Il passaggio dalla Foresta di Arenberg durante la Parigi-Roubaix 2021 © Alpecin Cycling
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Come ti vinco la Parigi-Roubaix: le ultime cinque vittorie

Ripercorriamo insieme le ultime cinque edizioni della Parigi-Roubaix; lo sprint di Van Avermaet, l'impresa di Colbrelli e la cavalcata di Van Baarle, ma non solo: ecco come si vince l'inferno del nord

Una corsa infernale di quasi 260 chilometri di cui più di 50 sul pavè più impegnativo del mondo. Questa è, in poche parole, la Parigi-Roubaix. Soprannominata anche Inferno del Nord o Regina delle Classiche, la corsa francese festeggia quest'anno le 120 edizioni e lo fa proponendo un percorso senza troppe variazioni con tutti i principali settori di pavè che hanno caratterizzato le ultime, storiche edizioni.

In attesa di scoprire chi domenica solleverà al cielo la pietra, trofeo con cui viene premiato il vincitore, vediamo insieme come è stata vinta questa corsa nelle ultime cinque edizioni, dallo sprint ridotto che premiò Greg Van Avermaet all'arrivo in solitaria del miglior Dylan van Baarle di sempre, passando per lo storico trionfo di Sonny Colbrelli e per le due volate di coppia vinte da Peter Sagan e Philippe Gilbert.

2017: Van Avermaet si rifà dopo la beffa nelle Fiandre

L'edizione 2017 fu probabilmente una delle più interessanti in epoca moderna, non solo per l'addio di Tom Boonen, che proprio al termine di questa edizione appese la bici al chiodo, ma anche per la rivalità tra Peter Sagan e Greg Van Avermaet, che monopolizzarono tutte le corse di preparazione della campagna del nord: Sagan vinse la Kuurne-Bruxelles-Kuurne, mentre il belga della BMC fece un capolavoro conquistando Omloop Het Nieuwsblad, Gent-Wevelgem - corse in cui Sagan chiuse a podio - e E3 Harelbeke. Al Giro delle Fiandre, la clamorosa caduta sull'Oude Kwaremont rimandò la sfida tra i due al fine settimana seguente.

Un forte sole caratterizzò interamente la corsa, che si aprì con una prima fuga di tre atleti. Tra i big il primo colpo di scena avvenne a 102 chilometri dal traguardo, quando Van Avermaet rimase attardato nel settore di Haveluy à Wallers, appena prima della decisiva Foresta di Arenberg, e fu costretto a inseguire. Al comando le squadre principali non persero l'occasione: la Quick-Step Floors impose una forte andatura con Boonen, assistita dalla Trek-Segafredo di John Degenkolb e Jasper Stuyven e dalla FDJ di Arnaud Démare. Van Avermaet riuscì comunque a rientrare e recuperò le forze grazie all'aiuto di un eccellente Daniel Oss che, attaccando, costrinse le altre squadre a lavorare.

Greg Van Avermaet e Zdeněk Štybar inseguiti da Sebastian Langeveld nell'azione decisiva © Getty Images

L'azione decisiva la mise in atto Zdeněk Štybar: il ceco allungò sul durissimo settore di Carrefour de l'Arbre, portandosi dietro Sebastian Langeveld e soprattutto Van Avermaet, più attento rispetto agli altri frangenti della corsa. Non rispose presente un Peter Sagan tanto sfortunato quanto provato dalla caduta della settimana precedente: lo slovacco aveva in precedenza provato ad allungare in due occasioni, forando in entrambi i casi e sprecando energie preziose. I tre di testa giunsero così al velodromo, dove furono raggiunti da Jasper Stuyven e dall'allora ventiduenne Gianni Moscon. Štybar lanciò la volata, ma Van Avermaet riuscì a sopravanzarlo proprio sul traguardo vincendo la sua prima monumento in carriera. Il podio fu completato da Langeveld, mentre Stuyven e Moscon pagarono lo sforzo del rientro non riuscendo a disputare una vera e propria volata.

Greg Van Avermaet completa una campagna del nord perfetta conquistando la Parigi-Roubaix davanti a Zdeněk Štybar © AFP

2018: un Sagan stellare vince contro tutto e tutti

Dopo le sfortune dell'anno prima, la campagna del nord 2018 di Sagan doveva essere quella del riscatto. L'atleta, allora in forze alla BORA-hansgrohe, cambiò il suo programma di avvicinamento alle due monumento del pavè, presentandosi al via solamente di Gent-Wevelgem, dove vinse, e E3 Harelbeke. Nonostante la batosta dell'anno precedente Sagan restava l'uomo da battere, a fronte di un Van Avermaet non brillante come l'anno prima.

La Parigi-Roubaix 2018 fu caratterizzata da una prima fuga che arrivò ad avere un vantaggio di quasi 10' sul gruppo. Per le prime mosse dei big si dovette aspettare la Foresta di Arenberg, dove la Quick-Step Floors provò a stanare i rivali attaccando con Philippe Gilbert e Zdeněk Štybar, che resta allo scoperto per una decina di chilometri prima di essere ripreso da un gruppo di favoriti ancora numeroso. A 55 chilometri, in un tratto interlocutorio, Van Avermaet attaccò, non riuscendo però a fare la differenza. In contropiede partì, a sorpresa, Peter Sagan. Nel drappello alle sue spalle nessuno si incaricò di tirare per provare a rientrare, considerando forse che il ragazzo in maglia iridata avrebbe comunque avuto dalla sua parte il miglior spunto veloce in caso di volata. Sagan prese così un notevole vantaggio, chiudendo il distacco da Jelle Wallays, Sven Erik Bystrom e Silvan Dillier, ultimi superstiti della fuga di giornata.

Peter Sagan e Silvan Dillier restano da soli: saranno loro a giocarsi la Parigi-Roubaix 2018 © Getty Images

In gruppo si riuscì finalmente ad organizzare una sorta di inseguimento, coordinato da Trek-Segafredo, Quick-Step Floors, ma una serie di cadute contribuirono a rallentare il ritmo tra gli inseguitori. A terra finirono Tony Martin, Alexander Kristoff e Luke Rowe, e anche Gianni Moscon perse contatto dopo pochi chilometri. Niki Terpstra, marcato stretto dopo aver vinto la Ronde una settimana prima, provò un timido allungo con Wout Van Aert, Sep Vanmarcke, Taylor Phinney, Greg Van Avermaet e Jasper Stuyven, ma il distacco dal gruppo Sagan era ormai superiore al minuto. All'ingresso del velodromo con Sagan era rimasto solo Dillier, che allo sprint, anche provato dai 215 (!) chilometri di fuga, non riuscì a contestare il successo allo slovacco. Sagan conquistò così la sua prima e finora unica Parigi-Roubaix, migliorando il 6° posto del 2014 e riscattando un 2017 negativo. Sul podio giunse anche Terpstra, che nel finale lasciò sul posto gli altri inseguitori tra cui uno sfortunato Van Aert, vittima di una foratura nel momento dell'attacco.

I due grandi protagonisti della Parigi-Roubaix 2018, Peter Sagan e Silvan Dillier, si scambiano i complimenti dopo il traguardo © PEZ Cycling

L'edizione 2018 fu anche caratterizzata dalla tragica scomparsa del giovane Michael Goolaerts. Il belga della Vérandas Willems-Crelan cadde dopo un arresto cardiaco; trasportato in ospedale dopo aver perso conoscenza, Goolaerts morì dopo poche ore.

2019: l'ultima monumento del veterano Gilbert

Dopo il successo di Peter Sagan, in casa Deceuninck Quick-Step iniziarono i primi grattacapi. La formazione belga aveva sì monopolizzato il Giro delle Fiandre nelle due edizioni precedenti - nel 2017 Philippe Gilbert vinse e Niki Terpstra fu 3°, posizioni poi invertite nel 2018 -, ma la vittoria sul pavè francese mancava ormai dal 2014, quando fu proprio Niki Terpstra a vincere. Una formazione, quella belga, che poteva contare su eccellenti specialisti del pavè, ma tutti poco propensi al successo e più adatti come gregari. Tranne, appunto, Terpstra e Gilbert.

Alla vigilia della Parigi-Roubaix 2019 in gruppo si respirava aria di incertezza. Dopo lo splendido assolo di Alberto Bettiol alla Ronde della settimana precedente era praticamente impossibile trovare un vero e proprio favorito principale. La corsa, velocissima sin dai primi chilometri, si accese a 54 chilometri dall'arrivo poco dopo il settore di Auchy à Bersée con un attacco di Gilbert, che si portò dietro un sorprendente Nils Politt lasciando ad inseguire un altro drappello con, tra gli altri, anche Peter Sagan, Yves Lampaert, Mike Teunissen, Sep Vanmarcke e Wout Van Aert. L'unico ad occuparsi in prima persona dell'inseguimento fu Sagan, comprensibilmente marcatissimo. Il gruppetto era ormai diventato quello buono per giocarsi la corsa.

Philippe Gilbert durante uno dei suoi numerosi attacchi, seguito da Peter Sagan © Getty Images

A 23 chilometri dall'arrivo il gruppo di testa contava sei uomini: Gilbert, Lampaert, Sagan, Van Aert, Politt e Vanmarcke. In vista della coppia Camphin-en-Pévèle - Carrefour de l'Arbre, Gilbert provò ancora una volta ad allungare, lasciando però sulle ginocchia solamente Van Aert, vittima in precedenza di diversi inconvenienti tecnici. Politt, in giornata di grazia, stupì tutti attaccando sul terribile Carrefour de l'Arbre e guadagnando diversi metri di vantaggio. Alle sue spalle Sagan rinunciò all'inseguimento, mentre Gilbert tentò il tutto per tutto allungando in solitaria, nonostante la presenza del compagno Lampaert, mai così vicino a giocarsi una classica monumento. Gilbert si riportò sulla ruota di Politt e i due, manco a dirlo, trovarono suito l'accordo. Lasciandosi alle spalle Vanmarcke, Lampaert e un Sagan esausto, la coppia entrò nel velodromo giocandosi la corsa in volata. Allo sprint ci fu poca storia: Gilbert fu il primo a partire e fu anche il primo ad arrivare, mentre Politt concluse una giornata da grande e inatteso protagonista accontentandosi del 2° posto. Sul podio giunse anche Lampaert, a completare la festa per la vittoria numero 700 nella storia della Deceuninck-Quick Step.

Lombardia (due volte), Liegi-Bastogne-Liegi, Giro delle Fiandre e Parigi-Roubaix: Philippe Gilbert vince la sua quinta monumento © Getty Images

2021: Colbrelli mette una pezza alla sfortuna di Moscon

L'edizione più dura degli ultimi anni, corsa in ottobre a causa della pandemia di Covid-19. Dopo la cancellazione dell'anno precedente, la regina delle classiche tornò dopo più di un anno e mezzo con un psozionamento insolito. Il maltempo si inserì come ulteriore variabile per rendere insolita e spettacolare quell'edizione, la prima con fango e pioggia dal 2002.

I numerosi tentativi di fuga si concretizzarono dopo circa un'ora di corsa grazie a un attacco di ben 31 uomini, con all'interno anche Gianni Moscon. In gruppo il fango dei settori di pavè e le condizioni difficili tagliarono fuori diversi favoriti, tra cui Nils Politt, Jasper Stuyven e Peter Sagan. Un importante punto di svolta fu, come spesso accade, la foresta di Arenberg; qui al comando entrarono Florian Vermeersch e Nils Eekhoff, mentre in gruppo un Wout Van Aert mal posizionato dovette fare i conti con una caduta davanti a lui, rimanendo attardato e facendo un grande sforzo per rientrare. Sonny Colbrelli, in maglia di campione europeo, riuscì ad evadere dal gruppo principale a circa 80 chilometri dall'arrivo inserendosi in un drappello con, tra gli altri, Vermeersch e Moscon, fuggitivi della prima ora. Dietro di lui Mathieu van der Poel si incaricò dell'inseguimento, riuscendo a rientrare da solo. Il gruppo destinato a giocarsi la regina delle classiche era formato, e conteneva due nomi grossi come Van der Poel e Colbrelli. Sul settore di Auchy à Bersée, fu però Moscon a prendere il largo con un attacco in solitaria a cui nessuno rispose direttamente. Il gruppo inseguitore si spezzò sotto il ritmo imposto da Van der Poel, ma Moscon aveva ormai quasi 1'30" di vantaggio quando mancavano 37 chilometri.

Gianni Moscon, assoluto protagonista della Parigi-Roubaix 2021, in una fase della corsa © Getty Images

Poco dopo, ecco la beffa: Moscon, uscito da un settore di pavè, si ritrovò con la ruota posteriore a terra e fu quindi costretto a una sosta all'ammiraglia. Lo stop imprevisto non gli fece perdere più di 30", ma la ruota montata aveva una pressione diversa rispetto a quella usata in precedenza. La bici di Moscon rimbalzava sull'insidioso pavè francese a causa della ruota troppo gonfia, e nel settore seguente il trentino cadde rovinosamente, perdendo di fatto ogni possibilità di mettere a segno una vittoria storica. Con poca lucidità e una pressione della posteriore inadatta al finale di corsa, Moscon venne ripreso da Van der Poel, Colbrelli e Vermeersch, fino a quel momento primi inseguitori. Sul Carrefour de l'Arbre Colbrelli attaccò, lasciando sul posto Moscon e avvicinandosi al velodromo di Roubaix con i soli Van der Poel e Vermeersch. La volata fu lanciata da Vermeersch, in teoria il più lento tra i tre, ma un attento Colbrelli riuscì a prendere la sua ruota e a prevalere per un soffio sul traguardo, seguito da Vermeersch e Van der Poel a completare un podio di esordienti alla corsa francese. Per i tifosi italiani fu una montagna russa di emozioni: il sogno di una vittoria tricolore, fino a poco prima solo accarezzato con uno sfortunato Moscon, era diventato realtà. Ventidue anni dopo Andrea Tafi, Sonny Colbrelli aveva riportato l'Italia nell'albo d'oro dell'inferno del nord.

L'urlo liberatorio di Sonny Colbrelli dopo il traguardo, seguito da Florian Vermeersch © Getty Images

2022: Van Baarle scappa e stravince

L'edizione più recente, tornata a svolgersi nel mese di aprile, aveva al via un gran numero di favoriti. Reduce dal successo al Giro delle Fiandre, Mathieu van der Poel era pronto a riprovarci dopo il 3° posto nel 2021 ottenuto alla prima partecipazione. Gli occhi di tutti erano però puntati su Wout Van Aert: il belga, assistito da una formazione stellare, aveva vinto Omloop Het Nieuwsblad e E3 Classic in precedenza, ma aveva saltato il Giro delle Fiandre essendo risultato positivo al Covid-19. In pochi guardavano a Dylan van Baarle, reduce da un 2° posto alla Ronde, come si guarda al favorito principale.

La prima parte della corsa fu caratterizzata da un'altissima velocità - nella prima mezz'ora la media oraria superava i 50 chilometri orari - e di conseguenza nessun corridore riuscì ad andare in fuga per diversi chilometri. A 210 chilometri dall'arrivo arrivrono i temuti ventagli, che tagliarono momentaneamente fuori anche Van der Poel e Van Aert, costretti a inseguire mentre al comando la INEOS Grenadiers di Van Baarle cercava di rendere il loro rientro più complicato del previsto. Il ricongiungimento si verificò dopo un'ottantina di chilometri, mentre alcuni corridori rimasero attardati tra cadute e forature - tra questi anche Christophe Laporte, Florian Vermeersch e Kasper Asgreen. Il primo grande atteso a muoversi fu Matej Mohorič, che portò via un drappello con altri quattro quando mancavano 112 chilometri all'arrivo.

Nella foresta di Arenberg Van Aert perse ancora terreno ma riuscì a rientrare sul drappello dei migliori che nel frattempo si era ridotto a una ventina di unità. A 60 chilometri dall'arrivo, Mohorič guidava la corsa con Laurent Pichon e Tom Devriendt seguito a circa un minuto da un gruppo con Van Aert, Van Baarle e Van der Poel. Sul settore di Auchy à Bersée, quando mancavano poco più di 50 chilometri dall'arrivo, Van Baarle forzò il ritmo allungando in solitaria. Nessuno riuscì a rispondere direttamente all'attacco del corridore della INEOS, ma la sua azione fu neutralizzata dopo una decina di chilometri.

Dylan van Baarle se ne va: lo rivedranno solo al traguardo © Getty Images

Il neerlandese ci riprovò quindi sui settori di Templeuve e Cysoing à Bourghelles, rientrando su Devriendt, Pichon e Mohorič, che nel frattempo era tornato davanti dopo una foratura. All'attacco di Van Baarle risposerò tutti troppo tardi, ma in effetti l'assolo del neerlandese sembrò da subito quello decisivo. Sul Camphin-en-Pévèle, Van Baarle riuscì finalmente a staccare Devriendt, Pichon e Mohorič involandosi verso il traguardo: Van Baarle entrò nel velodromo con un vantaggio superiore al minuto e mezzo e conquistò così la sua prima classica monumento in carriera. A podio andò anche Van Aert, che regolò in volata Stefan Küng e un irresistibile Devriendt, beffato dallo svizzero per il 3° posto dopo una giornata di gloria.

Sir David Brailsford, general manager della INEOS Grenadiers, va ad abbracciare Dylan van Baarle dopo l'arrivo © Photo News

2023: i due Van, Ganna e…

Si arriva all'edizione con tre corridori sotto la lente d'ingrandimento: Wout Van Aert è per molti il favorito principale nonostante le condizioni fisiche non ottimali, ma Mathieu van der Poel non è da meno e si è detto pronto al 100% per la corsa francese. C'è poi il sogno italiano: Filippo Ganna è pronto a stupire per quello che è il suo primo, grande obiettivo stagionale. E infine, le sorprese: come ci insegnano le ultime cinque edizioni, una giornata di grazia alla Parigi-Roubaix può farti entrare nella storia.

Tour de Suisse 2023 - Analisi del percorso
Ganna e la scommessa Parigi-Roubaix: "È come giocare alla roulette russa, pronto a lottare"
Amedeo Onnis
Se sorrido mentre parli, probabilmente stai parlando di ciclismo. Tifoso sfegatato di tutti i corridori dal nome bizzarro e appassionato di triathlon, sono tra quelli che attendono la stagione di ciclocross più di quella su strada.