Roglic lancia la sfida, Remco mostra le prime crepe
A Sierra de la Pandera secondo successo di Richard Carapaz in fuga, ma soprattutto cambiano gli scenari della Vuelta: Primoz recupera quasi un minuto a Evenepoel che viene staccato anche dagli altri big della generale
E questo cambia tutto. L'inatteso ma comunque mai del tutto escluso evento è accaduto: Remco Evenepoel è andato in difficoltà. Al leader della Vuelta a España, fino a questo pomeriggio straconvinto dominatore della corsa, s'è spenta la luce, a un certo punto della scalata a Sierra de la Pandera, scenografica salita delll'Andalusia. E a pigiare l'interruttore è stato Primoz Roglic, ovvero colui che venendo da tre Vuelte vinte di fila è il più legittimato a mettere in questione l'affermazione del giovane belga. Oggi ha fatto proprio questo, ha posto sul tavolo una questione sin qui inedita, cioè "perché Remco non dovrebbe andare in crisi in salita?". Bisognava che qualcuno ci provasse, l'ha fatto Primoz che era secondo nella generale, il terzo ovvero Enric Mas si è accodato allo sloveno (così pure Miguel Ángel López) ma non è riuscito a tenere fino alla fine. In ogni caso tutti i corridori di alta classifica hanno guadagnato su Evenepoel, a eccezione di Juan Ayuso che è arrivato con la maglia rossa (e quindi non ha perso) e di Wilco Kelderman. Tanto basta (e avanza) per riaprire ufficialmente la corsa.
Gli avversari di Remco ora sanno che il ragazzo è attaccabile e staccabile, e già domani c'è una prova d'appello che potrebbe risultare ancor più indigesta al fiammingo, se sarà quello visto nel finale di oggi. Il vantaggio in classifica è ancora buono ma la decurtazione odierna di quasi un minuto (da 2'41" a 1'49" su Roglic) avrà certo un'influenza anche sul piano psicologico, chissà se più a livello di certezze in Evenepoel, o di speranze nel suo inseguitore.
Il 22enne della Quick-Step, da parte sua, avrebbe pure qualche motivo per vedere il bicchiere mezzo pieno: ha superato uno degli ostacoli più ardui che si frappongono tra lui e la vittoria finale limitando per quanto possibile i danni, ha ancora del margine su Roglic. Stringere i denti per resistere anche domani a Sierra Nevada, magari lasciando sul campo ancora qualche secondo, e poi tuffarsi in una terza settimana in cui sicuramente non mancheranno altri attacchi ai suoi danni, anche se le pendenze non sempre saranno arcigne come quelle fin qui affrontate. Va pure detto che, dopo oggi, nessuno può escludere una nuova controprestazione tra 24 ore. Di sicuro ci guadagna la Vuelta, che acquisisce ulteriore interesse e una maggiore incertezza. Tutto buono per lo spettacolo.
Nel suo piccolo, anche Richard Carapaz sta dando spettacolo in terra di Spagna. Diciamo "nel suo piccolo" perché è stato buttato fuori dai quartieri alti della classifica già da diversi giorni e quindi non partecipa ai grandi giochi per la maglia rossa; però è in una posizione privilegiata per andare all'attacco, in fuga, e oggi raddoppia il bottino di tappe vinte: dopo Estepona, La Pandera. Due successi in tre giorni, come già Jay Vine aveva fatto tra la sesta e l'ottava frazione. L'ecuadoriano potrebbe anche non fermarsi, ci saranno altre giornate propizie per attacchi a lunga gittata, gli resterà però il rammarico di aver riacciuffato la condizione buona forse con una settimana di ritardo. Nella fuga di oggi, menzione d'onore per Filippo Conca, tra gli ultimi a resistere con Carapaz, poi 18esimo ma comunque sempre convincente: questa Vuelta sta rappresentando per lui un bel banco di prova.
Cronaca di tappa. Era la Montoro-Sierra de la Pandera di 160.3 km la 14esima frazione della Vuelta a España 2022, primo di due arrivi in quota andalusi consecutivi e occasione per dare una risistemata alla classifica oltre che per far volare i sogni di qualche fuggitivo di giornata. E il primo di questi è stato Vincenzo Nibali, fin qui invisibile ma evidentemente deciso a provare a lasciare qualche segnetto prima della fine della corsa. Il siciliano dell'Astana Qazaqstan ci ha provato una prima volta con (tra gli altri) Hugh Carthy (EF Education-EasyPost) ma è stato ripreso, e allora ci ha riprovato con Jay Vine (Alpecin-Deceuninck), ma il gruppo oggi non lasciava andare e se ne sono accorti pure i tanti altri che hanno tentato l'evasione nella prima parte della frazione.
Tanto s'è stirato il plotone nell'infuriare della battaglia per la fuga che ci sono stati anche dei frazionamenti, intanto che la media volava intorno ai 50 orari; nel mezzo intoppi vari, una foratura di Ben O'Connor (AG2R Citroën), una caduta di Sergio Higuita (Bora-Hansgrohe), e i tentativi d'evasione continuavano a sprecarsi, con Thomas De Gendt (Lotto Soudal) particolarmente indiavolato. Alla fine, per dissipazione, la fuga è partita al km 70 (e a 90 dalla fine) ispirata da Alexey Lutsenko (Astana) e Richard Carapaz (INEOS Grenadiers); a loro due si sono accodati Clément Champoussin (AG2R), Luis León Sánchez (Bahrain-Victorious), Bruno Armirail (Groupama-FDJ), Filippo Conca (Lotto), Kenny Elissonde e Mads Pedersen (Trek-Segafredo), poi sono arrivati (ai -76) pure Raúl García Pierna (Kern Pharma) e Marco Brenner (DSM), sicché abbiamo avuto il drappello di 10 che - col gruppo fisiologicamente sedutosi dopo due ore a quasi 47 di media - è arrivato a sfiorare i 4' di vantaggio ai -75 e poi a tenere ancora a lungo un margine abbondantemente superiore ai tre minuti.
In gruppo si è segnalata una caduta senza conseguenze di Vine e Jan Bakelants (Intermarché-Wanty) ai -70, poi poco altro, la fuga ha ripreso margine fino ai 4'20" dei -35, Pedersen ha vinto il traguardo volante di Jaén ai -33 mentre i punti Gpm se li son divisi Carapaz (suo il Puerto de Siete Pilillas, 3a categoria ai -53) e Sánchez (primo sul Puerto de los Villares, 2a categoria ai -12, subito prima dell'ascesa finale). Sul Villares Lutsenko ai -19 ha rotto l'equilibrio tra i battistrada determinando lo staccarsi definitivo del giovane Brenner, mentre gli altri in un modo o nell'altro si sono ricompattati col kazako; poi è stato Sánchez ad allungare e scollinare da solo con 15" sugli altri fuggitivi e 2'40" sul gruppo maglia rossa tirato dalla Jumbo-Visma in cui si era segnalato giusto un tentativo di allungo di Esteban Chaves (EF) ai -15.
Siamo così arrivati alla salita finale, e qui a 9.5 km dalla vetta Carapaz si è riportato su Sánchez e insieme i due hanno proceduto fino ai -7.5, quando su di loro è rientrato Champoussin; ai -6 pure Conca - bravissimo date le caratteristiche - è riuscito a raggiungere nuovamente la testa della corsa, certo la spinta del drappello al comando sbiadiva metro dopo metro. In gruppo, appena iniziata la salita ai -8, si era mosso José Manuel Díaz (Burgos-BH), seguito da Alejandro Valverde (Movistar), ma in realtà i due non avevano nemmeno preso margine e dopo poco davanti si era rimessa la Jumbo con Chris Harper.
Dopo una trenata di Ilan Van Wilder (Quick-Step) Primoz Roglic (Jumbo) si è mosso a 4.5 km dalla vetta, sul tratto più duro della salita. Remco Evenepoel (Quick-Step) ha condotto in prima persona l'inseguimento, francobollato come al solito da Enric Mas (Movistar) ma seguito pure da Carlos Rodríguez (INEOS), Juan Ayuso (UAE Emirates), Miguel Ángel López (Astana), João Almeida (UAE) e Thymen Arensman (DSM), citati in ordine di clasifica. Mancanti, tra gli uomini della top ten, Wilco Kelderman (Bora), Jan Polanc (UAE) e Tao Geoghegan Hart (INEOS).
A 3.5 km dalla vetta Carapaz è scattato disintegrando il gruppetto di testa, Roglic a quel punto era già a mezzo minuto di ritardo; il botto, pochi secondi dopo, l'abbiamo però visto su un contrattacco di López accompagnato da Mas: e qui Remco ha dovuto abbozzare, rinculare, ingobbirsi, pagare dazio. Prima incrinatura dopo 13 tappe praticamente perfette! A questo punto Mas, tutto ringalluzzito, ha preso vigore ed è stato in grado di raggiungere Roglic ai -3 (intanto erano stati superati tutti i fuggitivi tranne Carapaz che conservava ancora una ventina di secondi), mentre dietro un po' tutti mollavano Evenepoel al suo destino, prima Rodríguez, poi Almeida e Arensman, mentre Ayuso veniva bloccato da una foratura.
Anche López ha chiuso su Roglic (e Mas), ma i due latini non hanno dato cambi a Primoz e allora lui ha rallentato, quel tanto che è bastato a Carapaz per mettere in cassaforte la vittoria riportandosi a +25". Ai 1500 metri Mas ha perso contatto da Roglic e López, più indietro Remco prima veniva superato da Ayuso, poi lo riprendeva: nel finale la maglia rossa ha reagito, le pendenze aspre di poco prima si smussavano in falsopiano e poi addirittura in discesina, il peggio era insomma alle spalle.
Davanti, solo nell'ultimo chilometro Lopez ha dato un cambio a Roglic, ma ormai era tardi perché Carapaz difendeva a quel punto 10" scarsi e quelli non glieli avrebbero più ripresi. Al traguardo Richard è transitato con 8" su López e Roglic, 27" su Almeida, autore della classica remuntada suo marchio di fabbrica, 36" su Rodríguez e un boccheggiante Mas, 51" su Arensman, 56" su Evenepoel e Ayuso, 1'24" su Kelderman che ha chiuso la quotidiana top ten. Fuori dai 10 O'Connor e Louis Meintjes (Intermarché) a 1'26", Tao Geoghegan Hart (INEOS), Jai Hindley (Bora), Valverde, Rigoberto Urán (EF) e Mikel Landa (Bahrain-Victorious) a 1'40", Conca a 1'47", Champoussin a 2'21" e Mikel Bizkarra (Euskaltel-Euskadi) a chiudere la top20 a 2'35" (arrivato con lui Sánchez). Domenico Pozzovivo (Intermarché) oggi ha pagato 18'08" ma nonostante ciò resta il migliore degli italiani in classifica, ora 29esimo a 38'05".
Le prime posizioni ci dicono della maglia rossa sempre sulle spalle di Evenepoel, inseguito da Roglic a 1'49", Mas a 2'43", Rodríguez a 3'46", Ayuso a 4'53", López a 6'02", Almeida a 6'49", Kelderman a 6'56", Geoghegan Hart a 8'49", O'Connor a 9'12" e poi, fuori dai 10, Arensman a 9'14", Polanc a 10'10", Hindley a 11'40", Meintjes a 11'45", Valverde a 12'23", David De la Cruz (Astana) a 13'28", Carapaz a 13'44", Urán a 14'22", Carthy a 22'01" e Sánchez a 22'49".
Domani l'attesissima Sierra Nevada. Si parte da Martos, da coprire 152.6 km; si transita dall'Alto del Purche, tutt'altro che facile (Gpm ai -42), e poi i 22 km dell'Alto Hoya de la Mora fino al traguardo di Monachil, molto duri soprattutto nella parte iniziale, faranno il resto: potranno esserci grandi distacchi anche considerando che si sale, sale, sale fino a 2500 metri, altitudini poco consuete alla Vuelta. C'è tutto lo spazio del mondo per far casino e, dopo oggi, pure la certezza che qualcuno proverà a farlo.