Cari amici delle Professional, c'è vita oltre il Giro
Lettera aperta a Pelosi e Savio, ma anche a Reverberi e Citracca (perché sì, se Atene piange Sparta non ride, ma vedremo poi).
Abbiamo capito che il mancato invito al Giro non vi è andato giù, e comprendiamo la vostra delusione.
Detto questo, però, non credete che questa storia del mancato invito la state trascinando un po' per le lunghe?
Non credete che lanciare proposte irrealizzabili, chiedendo deroghe all'UCI per squadre miste ( questa è la proposta di Savio) o la combo della doppia deroga sul numero + riduzione dei team Professional (questa è la proposta di Pelosi), sia più un modo di intenerire che di fare qualcosa di concreto per alzare il livello del ciclismo in Italia, che, concordiamo, è ai minimi storici?
Caro Gianni, se la tua squadra viene esclusa nonostante la qualità della rosa presentata sia più alta che in altre occasioni (dobbiamo concedertelo, con Bernal e Sosa Cuervo hai fatto proprio dei bei colpi) non può essere che il problema risieda anche altrove, ad esempio in un certo modo di comunicare, di proporre i risultati del team? La tua proposta è il manifesto di un modo di intendere il ciclismo piuttosto passatista: una cosa che in un grande Giro non si vede almeno da 20 anni. Androni dopo 10 anni ha deciso di abbandonarti, e guardando l'andamento dell'azienda negli ultimi 4 non si può biasimare, anzi si deve plaudire alla loro perseveranza nello sponsorizzare fino ad oggi, nonostante la crisi del settore, evidenziata da un calo di fatturato del 30% dal 2011. Nonostante un progetto che in questi anni ha faticato a ritagliarsi una sua fisionomia (e, in subordine, ad attirare grandi investitori).
Caro Francesco, il salto da addetto stampa a General Manager non è da tutti e ti va dato atto di aver svolto un ottimo lavoro, fino al 2015 almeno. Ora però bisognerebbe passare al next step, a livello agonistico. In due anni da Professional la Nippo-Vini Fantini è riuscita a vincere la bellezza di 2 corse professionistiche in Europa (santo Grega Bole!), e spero non ti arrabbierai se ti faremo notare che persino Gazprom e CCC (sì, le squadre di desperados che vi avrebbero rubato il posto, non secondo la tua opinione ovviamente, ma secondo molti appassionati) sono riuscite nello stesso lasso di tempo a fare di meglio, e che la tua squadra parte nettamente sfavorita sulle altre per il successo della Coppa Italia. Difatti la tua proposta non è stata esclusiva, ma inclusiva, una ALL-INCLUSIVE diciamo: 24 team e 210 atleti in gara (evviva la sicurezza), perché le Professional si tolgono tutte, volontariamente, un corridore, che tanto - scarse come sono - non si accorgerà nessuno della mancanza. Conoscendo la tendenza alla solidarietà nell'ambiente, possiamo immaginare che i vari Reverberi, Citracca, Khamidouline e Krajewski avranno pensato, all'unisono: "E chi siamo noi, i fessi?". Ah, avere Gasparri, Scilipoti e Razzi dalla tua parte non credo sia utile, anche perché pare che quest'ultimo sarà molto impegnato in questi mesi a mediare tra Stati Uniti e Corea del Nord. Comunque complimenti per avergli fatto pronunciare la parola "vulnus".
Cari Gianni e Francesco, mi sa che viene fuori che il motivo per cui RCS avrebbe dovuto invitarvi al Giro è "perché siamo italiani", che poi sul fatto che una squadra che si chiama "Nippo" sia più italiana di una Abu Dhabi o di un'Astana, qualche dubbio anche ce l'avrei. La motivazione patriottica è un po' debole, forse poteva funzionare in Francia (anzi, a guardare il mancato invito della Delko-Marseille al Tour, direi che non funziona più così neanche là). Ma non vi è venuto in mente che ci sono vagonate di altro ciclismo, là fuori? E no, non intendo la Sanremo, e nemmeno la Tirreno-Adriatico. Ci sono le classiche del nord, c'è la Vuelta a España, c'è un World Tour che non finisce più a perdita d'occhio, con mercati e investitori stranieri che aspettano solo di essere abbordati e incoraggiati. Quante Wild Card avete ottenuto finora, per queste corse? Conti alla mano, mettendo insieme anche Wilier Triestina e Bardiani, zero spaccato. Che sicuramente non sarà una cifra definitiva, perché Wilier e Bardiani hanno un buon rapporto con Fiandre e Amstel rispettivamente e non pare proprio che verrà interrotto quest'anno, ma questi rischiano di rimanere degli episodi isolati. Oltre le Alpi, invece, entriamo un altro mondo. Le prove WT che effettuano i colleghi transalpini di Cofidis e Direct Énergie le dobbiamo contare col pallottoliere, e alle volte le vincono anche (Amburgo a Bouhanni gliel'hanno tolta i giudici). E hanno organici francesissimi, di fatto permettono a un sacco di corridori del loro paese di portare avanti la loro carriera anche se non sono fenomeni, mantenendo vivo un movimento nazionale.
Care Professional italiane, vogliamo capire una buona volta che nulla è dovuto, e nulla lo è mai stato? Che il Giro non va lusingato come se fosse l'ultima donna sul pianeta, anche perché non lo è affatto? Che non si può fare il ciclismo di vertice con attorno squadre della stessa categoria dal budget doppio (e in alcuni casi anche la professionalità)? Guardate che vale per qualsiasi settore produttivo. Se un'azienda non è competitiva, il "mercato" la scarta. Se non si ha un progetto, si diventa insostenibili. Poi gli errori si fanno e si continua a farne, è nella natura umana e nell'ordine delle cose. Però una cosa andrebbe imparata: se la realtà muta, non possiamo pretendere di non adattarci neanche un po'. Pena il restare fuori dai giochi che contano.
Abbiamo capito che il mancato invito al Giro non vi è andato giù, e comprendiamo la vostra delusione.
Detto questo, però, non credete che questa storia del mancato invito la state trascinando un po' per le lunghe?
Non credete che lanciare proposte irrealizzabili, chiedendo deroghe all'UCI per squadre miste ( questa è la proposta di Savio) o la combo della doppia deroga sul numero + riduzione dei team Professional (questa è la proposta di Pelosi), sia più un modo di intenerire che di fare qualcosa di concreto per alzare il livello del ciclismo in Italia, che, concordiamo, è ai minimi storici?
Caro Gianni, se la tua squadra viene esclusa nonostante la qualità della rosa presentata sia più alta che in altre occasioni (dobbiamo concedertelo, con Bernal e Sosa Cuervo hai fatto proprio dei bei colpi) non può essere che il problema risieda anche altrove, ad esempio in un certo modo di comunicare, di proporre i risultati del team? La tua proposta è il manifesto di un modo di intendere il ciclismo piuttosto passatista: una cosa che in un grande Giro non si vede almeno da 20 anni. Androni dopo 10 anni ha deciso di abbandonarti, e guardando l'andamento dell'azienda negli ultimi 4 non si può biasimare, anzi si deve plaudire alla loro perseveranza nello sponsorizzare fino ad oggi, nonostante la crisi del settore, evidenziata da un calo di fatturato del 30% dal 2011. Nonostante un progetto che in questi anni ha faticato a ritagliarsi una sua fisionomia (e, in subordine, ad attirare grandi investitori).
Caro Francesco, il salto da addetto stampa a General Manager non è da tutti e ti va dato atto di aver svolto un ottimo lavoro, fino al 2015 almeno. Ora però bisognerebbe passare al next step, a livello agonistico. In due anni da Professional la Nippo-Vini Fantini è riuscita a vincere la bellezza di 2 corse professionistiche in Europa (santo Grega Bole!), e spero non ti arrabbierai se ti faremo notare che persino Gazprom e CCC (sì, le squadre di desperados che vi avrebbero rubato il posto, non secondo la tua opinione ovviamente, ma secondo molti appassionati) sono riuscite nello stesso lasso di tempo a fare di meglio, e che la tua squadra parte nettamente sfavorita sulle altre per il successo della Coppa Italia. Difatti la tua proposta non è stata esclusiva, ma inclusiva, una ALL-INCLUSIVE diciamo: 24 team e 210 atleti in gara (evviva la sicurezza), perché le Professional si tolgono tutte, volontariamente, un corridore, che tanto - scarse come sono - non si accorgerà nessuno della mancanza. Conoscendo la tendenza alla solidarietà nell'ambiente, possiamo immaginare che i vari Reverberi, Citracca, Khamidouline e Krajewski avranno pensato, all'unisono: "E chi siamo noi, i fessi?". Ah, avere Gasparri, Scilipoti e Razzi dalla tua parte non credo sia utile, anche perché pare che quest'ultimo sarà molto impegnato in questi mesi a mediare tra Stati Uniti e Corea del Nord. Comunque complimenti per avergli fatto pronunciare la parola "vulnus".
Cari Gianni e Francesco, mi sa che viene fuori che il motivo per cui RCS avrebbe dovuto invitarvi al Giro è "perché siamo italiani", che poi sul fatto che una squadra che si chiama "Nippo" sia più italiana di una Abu Dhabi o di un'Astana, qualche dubbio anche ce l'avrei. La motivazione patriottica è un po' debole, forse poteva funzionare in Francia (anzi, a guardare il mancato invito della Delko-Marseille al Tour, direi che non funziona più così neanche là). Ma non vi è venuto in mente che ci sono vagonate di altro ciclismo, là fuori? E no, non intendo la Sanremo, e nemmeno la Tirreno-Adriatico. Ci sono le classiche del nord, c'è la Vuelta a España, c'è un World Tour che non finisce più a perdita d'occhio, con mercati e investitori stranieri che aspettano solo di essere abbordati e incoraggiati. Quante Wild Card avete ottenuto finora, per queste corse? Conti alla mano, mettendo insieme anche Wilier Triestina e Bardiani, zero spaccato. Che sicuramente non sarà una cifra definitiva, perché Wilier e Bardiani hanno un buon rapporto con Fiandre e Amstel rispettivamente e non pare proprio che verrà interrotto quest'anno, ma questi rischiano di rimanere degli episodi isolati. Oltre le Alpi, invece, entriamo un altro mondo. Le prove WT che effettuano i colleghi transalpini di Cofidis e Direct Énergie le dobbiamo contare col pallottoliere, e alle volte le vincono anche (Amburgo a Bouhanni gliel'hanno tolta i giudici). E hanno organici francesissimi, di fatto permettono a un sacco di corridori del loro paese di portare avanti la loro carriera anche se non sono fenomeni, mantenendo vivo un movimento nazionale.
Care Professional italiane, vogliamo capire una buona volta che nulla è dovuto, e nulla lo è mai stato? Che il Giro non va lusingato come se fosse l'ultima donna sul pianeta, anche perché non lo è affatto? Che non si può fare il ciclismo di vertice con attorno squadre della stessa categoria dal budget doppio (e in alcuni casi anche la professionalità)? Guardate che vale per qualsiasi settore produttivo. Se un'azienda non è competitiva, il "mercato" la scarta. Se non si ha un progetto, si diventa insostenibili. Poi gli errori si fanno e si continua a farne, è nella natura umana e nell'ordine delle cose. Però una cosa andrebbe imparata: se la realtà muta, non possiamo pretendere di non adattarci neanche un po'. Pena il restare fuori dai giochi che contano.