Prati di Divo
Tadej Pogacar ottiene il suo terzo successo di tappa al Giro d'Italia, stavolta in una volata ristretta in cima alla salita abruzzese. Un ottimo Tiberi sale al sesto posto della generale
Qualcuno ha addirittura osato scrivere “oggi non sapremo chi vincerà il Giro, ma chi non lo vincerà”. A parte i -100 punti per utilizzo di un modo di dire straabusato, anzi no, altro che meno cento, 1000 punti di penalità; ma poi, se mai c'è stato un Giro d'Italia in cui si è saputo sin dalla startlist chi l'avrebbe vinto (al netto delle solite cose per le quali bisogna ogni volta dire “al netto delle solite cose per le quali ecc.”), è quello di quest'anno. In pratica è un presupposto, e "considerato che il Giro lo vincerà Tadej Pogacar, oggi scopriremo forse chi non avrà chance di fare podio" avrebbe dovuto essere la formula corretta.
Quindi, dicevamo: Tadej ha vinto ancora. La terza affermazione in corsa è la meno evidente delle tre, anche se sicuramente quella di ieri nella crono è stata più contrastata; un successo allo sprint tra lui e una manciata di avversari - non definibili rivali, date le condizioni della sfida - un'altra esultanza, un altro allungo (piccolo ma presente) in classifica, un altro giro di giostra tra palchi, interviste, dopocorsa, trasferimenti… Se c'era qualche modo per rendere il suo Giro meno stancante, Pogi se ne è tenuto decisamente alla larga, non rinunciando ad attaccare sin dall'inizio, sabato scorso. E vedrete che Narváez resterà famoso, nel ciclismo, per quella volta che tolse a Pogacar la soddisfazione di farsi 21 giorni in maglia rosa.
Sempre Tadej, solo Tadej, super Tadej. Il suo è un dominio ma è un dominio onesto, non si nasconde lui, non lascia lavorare gli altri, non lascia andar via le fughe, fa tenere dai suoi la corsa chiusa, vuol sempre provare a vincere laddove possibile. Davvero non troviamo niente di concettualmente sbagliato nel suo correre in questa prima metà di gara. Naturalmente parliamo da appassionati che non guardano al di là dell'orizzonte di una settimana, e quindi al Tour non ci pensano. Massì, sarà quel che sarà.
All'ombra di Pogacar si consuma un'interessante lotta per il secondo posto, attualmente detenuto da Dani Martínez con 18" su Geraint Thomas, 59" su Ben O'Connor, 1'22" su Cian Uijtdebroeks, 1'43" su Antonio Tiberi, 2'35" su Lorenzo Fortunato. Proprio Tiberi oggi è stato ancora una volta all'altezza della situazione, concedendosi addirittura un tentativo d'attacco nei due chilometri finali, recuperando alla fine due posizioni in classifica; Fortunato di piazze ne ha scalate addirittura tre, ma rubando meno l'occhio rispetto al laziale, anzi staccandosi nel finale dal trenino Pogi.
In ogni caso, che - dopo un periodo di vera fiacca - il gtismo degli italiani sia tornato a fare buh, e a farci incuriosire per la tappa successiva, ma con fiducia, sulle possibilità dei cosiddetti azzurri (anche se ognuno milita in una squadra diversa), è una delle non poche note positive di questa edizione 107 della corsa rosa. Il movimento italiano ha ancora qualcosa da dire: e lo dirà, vedrete.
Giro d'Italia 2024, la cronaca dell'ottava tappa
Spoleto-Prati di Tivo, 152 km per l'ottava tappa del Giro d'Italia 2024, un saliscendi appenninico cominciato in avvio con la Forca di Cerro, su cui subito si è accesa la battaglia. Già al km 0 dobbiamo riportare una caduta che ha coinvolto Mikkel Honoré (EF Education-EasyPost) e Marco Frigo (Free Palestine), nulla di grave; peggio era andata a Christophe Laporte (Visma-Lease a Bike), che il via non l'aveva proprio preso a causa delle botte rimediate nei giorni scorsi.
Molteplici tentativi d'attacco, il più convinto quello inscenato -146 da Ewen Costiou (Arkéa-B&B Hotels) e Georg Steinhauser (EF). Intanto Domenico Pozzovivo (VF Group-Bardiani CSF-Faizanè) non si faceva mancare un problema meccanico. Ai due di testa si aggiungeva Martin Marcellusi (VF Group) ai -135, ma sulla Forca Capistrello, salita lunga 16 km con alcuni tratti anche abbastanza duri, la contesa si è riaperta e ai -130 i primi sono stati raggiunti da un'avanguardia del plotone.
Dal gruppettone formatosi si moltiplicavano i contropiede: Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step), che già aveva messo fuori il muso sulla salita precedente, è partito un paio di volte, ai -129 e ai -126. Nel frattempo, dal gruppo maglia rosa - poco dietro - Lorenzo Fortunato (Astana Qazaqstan) e Jan Hirt (Soudal), uomini di classifica, tentavano di punzecchiare gli avversari con un allungo ai -127 (a 12 dalla vetta).
Alaphilippe è stato raggiunto ai -125 da Steinhauser e Nairo Quintana (Movistar), poi anche da Alessandro De Marchi (Jayco AlUla) ai -124; ai -123 son rientrati Jhonatan Narváez (INEOS), Alessandro Verre (Arkéa), Simon Geschke (Cofidis), Valentin Paret-Peintre (Decathlon AG2R La Mondiale), il vincitore di Rapolano Pelayo Sánchez (Movistar), Romain Bardet (DSM-Firmenich PostNL) e Michael Storer (Tudor).
Hanno mancato di poco l'aggancio Marco Frigo e Damiano Caruso (Bahrain-Victorious), invece ce l'hanno fatta Magnus Sheffield (INEOS) ai -122 e Henok Mulubrhan (Astana) e Marcellusi ai -121; così il gruppo di 14 si è composto, ma solo per un attimo, perché ai -120 Bardet è ripartito con Geschke e Steinhauser; Paret-Peintre è rientrato poco dopo, il quartetto ha completato la scalata in vantaggio (Geschke ha vinto il Gpm dei -115), ma tra i -108 e i -99 il gruppo di 14 si è ricomposto: prima son rientrati in discesa Narváez, Sheffield, Verre e Alaphilippe; poi su un mangia&bevi anche Quintana, Sánchez, Storer, De Marchi, Marcellusi e Mulubrhan. Intanto il plotone, sempre controllato dalla UAE Emirates della maglia rosa Tadej Pogacar, pedalava a un paio di minuti.
A Prati di Tivo tutti aspettano lo scatto di Pogacar
Poco da segnalare nella fase centrale della tappa. Marcellusi ha vinto il traguardo volante di Leonessa ai -93, ai -78 Geschke ha forato, ai -71 si è misurato il vantaggio massimo della fuga con 2'35", dopodiché Mikkel Bjerg (UAE) ha buttato giù un minutino rimettendo più o meno nel mirino gli attaccanti. L'Intergiro di Capitignano (-47) è stato vinto da Bardet su Steinhauser e Sheffield (3"-2"-1" gli abbuoni); di fatto eravamo già sulla salita di Croce Abbio, e qui tra i -46 e i -44 le accelerazioni di Steinhauser e Marcellusi hanno provocato sofferenza in Alaphilippe e De Marchi, i quali hanno faticato a non perdere contatto.
In ogni caso l'inerzia della corsa era ben chiara, con quelli dietro che non avevano intenzione di lasciare niente. Geschke ha vinto pure il Gpm di Croce Abbio ai -39, dopodiché siamo giusto rimasti in attesa di certificare il momento dell'annullamento della fuga. La salita di Prati di Tivo è stata presa ai -14 dal gruppo con mezzo minuto di ritardo; tra gli altri Luke Plapp (Jayco), quinto della generale nonché maglia bianca, Alexey Lutsenko (Astana), sesto, e Filippo Zana (Jayco), nono, hanno pagato dazio nella prima parte di scalata.
Tra i fuggitivi eravamo alla dispersione: Alessandro Verre ha tentato la carta personale tra i -12 e i -11 prima di saltare di netto; meglio si è comportato Valentin Paret-Peintre, che ai -10 è scattato forte rimettendo spazio nei confronti del gruppo (20 secondi anziché 10, non pensate chissacché) e guadagnandosi così la testa solitaria della corsa fino ai -4 .
A questo punto in gruppo c'erano meno di 15 uomini, con Rafal Majka (UAE) a tirare e tutti ad aspettare il momento dello scatto di Tadej Pogacar. Presenti Geraint Thomas con Thymen Arensman (INEOS Grenadiers), Daniel Martínez (BORA-Hansgrohe), i cui compagni avevano tirato per un breve tratto in salita, Cian Uijtdebroeks (Visma), Ben O'Connor con Alex Baudin (Decathlon), Einer Rubio (Movistar), Antonio Tiberi (Bahrain), Jan Hirt (Soudal), Lorenzo Fortunato (Astana), Domenico Pozzovivo e un resistente Storer, in fuga fino a poco prima e bravo a tenere i migliori.
Tiberi ci prova ma a vincere è ancora Tadej
Le pendenze a quel punto non erano così cattive, sicché andava profilandosi il più classico degli arrivi appenninici, quello da gruppetto dei più forti, e nel nostro caso c'erano pochi dubbi su chi potesse ambire al titolo in questione; pochi dubbi ma anche poche remore, per esempio da parte di Antonio Tiberi, che ha ancora il dente avvelenato dalla foratura di Oropa, che ieri ha recuperato grandi posizioni nella crono, e che oggi ha voluto lasciare un altro sigillo, un'altra testimonianza: io ci sono, eccome.
Ed è partito, il frusinate, a 1800 metri dal traguardo. Pogi non ci ha messo due pedalate a chiudere, ha dovuto impiegarne quattro, di fatto ai 1600 il 22enne della Bahrain era recuperato, allora ci ha provato per un attimo Arensman ma stavolta Tadej ha chiuso subito, esattamente come ha poi fatto ai 1100 sul nuovo contropiede di Tiberi.
Tutto questo scattare ha fatto sì che si staccassero alcuni del drappello, quelli che nell'ordine d'arrivo trovate a 21" dai primi; che sarebbe stata volata ristretta non c'erano più dubbi. Pogacar ha aspettato i 200 metri per lanciarsi, Dani Martínez ha provato a tenere lo sprint dell'avversario ma non c'è stato verso: nell'odierna versione all-pink (niente pantaloncini granata o neri) lo sloveno ha così conquistato il terzo successo di tappa in questo Giro dopo Oropa e Perugia.
Martínez e O'Connor hanno chiuso al secondo e al terzo posto, poi gli strappi della volata hanno prodotto buchi nella seguente misura: 2" per Tiberi, Thomas, Rubio, Uijtdebroeks; 11" per Arensman; 13" per Storer; 21" per Baudin, Fortunato, Majka, Pozzovivo, Hirt. A 1'05" è arrivato Giovanni Aleotti (BORA), a 2'21" un gruppetto con Davide Piganzoli (Polti Kometa), Zana, Lutsenko e Bardet. 7'17" il disavanzo dei VF Luca Covili e Giulio Pellizzari.
Pogacar stiracchia ancora un po' la classifica , ora ha 2'40" su Martínez, 2'58" su Thomas, 3'39" su O'Connor, 4'02" su Uijtdebroeks, 4'23" su Tiberi e 5'15" su Fortunato. Ieri i primi 10 erano contenuti in cinque minuti; oggi in sei. Domani invece dovrebbe cambiare poco, la nona tappa del Giro d'Italia 2024, Avezzano-Napoli di 214 km, sarà sostanzialmente piatta, per cui non dovremmo vedere giochi di classifica; in compenso il finale è caratterizzato da alcuni strappetti che movimenteranno assai le cose. Riformuliamo: non dovremmo vedere giochi di classifica a meno che a Pogi, come già a Cherasco, non salti in mente di svariare sullo spartito. Lui può.