Ancora auto sul percorso, e stavolta le cicliste alzano il livello dello scontro
Anche oggi situazioni incresciose al Tour des Pyrénées; e il gruppo, che aveva già neutralizzato l'avvio di tappa per protesta, si è fermato temporaneamente prima di ripartire ad andatura controllata fino ai piedi di Hautacam
Anche oggi se ne sono viste delle belle al Tour des Pyrénées 2023 femminile. Dopo il finale di gara di ieri, con auto estranee sul percorso (alcune addirittura in movimento) e svariati varchi aperti, per una situazione pericolosissima dal punto di vista della sicurezza, oggi la seconda tappa, da Pierrefitte-Nestalas a Hautacam (96 km) è partita con l'intenzione da parte del gruppo di manifestare il disagio e il disappunto per la situazione della prima tappa, sicché i primi 26 km sono stati neutralizzati, percorsi a passo ridotto.
Una volta che ai -70 la corsa è però partita davvero, ci son voluti appena pochi chilometri per ritrovare scenari simili a quelli vissuti 24 ore fa: ancora automobili sul percorso (seppur parcheggiate), e una condizione che è stata valutata come non più sopportabile da parte delle atlete. È evidente che di base ci sia stata da parte dell'organizzazione una sorta di sottovalutazione delle cose, un pensiero del tipo “è solo una corsa femminile di terzo livello, non occorrerà chiudere davvero le strade al traffico veicolare, basterà tenere a bada le macchine sul percorso, farle accostare, farle fermare”, ma evidentemente il gruppo delle corritrici non la pensava esattamente così. Con mille ragioni.
Fatto sta che la corsa è stata direttamente fermata, con le ragazze della Human Powered Health che hanno fatto sentire più di tutte la propria voce, invitando le colleghe ad accostare quando mancavano 54 km alla conclusione della tappa. Sono seguiti momenti di confronto tra le cicliste, la giuria e gli organizzatori, fino alla sintesi trovata di concerto e proposta al gruppo da Marjolein van't Geloof e poi da Audrey Cordon-Ragot (due esponenti appunti della HPH): le alternative erano due, ritirarsi oppure procedere ad andatura controllata e con corsa neutralizzata fino ai piedi della scalata di Hautacam prevista a fine tappa.
A ogni atleta è stata lasciata libertà di scelta personale, fatto sta che alla fine tutte son ripartite per coprire la quarantina di chilometri che separavano a quel punto il gruppo dall'ascesa di Hautacam, 40 km su cui - invariabilmente - le ragazze avrebbero continuato a trovare macchine parcheggiate e carreggiata ridotta per loro. Di sicuro da questa piccola corsa francese arriva forte un segnale a tutti i protagonisti istituzionali del ciclismo: non si può più accettare di far passare il concetto che le donne possano in alcun caso gareggiare con standard (di qualsivoglia fattispecie) inferiori agli uomini. È arrivato il momento di voltare pagina, ma veramente.