Martin Vidaurre, dal Cile (e dalla MTB) arriva un fuoriclasse
Viaggio settimanale nelle profondità del ciclismo di terzo livello. In questa puntata: Tour du Sahel, Vuelta del Porvenir San Luis, il veterano ciclista-ingegnere Leandro Messineo e la sorprendente squadra thailandese Roojai Online Insurance
Da oggi in avanti vi offriremo un appuntamento settimanale per fare il punto su tutto quello che avviene nello sterminato panorama del ciclismo Continental: approfondimenti sulle corse di categoria .2, notizie sui team di terzo livello, un focus su un corridore e uno su una squadra in ogni puntata di Mondo Continental. Un titolo, quello della rubrica, che sottolinea come gli scenari di questa categoria semiprofessionistica siano davvero globali. Ogni settimana un viaggio nelle profondità del ciclismo, ma anche un viaggio intorno al mondo. Buona lettura!
Le corse della settimana
Tour du Sahel
In Africa è andata in scena la prima edizione del Tour du Sahel, prima corsa UCI di sempre in territorio mauritano. Al via si sono schierate due formazioni Continental (la marocchina Sidi Ali-Unlock e la neerlandese Universe), sette selezioni nazionali africane e un’ulteriore rappresentativa di casa. La gara non è stata particolarmente avvincente, con la nazionale marocchina che ha dominato senza problemi, monopolizzando il podio finale e portando i propri corridori al successo in quattro tappe su cinque.
Nella prima tappa si è imposto il ventisettenne Adil El Arbaoui, che ha preceduto di 2" un gruppetto regolato dai suoi compagni di squadra Youssef Bdadou e Achraf Ed Doghmy, campione nazionale in carica. La seconda tappa ha visto tre corridori marocchini arrivare insieme con oltre 3' di vantaggio sul più vicino inseguitore, Lars Quaedvlieg della Universe; il venticinquenne El Houcaine Sabbahi ha conquistato così il suo primo successo UCI, davanti ad Ed Doghmy ed El Arbaoui. Nella terza frazione la nazionale marocchina ha fatto ancora meglio piazzando tutti e cinque i propri rappresentanti nelle prime cinque posizioni: la vittoria è andata al corridore più esperto della selezione, il trentatreenne Lahcen Saber, tornato al successo in una corsa UCI dopo più di sette anni, con Ed Doghmy e El Arbaoui a completare il podio di giornata.
Nella quarta tappa la Universe è riuscita ad interrompere l’egemonia marocchina: Antonie Van Noppen ha centrato la sua prima vittoria UCI, superando in uno sprint ristretto il compagno di squadra Quaedvlieg e il solito Ed Doghmy. Nell’ultimo atto della corsa i marocchini hanno sfoderato un’altra cinquina: a vincere è stato finalmente Ed Doghmy, mai sceso dal podio in queste cinque tappe, davanti a Saber e Sabbahi.
In assenza di abbuoni, El Arbaoui si è portato a casa la classifica generale, grazie al minimo margine guadagnato nella prima tappa. Ed Doghmy e Sabbahi hanno completato il podio staccati di soli 2", mentre gli altri due marocchini in gara, Bdadou e Saber, hanno chiuso rispettivamente in sesta e settima posizione, dietro agli Universe Van Noppen e Quaedvlieg. Non indimenticabile la prova dell’altra Continental in gara, la Sidi Ali-Unlock, con l’armeno Stepan Grigoryan, il migliore dei suoi, che ha chiuso solo nono, preceduto anche dal tunisino Mohamed Aziz Dellai.
Vuelta del Porvenir San Luis
Dopo Giro del Sol e la Vuelta a San Juan Internacional, si è disputata la terza corse a tappe argentina del 2023, la Vuelta del Porvenir San Luis. Il nome farebbe pensare ad una corsa riservata ai giovani, invece al via c’erano ben diciotto ultraquarantenni. Nonostante un percorso non eccessivamente impegnativo, la corsa è stata molto avvincente, con continui ribaltoni al comando della classifica generale.
La prima tappa si è conclusa allo sprint e il più veloce è stato il ventenne cileno Hector Quintana, in gara con la nazionale del suo paese. Alle sue spalle si sono piazzati l’esperto Mauro Richeze e Leonardo Cobarrubia, già vincitore di una tappa al Giro del Sol. Anche la seconda tappa è terminata in volata: a festeggiare è stato il trentunenne Sergio Fredes, che ha preceduto Lucas Gaday e il panamense Franklin Archibold. Il corridore della KTM, formazione dilettantistica locale, ha conquistato anche la maglia di leader grazie agli abbuoni. A conquistare la terza frazione, una cronometro di 12.7 km, è stato il trentottenne Juan Pablo Dotti, che ha preceduto di 9" Fredes e di 28 Archibold. Il corridore del Sindacato de Empleados Publicos de San Juan ha conquistato anche la maglia di leader per soli 2".
Sulla carta doveva essere la quarta frazione a determinare la classifica generale con l’arrivo in salita a Mirador del Potrero, spesso giudice delle sorti del vecchio Tour de San Luis. La lotta è stata ancora una volta tra Dotti e Fredes, con quest’ultimo che ha vinto la tappa e riconquistato la maglia di leader. Martin Vidaurre, in gara con la nazionale cilena, ha completato il podio di giornata.
La lotta sembrava ristretta ai due corridori che avevano fatto la differenza tra cronometro e salita, ma nell’ultima tappa è accaduto l’imprevedibile: una fuga di dodici corridori ha beffato il gruppo, rivoluzionando la classifica generale. Vidaurre ha vinto in volata davanti ad Archibold e al campione nazionale argentino Emiliano Contreras, e ha conquistato anche la classifica generale. Alle sue spalle si sono piazzati lo stesso Archibold (Panama es Cultura y Valores) e il colombiano Cesar Paredes (SEP de San Juan), staccati rispettivamente di 2 e 39 secondi. Grossa delusione per l’ex leader Fredes, fermatosi ai piedi del podio, mentre Dotti, quinto, può parzialmente consolarsi con il podio del compagno di squadra.
La nazionale cilena ha potuto festeggiare la conquista di tutte le classifiche della corsa argentina: Vidaurre si è imposto anche nella classifica dei GPM, Quintana ha conquistato la quella riservata ai giovani, José Luis Rodriguez quella degli sprint intermedi ed è arrivato anche il successo in quella a squadre. Da sottolineare il fatto che il vincitore Martin Vidaurre, ventidue anni, è un fortissimo biker: è stato campione del mondo del cross country fra gli under 23 nel 2021 e ha vinto le ultime due edizioni della Coppa del Mondo di categoria. Su strada non aveva mai corso gare di alto livello, ma questo risultato potrebbe rappresentare una spinta a provare la carta della multidisciplinarietà.
Grand Prix Aspendos e Grand Prix Apollon Temple
Prima delle devastanti scosse di terremoto che hanno colpito il paese, portando all’annullamento del Tour of Antalya e alla sospensione di tutti gli eventi sportivi, la stagione ciclistica in Turchia era iniziata con due gare di un giorno all’esordio nel calendario UCI: il Grand Prix Aspendos e il Grand Prix Apollon Temple.
Il Grand Prix Aspendos ha visto al via cinque Continental, le selezioni nazionali di Kazakistan e Uzbekistan e cinque formazioni regionali locali. Nonostante il percorso facesse pensare ad un volatone generale, l’attacco di dodici uomini ha tagliato fuori dalla lotta per il successo il resto del gruppo. Nel finale il gruppo di testa si è ristretto a sole quattro unità e il diciannovenne Yegor Strelnikov (Vino SKO) è stato il più veloce. Il corridore kazako ha sfruttato al meglio la presenza del compagno di squadra Daniil Marukhin (poi quarto) per avere la meglio sui turchi Burak Abay (Konya Buyksehir) e Ahmet Orken (Spor Toto). Quest’ultimo era probabilmente il favorito, ma una foratura subita a 10 km dal traguardo lo ha costretto ad uno sforzo extra, che non gli ha permesso di rendere al meglio in volata.
La partecipazione al GP Apollon Temple è stata di livello più alto: al via da Manavgat erano presenti una formazione Professional (la Green Project-Bardiani), 12 Continental, la nazionale uzbeka e 4 formazioni regionali. Il percorso era totalmente privo di asperità e la volata di gruppo è stata inevitabile: ad imporsi è stato il russo Sergey Rostovtsev, che ha regalato alla neonata Continental locale Beykoz Belediyesi la prima vittoria UCI. Alle sue spalle si sono piazzati il giovane tedesco Adrian Zuger (Bike Aid) e il kazako Vladimir Mulagaleyev, che ha portato ancora una volta sul podio la Vino SKO. Il miglior italiano è stato Luca Colnaghi (Green Project Bardiani), sesto.
Le Continental tra i big
Nelle corse a tappe più importanti, le formazioni Continental non sono riuscite ad ottenere grandi risultati. Nella Volta a la Comunitat Valenciana, l’organizzazione ha deciso di non invitare squadre di terza divisione, limitando a diciannove il numero delle compagini iscritte. Una decisione abbastanza sorprendente, soprattutto considerando che l’unica Continental spagnola, la Electro Hiper Europa, è diretta da Rafael Casero, fratello di Ángel, direttore generale della corsa.
Al Saudi Tour erano presenti due delle migliori Continental asiatiche, la Terengganu Polygon e la JCL Team Ukyo. Il miglior risultato di tappa è stato ottenuto dalla formazione giapponese, con il dodicesimo posto di Benjamin Prades, mentre Jambaljamts Sainbayar ha tenuto alto l’onore della squadra malese con il diciassettesimo posto in classifica generale.
All’Étoile de Bessèges erano presenti le quattro Continental francesi (esclusa la Groupama-FDJ Continental, vista la presenza in corsa della squadra WorldTour), che non sono riuscite ad arrivare nella top ten di nessuna tappa. Jordan Jegat (CIC U Nantes Atlantique), ci è andato vicino, ma non è riuscito ad andare oltre un dodicesimo e un quattordicesimo posto. Théo Delacroix (St.Michel-Mavic-Auber 93) è stato il migliore in classifica generale, ma il suo ventottesimo posto a quasi otto minuti da Powless non è un risultato particolarmente esaltante. In realtà il corridore Continental che ha ottenuto i migliori risultati nella prova francese è stato Axel Laurance della Alpecin-Deceuninck Development, decimo nella tappa più impegnativa e diciottesimo in classifica, ma il ventunenne francese è una sorta di trentunesimo corridore del ramo WorldTour, dato che è stato annunciato che non correrà alcuna gara con il Team Development.
Non è stata una grande performance per la Go Sport-Roubaix Lille Métropole: Thomas Boudat ha ottenuto il miglior risultato di tappa, un anonimo trentacinquesimo posto, mentre Norman Vahtra ha fatto meglio dei suoi compagni in classifica generale, ma il suo ottantesimo posto a quasi 25 minuti da Powless non resterà nella storia. I risultati non esaltanti della prima parte di stagione, però, non sono il problema principale del team nordista. Lo sponsor Go Sport ha seri problemi finanziari e il futuro della squadra è a rischio: il team manager Daniel Verbrackel ha rilasciato una preoccupante intervista, in cui ha rivelato che l’attività è garantita solo per i prossimi tre mesi e che è ormai urgente trovare un nuovo sponsor. Perdere una squadra fondata quasi sessant’anni fa, nel mondo Continental dal 2007, sarebbe un brutto colpo per tutto il mondo del ciclismo e in particolare per la Francia, che quest’inverno ha già perso la B&B Hotels.
Se la situazione della Go Sport appare cupa, ma non ancora del tutto compromessa, peggio è andata alla Benediction Kitei 2020, che, dopo la chiusura della sudafricana ProTouch, era la principale candidata al ruolo di miglior Continental africana. I canali social del Tour du Rwanda hanno annunciato che la squadra non parteciperà alla corsa perché non è riuscita ad iscriversi all’UCI. La formazione ruandese aveva cambiato stile, affidando la direzione al belga Luc Schuddink e riempiendo il roster di corridori europei, ma qualcosa è andato storto. Non certo una buona notizia per un paese in crescita, che fra due anni e mezzo ospiterà i Mondiali, e che adesso vede il suo miglior corridore, Moise Mugisha, appiedato a stagione già iniziata.
Il corridore della settimana: Leandro Messineo
Tra i corridori che si sono distinti in questo primo mese del 2023 merita sicuramente una citazione Leandro Messineo, protagonista in tutte le tre gare disputate in Argentina. Il corridore della Chimbas Te Quiero ha chiuso all’ottavo posto il Giro del Sol, vincendo una tappa, al nono la Vuelta del Porvenir San Luis e, soprattutto, all’undicesimo la Vuelta a San Juan, in cui è stato il miglior argentino, grazie soprattutto ad una condotta di gara aggressiva e ad una strenua resistenza nella frazione che terminava sull’Alto Colorado. In quell’occasione Messineo era andato in fuga all’inizio della tappa e, dopo essere stato ripreso nei chilometri finali, era riuscito a tenere duro e a concludere a meno di due minuti dal vincitore Miguel Ángel López. Questi risultati assumono maggior rilievo se si pensa che l’argentino ha già compiuto 43 anni e che, con la tappa del Giro del Sol, è tornato al successo a quasi dieci anni dall’ultima vittoria, il campionato nazionale a cronometro del 2013.
La storia di Messineo è molto particolare: nel 2023, a 24 anni, aveva lasciato il ciclismo a causa di alcuni gravi infortuni. Lontano dal ciclismo si era laureato in ingegneria dei sistemi, aveva messo su famiglia e aveva iniziato a lavorare in un’azienda di software. Nel 2009 decise di tornare a dedicarsi al ciclismo, cercando di bilanciare gli allenamenti con le otto ore di lavoro giornaliero. Nel 2010 si mise in mostra, terminando sul podio sia il campionato nazionale in linea che quello a cronometro e conquistando la prima vittoria UCI della sua carriera, una tappa della Vuelta al Ecuador.
Nel 2011 arrivò il salto di qualità, che diede una svolta alla sua carriera: riuscì, infatti, ad imporsi in una tappa del Tour de San Luis, davanti a Cristiano Salerno ed Adrian Palomares, all’epoca professionisti in Europa. In seguito si laureò campione argentino e panamericano a cronometro, guadagnandosi il soprannome di “Leo Messi del ciclismo” e la convocazione per la prova contro il tempo dei Campionati del Mondo, poi chiusa al trentacinquesimo posto. Nel 2012 un infortunio gli impedì di realizzare il suo sogno di partecipare ai Giochi Olimpici di Londra, ma fu comunque ingaggiato dalla San Luis Somos Todos, all’epoca unica Continental argentina, che ripagò subito con una vittoria di tappa alla Vuelta a Bolivia.
Nel 2013 ottenne probabilmente il suo risultato più importante a livello internazionale: nella cronometro del Tour de San Luis fu secondo alle spalle del solo Svein Tuft e riuscì a precedere corridori come Michal Kwiatkowski, Vincenzo Nibali e Adriano Malori. In seguito vinse il suo secondo titolo nazionale a cronometro, la sua ottava (e ultima fino ad un mese fa) vittoria UCI. Rimase alla San Luis Somos Todos fino al 2015, anno in cui ottenne il suo miglior risultato nella classifica generale del Tour de San Luis, un nono posto.
Leandro Messineo ha corso per tutta la carriera in Argentina e sarebbe stato sicuramente interessante vederlo gareggiare in Europa, ma quando l’occasione gli si è presentata, la burocrazia dell’UCI gli ha impedito di coglierla. Nel 2016 era stato ingaggiato dall’Inteja-MMR, formazione dominicana con un buon calendario in Europa, ma un punto del regolamento UCI che costringeva le formazioni Continental ad avere un’età media inferiore a 28 anni, costrinse il team a tagliare l’allora trentaseienne Messineo, dato che gli altri over 30 in squadra (Diego Milan, Ignacio Sarabia e Joaquin Sobrino) erano considerati i pilastri della squadra.
Il classe 1979 fu costretto a tornare fra i dilettanti, prima di rientrare a livello Continental nel 2019 con l’Asociación Civil Mardan, con cui corse anche nel 2020 quando la squadra si chiamava Transportes Puertas de Cuyo. Continuò ad ottenere qualche buon risultato in corse nazionali, ma a livello UCI non sembrava più poter dire la sua. Le cose sono cambiate nel 2022, quando la Chimbas Te Quiero, formazione in cui correva dall’anno precedente, prese la licenza Continental: il Leo Messi del ciclismo chiuse al quarto posto la Vuelta del Porvenir San Luis, rilanciandosi nuovamente, e i risultati di quest’anno, come abbiamo visto, sono stati ancora migliori.
La squadra della settimana: Roojai Online Insurance
Dopo un mese di gare la Continental più vincente, con quattro successi all’attivo, è la Roojai Online Insurance. Si tratta di una grande sorpresa, considerando che la formazione asiatica, al terzo anno nella categoria, non aveva ancora ottenuto successi in gare UCI. Le basi per il salto di qualità sono state costruite in inverno, con il cambio di licenza da indonesiana a thailandese e una sessione di ciclomercato di tutto rispetto.
Gli ingaggi di maggior spessore sono stati quelli dello scalatore neerlandese Adne van Engelen e del velocista tedesco Lucas Carstensen, entrambi provenienti dalla Bike Aid. Si tratta di corridori abbastanza popolari in Thailandia, grazie alle loro prestazioni nel Princess Maha Chackri Sirindhorn’s Tour of Thailand: nel 2021 Van Engelen vi aveva conquistato la sua prima vittoria da professionista, concludendo al secondo posto in classifica generale e portandosi a casa la maglia dei GPM, mentre Carstensen aveva contribuito all’ottima trasferta della Bike Aid con quattro vittorie di tappa e la classifica a punti, a cui vanno sommati altri due successi, ottenuti nell’edizione precedente. Proprio loro sono stati gli artefici della partenza col botto della squadra nel 2023: alla New Zealand Cycle Classic il tedesco ha vinto allo sprint l’ultima tappa, mentre il neerlandese, secondo sull’arrivo in salita, ha chiuso al terzo posto la classifica generale. Anche al Tour of Sharjah, Carstensen ha colpito nell’ultima frazione, ma questa volta Van Engelen ha fatto la differenza nel tappone, portandosi a casa anche la classifica generale.
I due ex Bike Aid non sono stati gli unici a fare molto bene alle prime corse con la formazione thailandese: anche il laotiano Ariya Phounsavath, scippato ai connazionali della Thailand Continental, è partito molto bene, con il nono posto alla New Zealand Cycle Classic e, soprattutto, il secondo al Tour of Sharjah, che ha permesso al team di completare una splendida doppietta. Di gran lunga il più forte corridore del suo paese, ha partecipato anche ai Giochi Olimpici di Rio nel 2016. Il trentaduenne è di origini francesi da parte di padre e il suo nome completo è Alex Ariya Phounsavath Destribois-Coudroy. Curiosamente è registrato all’UCI con la parte laotiana del suo nome (Ariya Phounsavath), mentre sui social utilizza solo la parte francese (Alex Destribois-Coudroy).
Oltre ai tre corridori già citati sono stati ingaggiati il mongolo Tegsh-bayar Batsaikhan, proveniente dalla Ferei Mongolia, l’indonesiano Bambang Suryadi, in arrivo dalla MULA, e i thailandesi Arttasorn Pansaard, già stagista nel finale del 2022, Muhammadhanafee Kueji e Thanachat Yatan (questi ultimi alla prima esperienza nella categoria Continental).
Importanti per la crescita della squadra anche le conferme del francese Valentin Midey, che aveva raggiunto i migliori risultati del team prima del 2023, quando era il leader della squadra nelle corse a tappe, del malese Danieal Haikkal Muhammad Edy Suhaidee, che nel 2022 aveva centrato il podio nel campionato nazionale e, soprattutto, del suo connazionale Sea Keong Loh, ormai a fine carriera, ma che potrà essere utilissimo con la sua esperienza che lo ha portato, nel 2014, addirittura nel WorldTour con la maglia della Giant-Shimano. Gli altri corridori confermati sono il quarantaseienne russo Konstantin Fast, l’indonesiano Ilham Sultansyah Hefnar e i thailandesi Kongphob Thimachai, recentemente dominatore dei campionati nazionali under 23, in cui ha vinto sia la prova in linea che quella a cronometro, e Tanaphon Seanumnuyphon.
Se i campionati nazionali under 23 sono stati un successo, lo stesso non si può dire di quelli élite, dominati totalmente dai rivali della Thailand Continental, in grado di piazzare quattro atleti nei primi quattro posti nella prova a cronometro e addirittura sei nei primi sei nella gara in linea, in cui la Roojai ha dovuto accontentarsi del decimo posto di Seanumnuyphon. Un risultato che comunque non dovrebbe scoraggiare la formazione diretta da Peter Pouly, che ha sicuramente un roster più internazionale. Il prossimo appuntamento per la compagine thailandese sarà lo Jelajah Malaysia, una corsa a tappe di cinque giorni in programma alla fine di febbraio, ma sarà interessante capire se sulla scia dei buoni risultati ottenuti potranno arrivare inviti per corse più prestigiose.