De Negri come Bucchi e Monaco: "La positività? Colpa del cinghiale"
Come spesso capita quando si risulta positivi ad una sostanza dopante, lo sventurato di turno cerca una giustificazione per scagionarsi. Alle volte qualcuno ci riesce anche, come è recentemente successo a Michael Bresciani, in altri non si riesce neanche a seguito di perizie speciali e reclami al TAR, come accadde per Contador. Nel caso di Pierpaolo De Negri, la giustificazione è piuttosto bizzarra: il corridore spezzino, interrogato dal Secolo XIX, ha messo sul banco degli imputati la carne di cinghiale. "Volevo smettere, ma volevo farlo a testa alta. Il metabolita si trova nella carne di cinghiale, che io amo mangiare".
Non è il primo a cercare di giustificare una positività agli steroidi anabolizzanti in questo modo: quasi 20 anni fa, nel pieno del caso nandrolone, i calciatori Christian Bucchi e Salvatore Monaco, accamparono questa tesi, così come in tempi più recenti il campione del mondo dei pesi massimi Tyson Fury. Nessuno di loro è riuscito poi a dimostrare la propria innocenza: le quantità di carne da ingerire necessarie per arrivare ad una positività sono notevoli, oltre che poco compatibili con l'alimentazione di uno sportivo.