La maglia rosa non è cosa scontata: aspetti Pogacar, se la prende Narváez
Jhonatan batte Max Schachmann e Tadej nello sprint a tre che decide la tappa d'apertura del Giro d'Italia. Spettacolo nel finale, tra i protagonisti Nicola Conci, Damiano Caruso e Giulio Pellizzari
Metti un fenomeno al Giro, e avrai lo spettacolo che aspettavi. L'impatto di Tadej Pogacar sulla corsa rosa è subito evidente, la sua voglia di vincere al di là di tutte le cautele e la pretattica della vigilia è esplosa con un finale di grande impatto nella tappa torinese da cui ha preso le mosse l'edizione numero 107 della corsa più amata dagli italiani.
Che Pogi non abbia poi vinto nella prima capitale del Regno è un fattore che interessa per di più gli statistici (salta immediatamente la prospettiva dei 21 giorni in rosa, Merckx 1973 e Bugno 1990 restano ineguagliati per un altro anno) o al limite i cabalistici (sta' a vedere che, se domani fa quel che deve, di giorni in vetta se ne farà 20: sai il rimpianto, alla fine!).
Anzi anzi, il fatto che lo sloveno sia stato battuto è anch'esso un motivo di interesse, nel senso che lascia un quid di incertezza che sarebbe già stato spazzato via se Tadej avesse coronato col successo una condotta di gara che l'ha visto già distanziare tutti i rivali di classifica (e alcuni li ha distanziati anche di più, tra tutti un deludente Romain Bardet). Dopodiché, domani vince e le cose prendono il loro corso naturale (se già non l'hanno preso). Sta di fatto che questa prima frazione ci ha riempito gli occhi di ciclismo.
Le belle presenze italiane, il punto esclamativo di Narváez
In questo “riempimento” un bel ruolo l'hanno avuto anche alcuni italiani, pensiamo a un rinato Nicola Conci, protagonista nelle fasi calde della tappa; pensiamo all'immarcescibile Damiano Caruso, pure lui tra i più vispi quando la lotta s'è accesa. Pensiamo ad Antonio Tiberi, correttamente presente nel gruppetto dei migliori (escluso Tadej che era più avanti, ovviamente).
E pensiamo a Giulio Pellizzari, appena 20enne ma con la personalità per sprintare sul Gpm più duro di giornata, per proporsi all'attacco in discesa, per tenere gli altri uomini di classifica sull'ultimo strappetto. Insomma un esordio di Giro col punto esclamativo per il giovanissimo marchigiano.
Se parliamo di punti esclamativi, non possiamo che dedicare il più grosso a Jhonatan Narváez. Corridore capace di giornate rilevantissime come di lunghe pause, l'ecuadoriano aveva già lasciato il segno nella corsa rosa quattro anni fa. Oggi è stato semplicemente splendido nel non disunirsi neanche per un attimo sotto i colpi di Pogacar in salita (ma pure in discesa); quindi più che mai sagace nell'evitare di spendere una sola pedalata in più del necessario, lasciando allo sloveno ogni incombenza sugli affari correnti; e infine spietato nel far valere la propria legge in uno sprint a tre interpretato benissimo.
Tanta perfezione tecnico-tattica meritava un premio maggiorato rispetto al semplice successo di tappa: ecco dunque la maglia rosa, secondo ecuadoriano a indossarla dopo Richard Carapaz. Difficilmente Narváez, del quale avevamo come ultima immagine prima di oggi una brutta caduta alla Gand-Wevelgem, potrà difendere il primato in classifica domani. In ogni caso il suo Giro l'ha già vinto eccome, e sarà un Jhonatan leggero di spirito quello che dai prossimi giorni si voterà alla causa di capitan Geraint Thomas.
Giro d'Italia 2024, la cronaca della prima tappa
Venaria Reale-Torino, 140 km molto mossi per essere una prima tappa del Giro d'Italia, e col sole ad accoglierla la carovana ha preso il via poco prima delle 14. La prima fuga della corsa rosa si è innescata tra il km 6 e il km 8 con sei corridori e precisamente Louis Barré (Arkéa-B&B Hotels) e Andrea Pietrobon (Polti Kometa), gli iniziatori, e Nicolas Debeaumarché (Cofidis), Lilian Calmenjane (Intermarché-Wanty), Amanuel Ghebreigzabhier (Lidl-Trek) e Filippo Fiorelli (VF Group-Bardiani CSF-Faizanè).
La notizia è che la UAE Emirates non ha perso tempo a prendere in mano le redini della corsa (com'era naturale che fosse), con Vegard Stake Laengen che ha tirato nei primi chilometri impedendo che il vantaggio dei battistrada si allargasse troppo: mai più di due minuti, per la precisione. La prima volata è stata quella per il Gpm di Berzano di San Pietro (quarta categoria: 3-2-1 punti) ai -91, con Fiorelli che ha preceduto Barré e Ghebre. Qui il margine sul gruppo si è un po' ampliato, arrivando per un attimo a 2'30" dopo la discesa.
Poi Laengen ha rimesso a 2' il distacco, e questo la diceva assai lunga sugli intenti di Tadej Pogacar. Seconda volata di giornata, lo sprint di Moriondo Torinese ai -82, e pure questo se l'è vinto Fiorelli, davanti a Calmejane; in questo frangente la Alpecin-Deceuninck ha accelerato in gruppo per lanciare Kaden Groves (per un settimo posto a un traguardo volante? “Soppunti!”, direbbe Maccio: 2 per Groves in questo caso).
L'emozionante passaggio da Superga
Sulla salita di Superga ai -66 l'accordo tra i fuggitivi è finito, anche fisiologicamente se vogliamo: quelli più forti in salita erano destinati a staccare gli altri, Calmejane l'ha subito messa giù dura a 4 km dalla vetta (eravamo a 66 dal traguardo), Pietrobon ha risposto a Lilian ma ancor più l'ha fatto Ghebreigzabhier, che se n'è andato in contropiede solitario. Fiorelli è riuscito a portarsi su Calmejane e Pietrobon ai -65, saltati Barré e Debeaumarché.
Ai -64 Calmejane ha proposto un altro scattino che ha dato un po' fastidio a Pietrobon; in cima, ai -61.5, l'eritreo è transitato con 10" su Fiorelli-Calmejane-Pietrobon, passati nell'ordine; il plotone, salito senza strappi, ha scollinato a 3' da Ghebre, il quale in discesa è stato poi raggiunto dal solito Calmejane ai -60. La nuova coppia è risultata irraggiungibile per Fiorelli-Pietrobon, rassegnati a rimanere per un po' a bagnomaria intanto che il gruppo decideva quando andare a chiudere sulla fuga.
Una parola sul bagno di folla granata in cima a Superga: proprio oggi ricorre il 75esimo anniversario della tragedia del Grande Torino, e il tradizionale pellegrinaggio dei tifosi della più antica squadra cittadina si è fuso nel colore rosa degli appassionati di ciclismo presenti. Un bel colpo d'occhio in ogni caso.
Il grosso setaccio: fuori gioco Bardet, Arensman e Plapp
Calmejane e Ghebreigzabhier son passati all'Intergiro di Corso Moncalieri (sempre di Torino parliamo) con 3' sul gruppo, quindi il primo passaggio sulla rampa di Bivio di San Vito ai -33 ha visto il plotone riprendere prima Fiorelli e poi Pietrobon; qui Christophe Laporte (Visma-Lease a Bike) ha mostrato tutta la provvisorietà della sua condizione, staccandosi tra i primi; al suo compagno Edoardo Affini era scoppiata la gomma posteriore pochi chilometri prima. E a completare il momento no della Visma, ai -28, poco dopo il primo transito dal traguardo, una caduta a fondo gruppo ha coinvolto Robert Gesink. Col neerlandese giù Fiorelli, Domenico Pozzovivo (VF Group), Torstein Træen (Bahrain-Victorious) e Harrison Wood (Cofidis). Zero conseguenze per tutti.
Intanto il plotone riavvicinava ad ampie falcate i battistrada, e dietro l'angolo già c'era il Colle Maddalena ad attendere i corridori. Dopo che Domen Novak aveva trenato sul Bivio di San Vito, è toccato a Mikkel Bjerg tirare all'inizio della salita più significativa della giornata, e già il suo ritmo è stato troppo per nomi di rilievo: a 4 dalla vetta (-26) si sono staccati Thymen Arensman (INEOS Grenadiers) e Michael Woods (Free Palestine).
Ai -25 Calmejane ha staccato Ghebre con la speranza di reggere fino in cima, dove ad aspettarlo ci sarebbe stata la maglia azzurra dei Gpm (Maddalena era un seconda categoria con 14 punti in dote per il primo); Felix Grossschartner e Rafal Majka hanno completato il lavoro UAE sulla salita, e ai -24, proprio mentre veniva ripreso Ghebreigzabhier, son saltati altri due pezzi grossi: Romain Bardet (DSM-Firmenich PostNL) e Luke Plapp (Jayco AlUla).
Spettacolo nel finale, da Conci al primo attacco di Tadej al Giro
Calmejane è riuscito a prendersi il sospirato Gpm ai -22, e con esso la citata maglia azzurra, con non più di cinque secondi sul gruppo regolato da Giulio Pellizzari (VF Group). Il francese della Intermarché, giacché era lì, ha rinunciato all'idea di rialzarsi e ha ripreso vigore in discesa, riampliando il vantaggio. In contropiede sono usciti due gruppetti, il primo con Nicola Conci (Alpecin), Maximilian Schachmann (BORA-Hansgrohe) e Mikkel Honoré (EF Education-EasyPost), il secondo con Damiano Caruso (Bahrain), Alessandro De Marchi (Jayco), Alex Baudin (Decathlon AG2R La Mondiale) e un convincente Pellizzari.
I due gruppetti si sono saldati ai -12, quindi il drappello ha raggiunto Calmejane ai -10; schermaglie tra i nuovi battistrada, traguardo volante di Moncalieri vinto da Caruso su Conci e Schachmann ai -9.5 (3" per Damiano), quindi proprio Conci è scattato con convinzione ai -7.
Il gruppo Pogacar, composto da 31 unità, aspettava il nuovo passaggio sul Bivio di San Vito, approcciato ai -4 da Conci con 20" sui primi inseguitori e 40" sul drappellone. Tadej non ha aspettato: subito s'è messo davanti a forzare, quindi è partito con maggiore decisione e, trascinandosi a ruota Jhonatan Narváez (INEOS) e Julian Alaphilippe (Soudal Quick-Step), ai 3.7 ha raggiunto i corridori intercalati.
Una nuova rasoiata per spazzare via tutti tranne Narváez e Schachmann, quindi una terza ai 3.1 per riprendere e superare Conci. Ai -3 lo scollinamento per Pogi e Narváez, con Schachmann che è riuscito a riaccodarsi in discesa. Sarebbe stata volata a tre.
La vittoria di Narváez fa saltare la 21giorni rosa di Pogacar
I due convitati hanno lasciato allo sloveno tutto il peso del tirare fino alla fine e del preparare la volata, presa ovviamente in testa dal fuoriclasse di Komenda. In realtà è stato Schachmann il primo a partire, dalla terza posizione, quasi ai 300 metri. Ciò ha indotto Pogacar a una volata lunga, e così facendo Tadej si è però esposto alla risposta di Narváez, che è stato lesto a prendere il punto di riferimento dell'avversario per poi superarlo negli ultimi 50 metri.
Pogacar è stato scavalcato anche da Schachmann in dirittura, quindi gli altri: a 6" Baudin, a 10" un gruppetto di 18 con Conci a chiudere quinto e altri quattro italiani al suo interno: Antonio Tiberi (Bahrain), Filippo Ganna (INEOS), Caruso e Pellizzari; presenti inoltre Mauri Vansevenant (Soudal), Geraint Thomas (INEOS), Dani Martínez (BORA), Cian Uijtdebroeks (Visma), Eddie Dunbar (Jayco), Ben O'Connor (Decathlon) e Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan), tra quelli che in classifica potranno dire qualcosa.
Più indietro tutti gli altri, citiamo i distacchi di Pozzovivo, Bardet, Plapp e Nairo Quintana (Movistar), ovvero 57", e quello di Arensman (2'17"). La generale, per l'appunto: 3" tra Narváez, prima maglia rosa del Giro, e Schachmann; a 6" troviamo Pogacar, a 16" Baudin, a 17" Caruso, a 18" Conci, a 20" Quinten Hermans (Alpecin) e tutti gli altri del gruppetto.
Domani la seconda tappa del Giro d'Italia 2024 sarà la San Francesco al Campo-Santuario di Oropa di 161 km. Le salite di Crocemosso, Oasi Zegna e Nelva fungeranno da riscaldamento in attesa dei 12 km conclusivi (pendenza media 6%, massima 13) che porteranno i corridori su un arrivo classico dalla corsa rosa. L'occasione per Pogacar per riprovarci, sempre se la UAE Emirates vorrà tenere la corsa chiusa (dato che la INEOS non avrà troppo interesse a riprendere la fuga del giorno): insomma tanto Tadej quanto i suoi compagni dovranno comunque sudarsela.