Una giornata da pazzi, una fuga Ionizzata...
Schermaglie nei primi ottanta chilometri della dodicesima tappa del Tour de France 2023 prima che parta la fuga. La centrano in tanti, ma alla fine è Ion Izagirre a imporsi su Burgaudeau e Jorgenson
Da un lato un digiuno di quindici anni, dall'altro uno di cinque. Entrambi erano stati interrotti nel corso di questo Tour de France e oggi Ion Izagirre si è potuto gustare una vittoria che se solo fosse giunta con qualche giorno di anticipo si sarebbe caricata di un doppio significato storico. Era infatti dal 2008 che la Cofidis non vinceva una tappa alla Grande Boucle ma già nella seconda giornata di questo Tour ci aveva pensato Victor Lafay a riportare il sorriso sul viso dei dirigenti del team, che, nonostante tutto, non hanno mai smesso di credere nei propri ragazzi. Dall'altro lato invece la Spagna, uno dei grandi paesi ciclistici che però non portava a casa una frazione in Francia dal 2018 con Omar Fraile (basco), finché Pello Bilbao (a propria volta basco, la regione del ciclismo) martedì non ha interrotto posto la parola fine a questo lungo periodo di tristezza che nel caso del ciclismo italiano si trascina dalla vittoria di Vincenzo Nibali - sempre lui! - al Tour del 2019.
La vittoria odierna per Izagirre è giunta al termine di una frazione talmente frenetica da sembrare irreale, con i big delle classiche e i big della generale a scontrarsi da subito, velocisti a formare il gruppetto dai primi chilometri di corsa e crisi improvvise dettate dall'altissima andatura tenuta per tutta la giornata. Al di là dello spettacolo, queste energie spese oggi sono importanti in chiave corsa di tre settimane perché presenteranno il conto in diverse misure nelle prossime tre giornate di corsa in cui, da domani a domenica, il Massiccio del Giura prima e le Alpi poi rappresenteranno il giudice, forse definitivo, del Tour de France 2023.
La cronaca della dodicesima tappa del Tour de France 2023
Alla vigilia di cinque tappe che da domani a mercoledì prossimo promettono di ridisegnare in maniera quasi definitiva la classifica generale, oggi si corre l'ultima vera tappa collinare, da Roanne a Belleville-en-Beaujolais per un totale di 168.8 chilometri. La partenza è molto nervosa con due salite presenti: la Côte de Thizy-les-Bourgs (4.3 km al 5.6%) e il Col des Écorbans (2.1 km al 6.9%), entrambe di terza categoria. Dopo una fase centrale più semplice nel finale si torna a salire con il Col de la Casse Froide (5.2 km al 6.1%), il Col de la Croix Montmain (5.5 km al 6.1%) e soprattutto il Col de la Croix Rosier (5.3 km al 7.6%) ai -29 che assegna anche i secondi bonus ai primi tre classificati.
L'obiettivo dichiarato di tre quarti del gruppo è centrare la fuga per giocarsi la vittoria parziale e di conseguenza gli scatti si susseguono a ritmo serrato per i primi ottanta chilometri. Una partenza al fulmicotone che resta e resterà nei prossimi giorni nelle gambe dei corridori, giunti sfiniti al momento della formazione della fuga, che però è stato tutt'altro che lineare. I tentativi sono inaugurati da Mads Pedersen (Lidl-Trek) allo sbandieramento di Prudhomme e si protraggono per le prime due ore di corsa con tantissimi grandi corridori a provarci, tra cui Krists Neilands (Israel-Premier Tech), Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step), Mathieu van der Poel (Alpecin-Deceuninck), Mattias Skjelmose Jensen e Giulio Ciccone (Lidl) e lo sfortunato David de la Cruz (Astana Qazaqstan), caduto nella discesa della Côte de Thizy-les-Bourgs e costretto al ritiro.
L'andatura frizzante tenuta dal plotone nei primi chilometri produce un buco nella pancia del gruppo: davanti i due grandi favoriti Jonas Vingegaard (Jumbo-Visma) e Tadej Pogacar (UAE Emirates), dietro altri contendenti per il podio, su tutti David Gaudu (Groupama-FDJ), Simon Yates (Team Jayco-Alula) e Adam Yates (UAE), distanti 30" dalla testa della corsa all'inizio della Col de la Croix Montmain. I tre riescono con uno scatto a rientrare nel gruppetto davanti, dove sono presenti non più di una sessantina di componenti. Le accelerazioni non tendono a diminuire e anzi, si fanno sempre più frequenti perché in molti pensano che il momento decisivo sia quasi giunto; Pascal Eenkhoorn, Victor Campenaerts (Lotto Dstny) e Nelson Oliveira (Movistar) provano a dar seguito ad una mostruosa accelerazione di Wout van Aert (Jumbo), ma il plotone rientra dopo poco.
Van Aert ci riprova da solo ai -123, dimostrandosi tutt'altro che lucido in un Tour de France in cui sta usando malissimo le forze a propria disposizione, collezionando una serie di figuracce senza precedenti per il belga nella Grande Boucle nonostante le gambe siano quelle dei giorni buoni. Su di lui chiudono abbastanza velocemente e nel successivo strappetto è Adam Yates che tenta di sorprendere Vingegaard, il quale risponde in prima persona al britannico con a ruota Pogacar. I tre colgono impreparati gli altri uomini di classifica, con Jai Hindley (BORA-hansgrohe) e David Gaudu (Groupama-FDJ) costretti a chiudere il gap in prima persona. Ai -112, riunitasi la prima parte del gruppo, composta da non più di sessanta unità, sono Skjelmose e Wilco Kelderman (Jumbo) che fuggono in coppia, raggiunti un paio di chilometri più tardi da Marc Soler (UAE), ma ripresi dopo l'ennesima fucilata del plotone e in particolare di Yates.
Dopo il tentativo di Ciccone scappano i due belgi Tiesj Benoot (Jumbo, che inspiegabilmente fa di tutto per infilare un uomo in fuga e poi tiene WVA vicino a Vingegaard) e Dylan Teuns (Israel), apparso in buona condizione ma non ancora riuscito a concretizzare la propria forma con un buon risultato. A questo punto siamo ai -106 e inizia la discesa che precede il tratto centrale della frazione caratterizzato da un lungo segmento in pianura. Pedersen rientra ai -101 sui due fiamminghi e ai -91, a fine discesa, vanno vicini all'aggancio anche Andrey Amador (EF Education-EasyPost), Matteo Jorgenson (Movistar) e Ion Izagirre (Cofidis). Qui si rivoluziona ulteriormente la situazione e si va formando la fuga di giornata, complice la stanchezza presente nell'ormai ridottissimo gruppo della maglia gialla. Van der Poel scatta ai -90 con un altro Mathieu, Burgaudeau della TotalEnergies, squadra che aveva già cercato di entrare nel tentativo con Daniel Oss e Anthony Turgis. Su di loro, che ai -88 ricuciono sul terzetto di testa composto da Benoot, Pedersen e Teuns, ritornano un po' alla volta svariati corridori, l'ultimo dei quali è Thibaut Pinot (Groupama), evaso dal drappello della maglia gialla dove Christophe Laporte, Kelderman e Van Aert cercano di calmare le acque e bloccare le emorragie verso il gruppetto di testa
La fuga prende la sua forma quasi definitiva ai -87: davanti troviamo Benoot, Pinot (il più vicino in classifica, il suo distacco è di 9'36"), Amador, Pedersen, Van der Poel, Guillame Martin e Izagirre (Cofidis), Ruben Guerreiro e Jorgenson (Movistar), Teuns, Campenaerts, Tobias Halland Johannessen (Uno-X Pro Cycling Team) e Burgaudeau. Da dietro tentano di rientrare nei giochi con uno sforzo di grande volontà Alaphilippe e Jasper Stuyven (Lidl), che concludono la loro fatica, per il momento, sul traguardo volante di Régnié-Durette (-75 km al traguardo) vinto da Pedersen. Quindici davanti dunque quando all'arrivo mancano tre salite, da affrontare una di seguito all'altra.
La Jumbo nel plotoncino della maglia gialla se la prende comoda ma dopo qualche chilometro giunge davanti tutta la AG2R Citroën Team con Oliver Naesen a tirare e rosicchiare un minuto alla fuga lungo il Col de la Casse Froide (ritardo in cima di 2'30" dalla testa). Ai -57 caduta in salita al rifornimento per alcuni corridori del gruppo tra cui Giulio Ciccone e Michael Woods (Israel), senza gravi conseguenze.
Van der Poel allunga nella discesa ai -54 seguito dal solo Amador. Il neerlandese e il costaricense guadagnano 40" rispetto a tutti gli altri fuggitivi all'inizio del Col de la Croix Montmain, dove inizia a mancare l'accordo e ognuno vorrebbe rientrare in solitaria sui due battistrada. La coppia di testa però dura poco a propria volta perché a due chilometri e mezzo dalla vetta MVDP lascia sul posto Amador con uno scatto bruciante. In cima al Col de la Croix Montmain il margine di Van der Poel è di circa 18" sugli inseguitori guidati da Johannessen e Guerreiro, i quali non si sono ancora arresi al predominio del figlio di Adrie e nipote di Raymond Poulidor. Mathieu deve puntare a guadagnare il più possibile in discesa in modo da poter gestire meglio la salita finale dove i più scalatori possono avvantaggiarsi in modo sensibile nei suoi confronti. Il gruppo sempre guidato da Naesen ricomincia a perdere dai primi, transitando con tre minuti di ritardo al GPM.
Pinot e Jorgenson in discesa si avvantaggiano sul resto degli inseguitori portandosi a una ventina di secondi da Van der Poel all'inizio del Col de la Croix Rosier. L'americano e il francese si riportano su MVDP ai -32.5, mentre Izagirre, Martin, Benoot, Buragudeau e Johannessen tornano sotto un chilometro più tardi. A due chilometri dal termine dell'ultima salita di giornata sono otto gli uomini a giocarsi la tappa.
Izagirre parte ai -30.5 facendo saltare Van der Poel, i sei dietro fanno a scaramucce senza imbastire un serio inseguimento e al GPM pagano un gap di circa 25", un margine sufficiente perché Izagirre possa sperare di giungere solitario sino al traguardo. Nel tratto all'ingiù infatti, come prevedibile, il basco continua ad aumentare il proprio vantaggio sugli inseguitori arrivando ad un massimo di 50" ai -15. Nel plotone da metà salita in poi è la INEOS Grenadiers che tira con Jonathan Castroviejo ed Omar Fraile per tenere nell'ordine dei tre-quattro minuti il gap da Pinot, potenziale pericolo per Carlos Rodríguez in caso di grosso guadagno attraverso la fuga odierna.
Sullo strappetto ai -14 Jorgenson e Burgaudeau provano a scappar via ma i quattro compagni d'avventura reggono la botta e non danno continuità all'azione, rinunciando di fatto al tentativo serio di rientrare sul battistrada, che può permettersi di gestire gli ultimi dieci chilometri con la sicurezza di un ampio margine sui più diretti rivali, rispetto ai quali recuperano anche Teuns e Guerreiro, distanti ancora una trentina di secondi dal sestetto di inseguitori. Ai -4, dopo tanti scatti, Jorgenson e Burgaudeau staccano Martin, Benoot, Pinot e Johannessen e si avviano verso il traguardo di Belleville-en-Beaujolais con la consapevolezza di essere stati comunque i più combattivi tra i battuti da Izagirre.
Il basco trionfa riportando la vittoria in casa Cofidis ad appena poche giornate dal numero di Victor Lafay, dopo che la squadra francese aveva visto un digiuno di successi al Tour che si protraeva dal lontanissimo 2008 (Sylvain Chavanel era stato l'ultimo a portare il team di Cédric Vasseur sul tetto del Tour de France). Alle sue spalle Burgaudeau si aggiudica la volata per il secondo posto battendo Jorgenson. Pinot chiude sesto a 1'13" guadagnando 3'01" sul gruppo regolato da Maxim Van Gils (Lotto) a 4'14" dal vincitore. Il francese ora balza in decima posizione nella classifica generale a 6'33" dal leader Vingegaard.
La tappa di domani si risolve con la salita finale. I 120 chilometri che portano dalla partenza di Châtillon-sur-Chalaronne alle pendici della Grand Colombier non nascondono alcuna insidia. Solamente gli ultimi 17.4 chilometri al 7.1% medio sono deputati a scavare i distacchi tra gli uomini della generale nella prima giornata di montagna della seconda settimana di questa Grande Boucle 2023.