Niki, questa è la volta buona
Terpstra si consacra al Fiandre, campagna del nord Quick-Step implacabile. Rivelazione Pedersen, Nibali ci prova
Un appuntamento con la storia solamente rimandato. Questo quanto accaduto nel 2015, quando Niki Terpstra attaccò sul Kruisberg, trovandosi a ruota un Alexander Kristoff mai così forte (nel passato e anche nel futuro) che poi lo intimorì sull’Oude Kwaremont, impedendogli di contrattaccare e costringendolo a un traghettamento verso una prevedibile sconfitta. 3 anni dopo la storia si ripete, pressappoco simile ad oggi: Sagan è un po’ il faro della gara ma non brilla come in altre occasioni, la corsa è selettiva ma un po’ abbottonata, e Terpstra attacca sul Kruisberg. Ma stavolta il passista olandese non troverà nessun fenomeno in giornata di grazia a impedirgli di riportare gli olandesi a gioire in terre fiamminghe a 32 anni da Adrie Van Der Poel, o meglio sì, lo troverà, ma non in condizioni tali da batterlo. Perché se Terpstra è il vincitore effettivo e meritato di questo Fiandre, quello morale è il giovane danese Mads Pedersen: 22 anni, argento a un mondiale juniores nel curriculum giovanile, già al quarto anno da professionista e con la nomea del talento giovanile prematuro ed incapace di sbocciare definitivamente, come tante promesse della sua nazionale. E argento è stato anche oggi Mads, ma dopo una gran prova anche mercoledì alla Dwars Door Vlaanderen ed essere stato per 85 km al vento, aver provato con le unghie e con i denti a restare agganciato ad un uomo più forte e più fresco, e aver resistito, contro ogni pronostico, al rientro di un gruppo comprendente praticamente tutti gli altri favoriti. L’inizio, si spera, di una grande carriera: negli ultimi 40 anni nessun atleta così giovane era riuscito a salire sul podio (l’ultimo il tedesco Gregor Braun, terzo nel 1978).
Un appuntamento con la storia ce l’aveva anche un altro grande, Vincenzo Nibali, dopo l’ultimo al quale era passato appena due settimane fa. Il primo fiandre del campione siciliano è stato lusinghiero: nonostante l’inevitabile fatica dettata dall’inesperienza e da qualche chilo in meno rispetto alla media dei rivale, Vincenzo si è presentato coi migliori fino agli ultimi chilometri, e non pago ha tentato anche l’attacco sul tratto in asfalto del Kruisberg. Ci ha fatto sperare, in realtà era solo lo scatto di chi era al lumicino e non poteva fare altro che rischiare, ed è comunque servito a decidere la gara, visto che quell’attacco ha prestato il destro a Terpstra. Insomma, Nibali non ce l’ha fatta, ma almeno lui, a differenza di altri (Valverde, chi era costui?) potrà dire ai posteri di averci provato, senza fare neanche una brutta figura.
La pioggia, la partenza tirata, la sfortuna di Vanmarcke
Le premesse per una gara intrigante c’erano tutte, alla partenza da Anversa. Pioggia a tratti (ma solo in mattinata) e temperatura mai sopra i 10° hanno reso la giornata non troppo primaverile, pur senza avere un tempo da tregenda. In più, la partenza è stata più che tirata, come se fosse una tappa di un GT: in diversi hanno cercato la via della fuga e la visibilità che ne deriva, gli uomini delle professional e delle due squadre a matrice italiana, Bahrain Merida e UAE Team Emirates nella persona di Filippo Ganna, il quale cercava un’altra esperienza a lunga gittata dopo quella della Gent-Wevelgem. Ma anche le squadre più forti, Quick-Step compresa, si muovevano in queste istanze, costringendo alla reazione le altre e rendendo difficile il protrarsi di qualunque tentativo. Una situazione che è andata avanti per 70 lunghi chilometri, nei quali la tensione ha prodotto le solite cadute e cadutine, che hanno visto protagonista per due volte uno dei corridori sfortunati per eccellenza, Sep Vanmarcke: il capitano del Team EF Education First è caduto la prima volta dopo 10 km, finendo a terra col più sfortunato Alberto Bettiol (BMC), visibilmente abraso; di nuovo, a fuga appena partita, coinvolto in un contatto avvenuto nella testa del gruppo.
11 in fuga, con Ganna uno scatenato Garcia Cortina
Insomma, alla fine questa fuga riesce a partire, non molto prima che si entri nella zona paveare delle Fiandre. Dentro riesce a entrarci Filippo Ganna; con lui c’è un duo della Rompoot, Pim Ligthart e Floris Gerts, Iván García Cortina (Bahrain Merida), Marco Haller (Team Katusha Alpecin), Pascal Eenkhoorn (Team LottoNL-Jumbo), Aimé De Gendt (Sport Vlaanderen-Baloise), Ryan Gibbons (Team Dimension Data), Michael Goolaerts (Veranda's Willems-Crelan), Dimitri Peyskens (WB Aqua Protect Veranclassic) e Jimmy Turgis (Cofidis). Tra tutti, appare presto nei primi tratti mossi che uno sembra averne più degli altri: è lo spagnolo García Cortina, 23enne al secondo anno di professionismo, in luce l’anno scorso nel finale della Vuelta a España, e a quanto pare ben portato sulle pietre, dove aveva già compiuto qualche fruttuosa esperienza da dilettante; forse è presto per parlare di un nuovo Flecha, ma i mezzi atletici ci sono tutti. Dal gruppo sono subito Quick-Step e Sky a prendere il controllo della corsa, con la formazione belga che "sacrifica" nelle prime fasi di gara Tim Declercq e l'esperto Iljo Keisse, accelerando un po' nei primi tratti in pavé di Lippenhovestraat e Paddestraat (dove alza bandiera bianca per primo Edward Theuns, oggi malato), salvo poi lasciar libero sfogo alla fuga, che arriverà a 5'30" di vantaggio massimo al primo passaggio sull'Oude Kwaremont, dove già si stacca Floris Gerts, affannato da alcuni problemi respiratori.
Cadutaccia prima del Kapelmuur, out Lutsenko
La situazione scorre abbastanza tranquilla sui primi muri, con la BORA Hansgrohe che si alterna in testa assieme alle altre due formazioni già citate, portando presto la fuga a tiro. Al di là delle piccole noie meccaniche e mini-incidenti che vedono coinvolti tra gli altri Van Aert, Stannard, Nibali e Terpstra, c'è da segnalare un accenno di vitalità da parte della Groupama-FDJ, con Jacopo Guarnieri che si porta in testa sul tratto in pavé di Haagoek per poi continuare a spingere sul Leberg, quinto muro di giornata, con Arnaud Démare rigorosamente a ruota: il talento francese viene da una stagione al nord finora ottima, e la squadra crede in una sua buona prestazione anche oggi.
L'andatura si alza ancora in vista del Kapelmuur, e a 99 km dal traguardo i segni della tensione emergono tutti in una doppia caduta che lascerà il segno: mentre il povero Antoine Duchesne, gregario di Démare, finisce in carpiato nella canalina di scolo con tanto di schizzi di acqua (?) ovunque a causa, sembra, di una mossa azzardata di Tony Martin (Katusha), dall'altro lato della strada una buona quindicina di atleti finiscono a terra ad alta velocità: chi ne esce peggio è uno dei possibili outsider, Alexey Lutsenko, il quale non ripartirà, ma a terra finisce anche un altro degli uomini buoni Astana, Michel Valgren, Stijn Devolder (chioccia di Van Aert alla Veranda's Willems), Ben Swift (UAE Team Emirates), ancora Ian Stannard (Sky) e soprattutto Oliver Naesen (AG2R La Mondiale), già reduce da un incidente alla Dwars Door che aveva reso la sua partecipazione un'incognita. Al Kapelmuur mancano 5 km.
La fuga si rimescola: c’è anche Pedersen
I fuggitivi passano il suggestivo Kapelmuur col vantaggio ridotto sotto al minuto e due uomini in meno (saltano Gibbons e Goolaerts). Non succede granché sul muro di Geerardsbergen, se non che Wout Van Aert decide di prendere già in mano la situazione, mettendo uno dei suoi a fare il ritmo, mentre Naesen annaspava nelle retrovie per recuperare (con successo) il terreno perso. Succede più nel lungo falso piano di 20 km tra il Kapelmuur ed il Kanarienberg, con diversi attacchi e contrattacchi. I primi a muoversi sono Koen De Kort (Trek-Segafredo), Viatcheslav Kutznesov (Katusha) i quali si rialzano lasciando spazio a Magnus Cort Nielsen (Astana), Tom Devirendt (Wanty-Groupe Gobert), Pieter Weening (Rompoot), Jos Van Emden (Team LottoNL-Jumbo) e Mads Pedersen (Trek-Segafredo). Sono questi ad avvicinarsi sempre più ai fuggitivi della prima ora (e mezzo), agganciandoli a 77 km dall’arrivo: la formazione del gruppo di 12 unità ristabilizza la corsa, anche se dura poco perché sul Kanarienberg van via soli Garcia Cortina e Devriendt, con il duo danese Pedersen-Cort Nielsen che resta all’inseguimento, mentre i restanti fuggitivi vengono tutti riassorbiti.
Si entra nell’anello della morte, si affacciano Langeveld e Van Baarle
Dopo un momento di calma, nella quale i due gruppetti in fuga riprendono margine, si torna a battagliare in vista del secondo passaggio sull’Oude Kwaremont, dove l’anno scorso Philippe Gilbert salutò tutti. Anche qui l’aumento del ritmo porta a una caduta, con lo sfortunatissimo Mitchell Docker (Team EF Education First) che finisce avvolto nel filo spinato, ricordando un po’ le fosche immagini di Johnny Hoogerland al Tour de France 2013. Esauriti Keisse e Declercq, la Quick Step prende in mano di nuovo la situazione con Yves Lampaert, e la sua frustata costringe i vari big a mettersi a nudo. Tra i vari, emergono un Nibali e un Kristoff in ottima giornata, mentre i vari Sagan, Van Avermaet e soprattutto Kwiatkowski sono molto più lenti a rispondere. Da buon crossista invece, WVA cerca di tenere sempre alto il ritmo, nonostante a poca distanza ci sia già il breve ma intenso Paterberg. Il quale passa via senza sussulti (se non la squalifica di Luke Rowe per un pericoloso attraversamento sul marciapiede). Subito dopo però parte un importante contrattacco di Sebastian Langeveld (Team EF Education First) e Dylan Van Baarle (Sky), che permette a 48 km dall’arrivo il formarsi di un sestetto, anche se durerà poco.
Koppenberg: il primo affondo di Terpstra
Non c’è neanche tempo di respirare che ci si affaccia sul Koppenberg, il muro in pavé con le pendenze più arcigne tra tutti, quello che nella sua prima edizione fece mettere il piede a terra anche a Merckx. Mentre la fuga si spezza, con Langeveld, Van Baarle e Pedersen che restano al comando, dal gruppo attacca deciso Niki Terpstra, lasciando intendere che la gamba sia pressoché la stessa che gli ha permesso di dominare l’E3 Harelbeke 9 giorni fa. L’azione di Terpstra fa vittime ed il gruppo si assottiglia ad una trentina di corridori, mentre i primi tre mantengono 30”-40” di margine. In questo gruppo tutti i favoriti (unico assente John Degenkolb, ma non è una vera sorpresa) e molti italiani: oltre ai citati e prevedibili Nibali, Moscon e Trentin, anche Oss, Gatto, Cimolai e Colbrelli, tutti pronti a sacrificarsi per i rispettivi capitani; Davide Cimolai e Colbrelli in particolare terranno in riga in gruppo sul pavé di Mariaboorestraat. Sul Taaienberg è Greg Van Avermaet che prova ad accendere la corsa, con Van Aert, Terpstra e Benoot che provano poco dopo ad allungare. Più interessante l’allungo di Zdenek Stybar (Quick Step), il quale si ritrova attaccati presto Jurgen Roelandts (BMC) e Gianni Moscon (Sky) come stopper, a farlo desistere. Sagan, finora abbastanza passivo in tutto questo, mette l’unico uomo che ha a diposizione, Daniel Oss, in testa, fino al fatidico Kruisberg.
Attacca Nibali, ma è il momento decisivo dell’olandese sul Kruisberg
30 km alla fine: non ci si può più nascondere, anche perché il vantaggio del terzetto di testa comincia a risultare importante. Sul Kruisberg il primo a muoversi, un po’ a sorpresa, è Sonny Colbrelli: non male per uno che si riteneva in pessima condizione in partenza. È sull'asfalto che però tentano i big, con Stybar che accende la miccia per Vincenzo Nibali: l’attacco del siciliano è deciso, la risposta di Niki Terpstra non immediata, ma decisa. Dopo essere rimasti un po' appaiati, con Moscon che tentava invano l’aggancio (oggi il trentino ha chiesto un po’ troppo alle sue gambe), la progressione di Terpstra si rivelava insopportabile, condannandoci all’irripetibile scena di un passistione che stacca in salita un vincitore di Giro, Tour e Vuelta. Allo scollinamento, Terpstra si ritrova ancora a 15” dal terzetto di testa, ma con già 20” di vantaggio sul gruppo dei migliori: è l’azione buona.
Terpstra salta i primi tre sul Kwaremont, Pedersen resiste
Dopo aver tirato il fiato tra una salita e l’altra, Terpstra accelera e salta deciso i tre di testa nel corso dell’ultimo passaggio sull’Oude Kwaremont. Saltano rapidamente prima Langeveld e poi Van Baarle, chi non salta è a sorpresa Mads Pedersen che resiste, con le unghie e con i denti, mantenendo un distacco di una dozzina di secondi dall’olandese. Gli altri big capiscono che se non reagiscono non ci sarà più niente da fare, e allora è Tiesj Benoot (Lotto Soudal) a prendere l’iniziativa con Sep Vanmarcke. Un forcing che fa male, come prevedibile, all’esausto Nibali, ma anche a gente che finora era sembrata brillante come Kristoff, Demare, Moscon o Kwiatkowski. All’uscita sul falso piano, son rimasti ormai in 10: Van Aert (Veranda's Willems), Philppe Gilbert e Stybar per la Quick Step, Sep Vanmarcke (Team EF Education First), Benoot, Oliver Naesen (AG2R), Michael Valgren (Astana), Jasper Stuyven (Trek-Segafredo) e Peter Sagan (Bora-Hansgrohe), ai quali Van Baarle riesce ad accodarsi.
Disperato tentativo di Sagan sul Paterberg, ma oggi non c’è benzina
Il vantaggio di Terpstra continua ad aumentare, fissandosi attorno al mezzo minuto. Manca un ultimo muro, il Paterberg a 13 km dall’arrivo, e qui Peter Sagan tenta un’ultima disperata frustata, staccando tutti gli altri. Ma lo slovacco non guadagna, neanche sul tenace Pedersen, e finisce per rialzarsi ad 8 km dal traguardo. Da lì ad Oudenaarde la situazione si cristallizza, e per Terpstra è solo una lunga cavalcata verso il traguardo, mentre per Pedersen si tratterà di un lungo e doloroso calvario, ma con l’happy ending all’arrivo (a 12” da Terpstra). Per il terzo posto, Michael Valgren tenta la fagianata sull’onda lunga di quanto fatto all’Omloop Het Nieuwsblad, ma lo aggancia Philippe Gilbert che come già fatto in altre gare vinte dalla Quick Step, lo salta andandosi a prendere un altro pezzo di podio a 17”. Van Avermaet sprinta per il quinto posto a 25”, mettendosi dietro Sagan, Stuyven, Benoot, Van Aert (nono posto da esordiente, ricordiamolo), Stybar, Naesen, Van Baarle e Vanmarcke. Piazzamenti poco generosi per gli italiani: il migliore è Gianni Moscon, arrivato 21esimo ad 1’13” nel secondo gruppo, con Colbreli (23esimo ad 1’15”) e Nibali (24esimo) a 1’18”. 26esimo Oss a 3’16”, mentre per Trentin si è spenta la luce, finendo a 4’10” con Cimolai, Marcato,