Il 10 a Hindley e Démare, per Nibali un 8 carico d'affetto
Le pagelle del Giro d'Italia 2022: Carapaz e Landa promossi senza brillare eccessivamente, Van der Poel e Bouwman tra i più positivi in assoluto, tante bocciature tra i velocisti
Jai Hindley - 10
Vince il Giro d'Italia senza accusare un minimo passaggio a vuoto, mette a frutto i benefici di una squadra fortissima intorno a lui, in salita è senza dubbio il migliore e si toglie pure lo sfizio di un successo di tappa (al Blockhaus). Unica pecca: in un ciclismo che avrebbe bisogno di personaggi, è un altro antipersonaggio, ma non possiamo certo fargliene una colpa.
Richard Carapaz - 7
Non è che puoi dare meno di 7 a uno che arriva secondo al Giro, e pazienza se era il favorito e non ha mai avuto uno spunto degno di essere ricordato. Resta comunque uno dei più solidi grangiristi in circolazione, e gravitando sempre in zona podio vedrete che riuscirà a vincere qualcos'altro di importante. Certo lo smacco subìto sul Fedaia è pesante da digerire.
Mikel Landa - 6.5
Il mezzo voto in più determinatogli dall'aver dribblato ogni possibile intoppo si annulla col mezzo voto in meno per non aver trovato il modo di far valere le sue doti in salita. Tanto che, siccome non è nemmeno la prima volta che non affonda il colpo quando dovrebbe o potrebbe, siamo seriamente tentati di rivedere al ribasso la portata di tali doti. Comunque un podio è un podio e stavolta nessuno glielo toglierà.
Vincenzo Nibali - 8
Dopo due Giri in tono minore ritrova, almeno a tratti, il gusto di vedersela faccia a faccia coi migliori, come a voler dimostrare che se gli infortuni non ne avessero minato l'ultimo tratto di carriera avremmo visto ancora ben altri risultati da parte sua in questi anni '20. Come se si fosse liberato di un peso annunciando il ritiro a fine stagione, per diversi giorni pedala leggero e promettente (dopo il passaggio a vuoto sull'Etna, intendiamo), poi nella terza settimana deve cedere alla maggior freschezza di quelli più giovani. Tre dei quali e solo tre lo precedono in classifica. E insomma, un podio sfiorato all'ultimo Giro, vuoi dargli meno di 8, mettendoci dentro pure tutto l'amore di cui è stato catalizzatore lungo i 21 giorni di gara?
Pello Bilbao - 7.5
Il solito mediano di rottura che non molla mai, si porta a casa un'altra top ten anzi a ben vedere eguaglia proprio il suo miglior risultato in un GT (quinto posto), e lo fa tenendo un occhio alla personale classifica e uno alle vicende di Landa, alla cui causa si vota senza dire a. Tosto.
Jan Hirt - 8.5
Vince una tappa e non una qualsiasi (quella del Mortirolo), e nella terza settimana scala la classifica come un arrampicatore sociale, fino al sesto posto finale (e a meno di mezzo minuto dal quarto) che rende giustizia - insieme alla citata vittoria parziale - a una carriera che forse avrebbe potuto regalargli più soddisfazioni.
Emanuel Buchmann - 6.5
Una delle punte della Bora-Hansgrohe alla vigilia, ma diciamo che dal Blockhaus Hindley risolve le gerarchie interne e sia lui che Wilco Kelderman (6 per l'impegno e il sacrificio) si ritrovano a dover fungere più o meno da gregari. Lui salva comunque la top ten, anche se in maniera piuttosto anonima. Comunque sia un puntello importante per Jai.
Domenico Pozzovivo - 7.5
Non perde l'abitudine di cadere (discesa del Mortirolo, che cara gli costa in termini di ritardo) ma nemmeno quella di stringere i denti e lottare come chi ha attraversato sette mari in tempesta e 126 ossa fratturate in carriera. Alla fine la somma dice ottavo, ovvero settima top ten al Giro alla soglia dei 40 anni. Naturale che l'anno prossimo torni per migliorarsi ancora...
Hugh Carthy - 6.5
Cresciuto molto nella seconda metà di gara, alla fine tra una fuga e l'altra riesce a rientrare nei 10 e a rimanerci (più o meno come l'anno scorso), certo gli exploit della Vuelta 2020 chiusa sul podio non li ha più ripetuti.
Juan Pedro López - 8.5
Uno dei volti nuovi lanciati dal Giro 2022, si fa praticamente mezza corsa in maglia rosa e poi, grazie al ritiro di Almeida, chiude con la maglia bianca di miglior giovane. Non è uno che riempia l'occhio, ma è solido e tenace e il fatto che abbia difeso coi denti la top ten ce lo fa piacere ancor di più. In fondo quest'anno compirà solo 25 anni, può ancora crescere.
Alejandro Valverde - 6
Lo vediamo poco ma c'è, non lascia segni nelle tappe, neanche su traguardi che un tempo l'avrebbero visto protagonista, ma con regolarità chiude all'11esimo posto senza portarsi a casa soverchi rimpianti. In Movistar c'è chi ha fatto di molto peggio, per dirne uno Iván Sosa (4), ectoplasmatico.
Santiago Buitrago - 8
Un altro giovane alla cui carriera questo Giro 2022 fa un gran bene: a 22 anni mette insieme un successo di tappa, un 12esimo posto nella generale, un buon lavoro per capitan Landa e un rilevante contributo alla conquista della classifica a squadre da parte della Barhain-Victorious: e fu così che la Colombia trovò un altro giovanotto a cui appassionarsi.
Lucas Hamilton - 6
Nell'anno di un interessante gradino salito sulla scala della maturazione, dopo le buone prestazioni nelle brevi gare a tappe di primavera centra un risultato che fin qui nei GT aveva visto solo col binocolo, ovvero il 13esimo posto in classifica, ma lo fa correndo sempre in difesa, senza nulla di davvero rilevante da segnalare. Il sospetto è che, a 28 anni, non abbia ancora tantissimo da crescere.
Guillaume Martin - 6.5
Solito approccio anarchico alla corsa, un giorno perde dieci minuti in montagna, il giorno dopo li recupera con una fuga, poi salta e rientra, risalta e riprova a salire, solo che alla fine di tanto subbuglio il top che gli resta è un settimo posto come miglior piazzamento di tappa e il 14esimo in classifica. Poteva fare di più, ma se non altro non gli manca la voglia di darsi da fare. Così come al suo compagno Simone Consonni (6) non è mancata la voglia di sprintare, andando in top ten in tutte e sei le volate, anche quella (di Treviso) che non si è disputata...
Lorenzo Fortunato - 6
Anche se rispetto al 2021 migliora di una posizione il piazzamento finale (15esimo), gli manca l'highlight che lo scorso anno fu il successo sullo Zoncolan, mentre stavolta resta a lungo ai margini delle grandi manovre. Proprio per questo gareggiare un po' anonimo siamo forse un po' tirchi col voto, tanto che per esempio al suo compagno Diego Rosa, spesso in fuga e per diversi giorni maglia azzurra, riconosciamo addirittura un 6.5. Ma nel suo caso pesa la fuga solitaria nella Palmi-Scalea, un supplizio che vale al piemontese un anno di fiducia incondizionata.
Romain Bardet - 7
Una vera disdetta il suo ritiro nella tappa di Cuneo, quando era quarto in classifica (ma vicinissimo alla vetta) dopo aver già dimostrato di valere senza dubbio i migliori sul Blockhaus. Si è ammalato, ci chiediamo quando e come visto che fin lì si era corso sempre sotto il sole. Poteva essere una grande storia, e invece il brusco risveglio per lui ha preso la forma di un disgraziato virus intestinale.
Tom Dumoulin - 5.5
Lo aspettavamo con grande affetto, in fondo è al Giro che s'è imposto come il fuoriclasse che è. Solo che il Tom di oggi è un parente sbiadito di quello del biennio 2017-2018, ha lanciato segnali nella crono di Budapest e poi ancora nella tappa di Potenza, favorendo il successo di Bouwman. In salita però proprio non girava, e ha abbandonato a due terzi del cammino. Nella stessa squadra qualcuno vede (o vedeva o vedrebbe) Tobias Foss come un possibile erede, ma il norvegese ci pare più o meno fermo ai tempi dell'Avenir vinto. Un Giro particolarmente anonimo il suo, insomma non più di 5 in pagella.
Miguel Ángel López - s.v.
Ancora una volta la Sicilia gli risulta fatale, si ritira dopo quattro tappe a causa di vecchi malanni, ma intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torme delle cure onde seco egli si strugge...
Simon Yates - 7.5
Già solo per l'amore che manifesta ogni anno nei confronti del Giro è impossibile affibbiargli insufficienze. Partito fortissimo, con tanto di vittoria contro il tempo (quasi un inedito per lui), una stupida caduta gli lascia addosso (sul ginocchio) strascichi che alla lunga presentano il conto; non prima che centri un secondo successo, e nella tappa più bella, quella di Torino.
João Almeida - 8
Siamo innamorati della sua attitudine, sembra sempre sul punto di rendere l'anima al diavolo (uno così è proprio figlio del demonio!) e invece ritorna sempre, si rifà sotto, reagisce col ritmo alle sferzate dei suoi avversari, tutti più scalatori di lui. Troverà prima o poi le tre settimane perfette, un percorso magari più amichevole e un coronavirus che deciderà di stargli alla larga. Noi siamo qui, in trepida attesa di quel momento.
Mathieu Van der Poel - 9.5
Il vero personaggio del Giro 2022, una rivelazione per chi ancora non lo conosceva, un'allegra conferma per tutti gli altri: matto da legare, tatticamente non ne imbrocca quasi mezza ma la gioia per gli occhi di chi lo guarda incantato vale tutto il resto. A parte lo spettacolo, una tappa comunque la vince e con essa il diritto a vestire per tre giorni la maglia rosa. Poi non alza più le braccia ma fa di tutto, comprese le fughe sulle Alpi. Dicevano che se ne sarebbe tornato a casa a metà Giro, invece resta fino alla fine e siamo convinti che tornerà a farci ancora divertire. Avercene!
Lennard Kämna - 8.5
Un ritorno tra i più graditi, si esibisce at his best dopo aver ripreso il filo con se stesso a inizio anno, ed è un bellissimo vedere. Mette subito in attivo il bilancio col successo sull'Etna, poi continua ad attaccare ogni volta che può, e la ciliegina del suo Giro è la trenata che manda in confusione Carapaz, spalancando a Hindley le porte verso la vittoria finale. Oltre a tutto ciò, non va nemmeno malissimo in classifica, con un 19esimo posto che rappresenta il miglior risultato in carriera in un GT.
Koen Bouwman - 9
La maglia azzurra del 2022 non è corridore che si limiti ad andare in fuga per poi farsi riprendere: no, lui va all'attacco e le tappe le vince. Ben due, a Potenza (with a little help from his friend Tom) e a Castelmonte. Non ne consegue una classifica all'altezza, ma di certo tutti si sono accorti di lui, principale artefice del segno + sul bilancio Jumbo-Visma. Quanto agli altri, se Sam Oomen (5) si dibatte nell'anonimato di un grande futuro alle spalle, Gijs Leemreize (7) è una delle novità più belle delle tre settimane rosa: sempre in fuga, con doti ancora tutte da esplorare, non vince mai ma centra per ben cinque volte la top ten; ci sono velocisti che pagherebbero per un simile ruolino.
Giulio Ciccone - 6.5
Se nel 2021 era stato più consistente ai fini dei discorsi di classifica, risultando (o quantomeno apparendo) all'altezza dei migliori per oltre metà gara, prima dello sfortunato ritiro, stavolta chiarisce presto di non avere argomentazioni valide per fronteggiare i big della generale. E allora si rimodula su quello che storicamente gli riesce meglio, la fuga nelle tappe dure. Centra il successo con un assolo notevole a Cogne, poi ovviamente ci riprova ed è ancora terzo sulla Marmolada. E allora perché solo 6.5, dite? Perché un po' siamo delusi dal suo rimbalzare, e se siamo delusi è perché ci aspettiamo che possa emergere in maniera diversa, più netta, più rigogliosa. Anche al netto di qualche passaggio a vuoto.
Biniam Girmay - 8
La sua vittoria di Jesi fa storia, ma al di là della portata simbolica del risultato, vogliamo parlare di come vince quella tappa, e contro chi? I video sono in giro per il web, a disposizione di chiunque voglia rifarsi gli occhi. "Rifarsi gli occhi" che è poi quasi la causa (letteralmente) del suo immediato ritiro, quel giorno stesso, episodio che ci priva di qualche altro bel duello sulla strada per Verona. Ma di sicuro Bini (che anche prima di Jesi è stato molto presente) lo rivedremo al Giro, del resto ha solo un'intera nazione che lo sostiene a distanza e non solo.
Mark Cavendish - 7
Timbra il cartellino che si è ancora in Ungheria, e dopo gli exploit della sua seconda vita professionistica ci pare quasi elemento di ordinaria cronaca. Poi resta senza il pesce pilota (Mørkøv, ritiratosi dopo una settimana) e finisce le cartucce a disposizione: un caso? No.
Arnaud Démare - 10
Che deve fare di più per meritare il massimo dei voti? Niente, appunto. Su cinque volate ne vince tre, e si porta a casa un'altra maglia ciclamino. La collezione di trofei si ingrandisce di pari passo con la sua caratura internazionale (a proposito: nessun francese ha vinto più tappe di lui al Giro, qualcosa significherà).
Caleb Ewan - 5
Cade subito a Visegrád e lì si capisce che il suo Giro sarà una passeggiata di rogne. Infatti non ne indovina mezza, fino all'inevitabile ritiro dopo 12 tappe (nemmeno poche). Qualche alibi glielo concediamo. Così come - per restare in casas Lotto - concediamo un 7 pieno a Roger Kluge, 7 come le ore di ritardo accusate sul groppone per la maglia nera, la quale, quanto più ampio è il distacco che accusa dal primo, tantopiù è meritevole di applausi.
Fernando Gaviria - 5.5
A inizio stagione ha conquistato due tappe in Oman; l'anno scorso una al Pologne. Più in generale, per trovare suoi risultati veramente di rilievo dobbiamo risalire almeno al 2019. Poi c'è anche da dire che non gliene va bene una, ma è troppo poco tranquillo (almeno questo traspare) e troppo orientato a perdere la brocca alla prima avversità. E va bene, qualche attenuante gliela concediamo pure stavolta, tutto sommato un paio di secondi posti li colleziona (quello di Reggio Emilia gli brucia parecchio perché lì sentiva già la vittoria in tasca). E lo aspettiamo ancora e sempre, non ha ancora 28 anni e, se volesse, il mondo se lo potrebbe ancora mangiare.
Alberto Dainese - 7.5
"Stappa la tappa", si chiamava un similprocesso un paio di decenni fa, lui stappa e lo fa alla grande, un velocista che sin qui ha vinto proprio pochino da pro' e che però trova il colpo - al cospetto di tanta nobiltà dello sprint globale - proprio al Giro. Con una rimonta che verrà mostrata nelle scuole guida di bicicletta, sicuro. L'augurio è che sia solo il primo di tanti giorni felici nella corsa rosa.
Thomas De Gendt - 7.5
Praticamente è un mito a pedali, 10 anni fa dinamitava il Giro nell'epica tappa dello Stelvio (da cui gli derivò un terzo posto in classifica tanto insperato quanto meritato, anzi fosse per noi avrebbe potuto pure vincerla quell'edizione), stavolta vola ben più basso ma ciò non gli impedisce di mettere a frutto una fuga delle sue, vincendo pure la volata ristretta in quel di Napoli, al termine di una frazione destinata a rimanere - per scenari e pubblico - nei più bei ricordi recenti della corsa rosa.
Stefano Oldani - 7.5
La Alpecin-Fenix vista in queste tre settimane sembrava un po' un Foggia di Zeman (o un'Ariostea di Ferretti, se vogliamo restare nel "nostro"), chiunque dava l'impressione di poter andare a segno. Poi tra il dire e il fare sappiamo benissimo che storia ci passi. La sua, quella di Stefano, è quella di un ragazzo che non ha mai avuto paura di andare in giro per l'Europa alla ricerca di un ambiente adatto alla sua crescita. E ora, con il successo di Genova, susseguente peraltro ad altre belle prestazioni (l'Etna), questo personale percorso raggiunge un momento angolare. Starà a lui dar seguito a quanto mostrato sulle strade italiane, di sicuro la sua carriera ha già fatto un balzo nell'iperspazio.
Dries De Bondt - 7.5
Cosa dicevamo dell'Ariostea di Ferretti? Anche l'ex campione del Belgio trova il modo di lasciare un segno profondo, nella fuga più bella di tutte (ce lo consentano gli altri), quella che beffa i velocisti al quart'ultimo giorno di gara. In questa orchestra sinfonica l'unica stecca la prende Jakub Mareczko (un 4 che va condiviso tra lui e chi l'ha selezionato non immaginando - come invece avevano fatto tutti quelli che seguono il ciclismo da qualche anno - che potesse alzare bandiera bianca già sull'Etna...).
Alessandro Covi - 7.5
Uno dei prospetti più interessanti del nostro ciclismo, già lo scorso anno sfiorò il colpaccio, stavolta lo centra. E oggi come allora, per fare il numero non sceglie certo una tappa banale, Marmolada 2022 dopo Montalcino 2021. Insomma ha naso per i grandi scenari, fosse anche solo questa la dote sarebbe comunque da tenerne conto. Ma non basta, perché il Puma di Taino dimostra pure grandi gambe, un coraggio non comune e un acume tattico tutt'altro che banale. Crescerà, questo è certo. Forse anche di molto, crescerà. Di quanto? Restiamo sintonizzati.
Matteo Sobrero - 7.5
Ci sono due crono in questo Giro e lui le punta tutte e due. Ma al secondo giorno deve scontrarsi con la maggior freschezza di diversi avversari poi ammosciatisi strada facendo, oltre che con la maggior motivazione di tanti, e comunque chiude al quarto posto. All'ultima tappa invece non fa sconti, affronta le strade veronesi con una rabbia agonistica che riempie gli occhi e svuota gli orologi di tutto il superfluo: quel che resta, il suo tempo, gli vale la vittoria, la prima al Giro, la prima nel World Tour, la prima da grande insomma. Maglia tricolore onorata come meglio non si potrebbe!
Davide Gabburo - 6.5
Il ciclismo Professional italiano è quello che, nei grandi appuntamenti (laddove presente), vive sostanzialmente di fughe, e per la Bardiani i due piazzamenti di Davide, secondo a Napoli e quarto a Treviso, sono destinati (insieme al terzo di Alessandro Tonelli a Castelmonte) a restare tra gli highlight stagionali. La vittoria verrà in altre occasioni, ma se c'è una corsa che il veneto racconterà ai nipotini sarà proprio questo Giro 2022.
Pavel Sivakov - 7
Tanto forte quanto incompiuto, o forse destinato all'incompiutezza, chi lo sa. Certo è ancora presto per emettere sentenze, ma se a 21 anni fai nono al Giro e a 24 sei lì a fare il supergregario forse ti sei fatto delle domande e ti sei, marzullianamente, dato delle risposte. Sia come sia, le tre settimane del franco-russo sono di grande supporto a Richard Carapaz e di sufficiente tenuta (post-trenate) per salvare un 16esimo posto nella generale, che aggiunge poco al palmarès ma dice tanto della solidità del ragazzo (quando non cade). Parimenti andrebbe onorata la prestazione di Richie Porte (7 anche per lui), il quale però aggiunge alla lunghissima collezione di ritiri un problema gastrointestinale che lo mette ko durante la terz'ultima tappa. Potrebbe essere il suo record.
Thymen Arensman - 7.5
Schierato come vice Bardet, si ritrova da un giorno all'alto tutta la pressione dei gradi di capitano dopo il ritiro del francese. Fa di necessità virtù, non risparmia mai una pedalata in fuga, salva il salvabile che nel suo caso equivale al 18esimo posto finale ma pure a due belle piazze d'onore, ad Aprica e nella crono conclusiva. Il ragazzo si farà, e ha pure le spalle larghe.
Mattia Bais e Filippo Tagliani - 6.5
Ancora in tema Professional italiane, i due ragazzi della Drone Hopper monopolizzano le fughe soprattutto nella prima parte di corsa, tanto che vincono entrambi una classifica di riferimento: Bais quella dei chilometri all'attacco, Tagliani quella dei traguardi volanti. Quando non ci sono le condizioni per fare di più, massimizzare il massimizzabile è comunque attività degna del massimo rispetto. Bravi a entrambi, speriamo di rivederli ancora nei prossimi Giri.