Mattia Gaffuri a Riunione Tecnica: "Vorrei aiutare il ciclismo italiano, ma come preparatore"
Il giovane divulgatore in una lunga intervista: "Il Bandito? Verrà fuori alla lunga. Io riproverò l'Academy, ma il nostro obiettivo è far progredire il ciclismo con le idee, non diventando noi stessi atleti forti"
Abbiamo approfittato della presenza alla Vuelta a España di Luca Vergallito, il corridore della Alpecin-Deceuninck della cui storia abbiamo già parlato a più riprese (da amatore/preparatore atletico riuscì ad essere selezionato dalla Zwift Academy per passare al professionismo) per intervistare nella puntata #93 di Riunione Tecnica Mattia Gaffuri, preparatore atletico che con Vergallito produce il podcast ciclismo KOMpetente.
Gaffuri, che ha cercato di seguire le orme del collega partecipando all'ultima edizione della Swift Academy, pur venendo poi scartato in finale, si è collegato da Aalborg in Danimarca, dove si prepara a correre domenica la prova su strada degli UCI Gran Fondo World 2024 Series 2024, ovvero i mondiali amatoriali.
Chi è Mattia Gaffuri? Cosa vuole portare al Ciclismo?
“Cerco di portare in Italia un'informazione che secondo me all'estero c'è già da anni, non sto inventando nulla di mio, anche nel podcast che facciamo con il Bandito (soprannome di Luca Vergallito n.d.r) prendiamo informazioni che non viene da noi ma da chi fa il ricercatore di mestiere, e il nostro lavoro è di portare questa informazione in italiano, questo è quello che cerchiamo di fare dal punto di vista della divulgazione, poi nel mio tempo libero vado in bici e cerco di andare più veloce possibile”.
Le convinzioni di oggi e quelle di domani
“Tra dieci anni tanto di quello che sappiamo ora sarà perfezionato, ci sono molti campi dove alcuni studi copriranno aspetti dove non c'erano conoscenze approfondite e ci si basava solo sull'esperienza e i consigli”.
Come ti spieghi il miglioramento repentino delle prestazioni dopo la pandemia?
“Dalla pandemia in poi c'è stato un netto miglioramento delle prestazioni in tutto il gruppo: oggi anche il ventesimo-trentesimo di un grande giro va molto più forte in salita.
C'è l'aspetto nutrizionale, perché si mangiano più carboidrati, anche nel recupero, e nelle corse a tappe questo ti permette di ripetere le stesse performance quasi tutti i giorni e nelle corse lunghe avere più intensità anche nelle ultime ore.
Poi c'è l'aspetto aereodinamico: guardando dei video pre-duemilaventi si vedono ancora molti con biciclette con i cavi scoperti, divise con pantaloncino e maglietta, senza body, caschi molto aperti, oggi si è capito quanto è importante l'aereodinamica e questo ha inciso sulle velocità.
Poi è cambiato il metodo di allenamento: ora pensi che anche i giovani abbiano capito che bisogna allenarsi anche per mesi senza correre e non costruire la forma di gara in gara: tanti ragazzi arrivano già a vent'anni molto più performanti.
Il futuro nel ciclismo
“Mi rimetterei in gioco volentieri anche in una Continental, ma c'è tutta una parte della mia vita, come la preparazione atletica e la divulgazione, che sarebbe incompatibile con le trenta/quaranta gare all'anno che richiederebbe quell'impegno. Per il 2025 con SWATT abbiamo il progetto di provare a fare una squadra, ma è ancora in definizione. Non voglio lasciare la strada di preparatore perché mi sento più portato a quello che a fare il ciclista, la sento di più come la mia strada. Se ci fosse la possibilità di fare il ciclista la prenderei al volo, ma dev'essere un impegno che mi permetta di conciliare anche il resto. Oggi correre in bici non è l'unica strada per avere un lavoro nel ciclismo. Ci sono alcuni lavori come quello del preparatore che penso siano un percorso adatto a me, altri che non farei. Penso di continuare a seguire la mia strada, ma se a questo potessi affiancare il fatto di correre non perderei lì opportunità.
Posso fare di più per il ciclismo italiano, sento di poter fare di più come preparatore/divulgatore, i ciclisti che possono fare la differenza per ciclismo italiano sono molto pochi, non sarei certo io a fare la differenza se passassi professionista. Magari da preparatore e divulgatore penso di poter fare qualcosa di positivo e da questo punto di vista mi sento più in pace con me stesso".
Le resistenze
“Credo che l'alimentazione spesso venga intesa nel modo sbagliato, come se dall'essere magro derivi l'andare più forte in bici. In Italia c'è ancora la cultura del mangiare poco che rovina la performance di molti amatori ma anche a livello psicologico molti ragazzi: penso che almeno un under-23 su tre di quelli che conosco abbia avuto disturbi alimentari. Uno a 18 anni si trova ad avere pochi anni fare del ciclismo il proprio lavoro, se uno ti dice che l'essere magro è un fattore decisivo tu fai di tutto per farlo”.
La Vuelta e il caldo
“Sicuramente la temperatura alta e gli adattamenti al caldo sono state analizzate molto negli ultimissimi anni: oggi la differenza di prestazione in negativo col caldo non è così marcata. La cosa migliore è allenarsi adattandosi al caldo, ma bisogna esporsi al caldo per una settimana/due per prepararsi. I professionisti in corsa hanno a disposizione ghiaccio e liquidi per raffreddare la propria temperatura, l'unica cosa che si può fare è bere liquidi perché sudando si rischia di perdere volume/plasma, che è ciò che consente al corpo di trasportare ossigeno”.
Il Bandito
“Sono contentissimo di come sta andando il Bandito, in questa Vuelta e in generale. In tante persone era diffusa l'idea che lui avesse ‘tolto il posto a qualcuno’, ma lui sta dimostrando che merita quel posto lì, l'altro giorno stava giocandosi la tappa. Ha dimostrato di meritare un posto nel World Tour e di essere uno dei migliori italiani, cosa non scontata per uno che fino a due anni fa faceva un altro lavoro e viveva il ciclismo come un passatempo, come me. Spero che possa infilarsi in qualche fuga nei prossimi giorni, e che possa venire fuori alla lunga più di altri, perché è sempre stato uno che ha fatto tanto fondo e tanto volume di allenamento.
Quando è andato nell' Alpecin-Deceuninck Giorgio Brambilla gli aveva raccomandato di pensare soprattutto a finire le corse, e lui lo sta facendo benissimo, quest'anno ha finito tutte le corse: tanti non si sono resi conto di quanto lui sia migliorato nella guida e nello stare in gruppo”.
“Il percorso che ho seguito è stato tracciato da Luca: quando lui ha fatto la Zwift Academy non avevo idea di quali valori servissero per il professionismo, lui si rendeva conto di avere i valori per poter passare, io ho cercato di seguire lui, non ci fosse stato lui non l'avrei fatto”.
"Riproverò l'Academy, ma il nostro primo obiettivo è permettere ad altri di migliorarsi"
"Riproverò la Zwift Academy, penso di avere i valori anche io per passare nel caso di una finale come due anni fa o come l'anno scorso.
Tanti pro a cui andiamo un po' di traverso pensano che vogliamo cambiare il ciclismo italiano a partire da noi come atleti, ma non è il nostro obiettivo. Quando miglioriamo noi stessi cerchiamo di dare un segno che se non si migliora stiamo sbagliando qualcosa. Cerchiamo anche di migliorarci anche noi come atleti, ma prima di tutto per sperimentare quello che proponiamo agli altri."