Macché maledizione iridata, Valverde corre da campione
UAE Tour, a Jebel Hafeet primo successo stagionale per il murciano grazie alla perfetta sagacia tattica. Roglic secondo e ancora leader
Arrivo in salita a Jebel Hafeet, in quattro all'attacco
Dopo la "bifronte" giornata di ieri, con la fase centrale a tutta causa ventagli prima del rilassamento e della prevedibile volate, l'UAE Tour riparte con una delle due frazioni chiave in classifica generale. La Al Ain-Jebel Hafeet di 179 km presenta un'unica asperità, vale a dire l'ascesa finale di 10.8 km con pendenza media del 5.4%, ma con un lungo tratto centrale all'8%. Salita tutt'altro che impossibile, dunque, ma che può far uscire diversi elementi dalla lotta per la classifica.
Come accaduto ieri, le uniche formazioni interessate a portar via la fuga di giornata sono le due Professional invitate dagli organizzatori; a muoversi non appena Stefano Allocchio sventola la bandiera del via ufficiale sono tre dei quattro attaccanti di ieri, vale a dire i russi Igor Boev e Stepan Kurianov della Gazprom-RusVelo e il francese Charles Planet del Team Novo Nordisk. A loro si aggiunge, sempre per il club statunitense, l'australiano Fabio Calabria.
Il vento a favore cambia tutto, la fuga ripresa a metà gara
Al gruppo una simile composizione va benissimo e dà il benestare all'azione, che inizia ad accumulare terreno, tanto che al km 20 il gap è di 2'30". Distacco pressoché simile anche al traguardo di Al Qattara (km 25.9) vinto da Planet, per poi conoscere il picco di giornata attorno al km 65 quando le due entità sono separate da 4'30". Ma una volta che si cambia direzione, svoltando a sinistra, si imbocca un lungo tratto desertico con vento a favore.
Niente ventagli come ieri, va detto, neppure il minimo accenno. Tuttavia l'andatura del gruppo sale di colpo, con formazioni quali Movistar Team, Bora Hansgrohe e Team Jumbo-Visma tutte davanti per evitare qualsivoglia rischio per i rispettivi capitani. Conseguentemente, il vantaggio del quartetto di testa crolla in un battibaleno e nel giro di una ventina di km si dimezza; i quattro fuggitivi capiscono l'antifona e si mettono l'anima in pace, rallentando e facendosi riprendere a 80 km fine.
Gruppo tranquillo, Caruso prende l'abbuono
Da questo momento in poi non accade nulla degno di menzione, con il gruppo in marcia verso la salita senza alcun tentativo di movimentare la situazione né da parte di singoli né da parte di squadre in blocco. La velocità aumenta con l'avvicinarsi ai piedi della salita, complice anche la lotta fra i team per posizionarsi al meglio in vista del redde rationem quotidiano; particolarmente attive la Movistar, la Bora e, a sorpresa, la Lotto Soudal, che ha sì Lambrecht come capitano ma difficilmente il giovane belga potrà far fuoco e fiamme quest'oggi.
Poco prima che inizi l'ascesa, è posto il traguardo volante di Green Al Mubazzarah (km 165.5) dove Stepan Kurianov passa per primo incrementando la leadership nella speciale classifica dei traguardi volanti. Alle sue spalle si piazza però un nome interessante come Damiano Caruso, che guadagna 2" di abbuono che male non fanno.
Inizia la salita, Bevin e Ulissi provano a guadagnare. Porte molla presto
Subito dopo iniziano a sfilarsi i velocisti e i gregari, lasciando così lo scenario degli ultimi 10.8 km a chi punta al traguardo di giornata. Nessuna formazione prende seriamente l'iniziativa; si mette in testa e guadagna qualche metro per inerzia Patrick Bevin (CCC Team) al quale si accoda Diego Ulissi (UAE Team Emirates), che guadagnano una decina di secondi. Dietro si mette a lavorare il Team Jumbo-Visma con Koen Bouwman e Laurens De Plus, ma il ritmo non fa male a nessuno: né al resto del gruppo, composto ancora da una cinquantina di unità, né ai due fuggitivi, che entrano ai meno 8 km con una ventina scarsa di secondi.
Pochi metri più tardi Bouwman si sfila e coglie l'occasione Robert Power: l'australiano del Team Sunweb si riporta senza fatica sui due al comando. Inizia intanto anche la selezione da dietro: il primo dei nomi di un certo lignaggio a staccarsi è Louis Meintjes (Team Dimension Data), imitato poco più tardi da un Richie Porte (Trek-Segafredo) totalmente fuori forma e da Ildar Arslanov (Gazprom-RusVelo).
Niente da fare per Nibali e Evenepoel, Roglic attacca e fa danni
L'andatura di De Plus aumenta vieppiù, andando ad annullare il tentativo dei tre ai meno 6.3 km e facendo altre vittime come Omar Fraile (Astana Pro Team), Alessandro De Marchi (CCC Team), Roman Kreuziger (Team Dimension Data) e anche Vincenzo Nibali (Bahrain Merida), che cede ai meno 5.7 km. Pochi metri più tardi niente da fare neppure per due giovani talenti quali Remco Evenepoel (Deceuninck-Quick Step) e Pavel Sivakov (Team Sky), per il talentuoso Michael Schachmann (Bora Hansgrohe), per il più esperto Tony Gallopin (AG2R La Mondiale) e per il già citato Ulissi.
La continua menata dello spettacolare De Plus manda gambe all'aria anche Damiano Caruso, Alberto Rui Costa e Sébastien Reichenbach. L'eccellente opera del belga ex Etixx termina ai meno 4.2 km proprio mentre il capitano scatta: Primoz Roglic sfrutta il lavoro e si muove. L'unico a resistere è David Gaudu (Groupama-FDJ) mentre gli altri si fanno sorprendere; il primo a reagire è Daniel Martin (UAE Team Emirates) che prova ad allungare, ma trovando la risposta sia del francese che dello sloveno.
Davanti rimangono in tre, ma Valverde si muove e rientra
Il trio diventa quartetto ai meno 3.5 km con il rientro di Emanuel Buchmann (Bora Hansgrohe); dietro si guardano un po' troppo, con il trio Davide Formolo (Bora Hansgrohe), Alejandro Valverde (Movistar Team) e Ilnur Zakarin (Team Katusha Alpecin) come primi inseguitori. Un nuovo tentativo di allungo di Roglic ai meno 3 km non fa distacchi mentre l'azione di Gaudu ai meno 2.6 km è più valida, provocando la perdita di terreno di Buchmann e Martin.
Quasi in contemporanea attacca Valverde e si sbarazza di Formolo e Zakarin, andando in caccia dei battistrada, tornati in tre col rientro di Buchmann. L'iridato, con piena sagacia tattica, coglie il momento giusto per prendere e staccare Martin e, soprattutto, per rientrare sugli uomini al comando esattamente in prossimità dell'ultimo km, il più agevole di tutta la salita.
Mossa perfetta, il murciano vince per la prima volta da iridato
L'intelligenza del murciano viene ulteriore dimostrata da come prepara la volata finale, piazzandosi in seconda ruota dietro a Buchmann che, improvvidamente, funge da gregario per gli altri tre. Sull'ultimo dentello, a 220 metri dalla conclusione, Valverde parte con l'obiettivo di imboccare per primo la doppia curva a sinistra che porta al traguardo; obiettivo centrato, nonostante Roglic gli dia filo da torcere.
Lo sloveno cerca nel breve rettilineo finale di affiancarsi ma è troppo tardi: Alejandro Valverde si riconferma per il secondo anno il migliore di Jebel Hafeet, conquistando la prima vittoria in maglia iridata. Seconda piazza per Primoz Roglic, quello con la gamba migliore ma che oggi ha dovuto inchinarsi a un campione vero. Terza piazza per un sorprendente David Gaudu, quarta a 4" per Emanuel Buchmann.
Formolo sesto, Roglic resta leader. Domani c'è Hatta Dam
Daniel Martin (UAE Team Emirates) è quinto a 12", un buon Davide Formolo (Bora Hansgrohe) è sesto davanti a Ilnur Zakarin (Team Katusha Alpecin). Completano la top ten, tutti a 35", il promettente James Knox (Deceuninck-Quick Step), Bauke Mollema (Trek-Segafredo) e Jan Hirt (Astana Pro Team); assieme a loro anche Wilco Kelderman (Team Sunweb) e Víctor De la Parte (CCC Team).
Tra gli altri nomi attesi, tredicesimo posto a 44" per un Tom Dumoulin (Team Sunweb) ancora palesemente imballato; saliti di colpi nel finale Diego Ulissi e Remco Evenepoel, rispettivamente quattordicesimo a 53" e quindicesimo a 56", con il baby fenomeno giunto assieme a Michal Kwiatkowski e Gorka Izagirre, 1'04" di ritardo per Alberto Rui Costa e Gianni Moscon mentre Vincenzo Nibali ha pagato 1'17" come Tejay van Garderen.
In classifica Primoz Roglic conserva la maglia rossa con 14" su Alejandro Valverde; più staccati gli altri, con David Gaudu terzo a 39", Wilco Kelderman quarto a 47", Daniel Martin quinto a 54" e Tom Dumoulin sesto a 57"; tutti gli altri, sopra il minuto di ritardo.
Domani torna uno dei classici traguardi delle prove emiratine, quello della diga di Hatta. La Dubai-Hatta Dam di 197 km, oltre ad essere la frazione più lunga della settimana, ha un finale movimentato con due zampellotti che possono fungere da trampolino per qualche coraggioso prima che il muro conclusivo con tratti al 17% determini il successore di Sonny Colbrelli nell'albo d'oro.