Rasmus Bøgh Wallin, un barista prestato al ciclismo
Il danese della Restaurant Suri-Carl Ras possiede un bar per ciclisti a Copenhagen insieme al compagno di squadra Bak Klaris. Focus sulle corse della settimana e sulla Glassdrive Q8 Anicolor
Diciassettesimo appuntamento con la rubrica Mondo Continental. In questa puntata: Tour of Japan, Tour of Estonia, Tour of Albania, Alpes Isère Tour, Tour de la Mirabelle, GP Beiras e Serra da Estrela, GP du Prince Héritier Moulay el Hassan, GP du Trône, GP de la Famille Royale, Paris-Troyes, Campionati Panamensi, Rasmus Bøgh Wallin, ciclista-imprenditore e la Glassdrive Q8 Anicolor, dalle lacrime al trionfo
Le corse della settimana
Tour of Japan
Dopo due edizioni in cui era sceso tra le .2, il Tour of Japan è tornato una corsa professionistica a tutti gli effetti in questa stagione, ma il salto fra le gare di categoria 1 non ha comunque convinto formazioni WorldTour e Pro Teams ad avventurarsi nella trasferta asiatica. Le sedici compagini al via, tutte Continental, si sono così ritrovate con una grande occasione.
La corsa si è aperta con una cronometro totalmente pianeggiante di appena 2600 metri. A far segnare il miglior tempo è stato Luke Lamperti (Trinity), che ha dimostrato una volta in più di essere pronto per il professionismo. Alle spalle del giovane statunitense si sono piazzati il compagno di squadra Liam Johnston, staccato di 1”, e il giapponese Atsushi Oka (JCL Team Ukyo), il cui ritardo è stato invece di 2”.
La seconda tappa prevedeva un circuito di 17 chilometri con diversi strappi, che hanno ridotto il gruppo di testa ad una trentina di unità. Dopo il terzo posto del giorno precedente, Atsushi Oka ha cercato di anticipare la volata per provare a prendere anche la maglia di leader, ma, proprio negli ultimi metri, è stato saltato dal campione nazionale greco Georgios Bouglas (Matrix Powertag). Il giapponese ha conservato il secondo posto davanti al compagno di squadra Benjamin Prades, ma non è riuscito a passare al comando della classifica perché l’abbuono ha permesso al vincitore di giornata di superarlo di 1”.
Il circuito che caratterizzava la terza frazione prevedeva una salita abbastanza impegnativa da ripetere nove volte. A lungo in fuga insieme a Kevin McCambridge (Trinity), Carter Bettles (Victoire Hiroshima) è rimasto da solo nel finale e si è involato verso il successo. Alle spalle dell’australiano, con 18” di ritardo, Luke Lamperti ha regolato Jeroen Meijers (Terengganu Polygon) ed è andato a riprendersi la leadership in classifica.
La quarta tappa, più semplice delle precedenti, strizzava l’occhio ai velocisti e, infatti, si è conclusa con uno sprint a ranghi compatti. Si è imposto il leader della classifica Luke Lamperti, che ha superato al fotofinish il forte pistard Kazushige Kuboki (Bridgestone), con Jeroen Meijers a completare il podio di giornata.
La quinta frazione prevedeva un circuito di 12 chilometri da ripetere dieci volte, con all’interno una salita abbastanza impegnativa e una rampa di un chilometro che conduceva al traguardo. La fuga di dieci uomini che ha caratterizzato la tappa è risultata imprendibile per il gruppo. Grazie ad una secca accelerazione nel finale, Atsushi Oka è finalmente riuscito a conquistare quel successo che gli era sfuggito di poco nelle prime due tappe. Il corridore del JCL Team Ukyo, che si è preso anche la maglia di leader, ha superato di 5” Ryan Cavanagh (Kinan) e di 7” Jesse Ewart (Terengganu Polygon).
La sesta era la tappa regina della corsa, con la durissima scalata del Monte Fuji. Nonostante la frazione misurasse soltanto 11.4 km, i distacchi sono stati importanti. In corsa è stato un dominio dei corridori australiani: Nathan Earle (JCL Team Ukyo) è riuscito a staccare tutti e a tagliare il traguardo in solitaria. Benjamin Dyball (Victoire Hiroshima), vincitore su questo traguardo nel 2022, ha chiuso secondo a 34”, con Drew Morey (Kinan) a completare il podio con un ritardo di 1’19”. Atsushi Oka ha pagato quasi 4’ e ha ceduto le insegne del primato al compagno di squadra Earle.
La settima tappa non era particolarmente impegnativa, ma presentava un finale in leggera salita. Luke Lamperti ha preso in testa l’ultima curva, situata a soli 100 metri dal traguardo, e nel breve rettilineo finale nessuno ha avuto la possibilità di superarlo. Ancora una volta i corridori del JCL Team Ukyo hanno dimostrato di avere qualche problema nella preparazione degli sprint e si sono dovuti accontentare delle piazze d’onore con Benjamin Prades e Atsushi Oka.
L’ultima frazione consisteva nel classico circuito di Tokyo, del tutto privo di difficoltà altimetriche. Come prevedibile tutto si è risolto con una volata e i pistard della Bridgestone hanno sfruttato al meglio le loro capacità: Shunsuke Imamura ha lanciato perfettamente Kazushige Kuboki e l’ex corridore della Nippo-Vini Fantini si è imposto nettamente, replicando il successo ottenuto nel 2019 sullo stesso traguardo. Hayato Okamoto (Aisan) e Rei Onodera (Utsunomiya Blitzen) hanno completato il podio di giornata, regalando una giornata di festa ai tifosi giapponesi.
Le prime due posizioni della classifica generale non sono cambiate rispetto al 2022, con Nathan Earle ancora una volta vincitore davanti a Benjamin Dyball, staccato quest’anno di 45”. Sul terzo gradino del podio è salito il combattivo Atsushi Oka, che ha completato il trionfo del JCL Team Ukyo, con un ritardo di 55”. Con tre vittorie e altri tre piazzamenti nei primi cinque, Luke Lamperti si è aggiudicato la classifica a punti, mentre le altre maglie sono andate al venezuelano Leonel Quintero (Victoire Hiroshima), re dei GPM e a Liam Johnston, miglior giovane. La graduatoria a squadre ha premiato il JCL Team Ukyo, in grado di piazzare tre uomini ai primi quattro posti della classifica generale.
Tour of Estonia
Come il Tour of Japan, anche il Tour of Estonia fa parte delle corse di categoria 1 che non hanno potuto contare, quest’anno, su formazioni professionistiche. Nel 2022 la gara baltica aveva visto al via ventuno formazioni, con addirittura un team WorldTour, mentre quest’anno si è dovuta accontentare di quindici squadre (dieci Continental e cinque selezioni nazionali).
Dal 2014 il percorso è sempre lo stesso ed è composto da due tappe: la prima è una frazione prevalentemente pianeggiante che va dalla capitale Tallinn a Tartu, seconda città del paese, mentre la seconda è un circuito un po’ più impegnativo intorno alla stessa Tartu. Fino al 2012 si trattava di due corse di un giorno separate.
Pur priva di grandi difficoltà altimetriche lungo tutto il percorso, la Tallinn-Tartu presenta l’asperità principale proprio sull’arrivo, situato in cima ad uno strappo su strada acciottolata. Il gruppo si è presentato compatto ai piedi della salita finale, per poi frazionarsi. L’accelerazione di Filippo Fortin (Maloja Pushbikers) si è rivelata irresistibile per tutti e così il velocista veneto ha potuto festeggiare il secondo successo stagionale. Alle sue spalle Markus Pajur (Tartu2024) è tornato a far vedere sprazzi di quel talento che lo aveva portato a passare professionista a vent’anni. L’estone, che ha chiuso con 2” di ritardo, ha commesso un errore di posizionamento che gli ha impedito di giocarsi la vittoria con Fortin, ma il secondo posto è comunque un’importante iniezione di fiducia dopo due stagioni e mezza tutt’altro che esaltanti. Il podio è stato completato da un altro corridore della Maloja Pushbikers, il neerlandese Roy Eefting-Bloem, che ha pagato 4” al compagno di squadra.
Il circuito di Tartu presenta uno strappo molto breve, ma estremamente impegnativo e, tradizionalmente, è difficile che il gruppo rimanga compatto. Anche quest’anno è stato un gruppetto di atleti a fare la differenza e, nel finale, Rasmus Bøgh Wallin (Restaurant Suri-Carl Ras) si è involato in solitaria verso la vittoria, conquistando così il terzo successo stagionale. Alle sue spalle il compagno di squadra Mathias Larsen ha protetto al meglio la sua azione, riuscendo anche a regolare il gruppo inseguitore, giunto con 17” di ritardo. Matias Malmberg (Maloja Pushbikers) ha chiuso terzo, completando un podio di giornata interamente danese.
Rasmus Bøgh Wallin si è aggiudicato la vittoria finale con 28” di margine su Matias Malmberg e 33” sul corridore della Van Rysel-Roubaix Lille Métropole Norman Vahtra (Nazionale Estonia), che ha replicato il podio di dodici mesi fa. Il vincitore della corsa si è aggiudicato anche la classifica a punti e ha trascinato la Restaurant Suri-Carl Ras al successo nella graduatoria a squadre. Roy Eefting-Bloem ha vinto la maglia riservata agli scalatori, mentre Hjalmar Klyver (Nazionale Svezia) è stato il miglior giovane.
Tour of Albania
In settimana è andato in scena il Tour of Albania, corsa a tappe di cinque giorni, che in passato è stato terreno di conquista per i corridori italiani, assenti quest’anno. Senza Continental, al via di Tirana erano presenti sette selezioni nazionali e sei formazioni dilettantistiche.
La gara si è aperta con la tappa più impegnativa: l’arrivo, infatti, era in cima ad una salita di oltre 10 chilometri. Cinque corridori hanno fatto la differenza, andando a giocarsi la vittoria nel finale: ad imporsi è stato Maximilian Stedman (Velo Schils Interbike), che ha ritrovato il sorriso dopo la chiusura della AT85, la squadra con cui aveva iniziato la stagione. Alle sue spalle si sono piazzati Cristian Raileanu (CSA Steaua Bucharest), classificato con lo stesso tempo, Periklis Ilias (Nazionale Grecia), staccato di 2”, Mikel Demiri (Nazionale Albania) e Miltiadis Giannoutsos (Nazionale Grecia), entrambi finiti a 3”. I più vicini inseguitori del quintetto hanno accusato oltre 1’ di ritardo.
La seconda tappa era molto più semplice, con una sola asperità nei primi chilometri. A sorpresa, due fuggitivi, entrambi greci, sono riusciti a beffare il gruppo e giocarsi il successo: Georgios Boutopoulos (Alfa) ha avuto la meglio su Polychronis Tzortzakis (Nazionale Grecia) ed è tornato al successo a due anni di distanza dal titolo nazionale 2021. Un altro corridore in gara con la nazionale greca, Nikiforos Arvanitou della Sofer-Savini Due, ha regolato il plotone, giunto ad appena 2” dalla coppia di testa.
Anche la terza frazione non presentava particolari difficoltà, ma ancora una volta è stata la fuga ad avere la meglio: ben diciassette uomini sono riusciti ad avvantaggiarsi e a mettere nel sacco il gruppo. I fuggitivi si sono giocati il successo in un combattutissimo sprint che ha visto prevalere il serbo Luka Turkulov, tesserato per il CT Kranj, ma qui in gara con la sua nazionale, che ha preceduto il connazionale Marko Stanković (Asfra) e Nikiforos Arvanitou. Il gruppo ha tagliato il traguardo con 1’06” di ritardo e Maximilian Stedman ha conservato la maglia di leader, resistendo all’attacco di Musa Mikayilzade (Nazionale Azerbaigian), risalito al quinto posto in classifica con soli 14” di ritardo.
La quarta tappa è stata neutralizzata ed annullata a circa 45 km dal traguardo, a causa delle difficili condizioni meteo.
Nell’ultima frazione, ancora una volta, la fuga ha avuto la meglio sul gruppo: dopo essere stato battuto nella seconda tappa, Polychronis Tzortzakis si è riscattato alla grande, andando a prendersi il successo con 1” di margine su Samir Jabrayilov (Nazionale Azerbaigian) e Yunus Emre Yilmaz, corridore della Konya Buyuksehir in gara con la nazionale turca. Il gruppo è arrivato ancora una volta vicino, a soli 8”, ma non è riuscito nel ricongiungimento.
Nelle prime posizioni, la classifica è rimasta invariata dal primo giorno: Maximilian Stedman si è imposto con 4” su Cristian Raileanu e 8” su Periklis Ilias. La nazionale greca, vincitrice della graduatoria a squadre, ha potuto festeggiare anche nella classifica a punti con Nikiforos Arvanitou e in quella dei GPM con Ilias. Il miglior giovane della corsa, invece, è stato Jonah Killy (Asfra), ottavo nella generale.
Alpes Isère Tour
In Francia si è disputata la trentaduesima edizione dell’Alpes Isère Tour, corsa a tappe di cinque giorni con diverse salite impegnative in programma. Al via si sono presentati un Pro Team (la Green Project-Bardiani), quattordici Continental e otto formazioni dilettantistiche.
La prima tappa, dal percorso non troppo complicato, è stata caratterizzata dalla fuga di dieci corridori, poi ridottisi a sei strada facendo. Sebbene il massimo vantaggio dei battistrada sia stato di poco superiore ai 2’, il gruppo non è riuscito a chiudere il gap. Il sestetto di testa si è giocato il successo in volata e il più veloce è stato Jordan Habets (Metec-SOLARWATT), bravo a precedere Michael Boroš (Elkov-Kasper) e Pepijn Reinderink (Soudal-Quick Step Devo). Il gruppo, comprendente tutti gli uomini più attesi per la classifica generale, si è avvicinato molto nel finale e ha chiuso con soli 5” di ritardo.
Anche la seconda frazione non presentava particolari difficoltà altimetriche e questa volta il gruppo non si è lasciato sorprendere. La fuga di giornata è stata tenuta sotto controllo senza particolari difficoltà e anche i tentativi solitari di Pepijn Reinderink prima e di Emil Herzog (Hagens Berman Axeon) poi non hanno avuto successo. Lo sprint finale ha premiato il giovanissimo Noa Isidore (CIC U Nantes Atlantique), che, dopo aver lanciato una volata lunga, ha resistito alla rimonta di Dominik Neuman (Elkov-Kasper) e Aaron Dockx (Alpecin-Deceuninck Development).
La terza tappa presentava diversi strappi lungo il percorso, ma sembrava potersi comunque concludere in volata. A 28 chilometri dal traguardo, Théo Thomas (VC Villefranche Beaujolais) e Clément Carisey (Charvieu Chavagneux Isère) hanno staccato i due corridori insieme ai quali avevano condotto la corsa per circa 130 chilometri e si sono involati verso il traguardo, resistendo al ritorno del gruppo (nonostante una foratura di Carisey ai -13). Nell’ultimo km i due hanno rallentato tantissimo e il plotone si è avvicinato molto: temendo il ricongiungimento, Thomas è partito lungo e Carisey lo ha rimontato senza problemi, andando a cogliere il secondo successo UCI in carriera. Il gruppo ha chiuso con un ritardo di soli 3”, regolato da Jordi Warlop (Soudal-Quick Step Devo). Grazie agli abbuoni, Carisey ha conquistato anche la testa della classifica generale.
La quarta frazione prevedeva una salita molto importante nella prima parte e diversi strappi più brevi nella seconda. Nonostante la vetta fosse situata ad oltre 100 chilometri dal traguardo, sul Col du Petit Mont Noir la corsa è esplosa e, dopo la discesa, sono rimasti davanti trentacinque corridori e fra loro non era presente il leader Clément Carisey.
A poco più di 60 km dall’arrivo, in un altro tratto di salita, si è formato un sestetto al comando, da cui, ai -55, ha perso contatto Magnus Brynsrud (Uno-X Dare Development). I cinque battistrada hanno proseguito l’azione di comune accordo, fino ai -9, quando Lennert Van Eetvelt, corridore della Lotto Dstny, in prestito alla formazione Continental, ha fatto il vuoto. Nessuno è riuscito ad avvicinarsi al ventunenne, che ha tagliato il traguardo con 52” di margine su Oscar Onley, in prestito dal team WorldTour al ramo Development della DSM, e 1’11” su Johannes Kulset (Uno-X Dare Development), Alessio Martinelli (Green Project-Bardiani) e Tijmen Graat (Jumbo-Visma Development). Il belga ha ovviamente conquistato anche la maglia di leader.
L’ultima tappa era decisamente la più impegnativa, con diverse tre salite di prima categoria da affrontare. Finlay Pickering (Trinity) ha cercato la grande impresa, attaccando in solitaria a 140 km dall’arrivo. Purtroppo per il giovane britannico, i big hanno incendiato la corsa ad oltre 85 km dal traguardo, portando ad una forte accelerazione in gruppo. Ai -50 Lennert Van Eetvelt e Oscar Onley hanno staccato tutti i rivali, riportandosi su Pickering sulle rampe del Col de Porte, a 19 km dall’arrivo. Ai -12 il belga ha distanziato anche lo scozzese, involandosi verso il successo. Sul traguardo Onley ha pagato 35”, mentre Yaël Joalland (CIC U Nantes Atlantique) ha chiuso terzo a 1’35”. Tutti gli altri hanno accusato un distacco superiore ai 4’30”.
Lennert Van Eetvelt si è ovviamente aggiudicato il successo finale, precedendo di 1’35” Oscar Onley e di 6’07” Johannes Kulset. Il belga, che ha concluso la corsa da solo, visto che tutti i suoi compagni di squadra si sono ritirati, si è portato a casa anche le classifiche a punti, della combattività e dei giovani. La grande azione nell’ultima tappa è valsa a Finlay Pickering la maglia di miglior scalatore, mentre Clément Carisey ha dominato gli sprint intermedi. La graduatoria a squadre, a sorpresa, ha premiato la Bourg-en-Bresse Ain, formazione dilettantistica che è riuscita a piazzare tre uomini nella top ten finale.
Tour de la Mirabelle
Contemporaneamente all’Alpes Isère Tour (e alla Boucles de la Mayenne), in Francia è andata in scena un’altra gara, il Tour de la Mirabelle. Al via si sono presentate ventidue squadre: due Pro Team (la Bolton Equities Black Spoke e il Team Novo Nordisk), un Pro Team di ciclocross (il Cross Team Legendre), undici Continental, sette formazioni dilettantistiche e una selezione nazionale dei Paesi Bassi (composta da specialisti della pista).
La prima tappa, la più semplice delle tre in programma, è stata caratterizzata da una fuga di quattro uomini, controllata senza particolari problemi dal gruppo. Ripresi i battistrada, la gara si è decisa in volata e il più veloce è stato il campione del mondo della corsa a punti Yoeri Havik. Il corridore della BEAT, in gara con la nazionale dei Paesi Bassi, ha superato il giovane tedesco Tobias Müller (Rad-Net Oßwald) e l’azzurro Andrea Peron (Novo Nordisk). I colori italiani sono stati tenuti alti anche da Andrea D’Amato (Biesse-Carrera), quinto.
La seconda frazione, la più impegnativa della corsa, ha visto la maglia gialla Havik andare in difficoltà sin dalla prima asperità di giornata. A causa delle tante salite, il gruppo si è spezzato e sedici corridori si sono avvantaggiati. I battistrada hanno tenuto a distanza gli inseguitori e sono andati a giocarsi la corsa in volata: a spuntarla è stato Quentin Bezza (SCO Dijon-Matériel-Velo.com), che ha preceduto Adrien Maire (AVC Aix-en-Provence) e Valentin Darbellay (Elite Fondations). Il miglior italiano è stato Lorenzo Galimberti (Biesse-Carrera), sesto. In assenza di abbuoni, la classifica generale è stata determinata della somma dei piazzamenti e in maglia di leader si è ritrovato Jonas Geens (Tarteletto-Isorex), quinto di giornata e undicesimo nella prima tappa.
L’ultima tappa era più impegnativa della prima, ma molto meno della seconda. Nonostante i tanti attacchi, nessuno è riuscito a fare la differenza e una cinquantina di uomini si sono giocati la vittoria allo sprint. Ad imporsi è stato il belga Sten Van Gucht (Bourg-en-Bresse Ain), che ha battuto Andrea Peron e Tobias Müller. Nella top ten ha trovato spazio anche l’altro azzurro Giacomo Villa (Biesse-Carrera), nono.
Il diciannovesimo posto nell’ultima frazione è stato sufficiente a Jonas Geens per aggiudicarsi il successo finale. Il belga è stato accompagnato sul podio da Clément Braz Afonso (Philippe Wagner), che si è consolato con le maglie di miglior scalatore e di primo dei francesi, e Tom Donnenwirth (SCO Dijon-Matériel-Velo.com). Louis Rouland (Bourg-en-Bresse Ain) è stato il miglior giovane, Jannis Peter (P&S Benotti) il più combattivo, Edward Ouellet (Macadam’s Cowboys) il miglior corridore locale e la SCO Dijon-Matériel-Velo.com la migliore squadra. C’è stata gloria anche per l’Italia, con Andrea Peron che si è aggiudicato la classifica a punti, mentre nella generale Lorenzo Galimberti ha concluso all’undicesimo posto.
GP Beiras e Serra da Estrela
In Portogallo è tornato in calendario, dopo quattro anni di assenza, il GP Beiras e Serra da Estrela, corsa a tappe di quattro giorni. Al via della quinta edizione si sono schierate diciassette squadre: due Pro Team (Burgos-BH e Caja Rural Seguros RGA), dodici Continental e tre formazioni dilettantistiche.
La gara si è aperta con una cronosquadre di 15 km dal percorso ondulato e con l’ultimo chilometro in salita. Ad imporsi è stata la Burgos-BH, che ha preceduto di 4” la Glassdrive Q8 Anicolor e di 5” la Efapel. Se le prime tre squadre hanno concluso molto vicine, nelle posizioni di rincalzo i distacchi si sono dilatati: la APHotels and Resorts-Tavira ha chiuso la prova al quarto posto, con un ritardo di 49”. La maglia di leader è andata a Pelayo Sánchez, primo degli uomini della Burgos-BH a tagliare il traguardo.
La seconda tappa presentava un profilo abbastanza ondulato, con l’ultima salita, non troppo impegnativa, che si concludeva a soli 4 km dal traguardo. Proprio in cima all’ultima asperità di giornata il gruppo ha raggiunto gli ultimi quattro superstiti della fuga e si è preparato per la volata. Ad imporsi è stato Iúri Leitão (Caja Rural-Seguros RGA), che ha superato Xavier Cañellas (Electro Hiper Europa) e Rafael Silva (Efapel). Eric Fagundez (Burgos-BH), quinto sul traguardo, ha scippato la maglia di leader al compagno Pelayo Sánchez.
La terza frazione era probabilmente la più semplice, ma, a differenza della precedente, l’arrivo era in leggera salita. Anche in questa occasione il gruppo non ha lasciato spazio ai fuggitivi di giornata e tutto si è deciso allo sprint: la pendenza del finale ha esaltato ancor più del giorno precedente le caratteristiche di Iúri Leitão, che ha vinto in scioltezza. Xavier Cañellas si è dovuto accontentare nuovamente della seconda posizione, mentre Fábio Costa (Glassdrive Q8 Anicolor) ha completato il podio di giornata. Ottavo sul traguardo, Pelayo Sánchez ha riconquistato la leadership nella classifica generale.
L’ultima tappa, la più dura, prevedeva diverse salite, tra cui l’iconica Torre, vetta simbolo della Volta a Portugal e punto più alto del paese. Proprio sulle prime rampe della salita verso Torre, a circa 100 km dal traguardo, la corsa è esplosa. Presto il numero dei contendenti alla vittoria si è ridotto a dieci e nel finale Abel Balderstone (Caja Rural-Seguros RGA) e Artem Nych (Glassdrive Q8 Anicolor) hanno staccato tutti. I due, spinti da motivazioni diverse, hanno collaborato molto bene e per gli inseguitori il ricongiungimento si è rivelato impossibile.
Tra i due uomini al comando non c’è stata volata, con Balderstone che è andato a prendersi il primo successo in carriera e Nych, staccato di 3” sul traguardo, che si è aggiudicato la vittoria finale. Pelayo Sánchez ha regolato i primi inseguitori a 59”. Le pessime condizioni meteo che hanno caratterizzato buona parte della tappa hanno portato più della metà del gruppo a lasciare la corsa e soltanto 44 corridori hanno raggiunto il traguardo.
Come detto, Artem Nych si è aggiudicato la vittoria finale con 41” di vantaggio su Abel Balderstone e 52” su Pelayo Sánchez. Oltre alla generale, la Glassdrive Q8 Anicolor ha vinto anche la graduatoria riservata agli scalatori con Frederico Figueiredo e quella dei giovani con Duarte Domingues. L’unica maglia sfuggita alla formazione portoghese è stata quella verde riservata al vincitore della classifica a punti, vinta da Xavier Cañellas. La Burgos-BH, invece, è stata la migliore squadra.
GP du Prince Héritier Moulay el Hassan, GP du Trône e GP de la Famille Royale
Nel weekend si sono disputate le prime tre corse marocchine della stagione. Al via di tutte e tre le corse erano presenti undici squadre: cinque Continental, tre formazioni dilettantistiche e le selezioni nazionali di Marocco, Algeria e Marocco under 23.
La tre giorni si è aperta con il GP du Prince Héritier Moulay el Hassan, una corsa di 120 chilometri prevalentemente pianeggiante, ma con la strada che tendeva a salire negli ultimi 2 km. I corridori di casa hanno piazzato tanti corridori nell’azione vincente, con gli uomini della nazionale sugli scudi, ma sono stati clamorosamente beffati: a vincere lo sprint è stato infatti lo slovacco Lukáš Kubiš (Dukla Banska Bystrica), bravo a superare i marocchini Nasser Eddine Maatougui (Sidi Ali-Unlock) e El Houcaine Sabbahi (Nazionale Marocco). Alle spalle del neerlandese Steven Willemsen (Universe), quarto, si sono piazzati altri tre rappresentanti della nazionale di casa, Adil El Arbaoui, Oussama Khafi e Mohcine El Kouraji, a testimonianza di un dominio dal punto di vista numerico non sfruttato a dovere.
Il secondo giorno di gara prevedeva il GP du Trône, una corsa di 115 chilometri con un percorso che prevedeva un lungo tratto in cui la strada tendeva a salire nella prima metà di gara, per poi scendere negli ultimi chilometri. Il gruppo di testa, che si è giocato la vittoria in volata, era composto da ventiquattro unità. Lo sprint finale ha premiato nuovamente Lukáš Kubiš, che ha preceduto il corridore della Terengganu Polygon Youcef Reguigui (qui in gara con la nazionale algerina) e Achraf Ed Doghmy (Nazionale Marocco), sicuramente il miglior corridore marocchino della prima parte del 2023. Secondo il giorno precedente, Nasser Eddine Maatougui si è dovuto accontentare del quarto posto.
La terza e ultima prova del weekend marocchino era il GP de la Famille Royale, corsa lunga poco più di 120 chilometri, dall’altimetria simile a quella del GP du Trône, con la strada che tendeva a salire nella prima parte per poi scendere nel finale. La gara è stata decisa da una volata di gruppo e, ancora una volta, i corridori di casa ne sono usciti sconfitti: a trionfare è stato, infatti, Youcef Reguigui, che ha battuto i marocchini Salah Eddine Mraouni (Sidi Ali-Unlock) e Ibrahim Essabahy (Nazionale Marocco U23). Il vincitore delle prime due prove Lukáš Kubiš si è dovuto accontentare del quarto posto, ma potrà certamente archiviare con soddisfazione la sua trasferta nordafricana.
Da segnalare che le corse marocchine hanno visto l’esordio a livello UCI della SuezCanalDiscovery, la prima storica Continental egiziana. Il debutto, però, non è stato affatto positivo: nessuno dei corridori è riuscito a portare a termine nessuna gara.
Il ciclismo UCI tornerà in Marocco a metà giugno, quando si disputerà il Tour du Maroc, una delle principali corse a tappe africane, che vede nell’albo d’oro diversi corridori con esperienza nel WorldTour.
Paris-Troyes
In una settimana molto ricca di gare, in Francia si è disputata anche la Paris-Troyes, corsa in linea di 180 chilometri, giunta alla sessantacinquesima edizione. Al via erano presenti un Pro Team di ciclocross (il Cross Team Legendre), dieci Continental, dodici formazioni dilettantistiche e la selezione nazionale dei Paesi Bassi (composta da specialisti della pista) già vista al Tour de la Mirabelle.
Nonostante un percorso non troppo impegnativo, la gara è stata combattutissima sin dalle prime battute e una fuga molto importante ha preso il largo ad oltre 115 chilometri dal traguardo. Diversi corridori sono usciti al contrattacco e sono rientrati davanti, tagliando di fatto fuori dalla lotta per la vittoria tutti coloro che erano rimasti in gruppo.
A circa 40 km dalla conclusione sono iniziati gli scatti davanti e il drappello dei battistrada ha iniziato a perdere pezzi. L’attacco decisivo è stato sferrato ai -15 da Clément Braz Afonso e Gwen Leclainche (entrambi della Philippe Wagner). Essendo compagni di squadra, i due hanno ovviamente trovato subito l’accordo e gli altri fuggitivi hanno dovuto alzare bandiera bianca. Negli ultimi chilometri, i due battistrada hanno parlato a lungo per decidere cosa fare al traguardo, decidendo alla fine di arrivare in parata, con Leclainche che è andato a conquistare il primo successo UCI in carriera davanti a Braz Afonso. A 28” Antony Chamerat-Dumont (VC Villefranche Beuajolais) ha vinto lo sprint per il terzo posto, relegando le squadre Continental fuori dal podio.
Campionati Nazionali Panama
Tempo di campionati nazionali a Panama e, come da previsione, la Panamá es Cultura y Valores, l’unica Continental del paese ha dominato tutte le gare. A sorpresa, però, sono rimasti a secco i due corridori più importanti della squadra, Franklin Archibold e Christofer Jurado.
La cronometro ha premiato Bolivar Espinosa, che, dopo essere arrivato terzo per tre edizioni consecutive, è riuscito a salire due gradini del podio in un colpo solo. Il ventiseienne, che nel 2022 era stato campione nazionale in linea, ha superato di 12” il campione uscente Franklin Archibold. Clamorosamente la Panamá es Cultura y Valores non ha monopolizzato il podio perché il ventiseienne David Díaz è riuscito a piazzarsi in terza posizione con un ritardo di 20”. Grossa delusione per Christofer Jurado, quarto a 33”, che finisce fuori dal podio per la prima volta dal 2018.
La prova under 23, disputata sullo stesso percorso, ha premiato Cristopher Vargas (Panamá es Cultura y Valores), che ha preceduto di soli 2” Pablo Vasquez e di 29” il compagno di squadra Bredio Ruiz. Quest’ultimo ha conquistato la prova in linea di categoria, precedendo un altro uomo della Panamá es Cultura y Valores, Roberto Herrera, mentre al terzo posto, staccato di ben 4’36”, ha chiuso José Pitti, che l’anno scorso ha indossato la maglia del Team Corratec.
La prova in linea degli élite ha visto il dominio totale della Panamá es Cultura y Valores, che ha occupato con i suoi uomini le prime sette posizioni dell’ordine d’arrivo, con l’ottavo, Rafael Carrillo, che è finito a 13’25” dal vincitore. Quattro corridori sono arrivati con lo stesso tempo e la vittoria è stata del ventiseienne Randish Abdul Lorenzo, al primo successo UCI in carriera. Le piazze d’onore sono andate a Franklin Archibold e Sandi Guerra, mentre Nolberto Hernandez si è fermato ai piedi del podio.
Le Continental fra i big
In settimana si sono disputate due corse professionistiche in Francia: alla Boucles de la Mayenne hanno partecipato le quattro formazioni di terza divisione transalpine (esclusa, come sempre, la Groupama-FDJ Continental per via della presenza in corsa del team WorldTour), mentre alla Mercan'Tour Classic Alpes-Maritimes la Van Rysel-Roubaix Lille Métropole ha lasciato il posto agli spagnoli della Electro Hiper Europa.
Alla Boucles de la Mayenne, Célestin Guillon (Van Rysel-Roubaix Lille Métropole) è stato il miglior corridore Continental: secondo nella prima tappa, il francese ha chiuso la corsa all'undicesimo posto, perdendo la top ten a causa di un buco creatosi nella volata dell'ultima frazione. Alla Mercan'Tour Classic, invece, il miglior rappresentante del ciclismo di terza divisione è stato Yaël Joalland (CIC U Nantes Atlantique), tredicesimo, che ha confermato la buona condizione mostrata all'Alpes Isère Tour.
Le corse professionistiche belghe della settimana hanno dato ampio spazio alle Continental: al via della Van Merksteijn Fences Classic ce n’erano addirittura dodici, mentre la Ronde Van Limburg ne ha fatte correre sette. Le squadre di casa Materiel-Velo.com e Tarteletto-Isorex, l’australiana ARA|Skip Capital e le neerlandesi ABLOC, BEAT e TDT-Unibet hanno disputato entrambe le gare, l’australiana Bridgelane, le neerlandesi Allinq e VolkerWessels e le tedesche Lotto-Kern Haus, Storck-Metropol e Saris Rouvy Sauerland hanno partecipato alla Van Merksteijn Fences Classic e l’altra neerlandese Metec-SOLARWATT ha corso la Ronde Van Limburg.
Due squadre sono riuscite a centrare la top ten in entrambe le corse: la Tarteletto-Isorex, grazie ad un quarto e ad un ottavo posto di Timothy Dupont, e la TDT-Unibet, che ha piazzato Davide Bomboi e Joren Bloem rispettivamente in quinta e in nona posizione alla Van Merksteijn Fences Classic e Martijn Budding in sesta alla Ronde Van Limburg. Anche la ABLOC ha potuto sorridere: il lettone Mārtiņš Pluto ha chiuso ottavo alla Van Merksteijn Fences Classic.
Meno entusiasmanti, invece, i risultati delle Continental al Tour of Norway: al via erano presenti i padroni di casa della Coop-Repsol, i danesi della Leopard TOGT e i britannici della Saint Piran. Nick Van Der Lijke (Leopard TOGT) ha chiuso due tappe in undicesima posizione e si è piazzato venticinquesimo in classifica. Il miglior Continental nella generale è stato Luca Vergallito, corridore della Alpecin-Deceuninck Development, in prestito al ramo WorldTour della squadra, che ha chiuso in quindicesima posizione.
Ultimamente non ci sono state novità di ciclomercato: la scorsa settimana avevamo segnalato che l’UCI aveva cancellato dal proprio database la NSJBI Victoria Sports, ma la squadra filippina è stata inserita nuovamente e ha disputato regolarmente il GP Beiras e Serra da Estrela.
Questa settimana sono sparite dal sito le due Continental uzbeke, la Tashkent City e la Samarkand, ma anche in questo caso non ci sono notizie precise in merito.
Il corridore della settimana: Rasmus Bøgh Wallin
La vittoria nel Tour of Estonia è stata solo l’ultima grande prestazione di Rasmus Bøgh Wallin, che sembra essere ulteriormente migliorato dopo il salto di qualità mostrato nella scorsa stagione. Nel 2022 aveva ottenuto quattro vittorie, una in più di quelle conquistate nei primi sei anni di carriera, e quest’anno ha già pareggiato la sua migliore annata, con ancora mezza stagione davanti. Oltre ai successi in una tappa e nella classifica finale del Tour of Estonia, nel 2023 ha vinto una tappa del South Aegean Tour e l’Arno Wallaard Memorial, chiudendo sul podio anche il Rhodes GP, il RIngerike GP e il GP Herning: si tratta di risultati molto importanti se si considera che il corridore della Restaurant Suri-Carl Ras aveva praticamente lasciato il ciclismo di alto livello nel 2020, rinunciando ad un contratto da professionista.
Dopo qualche interessante risultato su pista ottenuto da giovanissimo, Rasmus Bøgh Wallin iniziò a farsi notare su strada nella categoria juniores, disputando subito il Trophée Morbihan con la maglia della nazionale e il Giro delle Fiandre di categoria. Al secondo anno vinse una tappa al Tour de Himmelfart e chiuse al terzo posto il campionato nazionale.
Nonostante le buone premesse, il suo esordio tra gli under 23 non fu in una Continental, ma in una formazione dilettantistica, la Soigneur-FBL. Al primo anno nella categoria si comportò molto bene nelle gare nazionali, vincendo la Hvidovre CKs gadeløb, e a livello UCI si fece notare nel Tour of Borneo, concluso all’undicesimo posto con due top ten di tappa.
Nel 2016 la sua squadra passò Continental con il nome Soigneur-Copenhagen e Wallin scelse di restare per proseguire il suo processo di crescita. Vinse un’altra prova del calendario nazionale, la Vitamin Well Copenhagen, si piazzò al terzo posto nel campionato nazionale a cronometro under 23 (battuto solo da Mads Würtz Schmidt e Kasper Asgreen) e disputò per la prima volta in carriera il Tour of Denmark.
L’anno successivo il corridore danese cambiò aria e passò alla ColoQuick-CULT, mostrando subito dei miglioramenti importanti. Vincitore a più riprese in gare dilettantistiche, ottenne il primo successo UCI in carriera, in occasione dell’Hansa Bygg Kalmar GP, e raccolse anche altri risultati interessanti, come il quinto posto al ZLM Tour, gara della Coppa delle Nazioni under 23.
Confermato dalla ColoQuick per la sua ultima stagione da under 23, Wallin continuò a mostrare il suo valore: vinse la Skive-Løbet, chiuse al terzo posto la Ronde Van Midden Nederland e ottenne un buon numero di top ten a livello UCI, dimostrando che i tempi erano maturi per salire di un altro gradino e approdare tra i professionisti.
Nel 2019 la Riwal Readynez, fresca di licenza Pro, decise di ingaggiarlo per la prima storica annata tra i professionisti. In una squadra più forte e con un calendario di livello superiore, il corridore danese ottenne meno risultati personali, facendo esperienza in corse più importanti rispetto a quelle a cui era abituato e riuscì comunque ad imporsi nella Scandinavian Race in Uppsala.
Il 2020 fu un anno particolare: a marzo la stagione fu interrotta per via dello scoppio della pandemia e, al rientro in gara ad agosto, Wallin decise di lasciare la Riwal ed il professionismo per tornare fra i dilettanti, con la maglia della Synch-Giant. Prese questa decisione per poter abbinare al meglio la sua attività sportiva con la vita al di fuori del ciclismo: in quel periodo, insieme a Magnus Bak Klaris aprì un bar a Copenhagen, la cui gestione non poteva conciliarsi con l’attività da professionista. Nonostante un’attività ciclistica più blanda, il corridore nativo di Hellerup concluse bene la stagione, con un buon nono posto nel campionato nazionale e due vittorie nel calendario dilettantistico.
L’anno successivo rimase nella stessa squadra (che prese il nome di CO Play-Giant) e continuò ad andare molto forte: vinse la classifica degli scalatori al Tour of Denmark (disputato con la maglia della nazionale) e salì sul podio sia al Fyen Rundt che al GP Himmerland Rundt.
Lo scorso anno è tornato nel mondo Continental, firmando con la neonata Restaurant Suri-Carl Ras, in cui si è trasferito anche il suo socio in affari Bak Klaris. La stagione di Wallin è andata molto bene, con ben quattro vittorie UCI all’attivo. Curiosamente, dopo tre anni di digiuno, è tornato al successo proprio alla Scandinavian Race in Uppsala, la corsa che aveva vinto nel 2019. In seguito si è confermato re degli scalatori al Tour of Denmark e si è imposto in due tappe e nella classifica finale del Tour of South Bohemia.
Quest’anno sta facendo ancora meglio e, ai successi sportivi, Rasmus Bøgh Wallin sta aggiungendo quelli professionali: il Café Palmares, l’attività che ha aperto nel 2020, sta andando avanti con profitto. Non si tratta di un semplice bar, ma di un ambiente pensato appositamente per i ciclisti. Una parte del locale è adibito a classica caffetteria, ma un’altra funge da negozio di abbigliamento e accessori per la bicicletta. Una stanza, inoltre, è attrezzata con tutto l’occorrente per fare dei test fisiologici, dato che Wallin e Bak Klaris svolgono anche attività di allenatori.
Il ventisettenne della Restaurant Suri-Carl Ras dovrebbe tornare in gara, a livello UCI, ai campionati danesi e preparerà l’appuntamento disputando qualche corsa del calendario dilettantistico nazionale.
La squadra della settimana: Glassdrive Q8 Anicolor
Solo undici delle quasi centottanta Continental registrate nel 2023 fanno parte della categoria ininterrottamente dal 2005, anno della sua fondazione e la Glassdrive Q8 Anicolor fa parte di questa ristretta cerchia.
Fondata nel 2000 con il nome Barbot-Torrié Cafés, la squadra ha mantenuto il main sponsor per oltre un decennio, ottenendo come principale successo il titolo portoghese 2010, conquistato da Rui Sousa. Nel 2012 Efapel ha rimpiazzato Barbot e il team ha subito conquistato la Volta a Portugal, grazie a David Blanco.
Nel 2021 la Efapel è andata vicinissima alla seconda vittoria nella Grandissima, ma Mauricio Moreira si è fermato a soli 10” da Amaro Antunes, anche a causa di una caduta nella cronometro finale, che terminò con le lacrime del direttore sportivo Rúben Pereira e il corridore uruguayano in ambulanza. A fine stagione lo sponsor decise di lasciare per sposare il nuovo progetto di José Azevedo e la squadra assunse l’attuale denominazione. Dopo la sospensione della W52/FC Porto, la Glassdrive Q8 Anicolor si è presentata al via della Volta 2022 da favorita e ha rispettato in pieno i pronostici monopolizzando il podio con Moreira, Frederico Figueiredo e Antonio Carvalho. Con la squalifica per anomalie nel passaporto biologico di Antunes, tra l’altro, potrebbe finire nel palmares di Moreira anche la Volta a Portugal 2021, che si era conclusa in maniera tanto rocambolesca.
Quest’anno, nonostante la partenza di Antonio Carvalho, la Glassdrive Q8 Anicolor è ancora la formazione da battere nel panorama lusitano e la recente vittoria di Artem Nych al GP Beiras e Serra da Estrela non può che rafforzare lo status degli uomini di Rúben Pereira in vista dell’appuntamento clou della stagione, che sarà, come al solito, la Volta a Portugal.
Il roster 2023 è composto da undici uomini, cinque dei quali sono arrivati nell’ultima sessione di mercato.
Il faro è ancora Mauricio Moreira, vincitore dell’ultima edizione della Grandissima, in cui ha concluso ben otto tappe su undici nei primi quattro. Il ventisettenne, che ha corso per due anni tra i professionisti con la Caja Rural-Seguros RGA, sarà ancora il favorito della Volta e appare difficilmente attaccabile, dato che si è dimostrato fra i migliori in salita, a cronometro e in volata.
La seconda punta è Frederico Figueiredo, che ha chiuso in top five le ultime tre edizioni della Grandissima. Il trentaduenne è probabilmente superiore al suo capitano in salita, ma paga molto a cronometro, anche a causa di un fisico da scalatore puro.
Rafael Reis non è uno scalatore, ma un forte passista. Lo scorso anno si è aggiudicato il titolo nazionale a cronometro, battendo i professionisti dell’UAE Team Emirates Ivo Oliveira e João Almeida, e ha conquistato, sempre contro il tempo, la vittoria ai Giochi del Mediterraneo. In carriera ha partecipato ad una edizione della Vuelta a Espaaña e nel suo palmares può vantare ben sette vittorie di tappa alla Volta, cinque delle quali ottenute a cronometro.
Il leader carismatico della squadra è Luís Mendonça: il trentasettenne è un velocista resistente e, in una compagine che punta soprattutto sugli scalatori, ha raramente la possibilità di fare la sua corsa. Lo scorso anno ha dovuto saltare la Grandissima a causa di un’indagine antidoping che lo aveva coinvolto, ma dalla quale è uscito pulito. Quest’anno è pronto a tornare per mettersi al servizio dei compagni e magari cercare quel successo di tappa che gli è sempre sfuggito.
Anche Fábio Costa è un corridore veloce e resistente e lo scorso anno si è messo in luce con un sorprendente terzo posto al campionato nazionale. Ha partecipato alla Volta a Portugal 2022, raccogliendo un paio di top ten in volata e macinando tanti chilometri in testa al gruppo nelle tappe più impegnative. Al recente GP Beiras e Serra da Estrela ha ottenuto un terzo posto parziale.
L’ultimo dei confermati è un giovane all’ultimo anno da under 23, Pedro Silva. Nel 2022 la Glassdrive lo ha fatto correre principalmente da gregario nelle corse UCI, dandogli invece la possibilità di fare la sua corsa nelle prove del calendario nazionale. Si è dimostrato uno dei giovani più interessanti del panorama lusitano e quest’anno ha già fatto vedere buone cose a livello UCI, conquistando la classifica dei GPM alla Volta ao Alentejo.
Il più atteso tra i nuovi arrivi è sicuramente Artem Nych, al rientro nel calendario internazionale dopo un anno di stop dovuto alla chiusura della sua squadra precedente, la Gazprom-Rusvelo. Campione nazionale nel 2021, il russo è stato professionista dal 2015 a febbraio 2022 e ha già dimostrato, vincendo il GP Beiras e Serra da Estrela, che la formazione portoghese ha fatto bene a puntare su di lui.
Un altro corridore abbastanza noto a livello internazionale è James Whelan, che ha trascorso un triennio nel WorldTour con la EF Education First. L’australiano, vincitore del Giro delle Fiandre under 23 nel 2018, non è riuscito a togliersi grandi soddisfazioni a livello personale nella sua avventura ai massimi livelli, ma può comunque vantare una partecipazione al Giro d’Italia, esperienza decisamente poco comune nel plotone portoghese.
Anche Sergio García ha corso tra i professionisti in carriera: negli ultimi due anni, infatti, ha militato nella EOLO-Kometa. L’esperienza nel Pro Team italiano, però, non è stata particolarmente positiva. Lo spagnolo era reduce da due top 20 al Giro d’Italia Under 23 e da un ottavo posto alla Vuelta a Murcia, ma in due stagioni non ha raccolto alcuna top ten. L’obiettivo della sua avventura in terra lusitana è quello di rilanciarsi.
Gli altri due corridori che hanno raggiunto la Glassdrive Q8 Anicolor sono due giovani: il ventiduenne Julian Madrigal Espinoza non ha ancora esordito in corse UCI in carriera ed è difficile capire cosa ci si potrà aspettare da lui; anche il diciannovenne Duarte Domingues è ancora tutto da scoprire, ma nel recente GP Beiras e Serra da Estrela si è messo in luce aggiudicandosi la classifica dei giovani.
I corridori della Glassdrive Q8 Anicolor torneranno in gara ai campionati nazionali, mentre la prossima corsa internazionale in programma dovrebbe essere il GP Internacional Torres Vedras, corsa a tappe di quattro giorni che comincerà il 13 luglio.