David Lappartient, presidente dell'UCI © UCI
Editoriale

Coraggio Hansen, è il momento di prendere l'UCI per le palle

La morte di Muriel Furrer è una vergogna per il ciclismo: le responsabilità dell'Unione Ciclistica Internazionale sono evidenti. Scioperare al Mondiale per strappare impegni stringenti sul tema della sicurezza, perché no?

28.09.2024 08:30

Caro Adam, non so se tu riesci a dormire sereno al pensiero di una ragazza di 18 anni che ha perso la vita in una corsa ciclistica. Nella corsa ciclistica più importante, un Campionato del Mondo. Un Campionato del Mondo organizzato sotto l'egida dell'UCI, l'Unione Ciclistica Internazionale.

Non so se abbiamo chiara contezza di quanto accaduto: una ciclista impegnata nella prova iridata è caduta su una discesa infame - passata al vaglio dei responsabili UCI ed evidentemente bollata come “approved” - ed è morta. Una vita appena sbocciata e subito fuggita via.

Su quella discesa si potevano installare delle protezioni, dei diaframmi tra l'asfalto e gli alberi: non sono state pensate. Una ragazza di soli 18 anni è morta per l'incuria e l'incuranza di organizzatori che non hanno pensato di poter mettere in sicurezza una discesa destinata a essere percorsa molte volte nel weeend dei Mondiali di Zurigo. E l'organo che dovrebbe sovrintendere a tali questioni ha dormito, si è lasciato sfuggire sotto il naso una carenza così grande.

Adam Hansen, l'obbligo di un'azione eclatante da parte del sindacato

Adam Hansen, presidente del CPA © Adam Hansen
Adam Hansen, presidente del CPA © Adam Hansen

Mi rivolgo ad Adam Hansen, capo del sindacato internazionale dei corridori. Uomo che più volte si è dichiarato essere in prima linea per la difesa dei diritti dei corridori e per la tutela della loro sicurezza. Non è più tempo di traccheggiare, Adam. Qui si parrà la tua nobilitate.

La sicurezza in corsa è un tema che più che mai coinvolge tutti quelli che seguono il ciclismo, e alla luce dei più recenti fatti possiamo dire che quanto fatto sinora è gravemente insufficiente: se in un Mondiale può essere inserita una discesa assassina la quale non viene minimamente messa in sicurezza, e la “linea di comando” di questa manifestazione porta direttamente alla sala della presidenza dell'ente che gestisce il ciclismo mondiale, ebbene, abbiamo un problema serio. E il sindacato dei corridori non ha la facoltà, bensì l'obbligo, di rimarcare dieci volte il dramma e le responsabilità a esso annesse.

Adam, è il momento di prendere una posizione seria, netta: o di qua, o di là. Se l'associazione da te guidata non coglie l'urgenza di prendere decisioni che rappresentino una precisa rottura col fatalismo del passato, non vedo davvero che utilità marginale possa avere un tale ensemble.

Facciamo i sindacalisti, Adam: facciamoli sul serio. David Lappartient, presidente dell'Unione Ciclistica Internazionale, è in corsa per la poltrona di presidente del CIO. Ti rendi conto da te del peso, della rilevanza di una simile carica. Tu pensi che il numero uno dell'UCI avrebbe piacere nel vedere il suo nome associato a una tragedia evitabile come quella di cui è stata vittima la povera Muriel Furrer?

David Lappartient, oggi, firmerebbe qualsiasi salvacondotto per se stesso, per la sua immagine pubblica. È il momento di fare quello scarto, Adam. È il momento di sederti a un tavolo (financo virtuale) con Tadej Pogacar, Remco Evenepoel e Mathieu van der Poel, e convincerli che a un Mondiale si può anche rinunciare, ma quello di cui non si può più fare a meno è un impegno serio dell'UCI in favore della sicurezza dei corridori: non c'è un tema più urgente nel nostro orticello.

UCI, nuovi sponsor e nuovi introiti da reinvestire in sicurezza per tutti

Minacciate uno sciopero, Adam. Minacciate di non prendere il via al Campionato del Mondo élite di domenica. Mettete sull'altro piatto della bilancia un impegno concreto, da parte di Aigle, nel predisporre studi e misure in favore di un accresciuto sistema di protezioni sui corridori. Obbligate l'ente che gestisce il ciclismo a investire su questo fronte.

Il World Tour è un'invenzione che non ha marchi né simboli, attualmente: appalti, l'UCI, la denominazione della sua categoria principale a uno sponsor che possa essere interessato a vedere associato il proprio marchio alle corse più importanti del calendario, Tour de France compreso: “Tour de France, una corsa Cicloweb World Tour”. Suona?

“Appalta un tuo asset, David, a uno sponsor, e reinvesti l'introito conseguente in sicurezza”, nel finanziamento di progetti orientati su questo focus da parte delle federazioni nazionali. Stimola la ricerca di nuovi dispositivi salvavita per i corridori, perché è uno scandalo che nel 2024 una ragazza di 18 anni possa trovare la morte in una corsa ciclistica, nella corsa ciclistica più importante della stagione.

Coraggio Adam, alza il livello dello scontro. Convinci i tuoi campioni che il futuro del ciclismo è strettamente legato a un futuro di sicurezza. Portali a uno sciopero in occasione del Mondiale, spingi la tavoletta dell'acceleratore fino in fondo, strappa alla tua controparte (l'UCI) un impegno concreto e temporizzato: da qui a dodici mesi dobbiamo vedere i primi risultati di quanto in discussione.

Vedrai che Lappartient firmerà qualunque protocollo d'intesa pur di far disputare la prova iridata, pur di tenere la propria immagine al di fuori da un'associazione con questo caso tremendo di Muriel Furrer. Approfitta del momento, Adam. Fai il sindacalista come va fatto, metti l'interlocutore con le spalle al muro: oggi ne hai facoltà. E se non lo farai, tutto l'impegno che sin qui hai messo nel CPA, nel sindacato internazionale dei corridori, prenderà le forme di una burletta. È questo che vogliamo, Adam? Vogliamo davvero dire al mondo che il sindacato dei corridori è una burletta?

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Marco Grassi
Giornalista in prova, ciclista mai sbocciato, musicista mancato, comunista disperato. Per il resto, tutto ok!