L'inebriante profumo di Balsamo iridato
Elisa vince il mondiale juniores sostenuta da un'Italia fantastica. Schneider e Andersen sul podio, Letizia Paternoster quinta
La prova iridata riservata alle Donne Juniores è tra quelle su cui vengono annualmente riposte la maggior parte delle ambizioni di medaglia della nazionale azzurra, nonostante l’ultimo titolo risalisse al 2009. Per di più raramente come in questa edizione le speranze di successo, alla vigilia, si presentavano elevate grazie all'abbondanza di talento e varietà di soluzioni a disposizione del deus ex machina Dino Salvoldi, che di podi e medaglie di qualunque metallo non sembra essere mai sazio. Una prova così convincente, una sincronia e una perfezione d’azione come quella ammirata nella mattinata odierna, roba degna dei professionisti uomini più scafati e dei treni da volata che hanno contribuito a far la storia di questo sport, probabilmente era difficile da immaginare, sia per il contesto in cui questa è andata in atto, sia poiché è raro trovare una simile maturità e senso tattico in atlete così giovani.
Elisa Balsamo corona col mondiale un 2016 da urlo
Non si poteva che partire da questa premessa, evidenziando la forza del gruppo per celebrare l’ennesimo capolavoro della straordinaria stagione di Elisa Balsamo, il più luminoso per andare a conquistare quell'alloro che ancora mancava per salutare più che degnamente la categoria juniores e gettarsi verso un avvenire nella categoria Élite (che almeno nella prima stagione dovrebbe proseguire nelle file del Team Valcar, formazione che pure si appresta a salire di livello) che si presenta più che mai radioso.
Senza far la conta di tutti i successi stagionali, la talentuosa piemontese di Peveragno in questo 2016 ha fatto proprio il titolo italiano su strada a Darfo Boario, il titolo europeo dell’Inseguimento a squadre (con tanto di record del mondo) e quello europeo dell’Omnium, a cui sono seguiti i titoli mondiali nelle medesime specialità e la medaglia d’argento agli Europei su strada di Plumelec del mese scorso, quando fu solamente la tedesca Liane Lippert a batterla. Il tutto aggiungendo anche la chiamata azzurra su pista, seppur come riserva, per le Olimpiadi di Rio de Janeiro, scusate se è poco!
La compattezza azzurra è la chiave del successo mondiale
In questa celestiale sinfonia iridata (e di musica la Balsamo pure ne sa qualcosa, dopo anni di studio in conservatorio a perfezionarsi nel pianoforte, forzatamente accantonati per proseguire al meglio l’attività ciclistica) però l’orchestra azzurra è stata ugualmente fondamentale per dare il là all'acuto di Elisa, che ha stroncato le rivali con una volata di potenza negli ultimi duecento metri tutti leggermente all'insù.
Vale allora la pena citarle tutte queste splendide ragazze, sorridenti e commosse, incredule e festanti ai piedi del podio mentre cantano l’inno nazionale e successivamente si sciolgono in abbracci calorosi: una Lisa Morzenti che, dopo l’ottima medaglia d’argento conquistata lunedì scorso, è stata impeccabile nel condurre le operazioni negli ultimi tre chilometri in testa al gruppo; una strepitosa Chiara Consonni che, in omaggio ad un talento che è dote di famiglia (il fratello maggiore Simone ha già fatto parecchio parlare di sé e si era speso generosamente per la causa ventiquattr'ore prima tra gli Under 23), ha pilotato la Balsamo come meglio non avrebbe potuto fino agli ultimi 200 metri; una Letizia Paternoster presente e vigile nelle posizioni d’avanguardia, pronta in seconda battuta a far valere il proprio spunto e che alla fine ha racimolato un buonissimo quinto posto in una prima stagione da junior che l’ha vista protagonista assoluta, pluridecorata quasi quanto la Balsamo e dulcis in fundo una Martina Fidanza tanto sfortunata quanto caparbia, che dopo aver detto addio praticamente ad inizio gara a tutti i sogni di gloria e alla possibilità di aiutare concretamente le proprie compagne, ha onorato degnamente la gara portandola a termine, seppur in forte ritardo.
La Balsamo diventa così la quarta atleta italiana a conquistare il titolo mondiale nella categoria juniores, dopo i trionfi di Alessandra D’Ettorre nel 1996, di Eleonora Patuzzo nel 2007 e di Rossella Callovi nel 2009, tutte atlete approdate nella massima categoria ma con alterne fortune (in special modo l’atleta trentina, gran talento in tutte le categorie giovanili, ha visto la propria carriera troncata anzitempo da ripetuti problemi fisici). Per Dino Salvoldi è l’ennesimo trionfo (sono ben diciannove le medaglie conquistate tra strada e pista solo in questa stagione, andate a rimpolpare un conteggio da tempo ultracentenario), a conferma di una continuità di lavoro che prosegue nel tempo in un movimento giovanile che si mantiene vivo e che può ancora fare molto per migliorare.
Subito cadute in partenza, Martina Fidanza fuori dai giochi
Un vero e proprio risveglio iridato, quello vissuto dagli appassionati nella mattinata odierna, dal momento che la prova riservata alle ragazze juniores ha preso il via alle 7.30 italiane (le 8.30 di Doha), allorché le ottantuno contendenti erano pronte a percorrere i 74,5 chilometri del tracciato (4 i giri di circuito da affrontare, dopo la tornata iniziale). Non c’è stato ancora il tempo di pensare all'eventualità di azioni d’attacco che subito la tortuosità di alcuni punti del tracciato e la difficoltà di alcune ragazze in simili frangenti hanno provocato alcune cadute: tra le coinvolte l’olandese Steigenga (che ha riportato evidenti escoriazioni), la francese Paret Peintre, la slovena Zajc, la statunitense Arensman e purtroppo anche Martina Fidanza.
La bergamasca figlia d’arte, che sulla carta sarebbe stata preziosissima pedina nel finale in virtù dell’ottimo spunto veloce, si è prontamente rialzata e si è gettata all'inseguimento del gruppo che nel frattempo si è allontanato, cercando soprattutto la collaborazione della Zajc per riuscire a rientrare. Quando però il rientro sembrava cosa imminente, il plotone ha nuovamente aumentato l’andatura, distanziando questa volta in maniera definitiva la Fidanza, che dopo un giro e mezzo di tenace rincorsa è stata costretta a tirare i remi in barca, proseguendo in retrovia.
Il tracciato non favorisce le fughe, si attende lo sprint finale
L’improvvisa defezione avrebbe potuto scombinare i piani dell’entourage azzurra ma le nostre non si sono scomposte, mantenendo sovente le posizioni d’avanguardia, tanto più che non si sono registrati allunghi degni di nota ma si sono piuttosto alternate in testa alcune delle formazioni più attese, quali Germania, Olanda e Norvegia.
Ci si è così trascinati verso il finale in cui l’unico sussulto di una certa rilevanza è stato offerto dalla spagnola Miriam Gardachal, che a cinque chilometri dalla conclusione ha tentato il colpo solitario, sperando di sorprendere tutte le altre. Dopo aver preso una decina di metri però l’immediato intervento di Russia e Danimarca ha ricompattato il gruppo, che ormai era impegnato solo ad organizzare al meglio il finale. In testa si sono viste tutte le formazioni più attese ma ad un certo punto la sagoma di Lisa Morzenti, impegnata a condurre il trenino azzurro, collocato già ottimamente negli ultimi tre chilometri, con la Paternoster (che fungeva da battitrice libera) impegnata a sgomitare per mantenere la propria posizione subito dietro le compagne.
La Balsamo stravince, capolavoro Italia! Schneider e Andersen completano il podio
Si arriva all'ultimo chilometro con l’Italia a condurre le operazioni in maniera impeccabile e una strepitosa Lisa Morzenti che continua nella sua tirata fino ai 500 metri conclusivi, allorché lascia il posto a Chiara Consonni: la bergamasca di Ponte San Pietro, compagna di squadra della Balsamo nelle file della Valcar, inizia il suo rush conclusivo, pilotando impeccabilmente Elisa fino agli ultimi duecento metri, i più difficili vista la leggera e costante pendenza, che può farsi sentire a fine gara pur non essendo trascendentale. La Balsamo parte di prepotenza, nessuna avversaria riesce ad affiancarla e così la piemontese va a prendersi il titolo, distanziando di oltre due biciclette tutte le altre per una vittoria memorabile.
Alle sue spalle la statunitense Skylar Schneider (mondiali eccellenti finora per il team a stelle e strisce), già capace di sfiorare il podio della prova a cronometro, ha conquistato la medaglia d’argento piazzandosi in seconda posizione mentre la temuta norvegese Susanne Andersen, già ottimamente piazzata in più di un’occasione anche in alcune gare Élite in questo 2016, è stata costretta ad accontentarsi del bronzo. Al quarto posto la polacca Perekitko ha preceduto Letizia Paternoster, che ha così completato il trionfo azzurro mentre a completare la top ten sono state la danese Norsgaard, la tedesca Brausse, la spagnola Alonso, l’altra tedesca Lippert e l’altra danese Eg.
Chiara Consonni ha concluso in 40esima posizione, Lisa Morzenti 56esima a 45” dopo aver magnificamente esaurito il suo compito mentre un’encomiabile Martina Fidanza è riuscita a concludere il suo sfortunato mondiale al 68esimo posto, in un gruppo giunto al traguardo con un ritardo di 10’02”. Il resto è il meritato prosieguo di una festa che ha celebrato come meglio non avrebbe potuto lo spirito di squadra (l’Italia conclude sul podio, in seconda posizione, nella prima edizione della Coppa delle Nazioni) in una mattinata in cui nella singolare e moderna Doha è stato un tripudio di sorrisi e lacrime di gioia, a meravigliose tinte azzurre in un sogno arcobaleno divenuto realtà.