La Strade Bianche? È una sfera di cristallo
"Interroghiamo" la classica senese per scoprire tra le sue pieghe possibili prospettive di ampio respiro per diversi corridori italiani, da Petilli e Rota a Zana e Velasco, fino ai giovanissimi Tiberi e Zambanini
La Strade Bianche è una corsa particolarissima che forse più di ogni altra può misurare sul campo il valore degli atleti indipendentemente dalle loro caratteristiche. Le motivazione le abbiamo già ampiamente illustrate nell'articolo di presentazione pubblicato venerdì, in cui abbiamo messo in evidenza l'eccezionalità di questa gara sia per il notevolissimo dislivello, sia per il fatto di svolgersi fuori dall'asfalto più di ogni altra corsa. Ecco perché scorrere l'ordine d'arrivo e vedere chi è arrivato alle spalle dei primi spesso può essere interessante per scovare alcune sorprese e provare a immaginarsi chi in un futuro non troppo lontano potrebbe giocarsi questa corsa e non solo.
In questo senso sono soprattutto gli azzurri ad aver rimediato ieri prestazioni degne di nota, nonostante alla partenza mancassero alcune delle nostre principali figure di riferimento. Primo fra tutti, Simone Petilli, che raccoglie il più bel risultato della carriera, almeno fino ad oggi. Oltre ad aver fatto una corsa straordinaria, è anche una evidentissima conferma del teorema che abbiamo esposto più su: il corridore della Intermarché aveva già corso la Strade Bianche nel 2019 e nel 2021, finendola entrambe le volte entro il tempo massimo. Ora a lui spetta il compito di rilanciarsi nei prossimi appuntamenti ed evitare di fare come Michael Gogl, che ultimamente compare negli ordini d'arrivo solo di questa gara.
Poco più dietro (13esimo) è arrivato il compagno di squadra Lorenzo Rota, atteso ad alti livelli dopo il già straordinario quarto posto di San Sebastián dell'anno passato, nonché la grande prova del recentissimo Trofeo Laigueglia. Nel suo caso aveva partecipato per la prima volta già nel 2016 da neoprofessionista, quando evidentemente era troppo acerbo; lo shock ha fatto sì che ricomparisse ai nastri di partenza soltanto nel 2021, raccogliendo un promettente 34° posto che ha già ampiamente migliorato.
È quindi il turno di Andrea Vendrame, 17esimo, dal quale forse ci si poteva aspettare qualcosa in più: se nei primi due anni di professionismo il rapporto con questa corsa è stato difficile (ha raccolto prima un DNS e poi un DNF) il ritorno in maglia AG2R nel 2020 ha evidenziato un'ottima attitudine per gli sterri, che gli ha permesso di raccogliere in 3 anni un ventesimo, un 26esimo e, appunto, un 17esimo posto; quest'anno, con una startlist un po' meno clamorosa rispetto alle ultime due edizioni, forse lui stesso sperava di entrare in top10, ma l'importante è che abbia confermato il grande motore di cui dispone, migliorando leggermente il piazzamento del 2020.
Immediatamente dietro è giunto Filippo Zana, una delle più piacevoli sorprese di sabato, che ha permesso ai Reverberi di portare l'ammiraglia Bardiani-CSF fino al traguardo alle spalle del gruppo degli inseguitori; anche lui non ha fatto che confermare il teorema, visto che l'anno scorso, alla prima partecipazione, aveva già portato a termine la gara in 38esima posizione, seppur lontano dai primi. Ad aggiungere ulteriore valore a questa prestazione, il fatto che il vicentino finora aveva dato il meglio di sé nelle corse a tappe, mentre questo piazzamento apre anche altre porte per gli anni a venire.
Vale la pena di fare un piccolo salto in avanti per parlare di Vincenzo Albanese, esponente di un'altra professional italiana (la Eolo-Kometa) che si è potuta di tenere fino in fondo un ammiraglia alle spalle dei primi; per lui forse vale il ragionamento opposto: negli ultimi due anni sta raccogliendo tantissimi piazzamenti di grande valore, ma certo non si può dire che le sue caratteristiche gli consentano facilmente di ottenere un risultato in una corsa così intensa, soprattutto a causa delle pendenze arcigne che popolano tutto il percorso, sulle quali lui solitamente stringe i denti per giocarsi le carte in volata, cosa che non è possibile alla Strade Bianche. A fronte di tutto questo, la performance di sabato ha dunque un grande valore perché dimostra un ulteriore passo in avanti in termini di fondo e resistenza, che potrebbe consentirgli un ulteriore salto di qualità in vista dei prossimi obiettivi.
Abbiamo saltato, senza scordarci di lui, Simone Velasco, arrivato 21esimo; anche lui ha sempre portato la bici al traguardo, anche se nel 2015 è arrivato fuori tempo massimo. Quello di quest'anno è il miglior risultato e non può che essere una buona notizia, visto che il bolognese è appena approdato nel World Tour (all'Astana) in cerca del definitivo salto di qualità.
Non ce ne vorrà Diego Ulissi - già settimo nel 2016 e quest'anno 23esimo - se passiamo subito al compagno Alessandro Covi, da cui forse ci si aspettava di più sia per il successo sfiorato a Montalcino durante l'ultimo Giro d'Italia e soprattutto per lo stupendo inizio di stagione; tuttavia quello che va rimarcato è che alla sua prima partecipazione ha già dimostrato di poter portare a termine la corsa poco lontano dai più forti, anche perché è finito anche lui nel mucchione del quinto settore di sterrato e ne ha sofferto le conseguenze durante il finale: se non fosse caduto cosa avrebbe potuto fare? Ve la buttiamo lì... il suo capitano Tadej Pogacar durante il 4° settore ha forato ed è stato atteso dai compagni, ma a Covi l'ammiraglia UAE ha lasciato carta bianca e lui è rimasto in testa al gruppo: un dettaglio che ci dice molto.
Decisamente più sorprendente l'incredibile 31esimo posto di Edoardo Zambanini, neoprofessionista, classe 2001, alla sua seconda corsa in assoluto: ha ancora tutto da dimostrare, ma qualcosa ci dice che ci farà divertire.
Chiaramente non possiamo citare tutti, e di azzurri ne mancano tanti, ma ci sono alcuni, arrivati molto lontano dai primi, che meritano comunque di essere menzionati, partendo da Samuele Zoccarato, che aveva già terminato la corsa senese nel 2021 e quest'anno si è reso protagonista nel primo tentativo di fuga, venendo ripreso soltanto a Monte Sante Marie ed essendo poi in grado di chiudere 52esimo. Non si può non far notare che Kevin Colleoni, classe '99, uscito in grande forma da un ottimo Tour of Oman, è riuscito a portare a termine la Strade Bianche al primo tentativo, al suo secondo anno da professionista, arrivando 74esimo. Appena più avanti un altro prospetto del nostro ciclismo, Antonio Tiberi, classe 2001 come Zambanini, che però fa storia a sé, visto che non era nemmeno iscritto: il laziale è arrivato a Siena con la propria auto soltanto venerdì mattina per sostituire Jacopo Mosca, tanto che, per forza di cose, è stato uno dei pochissimi a svolgere la ricognizione del percorso nel pomeriggio; all'indomani è partito per fare il gregario e ha portato a termine la corsa. Aggiungiamo peraltro che il buon "Tibe" non è certo noto per le sue abilità di guida del mezzo e nemmeno per la sua esplosività, doti invece assai rilevanti in una prova del genere; quello che non gli è mai mancato è il fondo e ieri ce lo ha dimostrato una volta di più.
Per chiudere non possiamo non menzionare alcuni clamorosi exploit di corridori stranieri, a partire dall'inaspettato quarto posto di Attila Valter, un ragazzo che sta crescendo di anno in anno e che, dopo il promettentissimo 12esimo posto dell'ultimo Giro di Lombardia, ha conseguito il suo primo grande risultato (non ci siamo dimenticati della maglia rosa conquistata a San Giacomo, ma questo piazzamento vale innegabilmente di più dal punto di vista tecnico). E poi come non parlare di Carlos Rodríguez , che ha tentato il colpaccio di agganciare Pogacar e nonostante non ci sia riuscito ha resistito al vento per infiniti km e anziché crollare ha comunque difeso una straordinaria top20, dimostrando una volta di più che oggi anche un predestinato per i GT può inventarsi molto pure nelle classiche, proprio come lo sloveno che ha vinto dopo un'incredibile fuga di 50 km.