E i Campi Elisi divennero l'arena di Lorena
Wiebes vince a Parigi la prima tappa del Tour de France Femmes battendo in volata Marianne Vos e Lotte Kopecky e conquista un'ambita maglia gialla. Nelle dieci Rachele Barbieri (quarta), Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini
Una grande festa, e ben meritata, quella che stamattina ha coinvolto il ciclismo femminile. Il movimento tutto, non solo le 144 atlete che hanno preso il via per il Tour de France femminile, per quella che è stata venduta (ottimamente) come una prima edizione e invece non lo è, dato che - con altre forme e formule - il Tour o qualche suo succedaneo è stato organizzato nel corso del tempo. Ma questo è un'altra cosa, è una corsa che parte in scia al Tour maschile, stesso organizzatore, stessa produzione televisiva, grandi investimenti, partecipazione conseguente con tutte le migliori al mondo. Insomma una cosa seria.
E come tale è stata interpretata, con una prima tappa molto battagliata conclusa da uno sprint che ha premiato - non a caso - la più forte velocista del gruppo, Lorena Wiebes, una che solo quest'anno ha vinto 16 corse, facendo incetta di tappe tra RideLondon Classique, Women's Tour e Baloise Ladies Tour, aggiungendovi una generale (alla RideLondon) e soprattutto alcune belle semiclassiche (GP Oetingen, Ronde van Drenthe, Nokere Koerse e Scheldeprijs); oggi è stata perfetta, lei col suo treno, e s'è portata a casa uno scalpo eccellente (quello di Marianne Vos) oltre all'ambitissima prima maglia gialla.
Vediamo nel dettaglio come è venuta questa vittoria. Gli 81.6 km della prima tappa del Tour de France Femmes, tutti per le vie di Parigi con partenza dalla Tour Eiffel e arrivo ai Campi Elisi, poche ore prima della tappa che sulle stesse strade chiuderà il Tour maschile, rappresentavano un appuntamento - quello del ritorno della Grande Boucle femminile in calendario - che nessuna avrebbe voluto mancare. 11 giri da 6.8 km l'uno, e tantissimi attacchi sin dall'inizio, nessuno dei quali ha fatto la differenza. Tra le più attive in avvio (nonché in assoluto la prima a scattare), Krista Doebel-Hickok (EF Education-TIBCO), il gruppo ha comunque annullato ogni azione concedendo al massimo vantaggi di una ventina di secondi ed escursioni di 5-6 km.
Tutte compatte, s'è affrontato il primo sprint intermedio al km 34.8 e l'ha vinto Marianne Vos (Jumbo-Visma) su Lorena Wiebes (DSM), dopodiché ai -45 ha preso un po' di margine Pauline Allin (Arkéa Samsic) dopo che diverse sue compagne pure s'erano mosse in precedenza. La francese ha avuto 35" di vantaggio massimo ai -41, poi ai -31 si di lei è rientrata Henrietta Christie (Human Powered Health) ma ai -27 (alla fine dell'ottavo giro) il gruppo le ha riprese entrambe: c'era dietro l'angolo (ai -26) il secondo traguardo volante e le migliori ruote veloci erano lì per disputarselo. L'ha vinto Lotte Kopecky (SD Worx), con indosso una divisa particolare, lei come le compagne: disegnata lo scorso anno da Amy Pieters, la sfortunata atleta rimasta in coma per quattro mesi dopo un incidente lo scorso inverno. Per fortuna la neerlandese, uscita dal coma a fine aprile, sta facendo importanti progressi nella fase riabilitativa.
Come la volta precedente, dopo lo sprint è partito un attacco più o meno strutturato, stavolta con Femke Markus (Parkhotel Valkenburg) e Anne Dorthe Ysland (Uno-X) su cui è rientrata poco dopo anche Marta Lach (Ceratizit-WNT); le tre hanno avuto quasi 30" di margine, poi si sono svenate per sprintare al Gpm ai -19 (posto su uno dei viali dove la strada saliva un po'), Markus è riuscita a transitare per prima (esultando pure al pensiero della maglia a pois) e un attimo dopo il gruppo ha fagocitato le attaccanti.
L'ultimo tentativo è stato anche il più convincente: Gladys Verhulst (Le Col-Wahoo) è uscita ai -18 ed è stata capace di mettere insieme quasi 50" di vantaggio (ai -10), ponendo qualche dubbio al gruppo sulla possibilità di annullare tale azione. Tantopiù che il plotone è stato stressato da due cadute, quella di Christine Majerus (SD Worx) e Alana Castrique (Cofidis) ai -13, con la seconda costretta al ritiro, e quella di Amanda Spratt (BikeExchange-Jayco) e Laura Süssemilch (Plantur-Pura) ai -6.
In ogni caso la volenterosa Verhulst è andata scemando progressivamente con la sua azione una volta entrati nell'ultimo giro: al passaggio dei -6.8 la 25enne francese aveva ancora mezzo minuto di margine, ma poi si è piantata e il suo vantaggio si è dissolto in pochissimi minuti, finché lei non è stata ripresa a 2300 dal traguardo. Una gran trenata di Ellen Van Dijk (Trek-Segafredo) ha portato il gruppo sul rettilineo finale, imboccato ai 700 metri dopo l'ultima curva a destra.
Elisa Balsamo (Trek) ha a lungo battagliato per prendere la ruota di Marianne Vos, ma poi non è riuscita a tenerla; invece dopo la curva è uscito prepotentemente sul lato sinistro il treno DSM. Marianne, al centro, è partita a poco più di 100 metri dalla fine, nello stesso momento in cui Lorena Wiebes partiva alle transenne. Lo spunto della 23enne della DSM è stato irresistibile e le ha regalato una netta vittoria e l'annessa maglia gialla, per un en plein che resterà un highlight della sua carriera ("la prima maglia gialla del Tour de France della nuova era").
Al terzo posto Lotte Kopecky ha preceduto Rachele Barbieri (Liv Racing Xstra), brava a uscire prepotentemente per vie centrali e a lasciarsi alle spalle Emma Norsgaard (Movistar), Maike Van der Duin (Le Col), Elisa Balsamo (settima, dopo aver cercato invano di prendere la ruota proprio di Rachele), Simone Boilard (St Michel-Auber93), Tamara Balabolina (Roland Cogeas Edelweiss Squad) e, decima, Vittoria Guazzini (FDJ-Suez).
La classifica è come l'ordine d'arrivo, ma con gli abbuoni a sgranare il gruppo: Wiebes guida con 4" su Vos, 6" su Kopecky, 10" su Barbieri, Norsgaard, Van der Duin, Balsamo, Boilard, Balabolina, Guazzini e tutte le altre. Domani spazio per le rivincite nella seconda tappa, la Meaux-Provins, 136.4 km pianeggianti con arrivo su uno strappetto di un chilometro al 4-5%. Non ci saranno distacchi da classifica ma magari qualche buco sì, però a vincere sarà ugualmente la potenza di una sprinter. Resistente, ma sprinter.