Tadej, Tadej, Tadej!
Pogačar arriva in solitaria dopo un allungo in discesa da vero fuoriclasse e timbra il terzo successo al Lombardia. Secondo un grande Bagioli, terzo Roglič; Evenepoel cade presto e salta dopo la prima accelerazione
Quando la classe riesce a supplire alla mancata strapotenza atletica. La storia del Lombardia 2023 è questa, firmata ancora una volta da quel Tadej Pogačar che già nel 2021 e 2022 era riuscito a ribaltare i rapporti di forza delle corse precedenti all'ultimo e più importante appuntamento dell'autunno italiano. Un feeling pazzesco con la classica lombarda, che questa volta, più delle altre due che pure non vinse in solitaria come oggi ma allo sprint, ha seriamente rischiato di vedersela scivolare dalle mani data la mancanza di netta superiorità sul suo terreno, la salita.
Ciò che distingue però un fuoriclasse è proprio la capacità di trarre fuori il meglio da ogni situazione, ma soprattutto il coraggio di rischiare il tutto per tutto, esponendo il fianco ai rivali in caso di fallimento della propria azione, e saper leggere bene tra le righe della corsa, indovinando il momento buono per partire. Certo che per rilanciare con decisione subito dopo lo scollinamento non poteva bastare la classe, ma servivano anche le gambe, tanto che gli altri big, pur commettendo un gravissimo errore non rispondendo immediatamente all'allungo dello sloveno, non è detto ne avessero a sufficienza per reggerla, quell'ulteriore accelerazione.
Ma al di là dell'ennesima impresa di Pogačar, per distacco l'uomo immagine del ciclismo maschile su strada, l'Italia può anche godere del piazzamento di Andrea Bagioli, il quale ha vissuto una delle settimane più prolifiche della sua carriera: terzo lunedì alla Bernocchi dietro a Van Aert, vincitore del Gran Piemonte davanti a Hirschi e secondo oggi a Bergamo battuto dal solo Pogačar. Potrebbe essere un nuovo inizio per Bagioli, che dall'anno prossimo correrà in Lidl-Trek e potrà godere di maggiore libertà d'azione rispetto alla Soudal tutta improntata al sostegno di Evenepoel, oggi penalizzato dalla caduta ma ancora una volta non capace di seguire i migliori sulle salite del Lombardia. L'unica cosa che possiamo consigliargli è di non caricarsi di troppa pressione ora che ha ottenuto un risulato così importante, ma di continuare a vivere con serenità anche gli appuntamenti cruciali del calendario mondiale.
Infine Primož Roglič, la cui corsa è stata un continuo interrogarsi su ciò che fosse più corretto fare da un punto di vista tattico. Per noi spettatori una matassa difficilmente sbrogliabile visti i continui stop & go dello sloveno, che in salita e inizio discesa è sembrato giocare con gli avversari, per poi risultare un po' in debito d'ossigeno sul muro finale, a conferma di quanto prima in realtà non stesse realmente giocando, ma facendo il meglio possibile per rimanere in gioco. Dall'anno prossimo vivrà una nuova sfida, intanto saluta la sua Jumbo-Visma con un ultimo risultato prestigioso.
La cronaca del Giro di Lombardia 2023
La classica delle foglie morte quest'anno si disputa da Como a Bergamo, per un totale di 238 chilometri, una distanza non elevatissima per una classica monumento, ma ugualmente il percorso si presenta decisamente tosto e impegnativo, grazie alla presenza di ben sette salite disseminate da poco dopo la partenza a poco prima dell'arrivo. Si inizia con la Madonna del Ghisallo (8.6 km al 4%), sempre meno importante nell'economia della corsa, da affrontare dopo una trentina di chilometri dal via, si prosegue poi, dopo una quarantina di chilometri pianeggianti, con una sequenza da togliere il fiato: Roncola (6.3 km al 8%), Berbenno (6.8 km al 5%), Passo della Crocetta (11 km al 6%) e Zambla Alta (9.5 km al 3%). Una lunga discesa porta infine i corridori all'ascesa più importante di giornata, quella che potrebbe rivelarsi decisiva, il Passo di Ganda (9.2 km al 7%), che scollina a 31.5 km dal traguardo. Per un'ultima selezione gli organizzatori non si sono fatti mancare l'ennesima asperità: Colle Aperto (1.4 km al 7%, uno strappo da Liegi che dopo 235 chilometri rischia di fare più danni delle lunghe salite), con conclusione a poco più di tre chilometri dall'arrivo.
Pronti via e scattano immediatamente una decina di atleti in cerca di fortuna da lontano, questi i loro nomi: Nicolas Prodhomme (AG2R Citroën Team), Samuele Battistella (Astana Qazaqstan Team), Nicolò Buratti (Bahrain-Victorious), Simon Geschke (Cofidis), Mattia Bais (EOLO-Kometa), Asbjørn Hellemose (Lidl-Trek), Thomas De Gendt (Lotto Dstny), Kamil Malecki (Q36.5 Pro Cycling Team), Paul Ourselin (TotalEnergies) e Jacob Eriksson. Dietro però il gruppo non si rialza lasciandoli andare, bensì continua rimanere vicino, con un susseguirsi di scatti e contraddistingue tutta la primissima fase di corsa. Un quintetto formato da Stefano Oldani (Alpecin-Deceuninck), Filippo Magli (Green Project-Bardiani CSF-Faizanè), Ben Turner (INEOS Grenadiers), Julien Bernard (Lidl-Trek) e Simon Pellaud (Tudor Pro Cycling Team) riesce a prendere un discreto margine e riavvicinarsi alla testa della corsa, ma manca l'aggancio di una ventina di secondi, venendo riassorbito grazie ad un'accelerazione di squadre terze rimaste fuori da entrambi i primi due drappelli.
I dieci in testa continuano a collaborare con convinzione, iniziando il Ghisallo con circa 40" da difendere su sei contrattaccanti: Tobias Bayer e Nicola Conci (Alpecin), Martin Marcellusi e Alex Tolio (Green Project), Ben Swift (INEOS) e Nils Brun (Tudor). Il gruppo invece è già distante oltre quattro minuti, rallentato anche da una caduta avvenuta ai -217 in cui è rimasto coinvolto uno dei grandissimi favoriti, cioè Remco Evenepoel (Soudal Quick-Step). Insieme al belga finiti a terra anche Giovanni Aleotti (BORA-hansgrohe) e Sjoerd Bax (UAE Emirates). Remco, ripartito dopo qualche minuto, sembra di nuovo pimpante lungo le rampe del Ghisallo e pare non soffrire dei postumi della caduta. In cima, al suono delle campane, la situazione in gara vede sedici battistrada davanti a tutti (i sei inseguitori sono rientrati davanti ai -202) e a 4'00" di distacco il plotone tirato da Jumbo-Visma con Sam Oomen e EF Education-EasyPost con Mikkel Honoré.
Questa disposizione cromatica indica la volontà e la sicurezza con cui i vari leader hanno approcciato la corsa: Primož Roglič (Jumbo) da grande favorito, Richard Carapaz (EF) da outsider più quotato che non teme lo scontro diretto con i big, Remco Evenepoel con l'incertezza di chi non sa come reagirà il fisico dopo le botte e infine Tadej Pogačar (UAE), lucido - lui e chi è in ammiraglia - a tal punto da capire di non voler perdere un altro uomo dopo Bax, tenendosi quindi tutti i compagni più fidati al fianco in vista dei momenti chiave, a partire dai due azzurri Davide Formolo e Diego Ulissi. Sul Berbenno, a oltre 110 km dal traguardo di Bergamo, giunge davanti in blocco la Soudal per aumentare il passo e mettere tossine nelle gambe a tutti i rivali di Evenepoel, che dunque dimostra di star bene nonostante la scivolata ad inizio gara. Saluta la compagnia Enric Mas (Movistar), probabilmente vittima di una giornata completamente negativa. Il gap dalla fuga precipita fino a 1'30", dopodiché il Wolfpack si sposta e lascia strada nuovamente a Jumbo ed EF, che con Jan Tratnik (Jumbo) e Andrea Piccolo (EF) lasciano nuovamente spazio ai sedici fuggitivi, prima di iniziare con 2'45" di ritardo dai battistrada il Passo della Crocetta, una delle salite più dure di giornata, particolarmente adatta a chi volesse fare corsa dura e selezionare il plotone.
Anche davanti ovviamente è necessario un cambio di passo, imposto da Battistella; ne fanno le spese in diversi, primo tra tutti il polacco Malecki. Successivamente cedono anche De Gendt, Bayer, Swift, Buratti ed Eriksson. In gruppo la corsa si accende ai -82, al momento dell'allungo di Oscar Onley (Team DSM-firmenich) e soprattutto di Ben Healy (EF), cavallo pazzo che fa paura a tutto il parterre che ha preso il via da Como per la sua capacità di esaltarsi in questi tentativi lanciati dalla lunghissima distanza. La Jumbo è chiamata a rispondere mettendo davanti Tiesj Benoot a dettare un ritmo che per forza di cose dev'essere più elevato che in precedenza, poiché lasciare troppo spazio a un corridore del genere può risultare fatale.
Nel giro di un chilometro escono alla scoperta tutte le altre formazioni: la UAE lancia Diego Ulissi, la Jumbo Attila Valter, la Soudal Ilan Van Wilder, la BORA Bob Jungels, la Israel Premier-Tech addirittura il capitano Michael Woods e ulteriori compagini tentano poi di unirsi al contrattacco. Da dietro però la Jumbo li recupera tutti quanti grazie al ritmo di Tratnik, capace poi di continuare il proprio lavoro e tenere a distanza di sicurezza Healy (il gap è di circa 25/30"). L'irlandese nel frattempo va a riprendere uno alla volta i reduci dalla fuga di giornata che mano a mano perdono contatto sotto il ritmo di Battistella & co., obbligati a spingere a tutta per mantenere un minimo vantaggio sugli inseguitori e sul grosso del gruppo.
Allo scollinamento (-76), la situazione è la seguente: in testa Prodhomme, Battistella, Geschke, Bais, Marcellusi, Tolio e Ourselin; a 15" Healy e Onley e a 40" il gruppo dei migliori. Tutto ancora aperto, testa e coda della corsa strette in pochi secondi. La corsa dura risulterà però decisiva nelle fasi finali della gara, quando si supereranno i duecento chilometri accumulati nelle gambe. Finita la breve discesa dal Passo della Crocetta Healy e Onley rientrano sulla fuga e tirano dritto, accompagnati dai soli Marcellusi e Prodhomme. In vista di Zambla Alta rientra davanti anche Tolio, mentre il gruppo continua a rimanere dietro al trenino Jumbo guidato da Tratnik; un attimo prima dell'inizio della discesa, ai -63, caduta in gruppo. A terra terminano Mikel Landa (Bahrain), colui che subisce le conseguenze peggiori, pur ripartendo dopo un paio di minuti, ma soprattutto Richard Carapaz, oltre ad Esteban Chaves (EF) e Jakob Fuglsang (Israel). L'ecuadoriano rientra rapidamente sulle code del plotone appena prima dell'inizio della discesa (molto tecnica e impegnativa), salvandosi da un'uscita anticipata dalle zone calde della corsa.
Giunti nuovamente in pianura, ai -50, i battistrada rimasti sono solamente Healy e Marcellusi, capaci di fare il vuoto sui tornanti in discesa rispetto a Prodhomme, Tolio e Onley (+35"). Il gruppo è invece a circa 1'10", sempre con la Jumbo ad occuparsi di tutto l'inseguimento (Wilco Kelderman allevia un po' le sofferenze di un grandissimo Tratnik mettendosi pancia a terra a tirare nel segmento pianeggiante). Ai -43 vengono raggiunti gli inseguitori, mentre sulle prime pendici del Passo di Ganda il vantaggio della coppia in avanscoperta è sceso a 35".
Iniziata la salita si porta davanti la UAE con Ulissi e Rafal Majka; ai -38 attacco di Adam Yates (UAE), sulla cui ruota si porta subito Julian Alaphilippe (Soudal), ma la risposta della Jumbo non si fa attendere: Valter riporta tutti sotto al britannico e al francese, mentre anche Healy viene riassorbito a causa di queste accelerazioni. Il ritmo dell'ungherese manda in crisi Evenepoel, che nemmeno scortato da Alaphilippe riesce a rimontare sulla testa della corsa, abbandonando quindi ogni sogno di gloria. Per la Soudal rimangono invece davanti Fausto Masnada e Andrea Bagioli.
Yates, una volta ripreso, prosegue a menare in testa al drappello con un rapporto lunghissimo: dietro al britannico ci sono il compagno Tadej Pogačar, Aleksandr Vlasov (BORA), Carlos Rodríguez (INEOS), Carapaz, Simon Yates e Chris Harper (Team Jayco-Alula), Michael Woods, la coppia italiana della Soudal e ovviamente Primož Roglič. Dopo un po' rientra anche Antonio Tiberi (Bahrain). Ai -35 partono Harper, Woods, i due Yates, Bagioli, Vlasov e Carapaz. Pogačar e Roglič si studiano a vicenda perdendo metri e facendo tirare Masnada, Tiberi e Rodríguez, unici rimasti con loro.
Tadej seguendo per un attimo Masnada si accorge della mancata reazione dell'altro sloveno e decide di affondare il colpo, rientrando davanti e poi allungando in prima persona; Roglič, prima in apparente difficoltà, si muove e torna sugli inseguitori di Pogačar, cioè Carapaz, i due Yates, Bagioli e Rodríguez, mentre Vlasov torna sotto a Tadej in letteralmente due pedalate, dando l'impressione di essere molto brillante. Negli ultimi 500 metri di salita Roglič dà un'altra botta e rientra sotto al russo e allo sloveno, seguito da Simon Yates e Andrea Bagioli. Allo scollinamento Rodríguez è pochi metri più indietro, mentre Adam Yates e Carapaz sono chiamati ad una rimonta non scontata per riportarsi sulla testa della corsa.
Pogačar riallunga appena iniziata la discesa, sorprendendo gli avversari, probabilmente anche affaticati dal Passo di Ganda. Tadej prende subito una decina di secondi di vantaggio, mentre Roglič si fa sfilare e staccare in modo da non doversi occupare in esclusiva dell'inseguimento, dando ancora una volta prova, oltre ad una gamba non spaventosa, della sua enorme furbizia tattica: gli altri inseguitori infatti, dandosi cambi abbastanza regolari, rimangono a circa 15" da Pogačar, consentendogli ancora di sperare nel successo finale. Rientrato Primož la collaborazione fa fatica a decollare tanto che Carapaz rientra ai -14 e Pogi vede lievitare il proprio vantaggio fino a toccare 35" una volta tornati in pianura. L'esito nella corsa non è scontato: gli inseguitori sono di più ma non è detto che collaborino tutti con forza, anche alla luce della presenza di Adam Yates sulle loro ruote.
L'accordo infatti non sembra essere per nulla efficace ed efficiente, tanto che nonostante un principio di crampi Pogacar prosegue ad aumentare il proprio vantaggio su un G2 che, oltretutto, vede avvicinarsi alle proprie spalle un drappello ben più numeroso guidato da un Evenepoel che non si è arreso nonostante le difficoltà. Sulle rampe verso Bergamo Alta è chiaro che nessuno potrà battere Pogačar, avviato verso uno splendido tris consecutivo; lo sloveno può godersi gli ultimi cinque chilometri in mezzo al grande calore dei tifosi e chiudere per il terzo anno di seguito la stagione con il sorriso, mettendo in cassaforte la sua quinta classica monumento (dopo altri due Lombardia nel 2021 e 2022, il Giro delle Fiandre 2023 e la Liegi-Bastogne-Liegi 2021).
Alle sue spalle, sullo strappo di Colle Aperto Carapaz e Roglič perdono contatto dagli altri inseguitori, ma successivamente Primož riesce a rientrare, approfittando dello studio tra i cinque davanti a lui. Nella volata per il podio Bagioli si prende uno straordinario secondo posto proprio davanti al campione del Giro, mentre la top five è completata da Vlasov e Simon Yates. Evenepoel chiude nono a 1'26" regolando allo sprint Andreas Kron (Lotto) e Romain Bardet (DSM).