Teuns, il digiuno di 22 mesi è finito
Il belga della Bahrain-Merida torna al successo dopo quasi 2 anni conquistando la seconda tappa del Delfinato e la maglia di leader; battuto Guillaume Martin, battaglia tra i favoriti
Nell'estate del 2017, dopo che in precedenza era già salito sul podio alla Freccia Vallone, era esploso tutto il talento del belga Dylan Teuns che nel giro di appena un mese riuscì a conquitare ben otto successi tra Tour de Wallonie, Giro di Polonia e Arctic Race of Norway, comprese le classifiche generale di tutte e tre le corse: da quel momento Teuns non è più riuscito ad alzare le braccia al cielo, ha ottenuto buoni risultati come il podio al Lombardia 2018, ha cambiato squadra passando dalla BMC alla Bahrain-Merida, ma fino ad oggi il palmarès del 27enne di Diest era rimasto bloccato proprio a quelle otto vittorie di 22 mesi fa. La vittoria di Teuns è arrivata al termine di una movimentata seconda tappa del Critérium du Dauphiné che ha chiamato allo scoperto anche tutti gli uomini di classifica: il belga si è mosso con intelligenza, ma ha messo in mostra anche una gran condizione fisica e chissà che proprio da qui non possa ripartire un'altra striscia di successi.
Fuga pericolosa con Alaphilippe, Dumoulin e altri
Lo avevamo detto, il percorso di questo Critérium du Dauphiné è abbastanza difficile da decifrare e questo poteva quindi rappresentare un ottio elemento sia per lo spettacolo che per le sorprese: questa seconda tappa di 180 chilometri da Mauriac a Craponne-sur-Arzon presentava pochissima pianura e gli organizzatori hanno disseminato lungo il tracciato ben otto gran premi della montagna. Per vedere subito i primi attacchi importanti è bastato attendere meno di dieci chilometri: sul gpm di seconda categoria della Côte de Moussages, un'ascesa di 4 km al 6.5%, si è formata una fuga di 13 corridori in cui figuravano anche nomi di grandissimo spessero come quello del francese Julian Alaphilippe (Deceuninck-QuickStep) e quello di Tom Dumoulin (Sunweb), che poi l'infortunio al Giro d'Italia ha scelto proprio il Delfinato per testare le condizioni del suo ginocchio; e questa fuga avrà sicuramente dato indicazioni importanti in vista del Tour de France.
Assieme ai due corridori già citati, nel numeroso drappello di testa c'erano anche Emanuel Buchmann e Gregor Mühlberger (Bora-Hansgrohe), Jack Haig (Mitchelton-Scott), David Gaudu (Groupama-FDJ), Benoît Cosnefroy (AG2R-La Mondiale), Rémi Cavagna (Deceuninck-Quick Step), Gorka Izagirre (Astana), Ruben Fernández (Movistar), Sepp Kuss (Jumbo-Visma), Carl Fredrik Hagen (Lotto Soudal) ed il friulano Alessandro De Marchi (CCC): inizialmente con loro c'era anche Michal Kwiatkowski, ma il polacco si è poi rialzato ed è stato proprio il Team Ineos a farsi carico del lavoro di inseguimento per non rischiare di dare troppo spazio a corridori che sarebbero potuti diventare delle autentiche minacce per la vittoria al successo finale.
Ritmo elevato, si ritira Nacer Bouhanni
Nonostante il sali e scendi continuo nella prima parte di corsa, l'andatura è stata molto elevata sia tra i fuggitivi che nel gruppo principale: sui gran premi della montagna di Côte de la Martel, Côte de la Cheylade, Côte de la Tourbière du Jolan e Côte de Chavanon il vantaggio massimo dei 13 attaccanti è stato di 1'50", complice anche una foratura di Chris Froome che ha obbligato il Team Ineos ad alzare brevemente il piede dall'acceleratore, ma dopo due ora di corsa la media generale è stata addirittura superiore ai 44 km/h e non sorprende quindi che al chilometro 70 il plotone si fosse già riavvicinato a circa un minuto dal gruppo di Alaphilippe e Dumoulin.
Ovviamente con un'andatura tale, ci sono stati anche corridori che sono andati in difficoltà nei primi chilometri di gara e si sono poi trovati costretti al ritiro. In totale sono stati ben otto i corridori che non hanno portato a termine la tappa di oggi, ed il nome più altisonante è quello del velocista francese Nacer Bouhanni, ormai da tempo in rotta con la Cofidis a causa delle prestazioni scadenti: la squadra si aspettava qualche segnale, ma quello giunto da questo Critérium du Dauphiné è che con ogni probabilità Bouhanni dovrà vedersi il Tour de France solo in televisione per il secondo anno consecutivo.
Davanti le provano tutte, ma ai meno 35 vengono ripresi
Poco oltre metà gara, con il gap sempre stabile attorno al minuto, Rémi Cavagna ha provato a rilanciare l'azione dei fuggitivi ed ha portato via un nuovo gruppetto: al francese si sono unici il suo compagno di squadra Julian Alaphilippe, Benoît Cosnefroy, Carl Fredrik Hagen e Alessandro De Marchi. I cinque hanno preso una ventina di secondi di vantaggio sugli ex compagni di fuga, mentre il ritardo del plotone dalla nuova testa della corsa ha raggiunto 1'35": la sperata svolta nel copione tattico della tappa non è arrivata e così i 13 si sono ricompattati a 60 chilometri dall'arrivo, quando ormai stavano per iniziare le prime rampe del sesto gran premio della montagna di giornata, la Côte de la Baraque.
A questo punto hanno iniziato a vedere fuori gli uomini più in forma e più abili in salita, sia davanti tra i fuggitivi che dietro nel plotone principali. Tra i battistrada ad avvantaggiarsi sono stati Tom Dumoulin, David Gaudu, Gorka Izagirre ed Emanuel Buchmann con Alessandro De Marchi che ha provato con le unghie e con i denti a rimanere attaccato, dovendosi però arrendere sulle pendenze più impegnative. Sulla settima salita, la Côte de la Barbatte, Dumoulin e compagni sono arrivati ad avere anche 1'20" di vantaggio, ma a quel punto la EF Education First ha iniziato a collaborare per la prima volta con il Team Ineos e la distanza tra i due gruppi s'è assottigliata molto velocemente: i quattro battistrada hanno fatto appena in tempo a prendere i punti del gpm, poi vedendo il gruppo ormai alle loro spalle a neanche 20" di distanza, hanno preferito rialzarsi e così a 35 chilometri dall'arrivo la fuga è stata annullata.
In contropiede nasce l'azione decisiva
Buchmann, Dumoulin, Gaudu e Izagirre sono stati ripresi in un tratto di salita che portava al traguardo volante ad abbuoni di La Chaise-Dieu, e proprio mentre il gruppo gli stava arrivando addosso sono partiti i contrattacchi: inizialmente sono stati in due a muoversi, ma un momento di disorganizzazione e di comprensibile rilassamento dopo il lungo inseguimento ha fatto sì che in testa alla corsa si formasse un gruppo di addirittura 12 corridori, sebbene meno pericoloso del precedente in ottica classifica. In questo nuovo gruppo di attaccanti c'erano Serge Pauwels e Pawel Bernas (CCC Team), Philippe Gilbert e Petr Vakoc (Deceuninck-QuickStep), Robert Power (Sunweb), Dylan Teuns (Bahrain-Merida), Guillaume Martin (Wanty-Gobert), Alexey Lutsenko (Astana), Darwin Atapuma (Cofidis), Mikael Cherel (AG2R), Rudy Molard (Groupama-FDJ) e Nils Politt (Katusha-Alpecin): i 3" di abbuono sono stati conquistati da Lutsenko davanti a Martin e Teuns con il vantaggio che intanto è velocemente arrivato a toccare i 40" a 25 chilometri dalla conclusione.
L'ultima difficoltà di giornata era la Côte de Saint-Victor sur Arlanc, una sorta di muro di 3100 metri con pendenza media del 9.4%: dalla cima mancavano 18 chilometri all'arrivo ed inevitabilmente qui si è fatta grande selezione, complice anche l'andatura altissima tenuta per tutto il giorno. A circa un chilometro dal gpm hanno allungato Guillaume Martin e Dylan Teuns che poi hanno trovato un ottimo accordo per dividersi il lavoro nel tratto finale, dietro invece al Team Ineos erano rimasti solo Wout Poels e Chris Froome, ma sono stati soprattutto Michael Woods e Thibaut Pinot a forzare e mandare in mille pezzi il plotone. In questa fase è arrivata la resa della maglia gialla Edvald Boasson Hagen: il norvegese del Team Dimension Data non poteva difendersi su una salita con queste caratteristiche e affrontata in questo modo e così la classifica generale è stata stravolta.
Teuns e Martin per la tappa, il gruppo Froome per la classifica
Dei 40" di vantaggio massimo che avevano quando erano in 12, Dylan Teuns e Guillaume Martin ne avevano tenuti 20 che però sono bastati per andare fino in fondo: i due hanno collaborato bene e avevano entrambi una grandissima gamba, alle loro spalle invece non c'erano più squadroni organizzati e non tutti tiravano con la stessa intensità, pur avendo interessi di classifica comuni. Lo sprint a due ha avuto come vincitore il belga Teuns che in un primo momento sembrava essersi fatto sorprendere dallo scatto del francese vincitore sull'Etna al Giro di Sicilia, ma negli ultimi 100 metri è tornato in scia e proprio in extremis ha messo la freccia per il sorpasso vincente: sulla carta il corridore della Bahrain-Merida era più veloce e ha rispettato il pronostico, ma lo scalatore della Wanty-Gobert se l'è giocata bene e gli ha dato filo da torcere fino agli ultimissimi metri. Dylan Teuns è ora anche il nuovo leader della classifica generale con 3" su Martin.
Alle loro spalle a 13" è arrivato un gruppetto di 9 corridori: dalla fuga precedente c'erano Petr Vakoc e Alexey Lutsenko, mentre del plotone dei favoriti sono rimasti solamente Chris Froome, Wout Poels, Thibaut Pinot, Jakob Fuglsang, Michael Woods, Nairo Quintana e Adam Yates; i due del Team Ineos sono quelli che hanno lavorato di più (soprattutto Poels) e sono apparsi abbastanza affaticati, mentre ha destrato grande impressione la condizione fisica di Pinot che a fine maggio ha dominato il Tour de l'Ain quasi scherzando con gli avversari sul Col du Grand Colombier e poi si è presentato alla partenza di questo Delfinato senza nascondere ambizioni di vittoria. Alla fine lo sprint per la terza posizione se lo è aggiudicato Jakob Fuglsang che si è preso anche i 4" di abbuono in palio che lo collocano terzo in classifica a 20" da Teuns.
Dopo la fuga iniziale corridori come Alaphilippe, Dumoulin e Gaudu si sono sfilati e sono arrivati con ritardi pesanti, l'unico a limitare i danni è stato il tedesco Emanuel Buchamann che ha chiuso staccato di 44" da vincitore e quindi di 31" rispetto agli altri uomini di classifica: con lui c'erano anche Richie Porte, Daniel Martin, Steven Kruijswijk, Romain Bardet e Tejay Van Garderen. Per tutti questi corridori la lotta per il podio in questo Critérium du Dauphiné sembra essere già terminata.