Gira una volta - Campotenese
Situato ad un'altitudine di 1022 metri sul livello del mare, Campotenese è un pianoro facente parte del comune di Morano Calabro, in provincia di Cosenza, che costituisce un importante valico capace di mettere in comunicazione la Calabria con la Basilicata, vista la sua collocazione a breve distanza dal massiccio del Pollino e dal relativo Parco Nazionale. La zona, particolarmente ricca di boschi,presenta anche una fauna variegata e, in anni più recenti, ha sviluppato anche una certa rilevanza a livello nazionale per la coltivazione e la lavorazione della lavanda, grazie anche alla creazione di un parco tematico per iniziativa della locale famiglia Rocco.
Noto in tempi antichi col nome poco rassicurante di Campo del Diavolo, Campotenese è noto anche per la battaglia combattuta il 9 marzo del 1806 tra le truppe francesi, guidate dal generale Jean Reynier, e l’esercito borbonico, al cui comando vi era Roger de Damas, nell'ambito degli eventi che portarono all'invasione del Regno di Napoli e poi anche alla successiva Insurrezione calabrese. Pur in numero inferiore, l'esercito francese riportò una schiacciante vittoria, costringendo ad una precipitosa ritirata e a pesanti perdite i borbonici. In occasione questi ultimi eressero dei fortini, poi andati distrutti. Nel corso dell'Ottocento, inoltre, frequenti furono i passaggi di bande di briganti nella zona.
A poco più di dieci chilometri dal luogo sorge invece, ad un’altezza di 694 metri, il borgo di Morano Calabro, entro i cui confini il territorio di Campotenese ricade: probabilmente fondato in epoca romana, rientra nella lista dei borghi più belli d’Italia anche per la sua caratteristica posizione. Di notevole rilievo, a testimonianza delle importanti vicende nell'epoca medievale, è la presenza del Castello normanno-svevo di cui restano ben visibili i ruderi. Notevole anche la presenza di architetture religiose, tra cui spiccano la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, la Collegiata di Santa Maria Maddalena (al cui interno vi sono numerose opere di grande interesse, tra cui il Polittico Sanseverino di Bartolomeo Vivarini), la Chiesa di San Nicola di Bari e il Monastero di San Bernardino da Siena.
Una veduta di Campotenese © Wikimedia[/caption]
Il 27 maggio 1980 si disputò la Palinuro-Campotenese di 145 chilometri, undicesima tappa del sessantatreesimo Giro d'Italia. La frazione proponeva un tracciato nervoso, con le ascese al Valico di Pietratagliata e al Valico La Colla, con l’altra salita al Piano di Menta (non valida come GPM) a precedere la non proibitiva salita verso Campotenese, lunga una ventina di chilometri ma con pendenze che al massimo raggiungono il 6%, con un altro Gran Premio della Montagna fissato a Mormanno prima del traguardo. Il Giro aveva visto Francesco Moser conquistare la prima maglia rosa, grazie alla vittoria nel prologo di Genova, che fu seguito da tre successi consecutivi di Giuseppe Saronni a Imperia, Torino e Parma. La cronometro da Pontedera a Pisa, vinta dal danese Marcussen, portò per la prima volta in rosa nella sua carriera Bernard Hinault, detronizzato poi a Orvieto da Roberto Visentini, abile ad inserirsi in una fuga nella frazione poi vinta da Silvano Contini. Le tappe campane sulla costiera amalfitana e salernitana con arrivi a Sorrento e Palinuro avevano invece visto due bei successi di Giovanni Mantovani.
La tappa iniziò subito con l’insidiosa ascesa verso Pietratagliata, dove Visentini fu costretto ad uno stop forzato a causa di una foratura e alla cui cima transitò lo spagnolo Faustino Ruperez. Nel tratto in discesa ne approfittò per attaccare Simone Fraccaro, che grazie alle sue buone doti di passista riuscì a guadagnare fino a 4 minuti e mezzo sul gruppo, producendosi in una bella azione solitaria durata oltre cinquanta chilometri. Sulle successive ascese vi furono pochi sussulti (tra i protagonisti Saronni e Panizza) nel gruppo controllato dalla formazione di Hinault, prima dell’attacco di Bernt Johansson sulle prime rampe dell’ascesa verso Campotenese. Lo svedese della Magniflex, transitato per primo a Mormanno, venne poi raggiunto dal terzetto composto da Mario Beccia, Giambattista Baronchelli e Wladimiro Panizza ed assieme riuscirono a guadagnare un margine superiore al minuto nei confronti del gruppo.
Nonostante la reazione alle loro spalle, i quattro riuscirono a giungere al traguardo per giocarsi il successo e a prevalere, nello sprint ristretto, fu Baronchelli (giunto al terzo dei suoi cinque successi di tappa alla corsa rosa), capace di precedere nell’ordine Johansson, Panizza e, poco più indietro, Beccia. Il gruppo inseguitore giunse distanziato di 13" con Francesco Moser a precedere Hinault e Saronni, con Visentini a conservare senza troppi patemi la maglia rosa (in quel momento poteva vantare 44" su Contini e 1'22" su Ruperez, con Hinault distante ben 2'58").
La Corsa Rosa cominciò poi a risalire lo Stivale e nella tappa di Roccaraso, dove Bernard Hinault ottenne il suo primo successo di tappa al Giro, la maglia rosa passò sulle spalle di Wladimiro Panizza. Il varesino riuscì a conservare il primato sulle prime tappe alpine ma venne poi detronizzato nella celebre Cles-Sondrio che prevedeva la scalata al Passo dello Stelvio, in cui l’attacco di Bernard Hinault, ben coadiuvato dal gregario Jean-René Bernaudeau (a cui andò la vittoria di tappa), riportò il bretone in rosa. Hinault rafforzò poi il primato nella cronometro da Saronno a Turbigo, aggiudicandosi così il suo primo Giro d’Italia con un vantaggio di 5'43" su Panizza e 6'30" su Giovanni Battaglin. Il valico di Campotenese fu affrontato anche in altre edizioni del Giro (l'ultimo passaggio valido come GPM ci fu nel 2000, nel corso della Scalea-Matera) ma non venne più scelto come sede di tappa.