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Michelangelo Pacifico: come preparare al meglio una gara di ultracycling
Nel corso della terza puntata di Viaggiatori Anomali Territori Mistici, in onda domenica alle ore 21 sui nostri canali social, il vincitore della North Cape -Tarifa ci ha raccontato i segreti per affrontare al meglio il mondo delle lunghe distanze
La prima regola del Pacifico Club: dare ascolto alla voce della follia
Quando Michelangelo Pacifico, milanese classe 1984, si è approcciato per la prima volta al viaggio in bicicletta non avrebbe mai pensato che nel giro di pochi anni il ciclismo sarebbe diventato la sua vita. Era il 2006 e i suoi compagni di scuola avevano programmato un viaggio da Milano a Roma. A pochi giorni dalla partenza, dopo una serata passata al cinema, Michelangelo prese coraggio e comunicò ai suoi amici: “Ragazzi, vengo anche io!”. Fu un gesto di puro istinto – non aveva nessun tipo di allenamento e dovette persino recuperare una bici abbandonata nel suo scantinato – eppure, da quel giorno tutto cambiò nella sua vita. Un susseguirsi di sfide sempre più grandi, dando ascolto a quella voce della follia che ogni volta l’ha invitato ad alzare l’asticella e sfidare i suoi limiti.
Dopo la laurea in Economia e Finanza Internazionale, infatti, Michelangelo ha deciso di dedicare la propria vita alle due ruote, facendone, oltre che una passione sportiva, anche la sua professione. Pacifico, infatti, fa il bike messenger e tra una consegna e l’altra ha potuto progettare viaggi ed esperienze sempre più grandi: la partecipazione a qualche granfondo, la prima randonnée, la qualificazione alla Parigi-Brest-Parigi, per poi decidere che il suo mondo era quello delle gare di Ultracycling, specialità che nel 2019 lo ha visto primeggiare nella temibilissima North Cape – Tarifa, la gara più lunga al mondo dal punto più a nord con quello più a sud del nostro continente.
Nella terza puntata di VATM Michelangelo Pacifico si è raccontato e ci ha fornito il suo punto di vista su come si prepara al meglio una gara di Ultracycling.
La competizione come strumento per spostare in alto i propri limiti
“L’ultracycling è stata l’occasione per spostare in alto i miei limiti” ci ha raccontato nel corso della terza puntata di VATM. Per Pacifico, infatti, l’unico modo per poter veramente mettersi alla prova è quello di cimentarsi nella competizione. “Se dici a una persona di andare al parco e di correre per 5 chilometri più forte che può, quella persona si impegnerà al massimo. Ma se dici alla stessa di farlo contro altri individui, a parità di impegno, riuscirà ad andare più forte. Non so quale sia la ragione di questo risultato, ma penso che nell’essere umano ci sia sempre un aspetto competitivo. Per dare veramente tutto, perciò, abbiamo bisogno di confrontarci con altri. Gli altri sono il miglior parametro che abbiamo per capire quali sono le nostre paure, i nostri alibi e capire quanto possiamo dare”.
Il nostro cervello è una macchina che produce alibi
Per Pacifico, l’ultracycling è stato un mezzo con cui ha imparato a conoscersi. Contrariamente a quello che si pensa, infatti, nonostante sia una gara, è l’aspetto della sfida con sé stessi a prevalere. “Da quando mi cimento in questa disciplina sono diventato ogni volta una persona migliore. La cosa più importante che mi dà il ciclismo è migliorare me stesso sotto un punto di vista umano. Ho imparato l’umiltà, perché in cose del genere l’egocentrismo può costarti la vita. Inoltre, si impara il valore delle cose perché, quando si fanno migliaia di chilometri con solo una maglietta e un pantaloncino si capisce quanto siamo abituati ad essere circondati da cose che forse non ci servono davvero, ricordandoci cosa è veramente importante nella vita di tutti i giorni”.
Ma la vera scoperta che Michelangelo Pacifico ha fatto pedalando per chilometri in solitaria è che i limiti si possono spostare in avanti non dando ascolto ai tanti alibi con cui il nostro cervello si autoassolve. “Noi abbiamo sempre limiti ma sono molto più in là di quello che pensiamo. L’ultracycling è un’occasione per capire dove realmente possiamo spingerci. Abbiamo tante barriere mentali che in realtà sono solo alibi che solo nella competizione sana riusciamo a lasciarci alle spalle”.
![La vittoria finale nella North Cape - Tarifa © Michelangelo Pacifico](https://slyvi-tstorage.fra1.digitaloceanspaces.com/l38473187528_tml1527584372481_100660434133_1739215001158038.jpg)
Come si pianifica e gestisce uno sforzo di migliaia di chilometri
Se per molti, una gara di ultracycling può apparire come una sfida insormontabile, nella testa di Michelangelo rappresenta qualcosa di estremamente rigoroso e lineare. Prendendo ad esempio la Trans AM Bike Race, una gara di ultracycling di 6800 chilometri nel cuore dell’America, Pacifico ci ha raccontato che la chiave di tutto è stata la sua scelta di prendere i due biglietti aerei di andata e di ritorno in un intervallo appena superiore a quello del tempo massimo che ci avrebbe voluto mettere per completare la gara, nel suo caso 21 giorni. “Prenotando i biglietti a 24 giorni di distanza l’uno dall’altro, mi sono dato un obiettivo che non potevo in alcun modo fallire. In questa maniera, anche nei momenti di difficoltà in cui il mio cervello produceva alibi - fermati in quel bar, dormi un’ora in più – ero spronato a mantenere un certo chilometraggio che, calcoli alla mano, era di 320 km al giorno. Ogni sera calcolavo se ero dentro il mio obiettivo. Se mi accorgevo che ero indietro sapevo che il giorno seguente avrei dovuto svegliarmi prima e rimediare a quel debito”. Una strategia che si è rivelata estremamente efficiente e che gli ha permesso, nonostante le tante difficoltà raccontate nel suo libro Trans Am Bike Race, disponibile sul nostro Store, di giungere al traguardo in 20 giorni e 18 ore. “Si può essere forti quanto si vuole, ma nei momenti di difficoltà, quando si è soli in mezzo al nulla, il cervello può fare brutti scherzi. Solo dandosi delle regole rigorose si può riuscire a tenere fede ai propri obiettivi”.
Come si prepara una gara di ultracycling
Essendo un bike messenger, Michelangelo ha la possibilità di praticare ciclismo tutti i giorni contribuendo a maturare un discreto lavoro di fondo. Tuttavia, per preparare al meglio una gara di ultracycling questo volume da solo non basta e va intervallato con lavori di qualità che permettono di raggiungere la forma ottimale. “Per i lavori di qualità uso la spin bike perché mi permette di utilizzare con precisione il cardiofrequenzimetro e il misuratore di potenza, monitorando il mio allenamento. Poi la domenica faccio un lungo di 5-6 ore”.
Anche il set-up e la leggerezza quando si pedala sono due aspetti da non sottovalutare. “Per quanto riguarda il setup, forse non sono l’esempio da seguire. Sono abbastanza ossessionato dal peso e tendo a portarmi solo lo stretto indispensabile e poi arrangiarmi al momento. Però mi è sempre andata bene”.
Infine, l’alimentazione. Durante una gara di ultracycling si possono consumare anche 8-10.000 calorie al giorno e reintegrare correttamente diventa fondamentale. Su questo Michelangelo Pacifico ha un suo segreto. “In viaggio la mia alimentazione preferita sono gli Snikers. Alla North Cape - Tarifa ne ho mangiati 240 in 24 giorni. In America, invece mi sono un po’ trattenuto in quanto in quel continente le calorie si trovano un po’ ovunque, in generale mi sono rifornito spesso alle Gas station, dove si riusciva a trovare anche parecchio cibo”.
Settimana prossima nuovo appuntamento con VATM
Viaggiatori Anomali Territori Mistici continua anche settimana prossima, come sempre alle ore 21 sui nostri canali Facebook e YouTube. La settimana prossima sarà con noi Rita Sozzi, in arte la Volpe a Pedali. Con lei parleremo del suo ultimo viaggio in Asia, ma non solo. Vi aspettiamo, perciò, domenica 23 febbraio per continuare a parlare di ciclo avvenute e sognare insieme di pedalare verso l'orizzonte.