La consacrazione di Ceylin
Dopo una lotta la cardiopalma con le connazionali Worst e Brand, la Del Carmen Alvarado è per la prima volta campionessa del mondo di ciclocross. In una giornata a tutta Paesi Bassi
Quando all'Europeo si è iscritta ed ha vinto la gara under 23, molti hanno storto il naso. "Ma come, under 23?". In effetti, Ceylin Del Carmen Alvarado aveva già dimostrato nella precedente stagione di essere tra le migliori ciclocrossiste al mondo. Ma quest'anno è stata artefice di una stagione spaziale (13 vittorie, solo tre volte giù dal podio, in testa a Superprestige e DVV, sconfitta in Coppa del Mondo solo all'ultimo giro della prova di Hoogerheide, per una caduta) che ha messo d'accordo tutti: è lei la migliore ciclocrossista al mondo, attualmente.
Si può azzardare, la versione al femminile di Mathieu van der Poel: non solo perché olandese e perché componente della Alpecin-Fenix, ma perché tecnicamente due spanne sopra tutti, e potente quasi al livello degli uomini. Certo non ha l'inarrivabile ruolino di marcia dell'alter-ego maschile, anche perché tra le donne Ceylin non è l'unica componente di un netto ricambio generazionale: Annemarie Worst di anni ne porta 3 in più, ma ha avuto una crescita parallela che quest'anno l'ha portata ad essere la rivale principale, in alcuni casi anche la bestia nera, della riccioluta olandese di origini dominicane: sopratutto nel testa a testa, allo sprint, dove la Worst ha sempre dimostrato di avere quel quid in più. E poi da qualche anno sulla scena è giunta Lucinda Brand, atleta molto più esperta, ma su strada: da quando si è avvicinata al cross ha capito di poter essere una bestia da gara, e sebbene non faccia la stagione completa, ogni volta che si presenta ai nastri di partenza lotta per vincere.
Queste tre atlete, tutte dei Paesi Bassi, oggi hanno dato spettacolo su un percorso anomalo, come spesso capita in queste rassegne: piatto ma non veloce, asciutto ma stancante, fatto di sole difficoltà artificiali ma disposte in maniera intrigante, al fine di rendere la gara in equilibrio tra forza e tattica.
Partenza sfortunata per Arzuffi e Lechner
Nelle gare femminili il primo giro è molto importante e definisce già gli equilibri. Nel caso di Dübendorf è stata molto determinante la partenza: in positivo per le quattro forti olandesi (oltre alle sopra citate, la campionessa Europea Yara Kastelijn), partite benissimo e portatesi subito in testa, tanto da segnare subito, già nel primo giro, un gap con le altre atlete; in negativo per molte altre, a cominciare da Eva Lechner, che è piombata nelle retrovie a seguito di un contatto con Rebecca Fahringer; per Alice Arzuffi, invece, il coinvolgimento nella caduta causata dal contatto tra Perrine Clauzel e Lucia González Blanco, che ha tagliato il gruppo e anche le gambe ad un po' di atlete. Impassibile la campionessa uscente, Sanne Cant, partita già in affanno e incapace di reagire. Terminerà dodicesima: si chiude un'era, da domenica prossima dopo 3 anni non indosserà più la maglia di campionessa del mondo.
Al termine del primo giro, le prime inseguitrici del quartetto di testa pagavano già 17": tra queste, una Katie Compton che nonostante l'età riesce ancora ad emergere nell'appuntamento iridato. L'americana ha lasciato progressivamente la compagnia di Ellen Van Loy ed Evie Richards, che dovevano invece curarsi dell'avvicinamento di Eva, autrice di una ottima rimonta fino a quando le gambe l'hanno potuta accompagnare. Davanti, la Kasteljin pagava dazio e si abbandonava al distacco, venendo raggiunta e superata dalla Compton che s'involava verso un meritevole quarto posto. E da questo punto in poi, l'attenzione è tutto sul trio al comando, che si prodigava in una delle sfide più belle della stagione ciclocrossistica.
Un indecifrabile duello a tre
Non sarà una gara d'attesa e non sarà una continua lotta con il coltello tra i denti: la disputa tra Del Carmen Alvarado, Worst e Brand avviene su un terreno che a tratti esalta, e a tratti svantaggia le loro caratteristiche. Ceylin è in forma splendida, ma non trova il terreno sul quale può realmente distanziare le rivali e per una volta deve fare una gara più tattica che tecnica; Lucinda è tremenda sui rettilinei ma paga sempre più dazio nei dossi artificiali, così si ritrova sempre più spesso, col passare dei giri, a fare l'elastico, senza mai staccarsi definitivamente. Quella messa meglio sembra proprio Annemarie: non viene mai messa in difficoltà o staccata, attacca spesso, si muove con disinvoltura sulle salite.
Per la Del Carmen è un bel problema: se la Brand, per quante volte possa rientrare, può essere sempre staccata sull'ultimo ponte praticamente a ridosso del traguardo (e così avverrà), con la Worst le cose si fanno un attimino più complesse. Sull'ultimo terrapieno, Ceylin fa una scelta rischiosa ma azzeccata: viste le continue difficoltà e gli scivoloni su tale superficie, di tutte, si defila e "aspetta" le altre, in modo da non incespicare a sua volta. Succede alla Brand difatti, che dalla Del Carmen Alvarado viene passata in tromba. Nelle successive curve è un susseguirsi di sorpassi e spallate, e alla fine la Worst vince la prima posizione all'ultima curva. Ma Ceylin è attaccata alla sua ruota, e contro il pronostico, riesce ad affiancarla e a passarla in volata, sebbene con fatica. L'intensità della lotta è testimoniata da cosa succede alle due atlete all'arrivo: finiscono entrambe per terra stravolte, Ceylin piange di gioia come una fontana, mentre Annemarie resta per un po' sdraiata e catatonica, per poi cominciare a piangere sommessamente.
Onorevole settimo posto per la Lechner
Katie Compton arriva dopo un minuto, la Kastelijn ad 1'26", Evie Richards ad 1'44". È di 2'25" il distacco di Eva Lechner: settimo posto finale, a testimoniare che l'altoatesina nei grandi appuntamenti è una di quelle che riesce a dare il meglio. Onorano un Belgio oggi parecchio mazzuolato (neanche una medaglia) Ellen Van Loy, ottava a 2'46", e Laura Verdonschot, nona a 2'52". Chiude con soddisfazione la top ten la francese Marlene Petit, a 3'06". Per Alice Maria Arzuffi, non arrivata al meglio a questo appuntamento, il 17esimo posto a 4'05" è un risultato tutto sommato nelle attese.
La tripletta della gara femminile si somma alla doppietta nella gara juniores e all'oro e bronzo nella gara under 23: per l'Olanda sono 3 ori, 2 argenti e 2 bronzi finora. La spedizione di Dübendorf promette di essere la più vincente di sempre per gli orange, dato che due altri due ori domani sono quasi assicurati: si prepara il terreno per un sorpasso storico ai cugini belgi, i quali mantengono il primato, Mathieu a parte, nel maschile, ma lo vedono parzialmente vacillare. Domani assisteremo a gare diverse da quelle odierne: ci sarà pioggia, quindi forse più fango, e terreni più lenti. Quanto cambierà l'interpretazione di un percorso già poco decifrabile di suo?