Professional italiane, cosa manca e cosa c'è?
Giro d'Italia, l'analisi delle prime due settimane di Androni, Bardiani e Wilier: tante fughe ma la vittoria sfugge ancora
Dopo la progressiva scomparsa dal circuito mondiale dei team World Tour italiani, con la Liquigas confluita nella Cannondale (attualmente EF-Drapac) e la Lampre da un paio di stagioni trasformata in UAE Team Emirates, a provare a tenere alti i colori delle squadre italiane ci sono 4 squadre di categoria Professional: Androni-Sidermec, Bardiani-CSF, Wilier Triestina e Nippo-Fantini.
Gli inviti alla corsa rosa delle ultime stagioni hanno spesso suscitato polemiche e, a causa del limite al numero di Wild Card, a turno qualcuna di questa squadre si è vista esclusa dal via del Giro. Dal 2010 in poi il gruppo guidato dai Reverberi, l'attuale Bardiani, è sempre stato presente evitandosi più volte la mannaia della mancata chiamata degli organizzatori, la squadra di Scinto invece, dal 2009, anno della sua fondazione, si è trovata esclusa solo nel 2010. Sono lo storico sodalizio di Gianni Savio insieme alla Nippo-Fantini guidata da Pelosi, ad essersi alternati al Giro in questi anni, venendo superati a volte da alcuni team stranieri, per scelte non solo economiche - e di marketing - ma anche tecniche. La Androni, ritornata al Giro quest'anno è stata assente nel 2016 e 2017, mentre il team Nippo-Fantini, dopo le chiamate del 2015 e 2016 si è vista esclusa dalle wild card sia nel 2017 che nel 2018.
2017 rivedibile, arrivano le fughe, ma non i risultati
La scorsa edizione della Corsa Rosa è vissuta tra luci (poche) e ombre per le due squadre italiane invitate. La Wilier Triestina-Selle Italia manda spesso nella fuga di giornata Zhupa, senza trovare mai fortuna, con Busato che nella terza settimana raccoglie due ottimi risultati grazie a delle fughe da lontano classificandosi 8° nella tappa di Piancavallo e 5° in quella di Canazei. Pozzato si vede poco, Rodríguez prova a fare classifica, ma finisce indietro e si mette in evidenza il talento del colombiano Felipe Martínez il quale però si ritirerà a poche tappe dal termine. Mareczko ottiene i migliori risultati con due piazzamenti di tappa alle spalle dell'imbattibile Gaviria, prima di abbandonare la corsa nella tappa di Oropa. Fonzi, infine, è "maglia nera": magra consolazione.
La Bardiani alla vigilia della partenza viene travolta da un doppio caso doping e affronta il Giro d'Italia con i sette corridori rimasti che riflettono nelle prestazioni una situazione tutt'altro che confortevole. Maestri e Andreetta ci provano in fuga, ma sono spesso tra i primi a staccarsi anche quando la fuga arriva al traguardo, vedi tappa di Terme Luigiane con Andretta che finisce 4° e staccato, su 5 uomini in fuga. Boem è solo l'ombra del corridore capace due anni prima di conquistare una bella tappa. C'è il talentuoso Albanese al via, il più giovane della spedizione, che non brilla così come Giulio Ciccone che è frenato da problemi fisici.
Di Ciccone l'ultima vittoria, sarà l'uomo in verde a spezzare il sortilegio?
Proprio di Ciccone è l'ultima vittoria di un corridore di una squadra professional al Giro, sembra passata un'epoca e invece è il maggio del 2016 (1 vittoria anche nel 2015 con Boem in maglia Bardiani, mentre nel 2014 furono ben 3, sempre grazie alla squadra dei Reverberi) quando il neo-professionista abruzzese schianta la concorrenza sull'arrivo di Sestola. Lo stesso Ciccone interrompe qualche settimana fa il digiuno delle squadre professional nel calendario italiano che durava dalla Tre Valli Varesine del settembre 2016 (successo di Colbrelli) e proprio dal Ciccone visto nelle due tappe sin qui più dure, ci si aspetta molto, oltre che nella lotta per la maglia azzurra dei Gran Premi della Montagna, anche per un successo in una delle tappe alpine che da domani a sabato prossimo caratterizzeranno il finale di Giro.
Se l'inizio delle professional italiane appare decisamente più di qualità rispetto a 12 mesi fa, lo si deve anche al giovane scalatore abruzzese che verrà chiamato già con l'arrivo sullo Zoncolan a dare seguito alle buone sensazioni mostrate fin'ora. Uscito presto di classifica, un po' per scelta, un po' per un incidente fisico accorsogli alla vigilia del Giro, sull'Etna, dopo essere stato protagonista di una lunga fuga, accende la bagarre nel finale e se Chaves non lo avesse ripreso nel tratto duro prima della spianata finale, avrebbe forse potuto bagnare il suo ritorno sulle salite del Giro, con un successo. Sul Gran Sasso non va in fuga, ma tiene botta con i migliori del gruppo, prova ad attaccare nel finale più di cuore e testa che di gambe chiudendo la tappa in top ten; di questi tempi vedere un corridore di una professional italiana con i migliori fino alla fine di un arrivo in salita, è da stropicciarsi gli occhi.
Barbin si mette in evidenza vestendo la maglia di leader dei GPM nei primi giorni, Andreetta e Maestri proprio come un anno fa, sono spesso in fuga, raccogliendo visibilità, mentre le note dolenti arrivano da Guardini, alle prese con un malanno che lo costringe al ritiro appena arrivati in terra siciliana e da Manuel Senni, arrivato da un'esperienza poco fortunata con la BMC per fare classifica al Giro e farsi notare nelle tappe di salita, ma al momento, tolta la lunga fuga sulle strade (quasi) di casa della tappa conclusa a Imola, il suo saldo è in negativo.
Androni sempre in fuga, Masnada sfiora l'impresa
La squadra di Savio si presenta al Giro dopo due anni di assenza, tirata a lucido e con al via i migliori uomini del suo roster. Non hanno ancora mancato una fuga e con Fausto Masnada hanno sfiorato un grande successo (che al Giro manca dal 2012 quando vinsero con Rubiano e Ferrari) nella tappa del Gran Sasso. Ripreso a soli 3 km dall'arrivo, dopo essere stato tra i più attivi in una fuga con corridori di qualità, l'azione del ragazzo bergamasco resterà sicuramente fra le migliori cose da ricordare a questo Giro. Considerato da juniores uno dei maggiori talenti del ciclismo italiano della sua generazione, capace a soli 19 anni al primo anno da under 23 di concludere con i primi il Giro della Valle d'Aosta e di vincere qualche anno più tardi il Piccolo Giro di Lombardia (proprio davanti a Ciccone) dopo essersi perso per qualche stagione, eccolo ritrovato a questo Giro d'Italia, con qualità che non stanno passando inosservate e con una pedalata che sicuramente gli permetterà di riprovarci ancora, magari già nella due giorni tra Zoncolan e Sappada.
In bella mostra i pettorali di gara di Marco Frapporti e Davide Ballerini. Sempre all'attacco (4 volte in fuga il primo, 3 il secondo) con coraggio e qualità, al momento si contendono la classifica dei Traguardi Volanti. Il giovane canturino, al secondo anno da professionista, ha caratteristiche e limiti ancora da scoprire e definire e che potrebbero in futuro - magari già a questo Giro - portarlo a togliersi belle soddisfazioni. Se Belletti e Gavazzi, gli uomini veloci della squadra piemontese, fanno capolino nelle top ten quando la tappa si chiude in volata, il trevigiano Vendrame, altro secondo anno, ha provato ad inserirsi in diverse fughe, l'ultima oggi nelle zone vicino casa. Dotato di resistenza su terreni più complicati e di un buono spunto veloce, da lui ci si aspettano ottime cose anche nelle prossime tappe. Mattia Cattaneo, dopo un incidente che lo ha coinvolto poco prima del Giro, sta cercando la condizione migliore e potremmo vederlo battagliare per una tappa, magari sulle salite piemontesi, mentre il colombiano Torres fin'ora è restato un po' in ombra.
Da qui a fine Giro sarà difficile se non impossibile che gli uomini del Team Manager piemontese possano mancare le fughe, per un Giro già ampiamente in positivo e che con un successo di tappa (e magari la maglia azzurra da conquistare con Masnada), potrebbe diventare superlativo.
Wilier Triestina incubo del sottosopra e Mareczko si stacca sui cavalcavia
Le note stonate per le professional italiane arrivano dalla squadra di Luca Scinto. Il Giro d'Italia per i gialloneri equipaggiati dalla storico marchio di bici di Rossano Veneto, parte già in salita alla vigilia con la defezione per gravi problemi familiari del loro leader e uomo immagine Filippo Pozzato. Chi lo ha sostituito, ovvero Alex Turrin, sin qui non ha sfigurato, provandosi a lanciare un paio di volte in interessanti fughe da lontano, come ad esempio nella tappa di Osimo. Zardini è costretto al ritiro dopo essere caduto in salita (ma prima non aveva brillato). Zhupa ha il merito come lo scorso anno di andare spesso e volentieri in fuga dimostrando che il coraggio e la tenacia non gli mancano, mentre se guardiamo la classifica dal basso, sono molti i nomi presenti della compagine di Scinto e Citracca, con Fonzi di nuovo in lotta per la maglia nera.
Su Mareczko si dovrebbe scrivere un intero libro: capace di sprigionare una potenza con pochi eguali negli sprint, il ragazzo bresciano è ancora totalmente in difficoltà, nonostante sia al 4° anno tra i professionisti, non appena la strada sale. La squadra a questo Giro è stata costruita interamente su di lui; Bertazzo, Coledan (bravissimo oggi a Nervesa, ha rischiato di fare il colpaccio con un allungo da finisseur a 1100 metri dall'arrivo) e gli altri, nei momenti di difficoltà, lo hanno accompagnato e incitato fino al traguardo. Purtroppo per lui e la sua squadra, il risultato pieno anche quest'anno non è arrivato e il ragazzo, tra mille difficoltà, ha abbondato la corsa nella tappa del Gran Sasso. Jacopo Mosca, che abbiamo imparato a conoscere ed apprezzare in queste sue prime stagioni da professionista, complice un malanno che lo ha indebolito ad inizio corsa, sta cercando di ritrovare la forma strada facendo e sicuramente da qui a fine Giro si farà vedere tra i protagonisti più attivi nelle fughe da lontano. Anche se un successo per loro (che manca dal 2012 quando vinsero con Rabottini e Guardini), appare al momento una chimera.