Marc Soler vince ai Lagos de Covadonga © Vuelta a España - SprintCycling
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Lagos Soler, l'agonismo O'Connor, l'agonia Van Aert

A Covadonga Marc vince finalmente una sospirata fuga, la Vuelta invece perde Wout per una caduta con infortunio, l'ennesima. Spettacolare difesa della maglia rossa, O'Connor salvo per 5"

03.09.2024 19:00

Marc Soler è un inno al disordine. Disordine distruttivo a volte, quando gli salgono i cinque minuti e manda a quel paese un'intera squadra (la sua, ai tempi della Movistar), o quando - è storia dell'ultimo Tour - dà del ritardato a un pilota di motocronaca (che nell'occasione aveva torto, ma l'epiteto per piacere…) e il giorno dopo inscena una meravigliosa pantomima ai microfoni della tv spagnola (per non dimenticare).

Disordine dispersivo, molte altre volte, le sue fughe, quasi un topos del ciclismo ormai, quando è davanti, poi attacca nel gruppetto, fa una sfuriata che pare dover demolire il ricordo di Merckx ma gli dura cinque minuti, poi lo riprendono, lo staccano, e allora lui resiste, rientra, riparte, rimbalza un'altra volta. L'anticiclismo tattico per eccellenza!

Altre volte però, poche ma buone e soprattutto spesso coincidenti con le Vuelte degli anni pari, il disordine dispersivo si tramuta in disordine creativo, perché Soler fa esattamente tutto quello che abbiamo elencato al punto precedente, ma l'ultimo atto in questi casi non è il rimbalzo di rimbalzo, ma l'allungo decisivo: e sì, a volte gli capita, che sull'ultimo attacco gli avversari non sappiano più rispondere, e allora vince. Gli è successo sette volte in carriera, e sempre nello stesso modo (tranne una volta, quando un po' a sorpresa conquistò la generale della Parigi-Nizza 2018): la fuga nella fuga. L'ultima di queste sette volte, oggi ai Lagos de Covadonga. Come a Bilbao 2022, come a Lekunberri 2020.

Tanti i temi di questa tappa, dal secondo posto di Filippo Zana (che si conferma ragazzo consistente nei GT, sempre un fattore per quanto riguarda i traguardi di giornata) al malaugurato ritiro di Wout van Aert, che di colpo passa dallo stato di grazia raggiunto nel corso della presente Vuelta al più totale scoramento dovuto a una nuova caduta, una nuova brutta botta, una nuova probabile frattura, un nuovo profilantesi stop di chissà quanto, e nuovi obiettivi da tempo fissati che saltano in un colpo solo. E tutto ciò si ripete, ciclicamente.

Rilevante anche la lotta per la classifica (del resto, se non lo è a Covadonga, allora dove?): Landa fa il Landa, Mister Incompiutezza è sempre lui; Mas ha trovato un buon coraggio in queste settimane, attacca, non fa grande differenza ma comunque è solido e bisognerà farci i conti fino a domenica. Roglic è forte ma non troppo: gli basta essere il 90% del Primoz delle altre Vuelte vinte per essere lì lì per conquistare la quarta, ma non riempie l'occhio. Lo fa a tratti, per meglio dire. Oggi era un tratto in cui proprio non lo riempiva.

Eppure lo sloveno stava per vestirsi di rosso, alla fine; non ci è riuscito perché l'altro personaggione in gara, Ben O'Connor, lui sì che l'occhio l'ha riempito, prima con la sua sofferenza, con la consapevolezza di star per perdere un primato in classifica a cui si è affezionato parecchio (e ci mancherebbe), e poi con la reazione finale che ha invertito appena in tempo l'inerzia che lo voleva spodestato. No inerzia, Ben non ci sta, tornatene da dove sei venuta: cinque secondi come cinque sospiri, maglia rossa salvata, palla al centro un'altra volta e ci rivediamo tutti domani!

Vuelta a España 2024, la cronaca della sedicesima tappa

Debuttarono nel 1983, i Laghi. Covadonga, un termine così musicale che rimanda subito a ritmi ispanici, è stato approdo puntuale in questi quattro decenni, e oggi, al termine della tappa numero 16 della Vuelta a España 2024, per loro, per i Lagos, è stata la 23esima volta. Nei primi anni questa salita era circonfusa da un alone di mistero e di leggenda, dato che di immagini della Vuelta se ne vedevano pochine; dicevano fosse una delle salite più dure d'Europa, cosa che è ben lungi dall'essere, ma all'epoca che ne sapevamo? L'appassionato si limitava a fantasticare da lontano sulle sue ignote rampe. Dopodiché abbiamo imparato a conoscerle molto bene, quelle rampe, e ci ricordiamo nitidamente le ultime vittorie quassù: Quintana nel 2016, Pinot nel 2018, Roglic nel 2021. L'ultima Vuelta ad arrivare ai Lagos è stata quella femminile dell'anno scorso, col successo di Demi Vollering.

Oggi la tappa partiva da Luanco, una ventosa spiaggia asturiana annessa a un villaggio di pescatori (cinquemila anime) e arrivava ai Lagos de Covadonga dopo 181.5 km comprendenti altre salite. Non partiti Tom Paquot (Intermarché-Wanty) e Callum Scotson (Jayco AlUla), e non partita (non subito) neanche la fuga, ma anche perché mancava il boss, caduto praticamente al via e rientrato in gruppo dopo una dozzina di chilometri in cui altri tentavano senza fortuna l'evasione.

Il boss era ovviamente Wout van Aert, colui che (usiamo ahinoi il passato) tutto moveva e tutto puoteva in questa Vuelta, principalmente quando si trattava di organizzare una fuga. Era andato giù all'avvio ma non aveva riportato alcun danno. È inutile dire che lui la fuga del giorno non voleva mancarla, e non l'ha mancata, quando infine al km 35 ha preso forma l'azione a 17 che avrebbe caratterizzato la tappa.

La composizione era la seguente: con il corridore della Visma-Lease a Bike c'erano Isaac Del Toro, Jay Vine e Marc Soler (UAE Emirates), William Junior Lecerf (T-Rex Quick-Step), Marco Frigo e Matthew Riccitello (Free Palestine), Darren Rafferty (EF Education-EasyPost), Oier Lazkano (Movistar), Fran Miholjevic (Bahrain-Victorious), Felix Engelhardt e Filippo Zana (Jayco), Simon Guglielmi (Arkéa-B&B Hotels), Max Poole e Martijn Tusveld (DSM-Firmenich PostNL) e, rientrati in un secondo momento, Sylvain Moniquet (Lotto Dstny) e Ion Izagirre (Cofidis).

Il gruppo ha lasciato fare e il margine dei primi ha preso il volo, arrivando fino ai 10'10" toccati al km 68 (a 113 dalla fine); una noia meccanica per la maglia rossa Ben O'Connor (Decathlon AG2R La Mondiale) ai -140 è stata l'unica cosa notiziabile giunta dal plotone in questa fase.

Van Aert, una gamba spaziale e poi un'altra maledetta caduta

Van Aert ha vinto il Gpm del Mirador del Fito (prima categoria ai -104) davanti a Vine (che lo segue nella classifica a pois) e poi sullo slancio della volata ha continuato da solo guadagnando fino a 1'15" sugli altri fuggitivi e concedendosi una trentina di chilometri di solitaria avanscoperta, praticamente un allenamento supplementare, prima di rialzarsi e aspettare il drappello ai -76.

Sul secondo Gpm di giornata, Collada Llomena, son successe delle cose: Lazkano e poi Moniquet e Guglielmi hanno perso contatto dal gruppo di testa, invece da quello della maglia rossa è scattato ai -60 Enric Mas (Movistar), dopo che la sua squadra aveva abbattuto il gap dai primi a 6'20"; all'azione di Mas hanno risposto tutti i big, quindi Mikel Landa (T-Rex) è partito in contropiede, ma tutto è rientrato in breve, con una piccola temporanea defaillance di Carlos Rodríguez (INEOS Grenadiers).

In vista del Gpm Van Aert è riscattato per andare a prendersi pure quest'altro prima categoria (vetta ai -56, Zana è transitato per secondo), e questa è l'ultima cosa bella che Wout ricorderà di questa sua Vuelta. Perché un attimo dopo, in discesa ai -50, una caduta ha interrotto bruscamente la stagione del RollingStone di Herentals: un'altra caduta, un'altra volta.

La strada era resa scivolosa dalla pioggia che aveva preso a cadere proprio in quel momento (lungo la scalata non l'avevano trovata), e Van Aert è caduto con Engelhardt (andato giù per primo su una curva a sinistra) e Del Toro; ma mentre gli altri due hanno ripreso rapidamente, Wout no. Picchiato il ginocchio destro, il belga ha provato a ripartire ma non riusciva a pedalare, e allora si è fermato, si è seduto nel bagagliaio dell'ammiraglia Visma, dove è rimasto a lungo, e ha preso atto di quello di cui doveva prendere atto: troppo dolore, ritiro obbligato.

Restavano così vacanti i troni di classifica a punti e classifica Gpm, e la corsa perdeva uno dei suoi protagonisti assoluti. Di più: il ciclismo del 2024 riperdeva un campione troppo sfortunato per essere vero. E proprio nel momento in cui aveva ritrovato finalmente una condizione eccellente e già pregustava i prossimi obiettivi (chi ha detto Mondiale?).

La vittoria di Marc Soler su Filippo Zana e Max Poole

La fuga è andata avanti con 12 uomini (Del Toro, Vine, Soler, Tusveld, Poole, Frigo, Riccitello, Izagirre, Zana, Lecerf, Miholjevic e Guglielmi, rientrato davanti ai -41), il margine è stato riportato a circa 7' in particolare grazie al lavoro dei DSM, quindi possiamo avanzare fino ai piedi dell'ascesa finale, approcciata ai -12.5 dai battistrada con un vantaggio di 6' tondi.

La salita dei Lagos de Covadonga ha subito separato il grano dal loglio, e in particolare un forcing di Poole e un successivo controforcing di Frigo ai -11 hanno selezionato un quartetto coi due citati, Del Toro e Zana; ai 9.5 son rientrati Soler e Riccitello, e Marc ha subito piazzato un contropiede su cui è ripartito ancor più forte Poole, seguito dai soli Frigo e Zana.

Il britannico ha insistito, ai -8.5 Frigo ha mollato, in compenso ai -7.5 si è rifatto sotto il solito andirivienista Soler, che puntualmente ha riproposto il suo classicissimo contropiede del rientrato. E stavolta a pagare è stato Zana, mentre Poole ha risposto con ottima reattività.

L'italiano ha trovato ancora la forza di riprendere gli altri due ai -6, ha ben resistito a un nuovo forcing di Poole a -5, ma nulla ha potuto - lui ma pure Max - sullo scatto di Soler che a quattro chilometri e mezzo dalla vetta ha preso e se ne è andato, stavolta definitivamente. Il catalano ha preso venti secondi e li ha gestiti alla grande fino alla fine, badando anche alle insidie della strada bagnata nella discesina che precedeva l'ultima rampa verso il traguardo.

18" il vantaggio all'arrivo per Marc Soler, con Filippo Zana che si è preso il secondo posto in allungo su Max Poole (terzo a 23"); dalla fuga si son piazzati a seguire ancora Vine, Izagirre, Del Toro, Frigo (settimo a 1'35") e Riccitello, dopodiché dal nono in giù sono arrivati gli uomini di classifica.

Landa e Mas provano ad attaccare, Roglic gioca di rimessa

E riprendiamo quindi la sfida per la maglia rossa, che dopo le schermaglie della Collada Llomena prometteva scintille sulla salita dei Lagos de Covadonga. La T-Rex ha tirato la prima parte di scalata finché, a differenza di quanto fatto domenica sul Cuitu Negru, Mikel Landa è scattato, a nove chilometri dalla vetta. L'alavese ha preso 10" e per contenerlo è bastato il ritmo di Valentin Paret-Peintre, oggi indefessamente al servizio di Ben O'Connor.

La musica è cambiata quando ai -7 Enric Mas ha rilevato la combo Decathlon, aumentando il ritmo e spezzettando in maniera determinante il già selezionato gruppetto dei migliori. Al capitano Movistar hanno risposto con reattività Primoz Roglic (Red Bull-BORA-Hansgrohe), Richard Carapaz (EF Education-EasyPost), Sepp Kuss (Visma) e David Gaudu (Groupama-FDJ). Quindi un buco, e più indietro Mattias Skjelmose (Lidl-Trek), Carlos Rodríguez (INEOS), Pavel Sivakov e Adam Yates (UAE) e Ben O'Connor, che scivolava inesorabilmente indietro e che si sarebbe fatto superare anche da Florian Lipowitz e Aleksandr Vlasov (Red Bull) ed Eddie Dunbar (Jayco).

Landa è stato ripreso ai 6.5, ha provato un riallungo e tale azione ha fatto saltare Kuss; ma ormai Mikel aveva le polveri bagnate, Carapaz ha annullato il suo attacco e subito Mas è scattato a propria volta con lo stesso ecuadoriano; è stato Roglic a chiudere con Gaudu alla ruota, e invece Landa salutava e saltava. Fuori un altro!

Il corridore della T-Rex, aiutato da Lecerf trovato strada facendo (era in fuga), ha recuperato un po' e ai -4 stava per riaccodarsi al trenino buono, ma quando l'ha visto Mas è ripartito, ricacciando indietro il connazionale; Carapaz e Gaudu hanno risposto bene, Roglic un po' meno ma ha comunque tenuto. In questo momento in pochi avrebbero scommesso sulla difesa della maglia da parte di O'Connor, che rotolava oltre il minuto di distacco da Roglic e soci e, del tutto solo, provava - non sapeva manco lui come - a resistere all'inerzia negativa.

La bellissima resistenza di Ben O'Connor

C'era ancora il tempo per un nuovo forcing di Mas ai due chilometri e mezzo, e qui era Gaudu ad andare in apnea; all'arrivo Mas-Carapaz-Roglic sono transitati in quest'ordine a 3'54" da Soler; a 4'01" hanno chiuso Skjelmose (ottimo finale), Gaudu e Tusveld; a 4'05" Rodríguez e Landa, a 4'09" Kuss… si aspettava solo di certificare per quanti secondi O'Connor avrebbe perso la maglia rossa.

Ma il finale di Ben è stato memorabile, l'australiano ha ripreso ai -2 Sivakov (che era alla canna del gas) e ciò gli ha ridato un minimo di fiducia, quindi ha recuperato energie nella discesina, e sulla rampa conclusiva ha dato letteralmente tutto quello che aveva, e il 4'52" che indicava il suo ritardo all'arrivo significava una sola cosa: roja salvata per appena cinque secondi!

Servirà un miracolo a O'Connor per vincere la Vuelta, ma intanto si è conquistato un altro giorno in rosso, appunto con 5" su Roglic; le posizioni di classifica restano invariate fino alla quinta, con Mas a 1'25", Carapaz a 1'46" e Landa a 2'18"; certo le distanze si assottigliano vertiginosamente. Lipowitz perde tre posizioni a beneficio di Gaudu, Rodríguez e Skjelmose, Sivakov resiste in top ten e il primo italiano è sempre Lorenzo Fortunato, 17esimo a 18'21" dalla maglia rossa.

Domani la Vuelta a España 2024 tornerà (teoricamente) a chiamare in causa i velocisti: favorevole a loro la diciassettesima tappa, la Arnuero-Santander di 141.5 km. Si parte dal Monumento Juan de Castillo, si affrontano lungo il percorso due salite certamente non banali (La Estranguada e Caracol), ma lontane dal traguardo (ultimo Gpm ai -70) e quindi potenzialmente ininfluenti. Certo se qualcuno ha intenzione di tentare imboscate, tutto torna in discussione sulla lettura della tappa, ad onta della facilità dei 70 km finali fino al capoluogo cantabro.

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Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!