Non conosco altro modo di vivere, autobiografia di Vittoria Bussi
Ciclismo e libri

Non conosco altro modo di vivere: l'autobiografia di Vittoria Bussi

Autobiografia della detentrice del Record dell'Ora, che da oggi cercherà l'ultima sfida della carriera tentando anche il record nell'inseguimento individuale

Chi è la donna più veloce del mondo in bicicletta? O ancora, chi è la più forte? Domande generiche, con troppe risposte perché se ne possa dare una corretta, assoluta. Chi ha la punta di velocità più alta? La più forte a cronometro? La vincitrice del Tour de France? Eppure esiste un a prestazione che può essere un termine di paragone particolarmente oggettivo delle capacità fisiche di un atleta o di un'atleta: la prestazione in pista sull'ora. È a questa performance che Vittoria Bussi, già ricercatrice in matematica e ciclista professionista dal 2016, ha dedicato anni della sua vita, con il solo obiettivo di raggiungere il Record dell'Ora. Ci è riuscita una prima volta, il 13 settembre 2018 nel velodromo di Aguascalientes, in Messico, dove al terzo tentativo ha coperto la distanza di 48,007 km, prima donna nella storia oltre i 48 km. La seconda volta è stata nell'ottobre dell'anno scorso, quando ha superato la barriera del 50,267 km, di nuovo, la prima donna nella superare la barriera dei 50 km

Non conosco altro modo di vivere

Da questa avventura è nata la voglia di scrivere una libro che raccontasse quante scelte radicali stavano dietro questa prestazione che aveva spostato così in là i limiti umani, e, perché no, la storia di una vita che ha sempre fatto fatica ad essere banale, passata continuamente a combattere i propri fantasmi e superare i propri limiti.

Si apre con il racconto di un ritiro l'autobiografia di Vittoria Bussi “Non conosco altro modo di vivere”: quello della cronometro dei campionati italiani 2016, quando Vittoria è seconda all'intermedio dietro a Elisa Longo Borghini, ma non lo sa, e le sembra di stare completando uno sforzo assolutamente inutile, perché le gambe non rispondono come dovrebbero, e le sensazioni sono molto brutte, salvo poi accorgersi di aver interrotto la sua prestazione migliore di sempre a un campionato italiano, ignorando gli incitamenti del compagno Rocco, a cui rivolge un dito medio dopo aver inchiodato. L'episodio è paradigmatico, non tanto dell'impazienza o dell'incostanza, ma di un carattere, quello di Vittoria Bussi, che è costantemente alla ricerca della sicurezza della misura, che non accetta il compromesso dell'approssimazione, le nebbie dell'affidarsi alla sorte. Da questo episodio la detentrice del record mondiale dell'ora, romana di nascita e torinese di adozione, comincia a raccontare la propria vita, la trasformazione da atleta mezzofondista a ciclista, fino al percorso che la porterà a superare per la prima volta nella storia del ciclismo femminile i 50 chilometri in un'ora di sforzo, venerdì 13 ottobre 2023 nel velodromo messicano di Aguascalientes.

Vittoria Bussi festeggia il record dell'ora ©UCI Cycling
Vittoria Bussi festeggia il record dell'ora del 13 ottobre 2023 ©UCI Cycling

Dall'inquietudine alla realizzazione

Nelle pagine del libro si ripercorrono l'infanzia e l'adolescenza vissute a Roma, l'inizio dell'attività sportiva (tennis prima e atletica poi), il rapporto con il padre, i disturbi alimentari (“Storia di una ragazza che non ha il ciclo fino a diciannove anni per l'anoressia ma che dodici anni dopo batte il record dell'ora” sarebbe stato un titolo forte, ma che avrebbe dato la misura di quanto abbia dovuto lavorare Vittoria per essere chi è oggi), l'incontro con l'attuale marito Rocco, la borsa di studio a Oxford, la scoperta del ciclismo, le scelte via via sempre più radicali fino al progetto di dedicarsi anima e corpo al Record dell'Ora.

Ci sono la selezione dello staff, degli allenamenti e dei materiali, sempre soppesati sul rigido bilancino del rapporto qualità-prezzo, di una vita totalizzante, senza mai concedersi una vacanza, perennemente in bolletta, peregrinando da un velodromo all'altro e da un ritiro in altura a quello successivo, fino alla radicalità di quello che Vittoria chiama “il metodo Bussi”: prendere ogni studio, sperimentarlo daccapo su se stessa, per capire cosa funzioni e cosa no.

Ma, soprattutto nella prima parte, si ripercorre il viaggio interiore di una ragazza e della sua fatica a vivere appieno i momenti di gioia, sperimentando più l'insoddisfazione che l'appagamento, abituata a riportare l'approccio scientifico-matematico anche nel resto della vita, sempre trovandosi a interpretarla come una performance. 

Così parla di sé Vittoria Bussi nelle pagine finali del libro:

"Non vado fiera di ogni momento della mia vita. Ci sono stati periodi buoi, in cui ho smesso di volermi bene, così come episodi che mi hanno ferita e fatta sprofondare. È capitato sempre quando mi sentivo arrivata, o quando non ho saputo perdonarmi un fallimento o un errore.

Temevo che succedesse anche con il record. Temevo di fallire e di non riuscire a perdonarmelo. Ne ero terrorizzata. Ma, sorprendentemente, è andato tutto bene. D'altro canto, pochi istanti dopo aver realizzato che avevo conquistato un record del mondo storico, ero già lì a dirmi che avrei potuto fare di più, che in fin dei conti non ero così stanca, che, non essendomi riuscito facile, di nuovo non avevo scoperto il mio talento. E che non sono brava in nulla".

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