Gira una volta - Dozza
Collocato sulle prime propaggini delle colline romagnole, ad un’altitudine di 190 metri sul livello del mare e a breve distanza da Imola, Dozza è un comune della provincia di Bologna, con una popolazione di circa 6500 abitanti, concentrati per più di tre quarti nell’ unica frazione di Toscanella. Il nome del paese pare derivare dal latino alto medievale ducia, inteso col significato di condotta, canale adibito alla conduzione dell’acqua, in riferimento alla presenza di un canale irriguo nella zona in tempi antichi. Proprio in epoche remote risalgono i primi insediamenti umani, presenti anche in epoca romana; in epoca di alto e basso medioevo invece le sorti del paese furono decisamente più turbolente, dal momento che dovette fronteggiare numerose invasioni, prima di divenire feudo di vari casati: tra questi si ricorda quello degli Alidosi, agli inizi del Quattrocento, mentre per cinque anni sul finire del XV secolo vi fu il governo di Caterina Sforza, a cui si deve l’edificazione della celebre rocca. Successivamente vide anche la presenza di Cesare Borgia, per poi legare spesso le proprie vicende a quelle dello Stato Pontificio.
Addentrandosi all'interno del gradevole borgo medievale, meritevole di una visita è certamente la già citata Rocca Sforzesca, la cui origine primaria risale al XII secolo, prima della riedificazione compiuta da Caterina Sforza: caratterizzata da splendidi interni con notevoli arredi, vanta anche una pinacoteca con opere di sicuro interesse. Tra le chiese da segnalare la parrocchiale dell’Assunzione della Vergine, quella di San Lorenzo Diacono e Martire, la Chiesa di Santa Maria del Carmine posta a Toscanella mentre appena fuori dal paese vi è il Santuario della Madonna del Calanco. Il borgo di Dozza ha però assunto nel corso degli anni una precisa e caratteristica peculiarità: a cadenza biennale, proprio grazie alla manifestazione denominata Biennale del Muro Dipinto (nata negli anni Sessanta), nel paese si ritrovano numerosi artisti nazionali e internazionali che eseguono le loro opere proprio sui muri delle abitazioni del borgo, donandogli così un aspetto pittoresco e variopinto. A livello ciclistico inoltre Dozza è nota per il fatto che visse lì i suoi ultimi anni Luciano Pezzi, ex partigiano e poi corridore professionista, noto per essere stato anche team manager e mentore della Mercatone Uno di Marco Pantani nel biennio 1997 e 1998.
Il centro di Dozza © Wikimedia[/caption]
Il 3 giugno 1993 si disputò la Senigallia-Dozza di 184 chilometri, undicesima frazione del Giro d'Italia giunto alla sua settantaseiesima edizione. La tappa non presentava sostanzialmente grosse difficoltà, fatta eccezione per i chilometri finale, in cui vi era da percorrere un circuito da ripetere tre volte con la breve ascesa verso il borgo, prima della conclusione situata a Toscanella. La corsa rosa era partita per la prima volta nella storia dall'Isola d’Elba, con due semitappe (una in linea e una a cronometro) che videro i successi d’autore rispettivamente di Moreno Argentin e Maurizio Fondriest. Proprio il trevigiano fu capace di mantenere la maglia rosa fino alla nona frazione, dopo un susseguirsi di frazioni destinate ai velocisti (tra i grandi protagonisti Adriano Baffi e Fabio Baldato) e dopo il primo arrivo in salita di Scanno che aveva sorriso a Piotr Ugrumov. La cronometro di 28 chilometri con partenza e arrivo a Senigallia diede però il primo prevedibile scossone alla classifica, grazie all'affermazione di Miguel Indurain, tornato a vestire le insegne del primato conquistate nell'anno precedente.
La giornata fu caratterizzata da pioggia battente per tutta la durata della tappa e questo alimentò una certa irrequietezza nel plotone, tanto che un primo nutrito drappello di corridori, che comprendeva tra gli altri Gianni Bugno (fortemente deluso per il distacco accumulato nella cronometro del giorno prima), guadagnò circa un minuto, prima d’incontrare la reazione della Mecair di Argentin e della Lampre di Fondriest, che si preoccuparono di ricucire, togliendo così pericolose castagne dal fuoco anche a Indurain. In seguito però fu un gruppo di circa venti atleti ad avere buon gioco, grazie alla presenza di vari nomi validi (Giovannetti, Bortolami, Leali, Bauer, Tebaldi, Kappes, Leoni e il campione olimpico in carica Casartelli). La fuga giunse ad avere un vantaggio di circa 5 minuti e nel gruppo fu principalmente Claudio Chiappucci a sferrare attacchi ad Indurain, che però non si fece sorprendere, anche se ciò fece ridurre il margine di vantaggio dei fuggitivi.
Davanti, dopo una serie di scatti e controscatti, fu un terzetto ad avere buon gioco negli ultimi chilometri, quando ad evadere furono Valerio Tebaldi, Dario Bottaro e Fabiano Fontanelli. Ormai certi di non essere raggiunti dal gruppo, i tre giunsero sotto il triangolo rosso con circa dieci secondi sugli inseguitori e con Bottaro e Tebaldi a condurre principalmente l’andatura. Fu proprio Bottaro a lanciare la volata ma Fabiano Fontanelli, collocato alla sua ruota, uscì negli ultimi 150 metri e andò a trionfare davanti a Bottaro e Tebaldi nell'ordine: per il romagnolo della Navigare giunse così la grande soddisfazione del primo trionfo sulle strade del Giro (ne giungeranno altri tre nelle edizioni successive) proprio a pochi chilometri da casa. A 6" giunsero Mario Manzoni e il francese Laurent Pillon mentre a 8" il compianto Fabio Casartelli regolò allo sprint Stefano Allocchio, Gianluca Bortolami, Fabio Roscioli e Bruno Leali.
Proprio il 35enne della Mercatone Uno si tolse la soddisfazione di sfilare la maglia rosa dalle spalle di Indurain per appena 6" (il gruppo giunse al traguardo con un ritardo di 3'22"), conservandola per tre giorni in totale. Il Giro ripartì l’indomani sempre da Dozza alla volta di Asiago (dove s’impose Dmitri Konyshev, già vittorioso a Terme Luigiane) mentre Indurain tornò in possesso della maglia rosa nella tappa dolomitica di Corvara, conquistata da Claudio Chiappucci. Il navarro difese poi il primato, assestando un nuovo colpo nella lunga cronometro da Pinerolo a Sestriere e resistendo agli attacchi di Ugrumov a Oropa. Indurain conquistò così il suo secondo Giro d’Italia con 58" di vantaggio su Ugrumov e 5'27" su Chiappucci. Nel mese di luglio conquistò poi per la terza volta in carriera il Tour de France, diventando così il primo (e finora unico) corridore della storia a realizzare la doppietta Giro-Tour per due anni consecutivi.