Barcellona baci e Bagioli
Prima vittoria di Andrea nel World Tour, batte Attila Valter ma non è sicuro di essere primo e non festeggia. La Volta a Catalunya si chiude con l'affermazione di Sergio Higuita; Richard Carapaz e João Almeida sul podio
Di sicuro il primo successo nel World Tour se l'era prefigurato tutto diverso, del resto non capita tanto spesso di vincere più o meno senza accorgersene o comunque senza esultare. Ma oggi a Barcellona Andrea Bagioli non era così sicuro che davanti al gruppetto di cui lui ha vinto la volata non ci fosse qualche cane sciolto già arrivato al traguardo, per cui per evitare beffe ha direttamente evitato di festeggiare. Nel dubbio...
E invece non c'era nessuno prima di lui, e quindi questa vittoria #01 nel WT se la può gustare tutta, almeno nel post, non avendone goduto a dovere sul momento. A 23 anni appena compiuti il ragazzo nato a Sondrio ha completato un altro piccolo step nel percorso di crescita a cui da tutti è atteso: dopo l'esordio col botto (neopro' da pochi giorni, stroncò Primoz Roglic su un traguardo su rampa al Tour de l'Ain 2020), corroborato da un secondo squillo alla Coppi e Bartali sempre nella stagione stravolta dal covid, nel 2021 si è imposto all Drome Classic in febbraio e poi si è scontrato con un problema al ginocchio che praticamente gli ha fatto buttare via mezza stagione, prima che qualche buon piazzamento alla Vuelta salvasse almeno parzialmente l'annata.
I lampi di talento però è riuscito a mandarli lo stesso, nonostante le difficoltà di una stagione storta. Ed era solo questione di tempo vederlo alzare le braccia su un traguardo più prestigioso. Il punto è che le braccia non gliele abbiamo viste - letteralmente - alzare! C'è da scommettere che però Andrea saprà crearsi altre occasioni per rifarsi.
La 101esima Volta a Catalunya si è chiusa col bel successo di Bagioli e con l'affermazione in classifica di Sergio Higuita, anche per lui un rilevante gradino salito, la prima gara a tappe WT messa in palmarès, riuscendo peraltro a sfuggire alla morsa del team che ha monopolizzato l'avvio di 2022, l'UAE Emirates: João Almeida si è dovuto accontentare del terzo posto, mentre il quinto di Juan Ayuso è un gran risultato (per il 19enne di casa - è proprio di Barcellona - questa era la prima gara a tappe disputata in assoluto nel World Tour); sul secondo gradino del podio ci è finito Richard Carapaz, autore - insieme a Higuita - della grande impresa di ieri, e in pieno rilancio rispetto alle personali ambizioni in vista del Giro d'Italia, suo principale obiettivo stagionale.
E veniamo alla corsa di oggi. Da Barcellona a Barcellona 138.6 km mossi per la settima e ultima tappa della Volta a Catalunya 2022 con classica conclusione sul circuito del Montjuïc. Le distanze non esagerate in classifica lasciavano aperti tanti spiragli per chi volesse attaccare a fondo, e in effetti la prima ora di gara ha confermato che un po' tutti non disdegnavano la coltivazione di idee espansionistiche. Tanti i tentativi di evasione, nessuno che abbia trovato spazio.
Finché ai -95 si sono mossi Louis Meintjes (Intermarché-Wanty) e Dries Devenyns (Quick-Step Alpha Vinyl), e questo è stato il la alla fuga che si è di lì a poco composta anche con Dylan Teuns (Bahrain-Victorious), Quentin Pacher, Sébastien Reichenbach e Michael Storer (Groupama-FDJ), Giulio Ciccone e Antwan Tolhoek (Trek-Segafredo), Jesús Herrada (Cofidis), Marc Soler (UAE-Emirates), Henri Vandenabeele (DSM) e un ispirato Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma), già attivo in precedenza. Ai -71 una foratura ha fatto fuori Vandenabeele, il gruppo tirato dalla Bora-Hansgrohe di Sergio Higuita (bel lavoro di Jai Hindley) ha comunque sempre tenuto a tiro i fuggitivi (forse il minuto e mezzo non è stato nemmeno toccato).
Ai -42, al secondo dei sei passaggi sul Montjuïc, Kruijswijk e Pacher hanno allungato rispetto agli altri battistrada e si sono assicurati il comando provvisorio della corsa fino ai -13, quando sono stati ripresi dal gruppetto dei big, già piuttosto selezionato. In mezzo, tra i tanti tentativi di evasione, degno di menzione quello di Hugh Carthy (EF Education-EasyPost) tra i -17 e i -14.
Appena sono stati raggiunti i due superstiti della fuga, Richard Carapaz (INEOS Grenadiers) è partito in progressione, chiamando il contropiede di Tobias Johannessen (Uno-X). L'ecuadoriano ha seguito il giovane collega col leader della corsa Higuita incollato alla ruota; subito dopo lo scollinamento (si era sul penultimo Montjuïc) si sono accodati altri uomini - Juan Ayuso (UAE), Andrea Bagioli (Quick-Step), Ben O'Connor (AG2R Citroën) e Santiago Buitrago (Bahrain) - e proprio quest'ultimo ha proposto un contropiede ai -11.
L'azione dello spagnolo è sfumata sull'ultimo Montjuïc ai -6, ed è stata rilevata da un breve contrattacco di Fernando Barceló (Caja Rural-Seguros RGA) ma ai -5 Ayuso ha lanciato un nuovo affondo con il compagno João Almeida e coi soliti Higuita, O'Connor e Johannessen. Gli UAE hanno abbozzato una sorta di tenaglia, prima ci ha provato Ayuso ai -5, poi Almeida ai -2, ma in entrambi i casi ha chiuso Higuita, mentre Johannessen e O'Connor hanno visto i rispettivi tentativi (ai 2.7 e ai 2.4) annullati dallo stesso João.
Il drappello di testa ha allora iniziato a traccheggiare, prima è rientrato Nairo Quintana (Arkéa Samsic), poi all'ultimo chilometro un'altra decina di uomini e si è andati così alla volata ristretta. Guillaume Martin (Cofidis) ha tentato di impostare lui lo sprint, ma non ha fatto altro che aprire la strada allo spunto di Andrea Bagioli. Il 23enne valtellinese ha preso la testa ai 150 metri, ha ulteriormente accelerato ed è andato a vincere la tappa davanti ad Attila Valter (Groupama), Barceló, Ayuso, Teuns, Martin, Quintana, Carlos Verona (Movistar), Higuita e Carapaz.
La generale va in archivio così: vince Sergio Higuita con 16" su Carapaz, 52" su Almeida, 53" su Quintana, 1'08" su Ayuso, 1'10" su O'Connor, 1'13" su Johannessen, 1'16" su Martin, 1'27" su Torstein Træen (Uno-X) e 1'55" su Sam Oomen (Jumbo). Primo italiano in classifica Giulio Ciccone, 21esimo a 9'30".