E anche oggi Froome cede domani
L'attacco di Nibali e Contador a Sierra de la Pandera non scalfisce il campione britannico. Un tenace Majka porta a casa la tappa
Il tempo stringe attorno a Vincenzo Nibali e agli altri avversari di Chris Froome, per tentare qualcosa di efficace per scalzare il leader della classifica generale dal suo posto. E la tappa di oggi è emblematica, avendo dato un'illusione che le cose potessero realmente cambiare, un po' per l'interpretazione aggressiva n maniera corale, con le squadre dei migliori uomini in classifica che sono passate sopra la Sky per tirare già da molto lontano, un po' per le voci, tutte ancora da verificare, che Froome non stia troppo bene, smentita dalla prestazione odierna del britannico. Il quale ha corso un'altra volta con intelligenza, non rispondendo direttamente agli attacchi di Nibali e di un ambiguo Contador (forse più interessato a una vittoria di tappa, che a cambiare le sue sorti nella classifica finale) sulla Sierra de la Pandera, ma aspettando il momento opportuno per sgasare e chiudere. Una tappa dalla quale Nibali esce comunque benissimo, vedendo il suo secondo posto ancor più saldo, cosa che lo potrebbe spingere ancora oltre già domani, in una tappa, quella con l'arrivo a Sierra Nevada e il passaggio sul Monachil, adattissima alle imboscate.
In questo contesto, i complimenti vanno a Rafal Majka: pochi altri avrebbero potuto resistere al ritorno di un gruppo molto ben lanciato all'inseguimento, che all'inizio della salita finale aveva lasciato meno di 2' di vantaggio. Due fattori hanno influito favorevolmente sul polacco della Bora-Hansgrohe: il fatto di essere un ottimo scalatore vecchia maniera, capace di mulinare a lungo ad alta velocità, e la presenza di un compagno di squadra nella fuga, Konrad, che ha permesso a Majka di mantenersi fresco per il finale: una tattica rodata della Bora in questa Vuelta che oggi ha dato i suoi frutti. Per Majka, il successo risolleva le sorti di una stagione resa storta dalla caduta alla Nantua - Chambéry, che l'ha tagliato fuori dal Tour de France.
Nella fuga Villella..e Vilela
Seguono 20 km dalla partenza di Écija per veder formarsi la fuga del giorno, una fuga ottimamente assortita: innanzitutto c'è il leader della classifica GPM Davide Villella (Cannondale-Drapac), all'attacco anche ieri, che oggi è riuscito a portare a casa altri 8 punti tra il Puerto El Mojón ed il Puerto Locubin, mantenendo un buon margine sui vari Majka, Rojas e Froome (ma dovrà ancora soffrire parecchio). E c'è il portoghese Ricardo Vilela (Manzana-Postobón), che non lascia un grande segno su questa tappa ma compone una notevole allitterazione. Gli altri non sono uomini da poco: c'è l'ex-campione del mondo Rui Costa (UAE), c'è lo scalatore polacco Rafal Majka (Bora-Hansgrohe) accompagnato da Patrick Konrad, poi Simon Clarke sempre per la Cannondale, Bart De Clercq (Lotto-Soudal), Alexis Gougeard (Ag2r), Stefan Denifl (Aqua Blue) e Luis Ángel Maté (Cofidis). Il vantaggio sale sempre fino ai 7'40", raggiunto sul primo dei GPM di giornata.
Nelle prime fasi di tappa c'è da segnalare anche il ritiro del giovane Sam Oomen (Sunweb), 13simo in classifica ma partito abbastanza malandato, che si aggiunge al non partente Axel Domont (Ag2r).
Bahrain, Astana e Trek in testa già a 80 km dall'arrivo
Finita la discesa del Puerto El Mojón, cambia inaspettatamente lo scenario: non più la Sky in testa al gruppo, ma Astana, Trek e Bahrain. Se le prime due saranno state più interessate a una vittoria di tappa per López Moreno e Contador rispettivamente (le velleità di podio di Aru sembrano ormai lontano, e la tappa di oggi ne è una conferma), per l'ultima c'è la conferma della gran voglia di Nibali di tentare qualsiasi cosa per mettere in difficoltà il rivale, pur sapendo che sarà difficile. Ne paga le conseguenze la fuga, che perde presto Gougeard, in difficoltà su uno dei tanti saliscendi che anticipano il Puerto Locubin, seconda salita accreditata di giornata.
Katusha e Quick-Step scremano il gruppo verso Valdepeñas de Jaen
Col passare dei chilometri anche altre squadre prendono coraggio e intuiscono che è una giornata buona per tentare di affievolire le forze di chi è davanti; accade così che la Katusha di Zakarin prende di punta il Puerto Locubin, arrivando già a scremare notevolmente il gruppo maglia rossa. Dopo la salita è la Quick-Step di David De La Cruz a prendere il comando, facendo fuori in anticipo un po' di gregari sul muro che caratterizza Valdelpeñas de Jaen con una bella accelerata di Enric Mas: arrivano così in meno di 40 ai piedi dell'inizio della salita finale.
Anche i fuggitivi devono fare le loro mosse e separare il grano dal loglio, per salvarsi: Konrad si occupa di fare la selezione, e grazie al suo attacco oltre a Majka restano in piedi solo Rui Costa, De Clercq e Villella, il quale tra l'altro si stacca per primo all'inizio della Pandera, esaurito il suo compito.
Ai -4 l'attacco di Nibali e Contador
La prima parte della Sierra de La Pandera è in verità un po' deludente: calano i bollori rispetto alle fasi precedenti, ed è l'Astana a occuparsi di tenere alta l'andatura, con gli spagnoli Sanchez Gil e Pello Bilbao. Questa fase un po' più tranquilla permette a Rafal Majka di rilanciare le possibilità di successo di tappa: cominciata la salita con 1'30" di vantaggio sul gruppo, stacca subito i compagni ai -10 e mantiene pressochè stabile il margine fino ai -4, dove comincia la seconda parte dura della salita, la strada militare.
Qui un attacco di Romain Bardet (Ag2r), seguito dal promettente ecuadoregno Richard Carapaz (Movistar) propizia l'inatteso attacco di Esteban Chaves (Orica), uno dei pochi che, viste anche le difficoltà sul Calar Alto, aveva tenuto un basso profilo. Poco dopo, sono Alberto Contador e Vincenzo Nibali a muoversi e a riportarsi su Chaves e Carapaz (Bardet si esaurisce abbastanza presto), scavando un bel solco tra loro e il trenino Sky, composto da Nieve, Poels e Froome.
Froome chiude ma Nibali non demorde
Di lì a poco Contador e Nibali continuano a procedere da soli, col madrileno in verità non troppo collaborativo, un po' stanco e un po' demoralizzato dalla tenuta di Majka. Il loro attacco più che a Froome fa male a De La Cruz e Woods, che cominciano a scricchiolare in vista della terza settimana, e a Fabio Aru, sempre meno confortante in quanto a tenuta, ma che oggi è riuscito a cadere in piedi cedendo tutto sommato poco.
Quando capisce che Poels non ce la fa più, è Froome in prima persona a spendersi per una delle sue frullate, che in un amen si riporta sui due di testa a 2,5 km dal termine con un ottimo López Moreno a ruota. Il ritmo si abbassa e anche gli altri big cominciano a rientrare, compreso López Moreno che con una bella fucilata lascia la compagnia definitivamente, pur non riuscendo nemmeno ad avvicinare Majka.
All'ultimo chilometro è addirittura Chris Froome a saggiare con una frullata le gambe dei rivali, lasciando con sé solo Nibali, Zakarin, Kelderman e Contador nella discesina prima dell'arrivo. Al traguardo è dunque Majka ad arrivare a braccia alzate, con 27" su Lopez, mentre Nibali a 31" riesce a battere Froome per gli abbuoni, con Zakarin e Kelderman a ruota. Contador lascia qualcosa chiudendo a 37", poi Poels giunge a 46", Chaves a 53", Fabio Aru ad 1'03", Woods a 1'13" e De La Cruz a 1'19".
Kelderman entra in zona podio
La nuova classifica vede sostanziali novità almeno nelle posizioni. Se Vincenzo Nibali recupera 4" su Froome, trovandosi ora a 55", al terzo posto c'è adesso Wilco Kelderman, che dopo la furiosa lite con Barguil sembra rinato e si ritrova per la prima volta in carriera a lottare per il podio di un GT. È a 2'17", con Zakarin a 2'25", mentre il maldestro Chaves scivola in quinta posizione a 2'39". E nonostante la prestazione incolore, Fabio Aru sale fino al sesto posto a 3'09", superando De La Cruz ora settimo a 3'11". Recupera una piazza anche Alberto Contador, ora ottavo a 3'19" ai danni di Michael Woods a 3'23", mentre López Moreno resta decimo a 3'48". Insomma la classifica resta apertissima, specie per quanto riguarda la lotta al podio, e chissà che la tappa di domani, 129 km da Alcalá la Real a Sierra Nevada, dei quali 45 di salita accreditata, non spinga qualcuno a prendere l'iniziativa e non faccia saltare il tappa nella quale finora è rimasta un po' chiusa questa Vuelta.