È stato un delitto Peterintenzionale?
Clamoroso al Tour: Peter Sagan buttato fuori dopo il caos di Vittel. Ma da tempo il Campione del Mondo ha perso la sua freschezza
Partiamo dalla fine, ovvero dalla reazione dell'innamorato di ciclismo: porca miseria, hanno buttato Sagan fuori dal Tour, ora ci divertiremo molto meno da qui a Parigi! Vero.
La reazione del difensore dei deboli contro le ingiustizie: Démare ha fatto pure lui una manovra pericolosa, e solo per miracolo Bouhanni non è caduto, e di conseguenza Arnaud non è stato squalificato pure lui! Vero.
La reazione del logico a tutti i costi: aveva causato pure la prima delle due cadute, si deve dare una calmata, è facile che la giuria abbia fatto la somma e abbia deciso di conseguenza. Vero, o se non altro possibile.
La reazione del giustizialista: ma per la manovra che ha fatto Sagan, dovevano dargli sei mesi senza condizionale, altro che squalifica! E qui iniziamo a essere un po' meno d'accordo...
Sia come sia, però, com'è sempre naturale quando si parla di un superpersonaggione come Peter, qualsiasi cosa egli faccia è destinata a dividere longitudinalmente la platea degli appassionati. C'è chi lo ama moltissimo, a livelli di cecità, e chi lo detesta altrettanto, perché quelli troppo brillanti alla lunga rompono le scatole alle persone perbene.
Riuscire a tenere un metro di giudizio equanime quando si parla di Sagan non è per niente facile. Ci proviamo, ma tanto già sappiamo che ci esponiamo al fuoco incrociato dei commenti dei nostri lettori. Poco male, fa parte del gioco.
Sagan, ce la diamo una regolata?
La questione che vogliamo analizzare non parte oggi ma un po' più lontano. Per convenzione nostra, la facciamo partire dalle caramelle ingurgitate a bocca piena mentre veniva intervistato ai microfoni Rai durante la Tirreno-Adriatico. La facciamo partire dalle risposte maleducate riservate al giornalista in quei giorni. Oppure anche dalla Gand-Wevelgem risolta in maniera litigiosa con gli avversari di quel giorno, e le dichiarazioni post, "vi faccio scoprire un altro modo in cui si può perdere una corsa con me".
Tutti accadimenti che, presi in sé, fanno anche sorridere, dicono della forte personalità di Peter; ma che sommati l'uno all'altro suggeriscono un cambio di rotta dell'eterno ragazzone di Zilina. Se in passato le sue monellerie erano improntate al più a dabbenaggine (palpatina), ma sempre a un'inoffensività di fondo, a una simpatia comunque pregnante, a un'insopprimibile tendenza allo scherzo, alla burla sdrammatizzante, oggi l'atteggiamento di Sagan si è fatto più grave e greve al contempo.
Da un lato il personaggio è a tratti schiavo di se stesso, ovvero obbligato ad avere sempre comportamenti sopra le righe; dall'altro - sarà l'età che avanza, sarà l'accumulo di riflettori sempre puntati addosso - ha perso un po' della leggerezza che l'aveva sempre contraddistinto, e in compenso ha guadagnato in nervosismo. Il bimbo birbantello è stato sostituito dal bimbo cattivello, e la cosa non è di poco conto.
Un giorno di ordinaria follia
La cosa non è di poco conto perché poi quando viene coniugata nell'ambito delle corse guerreggiate, le conseguenze possono essere abbastanza rilevanti. E veniamo al Tour e a questi giorni. Già nelle scorse tappe qualcuno si era lamentato dei gomiti alti di Peter. Greipel ieri aveva avuto parecchio da ridire nei confronti dello slovacco della Bora-Hansgrohe, per un contatto al traguardo volante.
Oggi il fattaccio, che poi sono due fattacci, perché Sagan ha causato sia la prima caduta che la seconda, in quel di Vittel. A un chilometro dalla fine si stava infilando nel treno FDJ, passando in mezzo tra Davide Cimolai e Jacopo Guarnieri, poi quest'ultimo, cambiando traiettoria, gli è andato addosso, rimbalzando a terra; e, a cascata appresso a quest'ultimo, è caduto mezzo gruppo. Sagan incolpevole in questo caso, ma coinvolto: e in certe giornate basta anche passare per caso dal luogo del delito per attirarsi addosso tutte le rogne del mondo.
E non bastò, perché a 200 metri dall'arrivo una nuova situazione incresciosa, Mark Cavendish che rinviene da dietro, prova a passare dove forse non sarebbe comunque potuto passare (perché lo spazio era limitato, anche se un po' ce n'era), Sagan che lo stringe, cambia traiettoria appena, ma fa una cosa che non dovrebbe, forse solo per mantenere l'equilibrio, forse con un pizzico di malizia - non lo sapremo mai! - e cioè alza il gomito. E Cavendish cade, rovinosamente, e su di lui ne cadono altri due, in un altro strike (minore rispetto al primo solo perché nel caso di sopra c'erano cento corridori che sopraggiungevano, in questo ce n'erano solo cinque).
Giuria, che scelta complicata!
A questo punto, col frittatone servito caldo, la patata bollente passava nelle mani della giuria. Mezzo gruppo in rivolta su Twitter contro il reprobo iridato, i management affannatissimi tra ricorsi e contestazioni (addirittura Rolf Aldag, capo dei direttori sportivi Dimension Data - quindi di Cav - s'è aperto d'urgenza un profilo "cinguettante" - non era presente su Twitter fino a poche ore fa - proprio per esprimere il suo malumore nei confronti di Peter e dell'UCI restia a sanzionare come si conveniva).
Dall'altro lato, la consapevolezza che cacciare Sagan avrebbe significato un forte contraccolpo mediatico sulla corsa (per non parlare di tot sponsor indemoniati al sol pensiero...).
La prima decisione della giuria, presa dopo una lunga riunione, era severa (neanche troppo) ma giusta: declassamento di Sagan all'ultimo posto del gruppo, penalizzazione di 30" in classifica, il tutto in ossequio all'articolo 10.1.2 del regolamento UCI. Ci stava.
Poi, però, il clamoroso inasprimento: dopo un'ora, a sorpresa e coi "giornali già in edicola", arriva la notizia della squalifica. Niente declassamento, niente penalizzazione, Sagan direttamente espulso e senza passare dal Via. Boom!
Il presidente di giuria ha dichiarato brevemente che si è trattato di "comportamento grave, squalifica inevitabile". Vien da pensare che i giudici, dopo essersi espressi sullo scontro Sagan-Cavendish, abbiamo visto pure le immagini della precedente caduta, e abbiano fatto la somma.
Qualcuno, sapidamente, dice pure che si è agito proprio a tutela dello stesso Sagan, ché non si sa mai che un domani qualcuno gli giri il manubrio in corsa, facendolo andare lungo disteso. Non lo sapremo mai, Peter torna a casa, con quella che, ad oggi, è la macchia più grossa nella sua carriera, perché non è una sconfitta, di quelle che sempre sono rimediabili (per quanto, l'ultima Sanremo...); si tratta di un'onta, e il ragazzo dovrà impegnarsi per lavarla.
Non è peraltro l'unico a dover abbandonare il Tour, oggi: ma se lui deve rimproverare solo se stesso per questa cacciata, quelli che si son rotti o lesionati in seguito alle sue acrobazie, devono rimproverare pure loro... lo stesso Sagan! Per cui, sì: è il caso che il caro Peto si fermi un attimo a riflettere, resetti qualcosa nella sua mente, e provi a tornare lo scanzonato ragazzaccio; oppure a cambiare pelle, a crescere (facilitato in ciò dall'imminente paternità, magari). Sì, perché la terra di mezzo in cui si trova al momento non fa altro che regalargli stress su stress. Non è più il caso, Peterone.