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La denuncia di Vingegaard: «Ciò che è successo all'Algarve non dovrebbe più ripetersi»
Ancora polemiche per l'epilogo della prima tappa
La sicurezza, il vero nervo scoperto del ciclismo contemporaneo. Gli sconcertanti episodi che hanno caratterizzato le prime corse europee della stagione - in testa l'incredibile errore di segnalazione che ha invalidato l'esito della prima tappa della Volta ao Algarve - suscitano profonda preoccupazione, se non altro perché il governo del ciclismo mondiale continua a essere latitante. Anche per questo, le parole di Jonas Vingegaard - una delle stelle di prima grandezza in gara sulle strade del Portogallo - non possono passare in cavalleria.
Vingegaard: «L'UCI deve affrontare seriamente il tema della sicurezza»
Intervistato dall'emittente danese TV2 subito dopo l'arrivo di Lagos, il 28enne dello Jutland è andato dritto al punto: «Episodi del genere non dovrebbero mai verificarsi. Penso che l'Unione ciclistica internazionale e gli organizzatori delle corse dovrebbero interrogarsi seriamente su questo problema». Vingegaard ha poi evidenziato l'assenza di segnalazioni precise in vista del traguardo: «Non era per niente chiaro in quale direzione dovessimo andare. Quando c'è un arrivo allo sprint, non abbiamo il diritto di sapere da che parte andare».
Altrettanto netto è il giudizio del direttore sportivo della Visma-Lease a Bike, Arthur van Dongen: «Tutto questo è imbarazzante. Un episodio del genere danneggia ulteriormente la credibilità del ciclismo professionistico. La sicurezza dei corridori dovrebbe esserre sempre una priorità, ma in questo caso è venuta meno. Per fortuna, non è accaduto nulla di serio, ma poteva davvero finire male. L'UCI deve svegliarsi al più presto».
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La (parziale) autocritica degli organizzatori e il silenzio dell'UCI e dell'associazione dei corridori
Incalzato dalle parole di Vingegaard - a cui si è accodato anche il vincitore mancato della prima tappa, Filippo Ganna, che ha parlato apertamente di «situazione caotica» - il comitato organizzatore della Volta ao Algarve ha replicato con un comunicato sul sito ufficiale della corsa: «Le segnalazioni sul percorso erano chiare: arrivati all'ultima rotonda, i corridori avrebbero dovuto svoltare a sinistra. Il fatto è che gran parte del gruppo è andata a destra, sulla strada parallela a quella del rettilineo d'arrivo. Naturalmente, il gruppo ha fatto la scelta sbagliata, ma non abbiamo fatto abbastanza per evitare questo epilogo, che ci rammarica tantissimo». Una parziale assunzione di responsabilità che, naturalmente, non assolve la direzione di corsa per ciò che è accaduto a Lagos. In ogni caso, sempre meglio del silenzio tombale dell'UCI e dell'Associazione dei corridori professionisti. Che, ancora una volta, hanno preferito voltarsi dall'altra parte. Come se questo problema non li toccasse affatto.