Jan Ullrich choc: "Sul doping gli sponsor sapevano tutto"
Nuove clamorose rivelazioni da parte dell'ex ciclista tedesco
"Ora ne posso parlare anche con i miei figli”. E lo fa con tutto il mondo. L'ex campione tedesco Jan Ullrich torna a parlare non solo della sua vicenda personale, ma anche della piaga del doping nel mondo del ciclismo, tra la fine degli anni '90 e la prima decade degli anni 2000.
L'ex corridore, oggi 50enne, ha recentemente rilasciato un’intervista alla rete televisiva tedesca WDR, in occasione dell'uscita del documentario “Jan Ullrich: la tappa più dura”, che racconta la sua vita e il suo difficile percorso legato agli scandali sul doping.
Lui che negli anni '90 è stato capace di vincere il Tour de France 1997 e la Vuelta di Spagna 1999, oltre a un titolo olimpico a Sydney 2000. “Il documentario è stata una vera e propria terapia audiovisiva. Per me, personalmente, è stato bello, il carico è diventato molto più leggero e ora è più facile per me continuare con il mio lavoro".
Jan Ullrich e lo scandalo doping
Il 30 giugno 2006, Ullrich fu squalificato a seguito del suo coinvolgimento nell'Operación Puerto, un'indagine sul doping condotta in Spagna sul sistema che avrebbe messo in atto il medico Eufemiano Fuentes. All’epoca, l’ex ciclista aveva negato ogni legame con Fuentes, ma nella recente intervista ha offerto un'analisi più approfondita.
Non solo. Dalle sue parole choc emerge come in quegli anni il mondo del ciclismo fosse intaccato, in maniera assai pervasiva, dal fenomeno doping: "Era qualcosa di comune e diffuso, il sistema era quello che era. Pensavo di non fare niente di diverso dagli altri" ha detto.
Per anni, il tedesco ha negato ogni coinvolgimento, anche per non tirare in ballo altre persone. Ha scelto il silenzio, salvo poi accettare le conseguenze. Una scintilla fondamentale sarebbe arrivata dalla caduta di Lance Armstrong e dalle confessioni di altri ciclisti.
Lo statunitense, infatti, aveva conquistato per sette volte consecutive il Tour de France dal 1999 al 2005. Le vittorie al Tour - come tutti i suoi risultati ottenuti dal 1º agosto 1998 fino alla fine della carriera - sono state però revocate dall'UCI, tra il 2012 e il 2013, in seguito allo scandalo giudiziario.
“Gli sponsor sapevano”
A differenza di Armstrong, Ullrich sarà giudicato colpevole nel processo imbastito negli anni successivi, ma privato solo dei risultati ottenuti tra il 2005 e il 2006, gli ultimi anni di carriera. Manterrà, dunque, i successi di fine millennio.
Oggi, dopo aver negato per tanto tempo, l'ex corridore riesce a parlare senza infingimenti. E parla di un sistema malato, in cui tutti avrebbero sguazzato. Ullrich, infatti, aggiunge oggi particolari inquietanti su quello che accadeva in quegli anni, con il pubblico che, giorno dopo giorno, capiva la reale entità del problema, non limitato ad alcune “mele marce”, ma anche ai più grandi campioni.
Un aspetto rilevante emerso dall’intervista è il ruolo degli sponsor nel mantenere il silenzio sul doping. "Non ho avuto grandi cause legali o cose del genere, perché gli sponsor sapevano tutto. Non lo definirei 'silenziamento', ma mi hanno pagato bene, era un accordo comune affinché nessuno dicesse niente”.
Ecco la caduta degli dei, con la depressione, i problemi di alcolismo: “Negli ultimi anni il mio partner è diventato Johnnie Walker, il whisky” ricorda oggi Ullrich. Infine, il percorso di disintossicazione, affiancato, evidentemente, anche da un'operazione verità. Che non cancella il passato, ma che, forse, potrebbe impedire che lo stesso si riproponga in maniera sinistra.