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Decorrenza rinnovata per il timbro di Roglic

10.03.2021 16:33

Arrivo su rampa alla Parigi-Nizza e Primoz come al solito non fa prigionieri: vince in solitaria, distanzia i rivali e prende la maglia gialla. Aru paga un minuto abbondante


Si dice che oggi a scommettere su Primoz Roglic vincitore della quarta tappa della Parigi-Nizza, in caso di effettiva affermazione dello sloveno, il giocatore avrebbe dovuto pagare lui l'allibratore. Ovvero, quota sotto l'1, tanto pareva scontato lo squillo dell'affilato capitano Jumbo. E siccome, come dicono alcuni filosofi contemporanei, "i bookmaker non buttano via i loro soldi", l'andamento della prima frazione con arrivo in salita della Course au Soleil è stato esattamente come ce lo si prefigurava: fuga, tricche tracche, contrattacco, bla bla bla, fate il vostro gioco bimbi, che poi a 3 km dalla vetta, su una rampa adattissima, Primoz fa partire il rullo coi titoli di coda.

Arriva così la prima vittoria stagionale di uno dei massimi protagonisti (nel bene e nel male) del ciclismo attuale. Perché nel bene? Perché Roglic è sempre lì, vincente, combattente, a volte votato a rovesci memorabili, ma te lo godi da marzo a ottobre con poche pause e poche defaillance. Perché nel male? Perché il suo schema tattico è sempre lo stesso, lavora la squadra (oggi ottimi Steven Kruijswijk e soprattutto George Bennett), poi si fa la volata in salita, nove su dieci lui vince, ma a perdere è lo spettacolo. Non se ne abbia a male il bravissimo Primoz, è la ripetitività a stuccare, lo preferivamo ma di gran lunga nei primi anni nel World Tour, quando non aveva ancora trovato la chiave per dominare le brevi gare a tappe (e provare a farlo coi GT, riuscendoci solo con la Vuelta per ora).

187.5 km da Chalon-sur-Saône a Chiroubles per la quarta frazione della Paris-Nice, non partiti Samuele Battistella (Astana Premier Tech) e Søren Kragh Andersen (DSM), quest'ultimo precauzionalmente per qualche problemino alla schiena. Sette Gran Premi della Montagna sul percorso significavano il paradiso dei cercatori di pois, sicché Fabien Doubey, portatore della relativa maglia, s'è detto "quale migliore idea che andare in fuga a fare strage di punti Gpm?". Purtroppo per il corridore della Total-Direct Énergie, gli hanno rubato l'idea, sicché insieme a lui dopo 4 km di tappa si sono mossi Anthony Perez (Cofidis, Solutions Crédits), Julien Bernard (Trek-Segafredo), José Joaquín Rojas (Movistar), Oliver Naesen (AG2R Citroën) e Oscar Riesebeek (Alpecin-Fenix).

In particolare occhio ai primi due: il primo, 60esimo della generale e più vicino alla maglia gialla Stefan Bissegger, è quel tipetto che al Tour de France dello scorso anno si ritirò per caduta un minuto dopo aver conquistato la maglia a pois virtuale. ("Un minuto dopo non è un'iperbole!": forò, gli cambiarono la ruota, fece dietromacchina con la sua ammiraglia per rientrare in gruppo, sbattè contro la stessa auto e si ruppe la clavicola); il secondo sarebbe stato quello che avrebbe dimostrato la miglior tenuta, come vedremo. In effetti, non temendo di essere banale, Perez ha fatto di tutto per suffragare i sospetti che Doubey aveva su di lui: pieno di punti a pois, transitando per primo sui primi cinque Gpm di giornata; Bernard puntualmente secondo; Doubey mestamente terzo... Nel frattempo il gruppetto era passato dal vantaggio massimo di 5'30" già al km 30, e col nostro racconto possiamo trasportarci sul primo passaggio dal Col de Durbize (valido come sprint con abbuoni e non come Gpm), dove Casper Pedersen (DSM) ha tentato la sortita dal gruppo (ma senza fortuna) e soprattutto il nostro eroe Doubey ha perso contatto dai primi.

L'abbuono massimo (3") se l'è preso Bernard, il gruppo è passato a 2'40" controllato dalla Jumbo-Visma, mentre la EF Education-Nippo del leader Bissegger si disinteressava della vicenda dato che il suo paladino boccheggiava nelle retrovie. In cima mancavano 40 km, per altri 10 la Jumbo ha tenuto una velocità di crociera troppo serafica, per cui ai -30 la Bora-Hansgrohe ne ha rilevato le incombenze, con Nils Politt. Eravamo praticamente già a un passo dal secondo passaggio previsto sul Mont Brouilly, e le trenate di Nils avevano sortito effetti: un solo minuto di ritardo ai -25.

Sul Brouilly Bissegger si è staccato definitivamente, Laurens De Plus (Ineos Grenadiers) ha messo il muso davanti, e tra i fuggitivi abbiamo assistito all'attacco solitario di Julien Bernard, partito ai -22 (a un chilometro dal Gpm). In discesa il nostro amico Tao Geoghegan Hart (Ineos) è caduto, facendosi male alla mano destra e coinvolgendo pure David Gaudu (Groupama-FDJ), obbligato a un inseguimento thrilling per rientrare prima del Durbize (impresa riuscita); invece TGH si è da lì in avanti disinteressato di qualsiasi cosa.

Ai -14 Bernard aveva sempre un minuto, e allora qualcuno ha deciso di stringere i tempi: Rémi Cavagna (Deceuninck-Quick Step) è uscito al contrattacco, poco dopo gli si è accodato Luis León Sánchez (Astana), e la coppia ha lavorato bene dato che a 8 dalla fine, all'approccio della scalata conclusiva, era a 15" da Bernard (il gruppo inchiodato a 1' dal battistrada). Ebbene, al fortunatissimo Rémi, già purgato ieri dalla scienza dei centesimi (secondo nella crono con lo stesso tempo di Bissegger, ma...), s'è inceppato il cambio, su un rapporto da ciclopista praticamente, sicché il francese ha perso contatto da LLSG e poi s'è proprio fermato per aspettare un meccanico qualsiasi. Invece il collega spagnolo non vede (problemi) e non sente (la catena) e si è riportato di lì a poco su Bernard, proseguendo con lui fino ai -4, quando ha staccato il primigenio fuggitivo.

A quel punto il gruppo era lì, lo vedeva, 20" o poco più, insomma non la battaglia che ci saremmo potuti aspettare. Nel massimo controllo è emerso Pierre Latour (Total), ai 3.5, ma come spesso gli capita è durato poco, e dopo 300 metri è stato ripreso; le pendenze si indurivano parecchio, e allora Latour ci ha riprovato, ma ormai si era arrivati in zona Primoz per cui lo scenario è cambiato del tutto: Roglic è scattato a poco più di 3 km dalla vetta, si è sbarazzato del contrattaccante ma pure di Ion Izagirre (Astana) che cercava di tenergli la ruota, ha saltato sin problemas Sánchez, è transitato in solitaria allo sprint con abbuoni di Durbize (secondo passaggio) e ha proseguito per i restanti tre chilometri all'insù, badando di (e riuscendo a) incrementare incrementalmente il vantaggio su tutti gli altri. ("Tutti gli altri" tra cui faceva gran mostra di sé un Michael Matthews clamoroso nella tenuta in salita, ma che tenuta, parliamo proprio di brillantezza, almeno fino allo sprint, sul quale si è piazzato sì, ma "solo" quarto).

All'ultimo chilometro un mezzo scattino di Alexander Vlasov (Astana), con Tiesj Benoot (DSM) e Maximilian Schachmann (Bora), ma ormai non c'era più niente da parare, il colpo era stato assestato dritto dritto sulla loro capoccia e il capitano della Jumbo-Visma andava agevole verso la prima affermazione personale del 2021. Nessun problema quando Roglic è nella comfort zone, e in questo caso i secondi sono 12 sui primi inseguitori, nell'ordine Schachmann, Guillaume Martin (Cofidis), Benoot, Vlasov e Lucas Hamilton (BikeExchange) (sì, Guillaume e Lucas si erano accodati a un certo punto agli altri tre). A 16" un secondo drappello con Gaudu davanti a Quentin Pacher (B&B Hotels p/b KTM), Latour, Izagirre, Aurélien Paret-Peintre (AG2R), Jack Haig (Bahrain-Victorious) e Warren Barguil (Arkéa Samsic). 26esimo (e tra l'altro primo degli italiani) Fabio Aru (Qhubeka Assos) a 1'07".

La classifica parla ovviamente sloveno, Roglic è primo con 35" su Schachmann, 37" su Brandon McNulty (UAE-Emirates), 41" su Vlasov, 43" su Izagirre, 58" su Matteo Jorgenson (Movistar), 1'05" su Benoot, 1'09" su Hamilton, 1'11" su LL Sánchez, 1'12" su Latour, 1'13" su Paret-Peintre e 1'15" su Gaudu e Haig. Domani ci aspettano i 200 chilometri tondi da Vienne a Bollène, diremmo "totalmente pianeggianti" pur in presenza di qualche trascurabile increspatura nel finale.
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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!