Pello Bilbao primo a Campbelltown © Tour Down Under
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Bilbao batte Yates, Vine mette le mani sul TDU

Arrivano in tre a Campbelltown, Tour Down Under indirizzato dalla tappa decisiva. Dennis rimbalza, nei dieci trova posto il giovane Antonio Tiberi. Ritiro con clavicola fratturata per Gianni Moscon

20.01.2023 07:04

La tappa regina del Tour Down Under orfano di Willunga Hill chiamava all'ora o mai più i pretendenti al successo della prima prova World Tour stagionale, e inevitabilmente dal novero sono emersi i più forti del momento. Pello Bilbao, che fino a ieri se n'era stato un po' in disparte, era un nome magari meno atteso ma il 32enne di Guernica è stato bravissimo a gestirsi sulla salita di Corkscrew, a rispondere coi propri tempi all'affondo di Jay Vine e Simon Yates, e a batterli poi nello sprint a tre che ha deciso la tappa. 15esima vittoria in carriera per lo spagnolo e seconda della Bahrain-Victorious dopo quella di Phil Bauhaus l'altro giorno: la formazione araba continua a raccogliere risultati e risultati.

Se Bilbao ha vinto, contando su una maggiore punta di velocità e battendo per primo un Simon Yates che in questi giorni si fa vedere piuttosto baldanzoso, colui che ha rubato l'occhio è stato Jay Vine, la cui storia è ormai notissima e le cui qualità avevamo già ampiamente apprezzato principalmente all'ultima Vuelta, nella quale l'australiano proveniente dalla Zwift Academy aveva vinto due tappe di montagna. In questo 2023, arrivato a 27 anni e approdato alla UAE Emirates, Vine è partito a tutta con la vittoria del titolo nazionale a cronometro, e qui al TDU sta confermando quanto di buono pensavamo di lui: già tra i migliori ieri a Victor Harbor, oggi ha approfittato della débâcle di Rohan Dennis e si è preso con margine la maglia ocra di leader della corsa. Se la porterà fino alla fine sarà un vincitore più che intrigante.

A proposito di intrigo, notare l'ottavo posto in classifica di Antonio Tiberi, giunto nel primo gruppo inseguitore e bravo a stare bene o male nelle posizioni buone in questi giorni, contando sulla discreta prova a cronometro che ha aperto il Down Under. A 21 anni il laziale della Trek-Segafredo è atteso con molta ansia, tipica di un movimento - quello italiano - che ha perso ogni riferimento per le gare a tappe dopo il ritiro di Vincenzo Nibali. Proprio lo Squalo è un costante parametro per il giovane Tiberi, che al messinese viene pure troppo facilmente accostato (ci caschiamo pure noi a volte, accidenti!); ci vuole pazienza e dobbiamo riprometterci di non mettere troppa pressione addosso ad Antonio, i cui risultati in Australia sono comunque e se non altro confortanti. Avanti così, con cautela e consapevolezza.

La cronaca. 3a tappa, Norwood-Campbelltown di 116.8 km, dopo 4 km attacco a due con Mikkel Honoré (EF Education-EasyPost) e Fabio Felline (Astana Qazaqstan), col danese che ha vinto il Gpm di Ashton al km 10 e Luke Plapp (INEOS Grenadiers) che, in gruppo, si prende il terzo posto andando ad affiancare Jay Vine (UAE Emirates) in testa alla classifica virtuale di migliore scalatore. Felline ha invece vinto lo sprint di Lobethal al km 29 (-88) e il vantaggio della coppia di testa ha poi raggiunto un massimo di 4'30" ai -70 prima che il lavoro della Alpecin-Deceuninck in testa al gruppo limasse sensibilmente il distacco.

L'interesse della squadra belga, nel breve, era lanciare Kaden Groves a prendere il terzo posto nel secondo sprint intermedio, a Williamstown ai -53 (alla partenza l'australiano era settimo in classifica a 15" dalla maglia ocra); pure questo traguardo volante è stato vinto da Felline, ad ogni buon conto l'azione dei due al comando era in fase abbondantemente calante, restando ai due meno di due minuti di margine, e comunque gli Alpecin hanno continuato a spingere dietro.

Il muro di Checker Hill, secondo Gpm di giornata ai -35, è stato preso dai due di testa con meno di 50", e poco prima che il gruppo lo approcciasse si è segnalata una doppia caduta in casa Astana, giù Leonardo Basso e Gianni Moscon, con quest'ultimo che ha avuto la peggio: il trentino lamentava una possibile rottura della clavicola sinistra e in ogni caso abbandonava la corsa. Gli esami fatti subito dopo la tappa avrebbero poi confermato la frattura, decisamente non il miglior inizio di stagione per Gianni, già reduce da un 2022 pieno di guai.

Sulla salita Honoré ha allungato e ciò gli ha permesso di restare solo al comando ancora per un po' ipotecando il numero rosso di combattivo di giornata, mentre Felline veniva risucchiato dietro proprio al Gpm; in gruppo si segnalava peraltro la difficoltà di Ethan Hayter (INEOS Grenadiers), uno che in South Australia ci era arrivato accreditato di buone possibilità di vittoria; il suo compagno Geraint Thomas si staccava direttamente, salvo poi rientrare con altri ritardatari più avanti. Jai Hindley (Bora-Hansgrohe) e Simon Yates (Jayco AlUla), piazzandosi terzo e quarto al Gran Premio della Montagna proprio in scia a Felline, confermavano invece una condizione buona e un'attitudine a far corsa di vertice: per almeno uno dei due ciò sarebbe risultato infine vero.

Honoré è stato raggiunto a poco meno di 25 km dalla conclusione; ai -20 nuova caduta in gruppo in un tratto in discesa, coinvolti Harrison Wood (Cofidis) e Corbin Strong (Israel-Premier Tech), quinto della generale con un ritardo di 14" dal leader Rohan Dennis (Jumbo-Visma), atteso poi dal compagno Chris Froome che si è impegnato per provare a riportare dentro il 22enne neozelandese prima della salita di Corkscrew. Impresa non facile, dato che intanto tra INEOS, UAE, Intermarché-Circus-Wanty e infine AG2R Citroën il ritmo in testa si faceva sempre più vertiginoso man mano che ci si avvicinava alla decisiva rampa.

I compagni di Ben O'Connor hanno tirato fin quasi a metà dei 2.5 km al 9% di Corkscrew, poi hanno lasciato che facesse la UAE, interessata a preparare il terreno per Vine. Già senza un attacco vero, Dennis cominciava a vedere le streghe, scivolando via via più indietro fino a staccarsi dal gruppo sempre più ridotto a 700 metri dallo scollinamento. L'atteso affondo di Vine è giunto a 800 metri dallo scollinamento, a 6.5 km dalla fine. Solo Simon Yates ha potuto sulle prime tenere la ruota del campione australiano a cronometro, che ha tirato fino alla vetta, su cui è transitato per primo rafforzando tra l'altro pure la maglia a pois che già indossava).

Da dietro emergeva intanto Pello Bilbao (Bahrain-Victorious), rientrato in vista del Gpm; alle spalle del terzetto di testa si isolava un altro trio composto da Rudy Molard (Groupama-FDJ), Victor Lafay (Cofidis) e Marc Hirschi (UAE). Ma i primi erano irraggiungibili, mentre i secondi sarebbero stati ripresi da un più nutrito drappello. Fino al traguardo di Campbelltown è stata una velocissima picchiata, a un chilometro dalla fine Vine - sulla carta il più lento dei tre - ha azzardato un forcing ma ciò non è stato sufficiente per bagnare le polveri degli altri due, che in un combattutissimo sprint negli ultimi 300 metri si sono giocati il successo di giornata.

A esultare è stato lo spagnolo di giustezza su Simon, Vine si è accontentato del terzo posto pregustando la maglia ocra (abbondante: partiva dal secondo posto in classifica a 3" da Dennis), e a 28" è arrivato il primo gruppo inseguitore composto da 18 uomini regolati da Michael Matthews (Jayco) su Sven Erik Bystrøm (Intermarché), la coppia Trek-Segafredo Natnael Tesfatsion-Antonio Tiberi (bravo il 21enne di Frosinone!), Milan Vader (Jumbo), O'Connor e Hayter. Nel drappello anche Hindley, 19esimo. In un secondo gruppetto a 32" altri uomini di classifica come Mauro Schmid (Soudal-Quick Step) e Magnus Sheffield (INEOS), oltre a Mattia Cattaneo (Soudal), 23esimo e secondo degli italiani all'arrivo; altri ancora hanno chiuso a 48", per esempio Nikias Arndt (Bahrain), Kaden Groves, Hugo Page (Intermarché) e Marius Mayrhofer (DSM), tutta gente che partiva in top ten. Dennis ha chiuso a 1'24", invero piuttosto al di sotto delle aspettative. Lorenzo Germani (Groupama), che in classifica era 14esimo, è arrivato a 3'29".

La nuova classifica è guidata da Jay Vine con 15" su Bilbao e 16" su Yates, poi il vuoto: seguono Sheffield a 45", Schmid a 46", Hayter a 50", Bystrøm a 54", Tiberi a 58", O'Connor a 1' e, a 1'01", il trio Gorka Izagirre (Movistar), Hirschi e Maximilian Schachmann (Bora). Cattaneo è 22esimo a 1'06". Domani la quarta tappa consterà di 133.2 km da Port Willunga a Willunga che culmineranno in un ampio circuito culminante nello strappetto di Lower Willunga Hill, da affrontare tre volte compresa quella dell'arrivo: una salitella di 2.5 km al 3% che prevederà un arrivo in volata, magari non a ranghi compatti, ma non si sfuggirà dalla legge della velocità. A due tappe dal termine Vine è quasi a dama, dovrà badare solo a non far danni.

Tour of the Alps 2023 - Analisi del percorso
Le squadre 2023: Movistar
Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!