Chi è Jamie Barlow? L'agente delle star del futuro
In tanti l'hanno scelto per farsi rappresentare e per ottenere il meglio dal punto di vista sportivo ed economico: ecco i suoi segreti
Jamie Barlow è il nome del futuro del ciclismo, ma non si tratta di un'atleta, bensì di un agente. Anzi, lo si potrebbe definire uno “scovatore di talenti” come hanno dimostrato i Mondiali di Zurigo. Ben due assistiti del manager irlandese hanno trionfato in terra elvetica nella categoria junior: si tratta di Lorenzo Finn e Cat Ferguson.
Tra gli altri talenti che fanno parte del suo team ci sono Ethan Hayter, Leo Hayter, Josh Tarling e la grande speranza del ciclismo americano AJ August. A poco a poco, Barlow sta diventando un punto di riferimento per tutti i giovani che vogliono “diventare grandi” nel mondo del ciclismo. Come mai ha ottenuto questo successo e qual è la sua visione sul futuro dello sport?
La filosofia di Jamie Barlow, l'agente delle star del futuro del ciclismo
In un'intervista a Velo, Jamie Barlow ha rivelato i suoi “segreti”, parlando principalmente dell'approccio che usa nella sua carriera professionale: "Il mio approccio è qualità rispetto alla quantità. Voglio continuare su questa strada e la media di risultati raggiunti quest'anno dimostra che sto prendendo la giusta direzione, sia nel ciclismo maschile che in quello femminile”.
Barlow ha anche dichiarato come il mondo dello sport in generale stia cambiando, con tanti atleti che sin da giovanissimi cercano il contatto con agenti professionisti. In particolare, nel ciclismo le cose hanno subito una trasformazione a causa di Tadej Pogačar e Remco Evenepoel, capaci di competere nel World Tour da giovanissimi.
Le sue parole sono state: “Il cambiamento era evidente, era nell'aria, e lo sport si stava spostando verso gli atleti più giovani. Sei anni fa, il 95% dei ciclisti Junior non aveva un agente”. Inoltre, ha aggiunto: “Ora, ai Campionati Mondiali nella categoria Junior, 15 dei 20 migliori ragazzi avranno già un manager. È un cambiamento drammatico in cinque anni”.
Una scelta di talenti selettiva
Nel corso dell'intervista, Barlow ha spiegato che è selettivo nella scelta dei suoi talenti e si comporta in modo diverso rispetto a tanti suoi competitor: “Sono super-selettivo. Diverse agenzie hanno obiettivi diversi, ma personalmente preferisco l'approccio calcolato, come un ”cecchino". Firmo un ciclista all'anno, non 15".
L'agente ha continuato parlando delle trattative con i giovani talenti: “Non mi affretto e spingerli ad un accordo dopo una riunione. Potrebbe volerci un anno o due prima di finalizzare la trattativa. Nel frattempo, mi preoccupo di investire in attrezzature per sostenerli, o consigliarli sulle prossime fasi della loro carriera. Successivamente, definiamo le linee guida per i prossimi cinque anni, valutando gli obiettivi insieme e coinvolgendo i genitori”.
Nonostante tragga un vantaggio economico e professionale dall'esplosione dei giovani talenti nel World Tour, Barlow non è contento quando i Junior si catapultano subito tra i professionisti. Il suo pensiero è chiaro: “Sono piuttosto contrario ai ciclisti che passano repentinamente dagli juniores al World Tour. Potrebbero avere le capacità fisiche per competere, ma devono fare i conti con tantissime pressioni che possono rovinarli”.
L'agente irlandese ha concluso con cautela: “È difficile per i ragazzi che vengono dall'Australia o dal Nord America a 18 anni e vivono lontano da casa per la prima volta. C'è molto da affrontare, non basta semplicemente far registrare ottimi risultati in palestra o migliorare l'allenamento sui rulli".