Giovanni Iannelli ©Carlo Iannelli via IG
Ciclismo Giovanile

Morte di Giovanni Iannelli: condannati gli organizzatori. Il padre: si celebri il processo

Dopo cinque anni dalla tragica morte del giovane toscano è arrivata la sentenza di primo grado del tribunale di Alessandria che condanna gli organizzatori del Circuito Molinese a risarcire gli eredi

Il 5 ottobre 2019, durante la prova dell'87esmio Circuito Molinese, corsa Under 23 organizzata dal Gruppo Sportivo Bassa Valle Scrivia, Giovanni Iannelli, ventiduenne allora in forze alla Hato Green Tea Beer, si schiantava nella volata conclusiva contro a una colonna di un ingresso carrale, a 144 metri dal traguardo di Molino dei Torti. Il casco si ruppe e le condizioni del ciclista pratese apparvero subito gravi: Iannelli venne trasportato in elisoccorso all'ospedale di Alessandria e ricoverato in rianimazione. A nulla valse l'intervento chirurgico: dopo 36 ore di agonia il giovane morì.

Giovanni Iannelli in maglia azzurra ©Carlo Iannelli via IG
Giovanni Iannelli in maglia azzurra ©Carlo Iannelli via IG

La lotta della famiglia: Giustizia per Giovanni

Da subito fu evidente un difetto nelle protezioni che gli organizzatori avevano posto sul rettilineo di arrivo: le transenne coprivano infatti solo 126 metri rispetto ai 300 previsti dal regolamento, e la colonna contro cui aveva impattato il corridore era pericolosamente scoperta.

Carlo Iannelli, padre di Giovanni, è stato lui stesso organizzatore di corse ciclistiche anche a livello professionistico, dopo un mese espose reclamo alla Corte Sportiva d'Appello insieme alla società per cui era tesserato il figlio. In un primo momento la corte d'Appello respinse il reclamo, poi ne accolse una parte, riconoscendo l'irregolarità della transennatura, pur ritenendosi impossibilitata a giudicare la dinamica dell'incidente.

Incominciò una lunga lotta del padre di Giovanni per chiedere giustizia della morte del figlio, e soprattutto per  “concentrare l’attenzione sul tema troppo spesso ignorato della sicurezza alle corse ciclistiche”, tramite anche la campagna social “Giustizia per Giovanni-Sicurezza per tutti”.

Carlo Iannelli, lui stesso titolare di uno studio legale, intentò una una causa civile e una penale: quest'ultima venne presto archiviata, dopo che come consulente il Pubblico Ministero aveva nominato un esponente della Federciclismo, quella civile proseguì. Sui social prese a denunciare i conflitti di interessi presenti nelle commissioni giudicanti in varie sedi, nonché ad accusare la giudice di gara della Federciclismo, Giulia Fassina, di aver reso più volte una testimonianza falsa, e la procura federale della FCI di voler insabbiare il caso.

Su Cicloweb.it abbiamo dato più volte spazio alla sua battaglia, ritenendola condivisibile e criticando le prese di posizione non imparziali della Federazione.

 

Qui l'intervista con Carlo Iannelli:

La sentenza del tribunale di Alessandria

La causa portata avanti in sede civile, seguita dai legali della famiglia della vittima, Stefano Bacci e Margherita Rindi,  è arrivata ieri alla sentenza di primo grado. Il giudice Alice Ambrosio, del Tribunale di Alessandria, ha dato ragione alla famiglia Iannelli e ha disposto la liquidazione in favore degli eredi di un milione e centomila euro.

Carlo Iannelli: Non è questa la sentenza che ci interessa

Sulla sua pagina Facebook Carlo Iannelli ha subito commentato la sentenza, dicendo che non era questa la sentenza che chiedeva per portare giustizia al figlio. Anzi fa ancora più male poiché un Tribunale ha stabilito che la morte di mio Figlio Giovanni doveva e poteva essere evitata”, scrive Iannelli. Il suo desiderio, dice, è sempre quello di un giusto processo che la Procura della Repubblica di Alessandria accerti le responsabilità per la morte di Giovanni. “Affinché”, aggiunge, “questa morte ingiusta ed evitabile serva a concentrare l’attenzione sul tema troppo spesso ignorato della sicurezza alle corse ciclistiche, serva ad evitare altri corridori morti a 144 metri dalla linea di arrivo. Affinché la vicenda giudiziaria di mio Figlio Giovanni serva a fare un po’ di pulizia in questo Paese …”

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