Ciclisti e occhiali da sole, un rapporto stretto da Hincapie a... Kwiatkowski
Chi non ricorda quel corridore che, attivo nel professionismo dal 1994 al 2012, era uno specialista del pavé ma non riuscì mai a vincere la Parigi-Roubaix, incappando in un'occasione anche in un incidente assurdo (il manubrio si spezzò di netto dal telaio, rimanendogli in mano, e lui purtroppo cadde e si dovette ritirare); quel corridore che accompagnò tutti i trionfi di Lance Armstrong, fungendo da fido gregario al Tour de France, e vincendo in fuga la tappa pirenaica di Saint-Lary-Soulan nel 2005; quel corridore che nella televisione italiana veniva chiamato a gran voce da Auro Bulbarelli con l'iconico "Geoooooorge" con quella "o" prolungata all'infinito; sì, insomma, chi non ricorda George Hincapie?
La sua caratteristica principale, oltre a una grande tenacia in gara, era un'innata eleganza in bici. Un'eleganza che era incorniciata e sottolineata dai suoi inconfondibili occhiali da ciclismo bianchi, i quali davano un ulteriore tocco di classe alla sua presenza in gruppo. Ebbene, quegli occhiali erano Oakley. Non sempre lo stesso modello, ovviamente: nel corso degli anni Hincapie ha indossato via via gli storici M-Frame e poi i mitici Racing Jacket e quindi i Radar.
George Hincapie ha smesso di pedalare nel ciclismo professionistico, ma naturalmente il cammino di Oakley è proseguito, e proprio la scorsa estate questi occhiali sono tornati al centro di tutte le attenzioni, nel corso del Tour de France: tappa dell'Izoard, una frazione decisiva in cui si sarebbe decisa buona parte della classifica finale della Grande Boucle.
Al comando della corsa transalpina c'era Chris Froome, e alla guida del gruppo, sulle montagne alpine, c'era la sua squadra, il Team Sky. In particolare un uomo, Michal Kwiatkowski, il quale - già Campione del Mondo nel 2014 - stava vivendo una stagione da protagonista, e in particolare stava portando a termine un Tour mostruoso, tutto vissuto a supporto del suo capitano, inanellando prestazioni di rilievo un giorno dopo l'altro.
Ebbene, sul più bello del suo impegno nel tirare in testa al gruppo dei migliori, Kwiatkowski ebbe per un attimo la necessità di togliersi gli occhiali. Ma, in piena trance agonistica, tutto proiettato nel massimo sforzo, non trovò il modo di riporli, e allora che fece? Li gettò via!
Immediatamente sui social network gli appassionati di tutto il mondo esplosero in un coro di stupore e - ammettiamolo - anche un po' di invidia, visto che non è da tutti disfarsi in quel modo di un oggetto così prezioso! Fortunato il tifoso che, raccoltolo a bordo strada, si sarà potuto portare a casa un souvenir di tale levatura...
La risposta dell'azienda americana non si fece attendere, e nel giro di poche ore Kwiatkowski venne rifornito di un nuovo paio di occhiali, che l'indomani potè esibire a favore di telecamere, fotocamere e smartphone (non perdendo ovviamente l'occasione per ringraziare - via Twitter - Oakley per non averlo lasciato senza occhiali nemmeno per un giorno: "Ora posso tornare a essere cool!", scrisse il polacco nel suo tweet).
Il rapporto tra un corridore professionista e il proprio paio di occhiali è molto stretto, non occorre nemmeno più spiegare l'utilità di questo accessorio. E da anni marchi come la citata Oakley, ma anche Catlike, Eassun, Northwave, Spiuk, Rudy Project, Salice, RH+ e tanti altri propongono modelli sempre più all'avanguardia. Dal ciclismo professionismo poi i nuovi prodotti si propagano rapidamente al larghissimo mondo del ciclismo amatoriale, di modo che ciò che viene indossato o proposto dal campione di turno, presto viene adottato anche dai pedalatori della domenica, dagli appassionati delle Gran Fondo, dai semplici cicloturisti. I quali per esempio potrebbero trovare molto utili alcune innovazioni quali le nuove lenti Oakley intercambiabili in quercia e rovere: solo l'ultima tappa del lungo percorso di un settore che - per propria natura - non può far altro che... guardare lontano!