Le ambizioni di Roglic crollano sull'asfalto
Incredibile caduta di Primoz nel finale, dopo un attacco che gli stava permettendo di guadagnare 8" su tutti i rivali della Vuelta. Tappa a Mads Pedersen davanti a Danny van Poppel, Pascal Ackermann e Fred Wright
Immaginate Primoz Roglic che organizza una cena per gli amici, cucina tutto benissimo, il servizio è impeccabile, la location perfetta, e quando sullo spettacolare whisky torbato del 1956 di fine pasto i suoi ospiti si sdilinquiscono in ringraziamenti e complimenti per la classe e lo stile, lui se n'esce con un rutto così potente da far tremare il tavolo in radica e cuoio. Sembra brutale detta così, ma in fondo è proprio quello che ha fatto il fuoriclasse sloveno oggi: un attacco tanto bello quanto sorprendente, che gli stava fruttando non tanto quegli 8 secondini che spostano poco, quanto un'enorme iniezione di fiducia in vista delle prossime salite. Invece l'unica iniezione che gli toccherà sarà qualche antidolorifico per alleviare i mali della solida botta che ha preso sul rettilineo d'arrivo, quando - dopo aver fatto fin lì tutto benissimo - ha deciso di scartare troppo verso Fred Wright (tecnicamente ha fatto un "Abdu"), urtando sull'avversario e finendo malamente per terra.
Visto il colpo e viste le condizioni (soprattutto morali, diremmo) in cui ha lasciato Primoz, arriviamo a dire che ci stupirebbe addirittura vederlo arrivare a Madrid: il rischio che domani non riparta c'è, e c'è pure il rischio che se pure parte si possa ritirare strada facendo a causa dei dolori, tutto dipenderà da come si sveglierà. E come si dovrebbe svegliare, se non come uno straccio?
La disavventura di Roglic toglie senza dubbio pathos al prosieguo di Vuelta, perché proprio lui era il principale avversario di Remco Evenepoel, il quale peraltro dopo aver tagliato il traguardo (oltre 3' dopo i primi, ritardo che gli è stato abbuonato in quanto frutto di una foratura negli ultimi 3 km di tappa) come prima cosa è andato a sincerarsi delle condizioni del suo primo rivale. In quegli istanti Primoz era seduto per terra, come intontito, sanguinante copiosamente dal braccio e dolorante un po' ovunque. Una scena piuttosto pulp e purtroppo non la prima che coinvolge il bravissimo corridore di Trbovlje; l'errore di oggi, veramente incomprensibile, finirà col rivelarsi uno di quelli più costosi in carriera dal punto di vista dei risultati.
Le variegate vicende di Roglic hanno messo in ombra pure il vincitore di tappa, e meno male che Mads Pedersen aveva già timbrato e fatto il pieno di titoli venerdì; oggi, procedendo nel suo personale irresistibile crescendo, ha messo a segno la nona vittoria stagionale, oltre ad aver messo il sigillo dei sigilli sulla classifica a punti. Per la Trek-Segafredo un investimento che sta dando ricchi frutti e che giustifica il lavoro di controllo della corsa operato dalla squadra di Luca Guercilena.
Vediamo il dettaglio della giornata. Dopo il terzo e ultimo giorno di riposo, la Vuelta a España 2022 è ripartita oggi dalla 16esima tappa, la Sanlúcar de Barrameda-Tomares di 189.4 km, ovvero tutto quello che avreste voluto da una frazione di mero trasferimento e non avete mai osato chiedere: fuga partita al primo colpo al chilometro 0 con Ander Okamika (Burgos-BH) e Luis Ángel Maté (Euskaltel-Euskadi), e poi ritmo relax per todo el día, ultima ora a parte.
Il gruppo, di cui non facevano parte Maxim Van Gils (Lotto Soudal) ed Esteban Chaves (EF Education-EasyPost), non partiti stamattina, ha concesso fino a 4'02" di vantaggio massimo (toccato subito al km 17), poi il lavoro di Trek-Segafredo e Cofidis ha limato pian pianino tutto, fino ad annullare la fuga a 13.8 km dalla fine. In mezzo non è successo niente, a parte Maté che - bravo lui - contava gli alberi che avrebbe fatto piantare in Sierra Bermeja: 175, tanti quanti i chilometri che s'è fatto all'attacco oggi (il suo obiettivo è contribuire a riforestare una zona a cui è affezionato e che è stata devastata dagli incendi). Unica altra nota prima del finale, la foratura di Kaden Groves (BikeExchange-Jayco) ai -8: è così venuto a mancare uno dei possibili contendenti per la vittoria.
Tanto è stata moscia la tappa nel suo svolgimento, quanto nei 2.7 km finali palpitante, per merito di Primoz Roglic (Jumbo-Visma) che su uno strappetto ha deciso di rimescolare tutte le carte, scattando secco e portando via con sé in un primo momento solo Pascal Ackermann (UAE Emirates), che era già nelle prime posizioni ed è stato bravo a prendere la rovente ruota dello sloveno; a questo punto Mads Pedersen (Trek) ha fatto una prima volata per andare a chiudere, portandosi dietro Danny van Poppel (Bora-Hansgrohe) e Fred Wright (Bahrain-Victorious).
Contemporaneamente, Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl) ha messo piede a terra a causa di una foratura: una disdetta per lui perché non ha potuto rispondere a tono (eventualmente) a Roglic, ma dall'altro lato una puntina di buona sorte, perché avendo forato nei 3 km il suo ritardo sarebbe stato neutralizzato (o meglio, normalizzato su quello del primo gruppetto inseguitore): quindi di fatto la maglia rossa si è risparmiata l'apnea dei fuorigiri negli ultimi 2 km, potendo coprire la distanza che la separava dal traguardo a passo felpato.
Chi era tutt'altro che felpato era Roglic, sempre lui a tirare il quintetto per mettere in cascina buoni secondi, utili a smussare il gap in classifica da Remco. Solo sul rettilineo finale Primoz si è spostato a sinistra, lasciando strada agli altri che si giocavano la volata: tra questi, Pedersen non ha proprio fatto prigionieri, vincendo quasi per distacco su Ackermann e Van Poppel. Una vittoria che quasi non fa notizia, nel contesto di un GT che - dopo il ritiro di Sam Bennett - Mads sta dominando per quanto riguarda volate e classifica a punti (virtualmente già assegnata: 349 lui, 129 il secondo ovvero Wright).
Quel che fa notizia è il disastro che ha combinato proprio Roglic su quel rettilineo. Dopo aver scartato a sinistra, lo sloveno ha fatto per rientrare nella scia degli altri, già quasi sgranati dalle bordate di Pedersen. In ultima ruota c'era Wright, che avrebbe poi concluso quarto, e Primoz gli è praticamente andato addosso, stringendo troppo la traiettoria e finendo con l'urtare sul britannico, andando rovinosamente sull'asfalto.
Una botta che gli ha sfatto il lato destro del corpo e che l'ha lasciato percosso, attonito, con gli occhiali sbilenchi sul casco e l'espressione di uno zombie. Così ha tagliato il traguardo, a passo lento, non capacitandosi di quanto gli era appena accaduto: un errore che non ha vanificato il guadagno su Remco (8", ovvero il distacco del primo gruppetto), il quale gli è stato ugualmente conferito per la già citata regola dei 3 km finali; ma che distrugge il morale e soprattutto rischia di lasciare serie scorie in vista delle ultime e decisive tappe.
Il gruppetto a 8" è stato regolato da Quentin Pacher (Groupama-FDJ) su Samuele Battistella (Astana Qazaqstan), Cedric Beullens (Lotto), Clément Russo (Arkéa Samsic), Jesús Ezquerra (Burgos-BH) e Julius van den Berg (EF); presenti in questo gruppetto tutti gli uomini di classifica a eccezione ovviamente dei neutralizzati Roglic (che si stava ancora rialzando quando il drappello è passato) ed Evenepoel, che era tranquillo ben dietro.
La generale dice che Remco ha ora 1'26" su Primoz e 2'01" su Enric Mas (Movistar). Seguono poi Juan Ayuso (UAE) a 4'49", Carlos Rodríguez (INEOS Grenadiers) a 5'16", Miguel Ángel López (Astana) a 5'24", João Almeida (UAE) a 7', Thymen Arensman (DSM) a 7'05", Ben O'Connor (AG2R Citroën) a 8'57" e Jai Hindley (Bora) a 11'36". Il primo italiano è Edoardo Zambanini (Bahrain), 34esimo a 59'06".
Domani la 17esima tappa sarà la Aracena-Monasterio de Tentudía di 162.3 km, con conclusione su una salita che ha quattro chilometri finali non trascurabili. Visto che il mood è ormai quello che Evenepoel lo si attacca, aspettiamoci anche stavolta che qualcuno ci provi. Certo l'idea di un Roglic menomato (e anzi dobbiamo vedere se ripartirà) potrebbe bagnare le polveri pure a Mas, ma tra i 10 ne vediamo più d'uno che vorrà muoversi.