2024: l'inizio della diarchia Mathieu-Tadej
La prima parte delle classiche è vissuta nel segno del dominio di Van der Poel e della sua squadra. Ora l'iridato proseguirà fino allo scontro/passaggio del testimone con Pogacar alla Liegi
Pur non essendoci stata alcuna notizia, pare proprio che Mathieu van der Poel e Tadej Pogacar abbiano sottoscritto un accordo per spartirsi nel 2024 la gloria su due ruote. Infatti, con tre delle cinque classiche monumento in archivio, nel segno del domino assoluto della maglia iridata e della sua squadra, restano solo Amstel Gold Race, Freccia Vallone e Lieg-Bastogne-Liegi per completare la campagna del Nord.
La Doyenne, che si preannunciava come un’attraente sfida tra il vincitore delle ultime due edizioni Remco Evenepoel e Tadej rischia, dopo l’infortunio del millennial fiammingo, di ridursi a un monologo dello sloveno, già trionfatore nel 2021. Questo a meno che Mathieu, nella sua quasi temeraria decisione di cimentarvisi, non decida di sorprenderci fino in fondo andando a contendere - non sappiamo ancora come - il successo a Pogacar.
Alla Liegi il passaggio del testimone tra Mathieu e Tadej?
Se così non fosse, la Liegi, più che una sfida tra questi due sommi interpreti della bicicletta, potrebbe trasformarsi in un passaggio del testimone tra i due dominatori della stagione. Infatti il campione del mondo chiuderà la sua prima fase di gare in Quai des Ardennes mentre il fuoriclasse di Komenda darà inizio sulle stesse strade ai suoi tre mesi di passione alla fine dei quali, nei suoi progetti ancor più che nei suoi sogni, vorrebbe sovrapporre il giallo al rosa a 26 anni dall’impresa di Marco Pantani.
Sarebbe disonesto non ammettere che, nella sua splendida doppietta Fiandre-Roubaix, il nipote di Raymond Poulidor sia stato facilitato da una palese latitanza di avversari. Personalmente, ritengo che contro il Van der Poel delle ultime due domeniche ci sarebbe stato ben poco da fare per chiunque, compresa una Santa Alleanza tra i suoi antagonisti. La mia paura, soprattutto alla luce del nefasto capitombolo collettivo della settimana scorsa nel Giro dei Paesi Baschi, è che lo stesso avvenga con Tadej tanto al Giro quanto nella Grande Boucle.
Nella corsa rosa, oggettivamente, la concorrenza è apparsa fin da subito effimera. La successiva perdita di Lennard Kämna e Wout van Aert fa pensare che assisteremo a un bis del 1995 quando lo svizzero Tony Rominger dominò la gara dalla prima all’ultima pedalata senza neanche doversi spremere eccessivamente.
La scia lunga delle cadute influenzerà anche il Tour de France
Se i danni causati dalle recenti cadute sono limitati per il Giro, gratificato comunque dall’esordio di Tadej, il tanto sbandierato Tour dei quattro moschettieri è già andato in frantumi a 80 giorni dal via. Le condizioni di Jonas Vingegaard e Remco Evenepoel rendono incerta la loro presenza a Firenze sabato 29 giugno. C’è da domandarsi soprattutto, qualora si presentassero con il numero sulla schiena all’ombra della cupola del Brunelleschi, quanto potranno essere competitivi.
L’esempio di quanto avvenuto a Tadej l’anno scorso, crollato nella terza settimana della Grande Boucle a causa d’una preparazione rabberciata, induce a riflettere. Tutto fa credere che, se il campione di Komenda espleterà senza danni la pratica rosa, solo il connazionale Primoz Roglic, in terra di Francia, si frapporrà tra lui e l’allargamento da tre a quattro dell’olimpo dei sommi della bicicletta, già occupato da Fausto Coppi, Eddy Merckx e Bernard Hinault.