Marco Scarponi: "Serve cambiare la cultura stradale dell'Italia. Michele ci dà l'energia per provarci"
Il presidente della Fondazione Michele Scarponi e fratello dell'amata e compianta Aquila di Filottrano ci ha parlato di un tema sempre fondamentale a margine di un convegno ad esso dedicato
Nella giornata di venerdì l'Hotel Tiziano di Lecce è stato teatro di una convention su di un tema che ogni cittadino, così come amante del ciclismo sia esso praticante o spettatore, dovrebbe avere particolarmente a cuore: la sicurezza stradale e la tutela dell'utente debole sulle strade. Un aspetto che, per ovvi motivi, va ad intersecarsi a stretto giro con il mondo delle biciclette e di cui si parla ancora troppo sotto forma di racconto di evitabili tragedie (in corsa oppure no) e troppo poco sotto il profilo dell'educazione e della sensibilizzazione.
Anche per questo abbiamo voluto presenziare all'evento patrocinato dall'Ordine degli Avvocati del foro di Lecce ed a cui ha partecipato l'Associazione Italiana Magistrati Avvocati Notai Ciclisti Lecce, i cui rappresentanti hanno sottolineato gli aspetti legali inerenti la sicurezza sulle strade, con particolare attenzione sui rischi soprattutto di carattere penale a cui gli automobilisti possono andare incontro, nonché sull'ancora lungo cammino che il nostro Paese deve ancora percorrere sia sotto il profilo di educazione civica e consapevolezza che su quello delle migliorie a livello legislativo.
Prospettive, queste ultime, sulle quali ha insistito anche uno dei due ospiti speciali del convegno, il presidente della Federciclismo Cordiano Dagnoni, il quale ha voluto sottolineare come il tema della sicurezza sia fondamentale nel lavoro quotidiano di una federazione che preme quotidianamente per far sentire la propria voce nelle sedi opportune. Dagnoni ha poi ricevuto una targa ricordo dal presidente dell'ordine degli avvocati di Lecce Tommaso De Mauro.
Altro ospite d'eccellenza è stato poi Marco Scarponi, presidente della Fondazione che prende il nome del suo compianto ed indimenticabile fratello Michele, ucciso sulle strade della sua Filottrano sei anni fa. La fondazione crea e finanzia progetti dedicati all’educazione al corretto comportamento stradale nonché ad una cultura del rispetto delle regole e dell’altro, temi per parlare dei quali lo abbiamo intervistato a margine dell'evento leccese: “L'oggetto di questo convegno dovrebbe essere fondamentale per tutti visto che la violenza sulla strada continua ad essere la prima causa di decessi per le persone sotto i cinquant'anni in Italia. È importante parlarne ma ancor più fare, soprattutto nel nostro Paese in cui c'è ancora tanto da fareperché siamo molto indietro su questi aspetti”.
La Fondazione Michele Scarponi ha ovviamente un ruolo attivo in questa direzione: “Abbiamo un ruolo attivo sul profilo dell'educazione e quindi siamo spesso nelle scuole soprattutto per parlare di mobilità, perché di questo abbiamo tanto bisogno. Serve sottolineare come ci siano mezzi alternativi all'automobile che possono essere utilizzati quotidianamente. E c'è poi Città 30 (l'iniziativa che punta a riequilibrare lo spazio pubblico, non solo abbassando a 30 km/h la velocità nelle aree urbane ma anche riducendo le aree della strada dedicate alle auto con l’inserimento di piste ciclabili e l’allargamento dei marciapiedi, nonché un cambiamento nella mentalità degli utenti, ndr) con la proposta di legge ad essa correlata, nonché quella sul metro e mezzo di distanza tra automobile e ciclista inserita, seppur secondo non nella sua forma ottimale, nel ddl presentato da Salvini in questi giorni”.
Non poteva mancare ovviamente un pensiero in memoria di Michele, sempre vivo nei cuori di tutti gli amanti del ciclismo, come si è visto anche sulle strade dell'ultimo Giro d'Italia: “Si sente la sua mancanza ma anche l'energia che ci ha lasciato. Michele ha lasciato un segno importante nel cuore, negli occhi di chi lo ha conosciuto e di chi lo conosce ora. Michele sta spopolando nelle scuole, l'ho portato a conoscere a tanti ragazze e ragazzi a cui riesce a insegnare tantissimo, con il sorriso. Lui ci ha lasciato tutto e noi questo tutto dobbiamo metterlo in circolazione per cambiare assolutamente la cultura di questo Paese e farci sentire sempre più un gruppo, come lui ci ha insegnato, perché il gruppo può fare la differenza, anche sulla strada”.