è scattato piantando in asso Pidcock. L'irlandese, bontà sua, ha dato tutto in pochi chilometri per riavvicinare l'inavvicinabile, e ci è anche riuscito, decurtando a venti secondi e poco meno il gap. A questo punto un'improvvida auto (quella del direttore di corsa Leo van Vliet, ma si può?) si è messa davanti a Pogi, gli ha regalato un po' di scia, l'ha fatto respirare e riprendere colorito. Ora, la scia non è durata poi tanto, e Healy non avrebbe comunque mai ripreso Tadej, quest'ultimo avrebbe reagito e tutto quello che volete. Ma: perché? A che serve una simile pecionata? A sporcare una vittoria che sarebbe stata in ogni caso intangibile? Vergogna Van Vliet, vergogna.
Ci doveva essere anche il momento di rabbia in questa giornata ciclisticamente quasi perfetta, e va bene, pazienza. Pogacar ha vinto con 38" su Ben Healy, bravissimo. A 2'14" Pidcock ha difeso con l'ultima stilla di energia il podio dal ritorno di Kron e Lutsenko, che non hanno mai smesso di litigare e sono arrivati giusto in scia al brit. (Perché litigavano? Perché Lutsenko, anche giustamente, diceva all'altro: “Non hai mai collaborato seriamente, ora vuoi il podio? Chiudi tu!”, e si metteva - il kazako - a ruota. A 3'14" il gruppetto più nutrito è stato regolato per un bel sesto posto da Bagioli. Tutto il resto verrà poi: l'assalto al trittico delle Ardenne dopo la vittoria del Fiandre. Sarebbe il primo nella storia. Verrà poi. Forse, davvero, verrà.