Mavi García-Amber Kraak, a Plouay vince il due senza
La spagnola conquista il Trophée Ceratizit dopo aver staccato tutte le rivali in compagnia dell'ex canottiera olandese (solo dall'anno scorso nel ciclismo!). Grace Brown chiude la strada del podio a Ilaria Sanguineti, quarta
Può pure capitare di vincere una bella corsa, una classica importante alla 21esima edizione, e vincerla peraltro in maniera piuttosto inconsueta per le proprie caratteristiche, e quasi quasi ritrovarsi a essere messa in ombra dalla collega che ha perso. È un po' quello che succede oggi a Mavi García, 38enne campionessa nazionale spagnola che siamo abituati a veder alzare le braccia in solitaria (o, a cose fatte, a cronometro), e che oggi invece si è imposta in uno sprint a due al termine del GP Plouay femminile, quarta affermazione stagionale per lei (dopo i due titoli nazionali - linea e crono - e una tappa alla Vuelta a Burgos) che ha brillato e tanto anche al Giro (terza alla fine), mentre al Tour (chiuso in decima posizione) ha dovuto misurarsi prima di tutto con una certa iella.
Ebbene, oggi la fortissima Mavi si è giocata il successo con una ragazza piuttosto sconosciuta presso il grande pubblico del ciclismo, anche se l'abbiamo vista qua e là fare capolino, in particolare in salita e sui Gpm, da un anno abbondante a questa parte. Da un anno abbondante e basta, perché prima lei non c'era in questo sport, era altrove: su una iole, che come sanno tutti i solutori di cruciverba è una barca da canottaggio. Poi, a un certo punto, visto che oltre il ruolo di riserva in nazionale non stava riuscendo ad andare, s'è stufata e si è messa a pedalare. Coi risultati che oggi tutti hanno potuto ammirare, dato che è stata proprio lei, a poco meno di 40 km dalla fine, a innescare l'azione che ha determinato il risultato della corsa, sempre lei ad attaccare a più riprese e ancora lei a capire che doveva marcare García e - particolare non secondario - a riuscirci pure, e fin sulla linea del traguardo praticamente.
Se García si fregia di una vittoria che fa palmarès, se Kraak si gode un risultato insperato e di sicuro enormemente soddisfacente per lei, l'Italia manca di poco il podio, quarta con una combattiva Ilaria Sanguineti in una giornata in cui le vedette del nostro circus (e pensiamo principalmente alle due Elise della Trek ma anche a Silvia Persico) hanno optato per un basso profilo o semplicemente si son perse per qualche ragione ics l'azione decisiva ai -37 (questa è l'impressione che ricaviamo dalla corsa di Persico più che da quella di Balsamo e Longo Borghini).
Cronaca. Il GP Plouay femminile, ufficialmente detto Classic Lorient Agglomération-Trophée Ceratizit, 158.4 km con partenza e arrivo per l'appunto a Plouay, è partito subito con i sani sensi, e dopo un attacco di Georgia Williams (BikeExchange-Jayco) al km 8, il gruppo s'è spezzettato e 14 atlete si sono poco dopo portate sull'australiana: Chloe Hosking (Trek-Segafredo), Clara Honsinger e Sara Poidevin (EF Education-TIBCO), Quinty Ton (Liv Racing Xstra), Sophie Wright (UAE ADQ), Léa Curinier (DSM), Anna Shackley (SD Worx), Linda Riedmann (Jumbo-Visma), Eleonora Camilla Gasparrini (Valcar-Travel & Service), Lea Lin Teutenberg (Ceratizit-WNT), Evy Kuijpers (Human Powered Health), Sara Martín (Movistar), Flora Perkins e Alice Towers (Le Col-Wahoo). 15 con la Williams, quasi tutte le squadre principali rappresentate e a tirare il gruppo un paio delle assenti davanti, la FDJ-SUEZ e la Canyon//SRAM Racing; un'altra di queste squadre, la Parkhotel Valkenburg, ha lanciato al contrattacco Femke Gerritse al km 16, ma l'azione è presto sfumata.
La fuga era troppo composita e pericolosa perché il gruppo lasciasse carta bianca, e infatti il vantaggio massimo delle attaccanti è stato di appena 1'35" al km 50. Un guaio meccanico al km 74 (e 84 dalla fine) ha fatto fuori Quinty Ton dal primo gruppo, poi il muro di Mane Bazo ai -73 è costato caro a Evy Kuijpers, staccata irrimediabilmente (meglio è andata alla Teutenberg, che è riuscita a rientrare dopo aver perso contatto dalle prime), mentre il gruppo - ridotto a una sessantina di unità - inseguiva ad appena mezzo minuto.
Quando sulla successiva salitella, ai -64, il gap si è ridotto a 20", qualcuna lì davanti ha capito che non c'era più tempo da perdere ed è partita in contropiede: nella fattispecie, Sara Martín. La spagnola ha preso una trentina di secondi sulle ex compagne d'attacco, il gruppo ha lasciato un po' fare evitando di andare a chiudere subito sulle intercalate, e da questo secondo drappello sono uscite ai -56 Riedmann e Perkins, su cui poi si son riportate tutte le altre a eccezione di Poidevin e Teutenberg.
La Martín in ogni caso spingeva eccome, ai 50 km è transitata con 50" sulle altre fuggitive e 1'10" sul gruppo, ai -40 addirittura il vantaggio sul plotone ammontava a 1'45", e a questo punto è stata la FDJ a suonare la carica preparando il terreno per un attacco di Brodie Chapman. Come primo risultato, quest'azione ha condotto a raggiungere le intercalate ai -39, e come secondo a ridurre drasticamente il gap dalla battistrada. L'attacco di Chapman sulla salita di Stang Varric ai -37.5 ha selezionato 15 atlete, poi in contropiede è partita da sola Amber Kraak (Jumbo), e in vetta, ai -37, il ritardo rispetto a Martín è sceso a 30".
Il gruppo si è subito ricompattato intorno a Kraak, ai -36 si è mossa Mavi García (UAE), su cui si è portata la stessa Kraak a formare una coppia che ha proceduto in perfetto accordo mentre alle sue spalle si avvantaggiava ai -33 un gruppetto di 11 con Audrey Cordon-Ragot (Trek), Grace Brown (FDJ), Juliette Labous (DSM), Blanka Kata Vas (SD Worx), l'unica italiana Ilaria Sanguineti (Valcar), Elise Chabbey (Canyon), Laura Asencio (Ceratizit), Sheyla Gutiérrez (Movistar), Amanda Spratt (BikeExchange), Gladys Verhulst (Le Col) e - rientrata un attimo dopo - Tamara Balabolina (Roland Cogeas Edelweis Squad); ai -32 il gruppetto in questione ha raggiunto Amber e Mavi e ai -28 (dopo 120 km di fuga) pure Martín, che a questo punto ha provato a mettersi al servizio della compagna Gutiérrez.
Ai -28 Silvia Persico (Valcar) ha provato a smuovere le acque in gruppo, ma il ritardo era già superiore al minuto e le Trek lì presenti con sapiente rottura dei cambi rendevano di fatto fatica sprecata l'impegno di alcune. Le battistrada sono allora volate via entrando nel doppio giro di circuito finale, ai -23.4, con un vantaggio di 1'40". Sara Martín si è staccata presto, ai -21.5 sulla salita di Rostervel, stesso tratto su cui poco dopo è scattata dal gruppo Rachel Neylan (Cofidis): ultimo sussulto da un plotone praticamente fermo.
La contrattaccante ha guadagnato rapidamente un minutino sul gruppo, ma il suo problema era che il minuto e mezzo dalle prime non era troppo limabile a quel punto; tra le prime l'ottima qualità presente ben si coniugava con la disponibilità di alcune ad accettare l'idea che non tutte collaborassero, insomma il ménage funzionava; tra quelle passive c'era pure Sanguineti alla quale l'idea che la portassero a uno sprint ristretto non dispiaceva. Ma pure Cordon-Ragot, Asencio, Labous, Gutiérrez, Spratt e Verhulst restavano piuttosto in disparte.
All'ultimo passaggio dal traguardo ai -11.7 le battistrada avevano 1'15" su Neylan e 2' sul gruppo. Subito s'è riaffrontato lo strappo di Rostevel ai -10, e subito Mavi García ha alzato il livello dello scontro, piazzando una progressione che ha fatto staccare in un attimo Balabolina, Asencio, Spratt, Gutiérrez e Cordon-Ragot, e che certo non ha fatto bene nemmeno a Verhulst e Sanguineti, pure loro andate in apnea a un certo punto, mentre Labous s'è salvata con notevole fatica, riuscendo a tenere le ruote di García, Brown, Kraak, Vas e Chabbey.
La distanza tra i due gruppetti s'è sostanziata in 15" subito dopo lo strappo, ai -8, con García che incitava le colleghe a collaborare senza indugi. Ma evidentemente tra le battistrada si tendeva un po' a tirare indietro la gamba, ragion per cui ai -5.7 il secondo drappello è rientrato sulle 6 di testa: tutto da rifare. Ai -5.1 è scattata Kraak e poi in contropiede di nuovo Mavi in progressione sullo strappetto di Le Lezot. Stavolta alla spagnola hanno resistito Chabbey, la stessa Kraak e una Sanguineti capace di andare oltre ogni esubero di acido lattico. Da dietro, sfilacciate, sono rientrate in diverse (non Gutiérrez, Spratt, Cordon-Ragot e Asencio), e ai -4 erano di nuovo in 9.
Grace Brown ha allora tentato un ultimo affondo in salita, sullo strappetto di Kerlucas ai -3.6, ma stavolta non s'è staccata nessuna; García ha provato un contrattacco sul piano ai -3,2, Kraak ha risposto bene ma Brown e Vas hanno riportato sotto le altre. Breve sortita di Labous ai -2.1, e qui ha chiuso direttamente Mavi; che poi, ai 1600 metri, con una sorta di fagianata, ha trovato il buco cercato tutto il giorno. Con lei è stata brava a muoversi ancora una volta Kraak, che si è conquistata così il diritto di giocarsi il successo con un'avversaria che non è certo nota per essere un fulmine di guerra in volata.
Eppure la campionessa nazionale spagnola ha trovato, in questa giornata per lei perfetta, pure la capacità di imporsi allo sprint: sull'infinito rettilineo di Plouay (tirante all'insù), Mavi ha aspettato i 100 metri per partire e quando l'ha fatto nulla ha potuto opporle la pur brava Amber, arrivata l'altro giorno nel ciclismo (solo a metà 2021, proveniente dal canottaggio!) e che oggi a 28 anni centra il miglior risultato in carriera. Stesso tempo per García e Kraak, 5" il ritardo del gruppetto in cui Brown ha preceduto per il terzo gradino del podio Sanguineti, Verhulst, Chabbey, Balabolina e Vas, con Labous nona a 8" e Cordon-Ragot, Spratt e Asencio a seguire a 11"; Gutiérrez ha chiuso a 43", Neylan a 2'24", e a 3'17" è arrivato il gruppo con Elisa Balsamo (Trek) quindicesima davanti a Maria Giulia Confalonieri (Ceratizit).