Tadej Pogacar vince anche la crono finale al Tour 2024 © Tour de France
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Tadej Pogacar, l'Eletto tra gli Eletti: terzo Tour per lui e un posto nel club della leggenda

Lo sloveno vince anche la cronometro conclusiva a Nizza e diventa l'ottavo di sempre a vincere Giro d'Italia e Tour de France nella stessa stagione. Podio finale con Vingegaard ed Evenepoel

21.07.2024 19:50

Fausto Coppi, Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Stephen Roche, Miguel Indurain, Marco Pantani e da oggi Tadej Pogacar. L'esclusivissimo club dei doppiettisti, di quelli cioè che hanno vinto nello stesso anno Giro e Tour (alcuni di loro l'hanno fatto più volte), si amplia da questo 21 luglio 2024, e al tavolo si siede l'uomo, il ragazzo, che sta imprimendo a fuoco il proprio nome sul ciclismo non già degli anni '20 del nuovo secolo, ma di tutti i tempi.

Tadej Pogacar vince un Tour che non è solo un Tour, è un Giro+Tour, è il suo terzo Tour, è il prodromo necessario per Giro+Tour+Mondiale, è la rivincita su chi l'aveva battuto nei due anni precedenti, è il segno di una continuità mostruosa, settimo GT che disputa in carriera, terzo primo primo secondo secondo primo primo, un ruolino di marcia da urlo, che si compenetra col ruolino nelle classiche, ha fatto 14 monumento in carriera, una volta si è ritirato, due volte (le sue due prime) è stato fuori dai 10 (ma nei 20), dopodiché il peggior risultato è stato un quinto posto, e sei ne ha portate a casa.

Ogni numero che riguarda Tadej è spaventoso, i riferimenti vanno cercati in un ciclismo lontano decenni, oppure li si cerca ma non li si trova, per esempio: curiosità, qualcuno aveva mai vinto le ultime tre tappe e la generale di un Tour? Macché. E questa è solo una delle tante statistiche che potremmo tirar fuori, tutte che parlano la stessa lingua: Tadej è un fenomeno che travalica i nostri tempi ciclistici.

Al Tour 2024 Pogacar ha battuto il corridore che nelle ultime due edizioni l'aveva fatto piangere. È stata una sfida sensazionale per almeno due terzi di gara, dopodiché a Plateau de Beille l'all-in di Jonas Vingegaard ha scoperto tutte le carte, ed erano carte perdenti per il danese. Pazienza, ci riproverà ma non ha nulla da rimproverarsi. L'essere tornato da un infortunio che ne aveva messo a rischio la partecipazione alla Boucle, e l'essersi confrontato in maniera così tenace e volitiva dice di lui quel che in realtà già sapevamo benissimo: che è un lottatore come pochi, e ha una classe che non si trova facilmente in giro.

Il terzo del podio, Remco Evenepoel, era il gran debuttante e si è disimpegnato in maniera eccellente al cospetto di simili avversari. Soprattutto, ha corso da protagonista quale legittimamente si sente, in questo ciclismo di fenomeni. Ha attaccato, ha vinto (una crono), ha messo pepe, si è difeso, è stato propositivo, a volte è rimasto con le pive nel sacco, però che presenza consistente, la sua. E che prospettive per il futuro, dato che la sua crescita non si fermerà certo a 24 anni.

Il Tour de France in una nuova età dell'oro

Jonas Vingegaard, Tadej Pogacar e Remco Evenepoel sul podio del Tour de France 2024 © UCI Cycling-Getty
Jonas Vingegaard, Tadej Pogacar e Remco Evenepoel sul podio del Tour de France 2024 © UCI Cycling-Getty

In generale, il Tour de France è entrato negli anni ‘20 (ma in realtà già dal 2019) in una fase di grazia, in cui la corsa tende a essere spettacolare al massimo (con la parentesi-no del 2020, ma in quel caso il colpo di scena finale bastò a rendere memorabile un Tour altrimenti piuttosto bruttino). Che dal 2021 a oggi ai primi due posti si trovino sempre gli stessi due protagonisti è un fattore di grande bellezza, rende l’idea di una rivalità destinata a restare negli annali. Peccato solo che tale confronto si limiti alla Grande Boucle, dato che altrove le occorrenze Tadej vs Jonas sono ridotte al minimo.

Il livello prestazionale in questi ultimi anni è salito - a livello di picchi - al punto tale che era difficile immaginare di poter assistere anche altrove a un simile concentrato di forza e talento, quello che invece al Tour è pane quotidiano. Pensiamo certo a Pogi e Vingo, ma anche all'impatto che in questi anni hanno avuto sulla corsa personaggi come Wout van Aert e Mathieu van der Poel.

Oggi, grazie a Pogacar, anche questo concetto è destinato a sfumare, perché Tadej ci ha dimostrato che si può preparare il doppio appuntamento Giro-Tour fornendo ovunque prove maiuscole. E vogliamo che Vingegaard - in una prossima stagione che gli auguriamo priva di intoppi - non voglia e possa raccogliere una simile sfida? Ed Evenepoel ne resterà fuori ancora per quanto?

Insomma il ciclismo targato Pogacar (con tutti gli annessi e i connessi) è in espansione. Abbiamo già visto talmente tanto che ci viene difficile ipotizzare che il meglio debba ancora venire, eppure queste tre settimane francesi dello sloveno ci hanno dato esattamente quest'impressione: non si fermerà qui. È in una condizione umana in cui il pensiero dei limiti fisiologicamente non gli appartiene, e se è vero che ciò che pensi lo puoi realizzare, il progetto Giro-Tour-Vuelta, in queste settimane evocato da più parti, potrebbe essere la prossima grande sfida. Lui non ha detto esplicitamente “no”. Ha detto: “Non quest'anno”.

Che contromisure troveranno gli avversari più accreditati contro lo strapotere di Tadej? Se fossero - tali avversari - dei personaggi minori del romanzo pogacariano, diremmo “nessuna”. Ma siccome conosciamo i loro nomi (Mathieu, Jonas, Remco…) e i loro vezzi, già sappiamo che le cercheranno, eccome se le cercheranno, le contromisure. E noi, sorriso beato del bimbo a Legoland, a guardare, coi popcorn.

Tour de France 2024, la cronaca della ventunesima tappa

Il Tour de France 2024 si è concluso oggi con la ventunesima tappa, una cronometro di 33.7 km dal Principato di Monaco a Nizza su un percorso davvero impegnativo con le salite a La Turbie e al Col d'Èze. Il primo a partire è stato Davide Ballerini (Astana Qazaqstan) che con 53'10" è stato il primo leader provvisorio della prova. Si sono poi succeduti sulla hot seat in tanti: Jarrad Drizners (Lotto Dstny) con 52'49", Cees Bol (Astana) con 52'24", Sébastien Grignard (Lotto) con 51'44", Matej Mohoric (Bahrain-Victorious) con 51'23", finché Lenny Martinez (Groupama-FDJ), che conosce bene la zona essendo di Cannes, ha fissato un nuovo standard scendendo a 48'24".

Per dirne uno, Victor Campenaerts (Lotto), che era considerato tra i possibili protagonisti di giornata, si è dovuto accomodare alle spalle del provenzale col tempo di 48'38". Ma meglio ancora di Lenny ha fatto Harold Tejada (Astana), che con 48'14" ha limato 10"; poco dopo Matteo Sobrero (Red Bull-BORA-Hansgrohe) ha siglato con 49'19" (a 1'05" dal leader provvisorio) la miglior prestazione tra gli italiani in gara (alla fine gli sarebbe valsa il 19esimo posto).

Tejada è rimasto al comando fino all'entrata in scena degli uomini di classifica. C'erano varie sfide sul campo, la prima riguardava la top ten e coinvolgeva Derek Gee (Free Palestine), Giulio Ciccone (Lidl-Trek) e Santiago Buitrago (Bahrain), compresi in un margine di 1'20", dal nono all'undicesimo posto per la generale.

Buitrago è sceso in strada per primo e ha fatto una prova eccellente, completandola in 48'17", secondo provvisorio a soli 3" da Tejada; Ciccone invece è andato abbastanza disastrosamente, e nel computo ci mettiamo anche un cambio di bici (a causa di un problema) in cima al Col d'Èze, che gli è costato ulteriore ritardo; poco prima Gee - partito due minuti dopo di lui - l'aveva superato. Al traguardo 50'18" per Giulio, 47'55" per Derek, che ha così scavalcato Tejada in testa all'ordine d'arrivo parziale. Ciao top ten per l'abruzzese.

La sfida dei primi, il trionfo di Tadej Pogacar

Matteo Jorgenson (Visma-Lease a Bike) è arrivato subito dopo Gee col tempo di 47'32", scavalcandolo. Trascurabile la prova di Carlos Rodríguez (INEOS Grenadiers), 49'16"; meglio Adam Yates (UAE Emirates), terzo provvisorio con 48'20"; non malaccio - rispetto al suo score nelle crono - Mikel Landa (Soudal Quick-Step), che ha fatto meglio dello stesso Yates con 48'05"; quindi João Almeida (UAE) si è piazzato immediatamente dietro a Jorgenson con 47'42".

Ma a quel punto sapevamo già tutti che la prova aveva preso una piega ben chiara, e lo sapevamo dai tre intertempi nei quali la situazione era netta: primo Tadej Pogacar (UAE), secondo Jonas Vingegaard (Visma), terzo Remco Evenepoel (Soudal). Il belga è arrivato per primo, abbassando di 54" il tempo di Jorgenson: 46'38" per lui.

Vingo ha chiuso in 46'27", migliorando di 11" il tempo di Remco; e poi la scheggia gialla, letteralmente volata sui 33.7 km della tappa e approdata in dirittura nel tripudio generale: 45'24" il crono di Tadej, 1'03" meglio di Jonas, alla media di 44.521 km/h. Quindi le feste, la commozione, le premiazioni.

La classifica andrà in archivio con Tadej Pogacar trionfatore del Tour de France 2024 con 6'17" su Jonas Vingegaard e 9'18" su Remco Evenepoel. Poi una voragine, e troviamo gli altri: Almeida a 19'03", Landa a 20'06", Yates a 24'07", Rodríguez a 25'04", Jorgenson a 26'34", Gee a 27'21", Buitrago a 30'42". Giulio Ciccone è undicesimo e primo degli italiani a 30'42".

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Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!