Strade Bianche, prova generale della Milano-Sanremo?
Dopo l'impresa sugli sterrati senesi, Tadej Pogacar proverà per la quarta volta a misurarsi con la Classicissima. La suggestione è un altro attacco a lunghissima gittata
Questa settimana dovrebbe vedere gli appassionati delle due ruote dividere la loro attenzione tra coloro che sono impegnati a pedalare verso il sole e quelli che, invece, sono intenti ad attraversare l'Italia centrale da mare a mare. Ho usato volutamente il condizionale perché, dopo quanto avvenuto sabato pomeriggio sugli sterrati senesi, le due tradizionali corse a tappa precedenti la Milano-Sanremo, prima classica monumento della stagione, stanno passando decisamente in secondo piano.
Tra le tante qualità eccelse che caratterizzano Tadej Pogacar, quella che i ciclofili amano di più è la sua capacità di sfidare, quasi sempre in modo vincente, ogni forma logica di corsa. Questo, non per la prima e speriamo neanche per l'ultima volta, è accaduto nella recente Strade Bianche: una ripetizione in modo ancor più eloquente di quanto già fatto nel 2022, posto che due anni fa il campione di Komenda attaccò a 50 chilometri dall'arrivo mentre sabato scorso ha salutato tutti ai meno 80.
Da Siena a Milano: una suggestione
In questi giorni ho riflettuto, sarebbe meglio dire fantasticato, su un'ipotesi che potrebbe sembrare peregrina ma che, conoscendo lo stile di Tadej, tanto folle potrebbe non essere. Allo sloveno per completare la manita delle cinque classiche monumento mancano la Milano-Sanremo e la Parigi-Roubaix. Alla seconda si dedicherà con una preparazione specifica in una delle prossime stagioni, conscio del fatto che per trionfare sulle pietre servirà un allenamento particolare, accompagnato magari anche da un temporaneo irrobustimento fisico.
Tornando in riviera, l'edizione 2024 della classicissima di primavera sarà la quarta per Pogacar. Vi ha sempre ben figurato ma mai ne è uscito vincitore. Premesso che la facilità del percorso rende inesistente un allenamento finalizzato, lo sloveno sa che per trionfare in via Roma dovrà inventarsi qualcosa di straordinario. Mezzo secolo fa, Felice Gimondi, in un soleggiato lunedì che annunciava l'arrivo della bella stagione, vinse in maglia iridata partendo da San Lorenzo al Mare nel punto in cui oggi il percorso abbandona la SS1 per inerpicarsi sulla salita di Costa Rainera fino a Cipressa.
Come Gimondi, come Chiappucci: Tadej all'attacco da lontanissimo?
Le condizioni atmosferiche erano ben diverse 17 anni dopo quando Claudio Chiappucci partì sotto il diluvio nella discesa del Turchino a 140 chilometri dal traguardo. Il varesino si presentò sulla Aurelia, insieme a sei compagni di fuga, con tre minuti di vantaggio sul plotone. Scattando su ogni capo, nonché nell'ascesa verso Cipressa, El Diablo si liberò degli avversari a uno a uno, simile all'assassino nei Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie. Ai piedi del Poggio, alla sua ruota restava solo il danese Rolf Sorensen, più veloce di lui in caso d'arrivo in volata. Con un'ultima rasoiata, sull'ascesa iconica della corsa, l'omino di Uboldo staccò il vichingo, transitando solitario in vetta per poi lanciarsi in solitudine verso il traguardo sanremese, posto quel giorno in Corso Felice Cavallotti.
L'attacco da lontano, idealmente favorito da condizioni meteo avverse, è, a mio giudizio, la strada più plausibile per Tadej. Non lo vedo emulare quanto fatto da Vincenzo Nibali, nel 2018, e dal suo connazionale Matej Mohoric due anni fa, cercando di fare il vuoto nella discesa del Poggio. Questa idea potrebbero averla in molti ma non Pogacar. Al contrario, solo lui potrebbe avere il coraggio di partire da lontano, come pochi grandissimi hanno saputo fare nella storia della corsa. Il tentativo potrebbe non andare a buon fine ma, qualora invece riuscisse, il campione di Komenda avrebbe scritto un altro capitolo memorabile nella storia del ciclismo.