E la Francia sfiora l'impresa con l'"altro uomo"
Alaphilippe giù di tono, è Bardet a colorarsi d'argento. Per l'Olanda un gran Dumoulin resta ai piedi del podio
La Francia era la nazionale più attesa al Mondiale di Innsbruck 2018. Julian Alaphilippe aveva conquistato il primo posto nei pronostici con la maglia a pois e le due vittorie di tappa al Tour de France e la Clásica San Sebastián: i successi al Tour of Britian e all’Okolo Slovenska, a cui sommare la condizione mostrata negli allenamenti (catturati dai video subito messi sui social) avevano fatto il resto. I transalpini non avevano mai avuto così tanta qualità almeno in epoca recente: Romain Bardet, Thibaut Pinot e Tony Gallopin erano pronti a subentrare al corridore Quick Step Floors in caso di necessità.
La loro è stata una gestione perfetta della corsa: hanno interpretato al meglio il ruolo di favoriti, gestendo la corsa nelle prime fasi e iniziando a tirare insieme all’Italia nel momento chiave della corsa. La perdita di Warren Barguil, ritiratosi dopo una caduta, non ha pesato: Gallopin e Pinot hanno gestito bene la corsa sulla salita del circuito, guidando e accelerando in testa al gruppo il primo, inserendosi negli attacchi il secondo. Sul muro di Höll Bardet si rende protagonista di un forcing incredibile, talmente importante che fa saltare il favorito e capitano Alaphilippe: rimane così in gioco solo il ventottenne della AG2R La Mondiale, che evita di collaborare con Valverde e Woods preferendo restare a ruota. Per il secondo anno di fila gli uomini di Cyrille Guimard ci provano: se l’attacco a Salmon Hill nel 2017 non ebbe ricompensa, stavolta arriva quantomeno la soddisfazione del secondo posto per un Romain Bardet che aveva assaporato l'iride.
Woods fa la storia per il Canada, Dumo tulipano sfortunato
Da Barcellona 1984 al Tirolo, il Canada ritorna sul podio mondiale, occupando il terzo gradino, 34 anni dopo grazie a Michael Woods, che si aggiunge così a Steve Bauer in questo ristretto club. Grande numero del corridore del Team EF Education First-Drapac, che risulta il migliore sull'Höttinger Höll come lo era stato sul Balcón de Bizkaia nell'ultima Vuelta. Un podio importante, che va a dedicare al figlio mai nato Hunter, che ha fatto passare a lui e alla consorte dei momenti difficili negli scorsi mesi. Il suo compagno di nazionale Rob Britton, trentaquattrenne della Rally Cycling, aveva tenuto alta la foglia d'acero nella fuga di giornata, risultando uno dei più attivi e staccandosi a una cinquantina di metri dal traguardo.
Tom Dumoulin dimostra di essere uno dei migliori ciclisti del momento. Ma, diversamente da Giro, Tour e cronometro iridata, stavolta non ha ottenuto un secondo posto, manifestando ancora il proprio talento. Ottimo lavoro di Steven Kruijswijk, Antwan Tolhoek e Sam Oomen: i loro attacchi hanno creato una selezione significativa in salita. Il ciclista di Maastricht paga essere rimasto in posizione arretrata nel momento decisivo del muro finale, ma fra falsopiano e discesa riesce a recuperare rientrando in testa negli ultimi due km. Per lui un quarto posto indubbiamente amaro, forse complice un malfunzionamento del cambio elettronico nel rush conclusivo. E chissà cosa sarebbe potuto accadere se si fosse riposato al posto di disputare la cronometro. Un'ottima prestazione olandese nonostante le note negative provenienti da Bauke Mollema e soprattutto da Wout Poels, quest'ultimo staccatosi con troppo anticipo.
Kwiatkowski non tiene, niente da fare per Roglic. Valgren solito coraggioso
Rimanendo in casa Sky, niente da fare neppure per Michal Kwiatkowski: il polacco, iridato a Ponferrada 2014, non è stato in lizza per un bel risultato, lui che nella crono aveva sfiorato la medaglia accomodandosi ai piedi del podio. La sfortuna accompagna Primoz Roglic: la sua caduta complica la strategia di una Slovenia che non aveva avuto timore di lavorare da lunga distanza. L'ex saltatore prima rientra in gruppo grazie all’ottimo lavoro di Jan Polanc e Simon Spilak e poi, grazie a a una discesa senza pecche, raggiunge per primo il sestetto di corridori all’inseguimento di Valgren. Ma nel passaggio cittadino l'alfiere della LottoNL-Jumbo si trova nelle retrovie e perde le ruote del gruppo dei migliori.
Proprio il danese dell’Astana e neoacquisto della Dimension Data, settimo all’arrivo, anima la fase finale della corsa, ripetendo le prestazioni mostrate, ad esempio, all’Amstel Gold Race. Il suo attacco dopo l’ultimo scollinamento della salita di Olympia gli permette di restare in testa fino al muro di Höll, dove viene raggiunto da coloro che andranno sul podio finale. Nonostante un Jakob Fuglsang invisibile la Danimarca esce con un bilancio positivo grazie a Kasper Asgreen che, dopo l’oro nella cronosquadre, anima la fuga fino in fondo, venendo ripreso al pari del norvegese Vegard Stake Laengen a 22 km dall'arrivo.
Gran Bretagna, Belgio e Colombia dietro la lavagna
Le nazionali che maggiormente deludono sono tre: la Gran Bretagna, il Belgio e la Colombia. Orfana di Chris Froome e Geraint Thomas, la squadra della regina punta tutto sui gemelli Yates: ma sia Simon che Adam paiono fuori fase, verosimilmente entrambi stanchi dalla stagione alquanto dispendiosa. I britannici, tuttavia, lavorano senza problemi con Tao Geoghegan Hart e il campione nazionale Connor Swift intenti a scremare il gruppo nel penultimo, con Peter Kennaugh nel ruolo per lui inconsueto di finalizzatore.
Anche il Belgio si fa vedere con un Greg Van Avermaet attivo nelle fasi centrali della corsa e poi, brevemente, con Ben Hermans, uno dei contrattaccanti nell’ultima parte: deludono su tutta la linea Tiesj Benoot e Tim Wellens, Dylan Teuns prova a tenere sul muro finale senza successo. La Colombia invece è invisibile: Rigoberto Urán e Miguel Ángel López scompaiono già nel penultimo giro, Nairo Quintana non si fa vedere né nel bene né nel male. Sarà il Condor il migliore dei suoi, ma il quindicesimo posto è una sconfitta pesante per una nazionale che vanta i migliori scalatori del mondo.