Alison Jackson precede Katia Ragusa nel velodromo di Roubaix
Donne Élite

Quanto si può sognare una fuga del genere?

Una pazza Parigi-Roubaix viene conquistata dalle coraggiose partite al mattino. Un'immensa Alison Jackson corona la carriera con un successo indimenticabile, Katia Ragusa bravissima seconda. Le big tagliate fuori da disorganizzazione e cadute

08.04.2023 18:40

Ogni tanto vince la fuga, vince la follia. Se quell'ogni tanto corrisponde alla Parigi-Roubaix, ecco che viene fuori il risultato epocale. Epocale sicuramente per chi festeggia, e memorabile in negativo per i favoriti (o le favorite, nel nostro caso) che si porteranno dietro anni di rimpianti. Com'era accaduto alle Olimpiadi con l'impensabile vittoria solitaria di Anna Kiesenhofer. Com'è accaduto oggi nel pomeriggio francese, con Alison Jackson che a 34 anni centra il risultato della vita, lei che al ciclismo di vertice c'è arrivata tardino, a 26 anni, partita dal lontano Canada per culminare oggi, 8 aprile 2023 con la vittoria più bella di una carriera non tanto ricca di successi. Di piazzamenti, sì.

Ma l'affermazione di oggi mette in ombra tutto quanto possa essere messo in ombra, tutto quanto c'è stato prima di questo, è un premio straordinario arrivato in maniera imprevedibile. Certo se c'è una delle coraggiose fuggitive ad aver meritato quest'incredibile alloro, è proprio Alison, che nel finale, senza pause, senza paure, ha continuato a spingere e a incoraggiare quelle che erano restate con lei della fuga partita 130 km prima, quelle che lei stessa aveva selezionato con un ultimo assalto a 15 km dalla fine. Non era nemmeno la più veloce del drappello superstite, ma ha vinto lei, un attimo prima di inondare di gioia tutti gli schermi e tutti gli schemi del ciclismo mondiale.

Al suo fianco, sul podio e per tutta la giornata, una splendida Katia Ragusa. Negli ultimi due anni la 25enne nata a Schio ha mostrato una crescente solidità, una consistenza che l'ha portata spesso in fuga, e spesso a essere la più resistente delle fughe destinate a sfumare con l'avvicinarsi di questo o quel traguardo. Però a furia di provarci, prima o poi viene fuori la giornata giusta; quella in cui riesci a salire su un podio per il quale avresti dato chissà cosa. E non è, il secondo posto di oggi, un punto d'arrivo per la vicentina: semmai, un punto di partenza.

Parigi-Roubaix femminile 2023, la cronaca di gara

145.4 km da Denain a Roubaix, 17 settori di pavé per un totale di oltre 29 km sulle pietre (spesso scivolose: è piovuto nei giorni scorsi) per la Parigi-Roubaix femminile 2023, terza edizione della più bella delle classiche. La fuga che ha caratterizzato la corsa è partita dopo una quindicina di chilometri con Marta Lach (WNT-Ceratizit), Lisa van Helvoirt (Parkhotel Valkenburg), Josie Talbot (Cofidis), Susanne Andersen (Uno-X), Marie-Morgane Le Deunff (Arkéa), Alison Jackson (EF Education-TIBCO-SVB), Julia Borgström (AG Insurance-Soudal Quick-Step), Amber Pate (Jayco AlUla), Jesse Vandenbulcke (Human Powered Health), Marion Borras (St Michel-Mavic-Auber93) e Marthe Truyen (Fenix-Deceuninck); alle 11 si sono poi subito aggregate altre 7 atlete, ovvero Lisa Klein (Trek-Segafredo), Alice Towers (Canyon//SRAM Racing), Eugénie Duval (FDJ-Suez), Daniek Hangeveld (DSM), Katia Ragusa (Liv Racing TeqFind), Laura Tomasi (UAE ADQ) e Femke Markus (SD Worx). Tra i soli sei team non presenti davanti, la Jumbo-Visma di Marianne Vos e la Movistar di Arlenis Sierra (e poi ZAAF, Israel Premier Tech Roland, Lifeplus Wahoo e Stade Rochelais Charente-Maritime).

Il vantaggio è subito salito e sarebbe arrivato fino ai 6' toccati ai -85. In gruppo non sono mancate le cadute: ai -99 coinvolte in un maxiruzzolone Letizia Paternoster (Jayco), Megan Jastrab (DSM) e Coryn Rivera (Jumbo) tra le altre; più avanti sono andate giù Amalie Dideriksen (Uno-X), Sandra Alonso (Ceratizit) e poi ancora Tiffany Cromwell (Canyon).

Ai -73, sul settore 16 (ovvero il 2, da Warlaing a Brillon) dal drappello di testa è partita Daniek Hengeveld (e poco dopo avrebbe perso contatto dal drappello la Van Helvoirt); negli stessi frangenti Vos forava e perdeva quasi un minuto dal gruppo principale, tirato dalla Trek sin dal primo pavé; in particolare le due Elise, Balsamo e poi Longo Borghini, hanno messo a dura prova la resistenza delle colleghe.

La Divina è stata dapprima aspettata da un paio di compagne ma proprio mentre stava per rientrare sul gruppo ai -64, sul settore 15 (da Tilloy a Sars-et-Rosières), è partito un forcing di Christine Majerus (SD Worx) che ha sfilacciato il plotone e le ha messo i bastoni tra le ruote, respingendo indietro il suo drappello; successivamente Marianne ha strappato e ha proseguito da sola un appassionante inseguimento, portandosi Marie le Net (FDJ) al mozzo; il vento ha concorso a rendere il tutto più complicato per chi era dietro.

Entrano in gioco le big

Sui primi tratti di pavé Hengeveld è andata molto bene, guadagnando circa mezzo minuto sulle altre fuggitive, mentre la Trek limava non meno di un minuto nel giro di una quindicina di chilometri; all'ingresso nel settore 12 (da Auchy-lez-Orchies a Bersée ai -54) Lorena Wiebes (SD Worx) ha dato una notevolissima sgasata che ha ancor più messo in fila il gruppo, respingendo più indietro la povera Vos che continuava ad arrivare a un tratto dal rientrare e veniva poi ributtata lontano.

Dopo il forcing della compagna, Lotte Kopecky è partita secca e alle sue spalle il patatrac, una caduta nelle prime posizioni ha coinvolto mezza Trek (Elisa Balsamo ed Elynor Bäckstedt) e altre atlete di punta come Shari Bossuyt (Canyon) o la stessa Wiebes; l'altra mezza Trek, ovvero Longo Borghini con Lucinda Brand, a fatica è rientrata su Kopecky, andando a chiudere proprio in uscita dal settore 12 insieme a Floortje Mackaij (Movistar), Elise Chabbey (Canyon) e Pfeiffer Georgi (DSM).

Ai -49 Hengeveld è entrata sul settore 11 (Mons-en-Pévèle) con 40" sulle altre fuggitive del mattino e 3'30" sul drappello Kopecky, su cui sono, proprio all'interno del settore, sono rientrate Franziska Koch (DSM), Romy Kasper (AG Insurance) e Chiara Consonni (UAE).

Ai -44 sono rientrate sulla battistrada Hengeveld 11 delle sue ex compagne di fuga (che si erano un po' selezionate), tra queste presenti le italiane Ragusa e Tomasi; e altri rientri ci sono stati anche sul gruppo Longo Borghini: Wiebes, Sierra, Marta Bastianelli (UAE), Julie Leth (Uno-X), Margaux Vigie (Lifeplus Wahoo), Maria Martins, Sanne Cant e Christina Schweinberger (Fenix); strada facendo venivano pure raggiunte alcune ex fuggitive, e il gap dal primo gruppo calava verso i 2', col gruppo Vos-Balsamo a un minuto di ritardo dal drappello "buono".

Il disastro di Pont Thibault

Sul settore 9 (da Pont Thibault a Ennevelin) ai -39 Longo Borghini in seconda ruota è scivolata e ha fatto cadere praticamente tutte quelle che erano dietro; la peggio l'ha avuta Cant, ma tanto tempo ha perso anche Kopecky, oltre alla stessa Longo; in piedi è rimasta solo Romy Kasper, rimasta per un tratto da sola all'inseguimento, prima di essere nuovamente raggiunta da Brand, Bastianelli, Consonni, Georgi, Schweinberger, Chabbey, Martins, Vigié e Leth ai -29; poco dopo questo drappello ha raggiunto Talbot e Le Deunff (ex fuggitive), fatto sta che le battistrada avevano ancora due minuti di vantaggio e mancava sempre meno alla conclusione. Il gruppo Kopecky-Longo Borghini-Wiebes-Vos (che era rientrata) era a questo punto a 40" dal drappello Bastianelli-Consonni; Elisa Balsamo non era più tra queste atlete.

È seguita quindi una fase di gara favorevole a chi inseguiva: il secondo gruppetto avvicinava il primo, e il terzo avvicinava il secondo. Ai -21 un allungo di Alison Jackson sull'asfalto ha rotto l'equilibrio tra le fuggitive, spezzando il drappello di testa; ai -19 il settore 5 (Camphine-en-Pévèle) ha visto il forcing di Georgi e Brand nel gruppetto inseguitore; sul settore 4, il Carrefour de l'Arbre ai -17, è stata Marta Lach a provare a evadere dal primo drappello, ma Jackson e Duval l'hanno ben controllata, mentre invece Laura Tomasi è caduta pesantemente.

Più indietro era Lucinda Brand a forzare ulteriormente con Elise Chabbey, Chiara Consonni e Romy Kasper, ma ciò non ha impedito che da dietro rientrassero infine Kopecky, Longo Borghini e altre. Invece davanti si facevano le ultime giocate: sul settore 3 (Gruson) ai -15 ancora Jackson ha forzato e ha dato l'ultima setacciata al drappello di testa; le hanno risposto Truyen, Markus, Lach, Duval, Ragusa e Borras. In quel momento queste 7 avevano 40" abbondanti, ma tutto questo margine si è dimezzato in un lampo, e poi si è ancora dimezzato.

Alison Jackson, un successo cercato e trovato

E sempre lei, la solita Alison Jackson, è stata la più convinta nello spingere e ha rilanciato l'azione delle prime, sicché quel che pareva inevitabile, ovvero il ricongiungimento col gruppetto inseguitore, è stato clamorosamente scongiurato. A poco sono valse le sparate di Brand ai -5, poi di Chabbey, poi di Longo Borghini ai -4, quel gap residuo pareva incolmabile. ERA incolmabile!

Con un pugno di secondi di margine le prime sono entrate nel velodromo, Marta Lach in testa davanti a Jackson e a una Katia Ragusa sempre molto presente; la polacca è rimasta al comando per tutto il primo giro, poi appena cominciato il secondo è caduta all'interno Femke Markus mentre le posizioni cominciavano a rimescolarsi e Lach finiva la benzina; ai 250 è partita lunga Marion Borras con Alison a ruota seguita ancora da Katia e da Eugénie Duval.

Sull'ultima curva Jackson è uscita prepotente superando senza scampo Borras, Ragusa ha tenuto benissimo la posizione, non riuscendo a superare la canadese ma tenendosi dietro Duval e santificando così un'indimenticabile piazza d'onore, mentre all'interno Marthe Truyen usciva forte per andare a prendersi il podio davanti a Duval e Borras, con Lach esausta cronometrata a 3". Il gruppetto Kopecky (Lotte ha vinto la volata del settimo posto) ha chiuso a 12", con una top ten anche per la bravissima Chiara Consonni, nona. 104 le atlete classificate sulle 142 partite.

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