Distrutto dall'overtraining, alla fine Arthur Vichot si ritira
Non è neanche tanto in là con gli anni: proprio oggi Arthur Vichot festeggia il suo 32esimo compleanno, e certo non è casuale che abbia scelto questo 26 novembre per annunciare il proprio ritiro dal ciclismo pedalato. È stato un corridore di ottime prospettive quando si è affacciato al professionismo quasi undici anni fa, per una carriera vissuta in gran parte nella FDJ (poi Groupama), fino al passaggio lo scorso anno alla Vital Concept (poi B&B Hotels). Ha sempre lasciato intravedere bei lampi, salvo poi venire puntualmente messo al tappeto da problemi fisici che ne hanno indelebilmente minato la carriera: per esempio nel momento in cui pareva pronto a spiccare il salto, all'inizio del 2014, fu appiedato da un guaio al ginocchio, seguito nel 2015 da un citomegalovirus che lo tartassò per mesi.
Non mancò qualche buon traguardo: nel 2013 conquistò il primo dei suoi due titoli nazionali, bissato nel 2016 per quella che resta la doppietta-highlight di carriera. Secondo al Gp di Québec nel 2013, terzo alla Parigi-Nizza del 2014 e al Gp di Plouay dello stesso anno, è poi rimasto un paladino del calendario francese, conquistando per esempio un GP La Marseillaise (2017), un Tour de l'Ain (2018, l'ultimo dei suoi 14 successi) e per tre volte il Tour du Haut Var (2013, 2016 e 2017). Nel 2019 il cambio di casacca ma già l'anno scorso corse poco e male, per uno scorcio di stagione costellato da DNF (una sola top ten, il sesto posto alla Drome Classic in marzo) prima di scoprire di aver contratto un misterioso virus. Lo stesso che è tornato a visitarlo quest'anno, allorché Vichot ha infine capito (o meglio, i suoi medici) che tale virus era conseguenza di un overtraining a cui già nel 2019 aveva risposto con un periodo di riposo forzato.
A inizio 2020 Arthur ha fatto ancora in tempo a piazzarsi in una tappa dell'Étoile de Bessèges, nono, e la breve corsa l'ha portata a termine; salvo poi ritirarsi dopo 50 km della successiva gara a tappe, il Tour des Alpes Maritimes et du Var (proprio il "suo" Haut Var!), il 21 febbraio, l'ultima occasione in cui ha messo su un dorsale ciclistico. Da lì lo stop, da cui non c'è stata reversione: la diagnosi, sempre la stessa, quella di overtraining. Titoli di coda.
Le parole spese oggi per annunciare il ritiro sono comunque quelle di un uomo in pace con se stesso: "Dopo 11 anni nel gruppo dei professionisti, è infine giunto per me il momento di voltare pagina. È con spirito leggero che scelgo di mettere da parte la bici; con ricordi, incontri ed emozioni eccezionali che rimarranno per sempre", ha scritto Vichot sui social a corredo di una foto d'archivio in cui esulta per il primo titolo nazionale. Ancora: "Mi sento un privilegiato e ringrazio infinitamente il ciclismo, lo sport in generale e tutte le persone premurose e positive che mi hanno permesso di diventare l'atleta e l'uomo che sono. Ormai una nuova vita mi aspetta; con altri progetti e obiettivi... Buona continuazione ai miei futuri ex compagni!".