Remco si prende Parigi: l'impresa, il tripudio, il poster
Nessuno come Evenepoel: doppietta olimpica con la gara in linea dopo la cronometro, con attacco da lontano e trionfo in solitaria. Doppia medaglia per la Francia con Madouas e Laporte
Mai nessuno, nella non lunghissima storia del ciclismo su strada olimpico aperto ai professionisti, aveva vinto la a gara in linea dopo essere già stato campione del mondo. Paolo Bettini ottenne infatti prima l'oro ad Atene 2004 e poi le sue due maglie iridate. Mai nessuno, dall'introduzione della prova a cronometro individuale nel 1996 ad Atlanta, aveva vinto l'oro in entrambe le prove di ciclismo su strada in campo maschile. Mai nessuno, fino alle 17.30 del 5 agosto 2024, quando sul traguardo del Trocadero di Parigi è arrivato in solitaria Remco Evenepoel, l'uomo dei record, il nuovo campione olimpico di ciclismo su strada.
Ed è il caso di scandire bene il suo nome e cognome, come nell'audio registrato per la sua scheda atleta per le Olimpiadi, diventato immediatamente virale. Far parlare di sé è fin troppo facile per un campione con questa personalità e questo tensione innata per la vittoria, e in particolare per la vittoria in grande stile. Lo svolgimento di questa gara ha tanti punti di contatto con il suo mondiale di Wollongong, anche se questa volta il grande favorito Mathieu van der Poel non ha avuto dei contrattempi notturni, ma è rimasto ingabbiato da una situazione perfetta per il Belgio, con Wout van Aert a seguire il rivale, a favorire il ricongiungimento e il contrattacco con timing perfetto del compagno di squadra, che è andato a riprendere e staccare uno a uno i componenti della fuga per andare a vincere, come spesso e volentieri gli capita, in solitaria e per ampio distacco.
Non è stato di certo lasciato andare, ma si è andato a creare la situazione perfetta per mettere sulla strada tutte le qualità che lo rendono un fenomeno generazionale, con un palmares che non ha nulla da invidiare agli altri grandissimi di questa epoca e delle altre. Oltre a due Liège-Bastogne-Liège e una Vuelta a España, nel giro di meno di tre anni Remco ha completato una clamorosa doppia doppietta gara in linea-cronometro, sia al mondiale (2022 e 2023) che ai Giochi Olimpici, stavolta nel giro di una settimana, dopo che la settimana ancora precedente si era conclusa sul podio del Tour de France alla prima partecipazione, a 24 anni e qualche mese.
Se ce ne fosse ancora bisogno, il belga ha dato un'altra dimostrazione inequivocabile, mettendoci dentro anche tutti i suoi lati più emotivi, nel nervosismo per i secondi persi per un problema meccanico nel finale a corsa già in ghiaccio, e con l'istantanea già memorabile regalata sul traguardo. C'è tutto Remco Evenepoel, in questo doppio oro olimpico, ed era difficile chiedere di meglio.
Olimpiadi Parigi 2024, ciclismo su strada: la cronaca della gara
Una gradita sorpresa alla partenza: c'è Peter Sagan a dare il via alle danze, con i tre colpi di bastone che hanno aperto tutte le gare di questa edizione dei Giochi. C'è un'atmosfera diversa dal solito, in particolare per la fotografia molto inusuale di un gruppo così ridotto alla partenza di una corsa su distanza monumentale.
Anche la fuga inziale è particolarmente olimpica: il primo a scattare è Eric Manzibayo (Rwanda), seguito subito da Thanakhan Chaiyasombat (Thailandia) e Christopher Rougier-Lagane (Mauritius). Si accodano anche Charles Kagimu (Uganda) e Achraf Ed Doghmy (Marocco), che completano il gruppetto di cinque che si prende la scena nelle prime ore di corsa. Il loro vantaggio si dilata rapidamente, mentre in gruppo iniziano ad affacciarsi nelle prime posizioni le squadre interessate a controllare la corsa, con Dan Hoole per i Paesi Bassi e Michael Mørkøv e Mikkel Bjerg per la Danimarca.
L'andatura nei primi settanta chilometri è ai limiti del balneare, tanto che i fuggitivi arrivano ad avere anche 15 minuti di vantaggio. Tutto sotto controllo naturalmente, fin quando ai -190 si sgancia un nuovo tentativo a quattro. Poco prima della Cote de Mesnuls, è l'irlandese Ryan Mullen a promuovere un'azione in cui si infilano anche Georgios Bouglas (Grecia), Gleb Syritsa (Atleti neutrali indipendenti) e soprattutto Elia Viviani. L'azzurro trova un modo per essere in qualche modo un fattore anche nella corsa su strada, che per lui funge principalmente da avvicinamento agli obiettivi su pista, entrando in una fuga che guadagna circa tre minuti sul gruppo principale.
Nel frattempo arriva anche Tiesj Benoot a tirare insieme a Bjerg e Hoole, con il Belgio che inizia a muovere le sue pedine. Ai -150 il distacco è di circa 8'30" dalla testa della corsa e di 5'30" dal gruppo Viviani, da cui si stacca Syritsa. I tre contrattaccanti si ricongiungono ai fuggitivi ai -122, con il gruppo che arriva con poco meno di tre minuti all'inizio della fase calda della corsa.
Solo Kagimu e Rougier-Lagane tengono il passo dei tre arrivati da dietro, fino all'inizio della corsa vera e propria, a 105 chilometri dal traguardo, sulla Cote de Senlisse (1.7 km al 4.6%). Il primo allungo, non troppo convinto, è dello sloveno Domen Novak, ma cui fa seguito un aumento dell'andatura di Benoot e Bjerg. Sulla Côte de Châteaufort, la prima vera fiammata è di Valentin Madouas, che a oltre novanta dall'arrivo manifesta le intenzioni della Francia di fare gara d'attacco. Sulla sua ruota salta per primo Ben Healy, che come sempre non si tira indietro in queste situazioni, e si accoda anche al successivo attacco in discesa di Alexey Lutsenko (Kazakistan). I due riescono a prendere un buon vantaggio e cercano di andare a prendere Mullen, compagno di squadra di Healy, mentre anche Viviani ha perso contatto dall'irlandese.
Il ricongiungimento avviene ai -75, ma il gruppo non è distante e soprattutto continuano gli scatti: prima Benoot mette tutti in fila, poi anche Evenepoel rompe gli indugi e si muove due volte in prima persona. Alla seconda accelerazione, sulla cima della Côte du Pavé des Gardes, rispondono per primi Matteo Jorgenson, Mads Pedersen e Alberto Bettiol, mentre Van der Poel è qualche posizione più indietro ma in controllo, perché il gruppo si allunga ma non si spazza.
Parigi ai piedi di Evenepoel
Dopo l'ultimo strappo del tratto in linea, ci sono oltre venti chilometri di respiro per arrivare a Parigi ed entrare nel circuito finale. Una fase interlocutoria dove Lutsenko e Healy possono guadagnare, ma soprattutto che c'è spazio per dei contropiedi delle seconde linee, che vedono lo spiraglio per avvantaggiarsi. Ci si tuffa per primo Nils Politt, quando mancano sessanta chilometri al traguardo. Con lui ci sono anche Madouas e Michael Woods (Canada), mentre da dietro arrivano Stefan Küng (Svizzera) Marco Haller (Austria), Fred Wright (Gran Bretagna) e Jambaljamts Sainbayar (Mongolia).
Dietro tocca ancora a Benoot mettersi a tirare, mentre Pedersen si attarda per una foratura e gli altri favoriti nicchiano. I sette contrattaccanti guadagnano quasi cinquanta secondi, ma non riescono a rientrare su Healy e Lutsenko, che prendono lo strappo di Montmartre per la prima volta con 18" sugli inseguitori e 1'05" sul gruppo.
Mentre l'irlandese stacca il kazako in cima alla cote, dietro la grande attesa finisce con una scena non nuova: la fiondata di Mathieu van der Poel sullo strappo in pavé, con Van Aert ad incollarsi alla sua ruota e il distacco che si apre subito. Mancano 46 chilometri, e il duello inizia ufficialmente. I due rivali di sempre non sono però da soli, perché dopo lo scollinamento rientrano anche Matteo Jorgenson (Stati Uniti), Julian Alaphilippe (Francia) e Toms Skujins (Lettonia).
Chi rimane fuori è la Danimarca, non ancora perfettamente organizzata dopo la foratura di Pedersen, che riesce però a chiudere il buco sulla salitella successiva. Il ricongiungimento nel gruppo principale è questione di un attimo, e a ripartire questa volta è nientemeno che Remco Evenepoel, questa volta non seguito da nessuno. Il campione olimpico a cronometro riesce a rientrare sul gruppetto inseguitore (di cui non fa più parte Sainbayar), che ha un po' meno di trenta secondi da Healy, e si mette subito a spingere alla sua maniera, in una situazione che inizia ad assumere le sembianze di quella del mondiale di Wollongong. Lo sa bene Dylan van Baarle, che a quel punto non può far altro che mettersi a tirare in favore di Van der Poel per contenere il distacco.
Sospinto da Remco, il secondo gruppo va a riprendere Healy e inizia a perdere i pezzi, con i soli Küng, Madouas e Haller a tenere le ruote, oltre all'irlandese, fino al secondo passaggio a La Butte de Montmartre. Solo il francese riesce a tenere le ruote di Evenepoel, mentre dietro, ormai a oltre trenta secondi, si ripete la stessa scena del passaggio precedente, ma questa volta Van Aert non ha interesse a dare cambi con il compagno davanti e in posizione perfetta per andare a vincere l'oro.
La Francia prova a riaprire la corsa con Alaphilippe e Christophe Laporte, mentre davanti Madouas inizia a collaborare con molta meno convinzione. Dietro con Van Aert e Van der Poel sono rientrati diversi corridori, e diventa impossibile trovare una collaborazione. Laporte e Jorgenson rientrano sul gruppetto rimasto staccato dalla fuga, ma hanno quasi un minuto di distacco, mentre il grosso del gruppo è addirittura a 1'20" ai -15.
Manca ancora qualche chilometro all'ultimo Montmartre, ma c'è un altro tratto in salita a precedere lo strappo in pavé, proprio quello dopo era arrivato l'attacco decisivo nel giro precedente. Madouas non riesce più a tenere quel ritmo infernale, perde prima qualche metro, poi abbassa la testa e si deve arrendere. La scena è un altro grande classico, l'epilogo è scontato: a 15 chilometri dall'arrivo, Remco Evenepoel se ne va.
Il vantaggio aumenta rapidamente e supera il minuto negli ultimi 4 chilometri, con Madouas ancora da solo a cercare di resistere al rientro degli inseguitori. Un vantaggio talmente ampio da rendere ininfluente il problema meccanico occorso nel finale, in una scena simile a quella della caduta di Van der Poel a Glasgow, ma con una certa dose di nervosismo tipica della sua debordante personalità. Debordante come il talento del nuovo campione olimpico su strada, che ha tutto il tempo di celebrare la vittoria nel migliore dei mondi, mettendosi in posa a braccia aperte insieme alla sua bicicletta, in uno scatto già immortale.
Dietro, a un minuto e venti secondi, Madouas riesce a resistere e a prendersi una meritatissima medaglia d'argento, lasciandosi andare a tutta la sua commozione sul traguardo. Anche Laporte si unisce alla festa continua in casa francese, vincendo la volata per il bronzo e aggiungendosi al clamoroso medagliere dei padroni di casa, che hanno già ampiamente superato il bottino di Tokyo. Giù dal podio Attila Valter, uno di quelli che era riuscito ad evadere dal gruppo, insieme a Skujins (quinto), Jan Tratnik (ottavo) e Jorgenson (nono). Van der Poel questa volta è sconfitto, dodicesimo a 1'49".